Si dice Barona e subito alla mente vengono in mente estesi quartieri di case popolari e “il disco volante” del Barrio’s. Ma il vasto distretto della Barona, che si estende pressappoco da viale Cassala e via Ponti sino al quartiere Sant’Ambrogio e al confine col Comune di Buccinasco presenta diverse anime, fra le quali, l’antico nucleo, quello sviluppatosi attorno alla chiesa dei SS. Nazaro e Celso, molto più a “nord”, verso la stazione di Romolo e lo IULM.
Esisteva anticamente in Barona, probabilmente fin dal secolo XIV, una chiesetta che serviva come luogo di culto per gli abitanti della zona, perlopiù contadini, per le celebrazioni delle messe domenicali. La chiesa e il contado, con i numerosi fondi agricoli appartenevano ai monaci benedettini del Monastero di San Celso, da cui deriva il titolo della chiesa: Santi Nazaro e Celso.
Decaduta la vita monastica per mancanza di vocazioni, il monastero ed i suoi possedimenti passarono in un regime di commenda. In diritto canonico la commenda era il conferimento ad una persona di un beneficio per il solo usufrutto delle rendite, in altre parole non si possedeva il terreno, ma solo i suoi ricavi. La commenda fu istituita nel 1265 da papa Clemente V° poi, per motivi politico-amministrativi fu ridotta, modificata e poi abolita.
Il commendatario continuò, per qualche tempo a mantenere, per la Barona, un cappellano che con molte probabilità risiedeva in luogo, poi l’uso decadde. Agli inizi del XVI secolo la chiesa della Barona passò quindi sotto la giurisdizione della parrocchia di San Lorenzo alle Colonne e, sia pure senza continuità, un cappellano esercitava come poteva, la domenica e durante le altre festività, la cura delle anime su delega del parroco di San Lorenzo. Questo stato di cose durò fino al 1567.
Ma la distanza dalla chiesa parrocchiale doveva presto farsi sentire dalla popolazione di qui che andava crescendo numericamente. Arrivò quindi il giorno in cui una delegazione di cittadini si recò dall’Arcivescovo Carlo Borromeo chiedendo che la loro chiesa fosse elevata a chiesa parrocchiale con un sacerdote stabilmente in luogo. San Carlo accolse la richiesta e nei giorni 3, 4 agosto 1567 con atto notarile stillato presso il notaio Giovanni Pietro Scotti la vecchia chiesina divenne finalmente parrocchia conservando la primitiva dedica ai santi Nazaro e Celso.
L’aspetto attuale della chiesa è Ottocentesco in stile neoclassico, ma rimasto pressoché incompiuto.
L’antica chiesa occupava, all’incirca, il braccio trasversale della chiesa attuale, la quale nel 1854, costruita su pianta a croce greca dall’architetto Tazzini per iniziativa del Prevosto Pariani, è finita solo nell’interno, mentre l’esterno attende tuttora l’intonaco, il completamento della facciata, il timpano, e il prònao che sono rimasti solo sulla carta (l’aspetto esteriore doveva risultare molto simile alla chiesa di San Silvestro al Ronchetto sul Naviglio).
A sinistra vi è il campanile alto circa quaranta metri.
Purtroppo il sagrato è abbastanza sciatto, rivestito in sampietrini, ma quasi abbandonato, dove persino i vasi non mostrano alcun tipo di cura, peccato.
L’interno ha una sola nave, di linee classiche, maestose, alla quale però si affiancano, verso la facciata, due vani di cui uno è adibito a battistero. AL suo interno si trovano anche tre tele di buona fattura.
Prima di entrare a far parte del Comune di Milano nel 1873, la Barona, formava assieme ad altre zone il Comune dei Corpi Santi, auspicato durante il periodo del dominio austriaco per decreto di Maria Teresa d’Austria nel 1757 e attuato nel 1782 dal figlio Giuseppe II, che riunì sotto un’unica amministrazione una vasta zona di cascine e borghi agricoli fuori dalle mura di Milano. Il nome di “Corpi Santi” deriva proprio dalla caratteristica di essere una zona fuori dalle mura: il divieto di seppellire i defunti entro la cerchia muraria costrinse a deviare questa pratica all’esterno. Anche la sepoltura di Santi e Martiri avveniva al di fuori delle mura, da ciò deriva Corpi Santi. La successiva annessione al Comune di Milano avvenne nel 1873.
Il borgo della Barona era formato dalla chiesa e un gruppo di cascine raggruppate lungo le attuali vie Zumbini e Binda. Era solcata dal canale del Lambretto o Lambro Morto, poi diventato scolmatore dell’Olona a partire dagli anni Trenta del Novecento. Il Lambro Meridiale, come si chiama oggi, percorre l’antico alveo naturale del torrente Pudiga ed è il principale affluente del fiume Lambro. Nato come scolmatore del Naviglio Grande all’altezza della chiesetta di San Cristoforo sul naviglio, lambiva il nucleo del borgo della Barona con la chiesa. In seguito alla deviazione dell’Olona lungo i viali Bezzi, Misurata e Troya, il canale venne rettificato lungo l’attuale via Santander.
Una stradina che proveniva da via Magolfa giungeva nel nucleo scavalcando il canale tramite un ponticello e giungeva sino all’attuale incrocio con via Binda. Prima del ponte si trovava, all’altezza dell’odierna via Schievano, il piccolo cimitero della Barona.
Poco prima della guerra del 1940-’45 questo cimitero fu chiuso e smantellato per consentire l’espansione della fonderia Vedani.
In attesa della trasformazione e del completamento del complesso di via Schievano, il “the Sign”, la situazione attuale è veramente depressa (sporcizia, rifiuti abbandonati e un’area di abbandono generale). Ancora non abbiamo visto come sarà riqualificato quest’angolo di Milano, ma la nuova piazza dovrebbe consentire anche un migliore collegamento con il quartiere dello IULM.
Pensare che qui sorgeva il vecchio cimitero…
Qui di seguito invece, lo scolmatore detto: Lambro Meridionale, le cui acque non sono proprio pulitissime.
Seguiranno altri articoli riguardanti il quartiere della Barona vecchia.
Fonte: Chiese Di Milano del Ponzoni 1930, Wikipedia;
Carina la storia della Barona. Il canale andrebbe, o coperto o risanato, a volte puzza di detersivo. Sperando veramente venga ripulita l’area dagli zingari che bivaccano in via Schievano e dintorni
Lambro Meridionale coperto tutta la vita! Del resto non era stato già fatto a sud di viale Famagosta ai tempi della costruzione del Quartiere Sant’Ambrogio?
Mi rendo conto che è pura utopia perché al di là delle idee mancano sempre i fondi, a maggior ragione adesso…