Milano | Covid-19 – Cambiare paradigma

A seguito della diffusione del COVID19 anche in Italia, è sorta con maggior forza l’istanza di “cambiare paradigma” da parte di cittadini, professionisti e alcune istituzioni (citiamo per esempio il ministro all’ambiente Giovannini Costa  – portavoce dell’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile, l’Arch. Boeri, Manfredi Catella – fondatore e AD di COIMA): convertire davvero l’economia attuale in una economia circolare, dal punto di vista del trasporto, dell’urbanistica, della produzione dei rifiuti, delle scelte di acquisto e investimento.

Vediamo alcuni studi che confermano tesi già sviluppate pre-COVID19. Per una comprensione maggiore di alcuni termini o per fare alcuni approfondimenti, trovate i glossari a fine articolo.

C’è una correlazione tra agevolazione del COVID (o altre pandemiee alti livelli di inquinanti atmosferici?

Secondo uno studio curato da alcuni ricercatori italiani e medici della Società italiana di Medicina Ambientale (Sima), le alte concentrazioni di PM registrate nel mese di febbraio in Pianura padana hanno prodotto un’accelerazione alla diffusione del Covid19. Le PM funzionano da vettore di trasporto per molti contaminanti chimici e biologici, inclusi i virus, che rimangono “intrappolati” nelle PM (con un processo di coagulazione) anche per ore, giorni o settimane. La Società Italiana di Aerosol (IAS) invita alla cautela nella validazione dello studio perché secondo la Società i dati a disposizione non sono ancora sufficienti per confermare le ipotesi.

Sempre parlando della correlazione Covid-PM, questa volta incentrata più sull’esposizione delle persone alle PM piuttosto che sul ruolo di queste ultime come vettori del virus, i ricercatori della TH Chan School of Public Health dell’Università di Harvard hanno riportato in un loro studio (aggiornato il 5 aprile 2020) che a una lunga esposizione a livelli elevati di PM sono associati tassi maggiori di mortalità per Covid.

• Esiste una correlazione tra deforestazione e diffusione delle pandemie?

Secondo il doppio rapporto WWF la risposta è netta: .

Sintetizzando i rapporti, perché questo accade? Le foreste, oltre a essere essenziali per la trasformazione di CO2 in Ossigeno (tramite la fotosintesi clorofilliana), proteggono l’uomo dalla zoonosi, cioè dal processo che permette ad alcune malattie di trasmettersi direttamente dagli animali all’uomo, creando una barriera alla trasmissione diretta. La distruzione delle foreste può quindi esporre l’uomo a nuove forme di contatto con microbie con specie selvatiche, prima abitanti delle foreste. Il calo delle precipitazioni (rientrante nei cambiamenti climatici in corso) favorisce ulteriormente l’habitat per certi virus.

• Come reagire?

Sicuramente la negazione dei problemi non è una reazione matura: facile e immediata sì, lungimirante no di certo. I Governi e le istituzioni dovrebbero, infatti, tenere ben presente il principio di precauzione nell’analisi dei problemi e risposta a questi. Il comma 1 dell’articolo 301 del decreto 152/2006 “Norme in materia ambientale” recita che “In caso di pericoli, anche solo potenziali, per la salute umana e per l’ambiente, deve essere assicurato un alto livello di protezione”(1). Riprendendo l’esempio sopra citato: piuttosto che nascondere il problema, appoggiandosi a quanto suggerito dalla Società Aerosol, le istituzioni dovrebbero utilizzare lo studio svolto da Sima per iniziare a ripensare lo status quo in ambito mobilità regionale (la sola città di Milano può fare una parte, ma non la totalità).

• Qual è il ruolo di Milano in questo cambio di paradigma?

Centrale perché è proprio dalle città che dovrà partire il cambio di paradigma. Si pensi per esempio alla Fase 2 Covid, in cui si dovranno gestire gli spostamenti via auto da parte di chi prima si spostava con TPL.

Alcuni segnali incoraggianti verso il cambio di paradigma provengono proprio da progetti già in corso nella nostra città, progetti che influenzano i due temi sopra citati, così cruciali per la prevenzione della diffusione dei virus (e non solo): la qualità dell’aria e il verde (focus di questo articolo).

Per il primo ambito, citiamo i fondi stanziati per la sostituzione delle caldaie a gasolio (22.250.000 euro di contributo a fondo perduto) e la decisione di metterle fuori legge a partire dal 2023 (in città restano ancora 1500 edifici con caldaia a gasolio), nonché le varie iniziative a sostegno della mobilità sostenibile. Ritroveremo entrambi i temi nei progetti che citeremo di seguito.

Per il secondo ambito, possiamo dire che l’alberazione è di fondamentale importanza come barriera all’inquinamento atmosferico e come fonte di assorbimento della CO2. Per creare delle “foreste urbane” efficaci, la conoscenza della configurazione e composizione arborea è essenziale, come suggerisce lo studio

dell’università del Surrey pubblicato su Npj Climate and Atmospheric Science. A titolo d’esempio, alcune caratteristiche che devono avere gli alberi sono: piccole dimensioni delle foglie, elevata densità del fogliame, alberi sempreverdi o semi-sempreverdi e rugosità delle foglie. Circa il loro posizionamento: dovrebbero essere posti sul ciglio della strada, con un’altezza minima di 2 metri al fine di schermare il flusso inquinante, possibilmente devono essere disposti secondo combinazioni di vegetazione a basso e alto livello (ad esempio una fila di alberi sopra una siepe contigua).

Citiamo di seguito due macro-progetti: il primo dedicato prettamente alla piantumazione di alberi e il secondo dedicato all’integrazione tra alberazione, efficientamento energetico e mobilità sostenibile.

1. Piantumazione di nuovi alberi tramite il progetto ForestaMi: ha l’obiettivo di piantare 3 milioni di nuovi 12 alberi nell’area metropolitana entro il 2030 (20.000 solo a Milano). Le piantumazioni sono in corso e l’andamento può essere seguito qui: https://www.comune.milano.it/aree-tematiche/verde/manutenzione-progettazione/nuovi-alberi- 2019-2020

2. Progetti urbanistici di riqualificazione, recupero e inverdimento di aree abbandonate o ad alta intensità di traffico, con relativa promozione di mobilità sostenibile. Menzioniamo i principali: Reinventing Cities I e II edizione e Piano quartieri (Piazze Aperte, Scali Ferroviari, Asse S. Babila- via Padova).

Reinventing cities è un concorso internazionale promosso dal Gruppo C4013 per stimolare in alcune grandi città del mondo sviluppi e azioni a favore della neutralità carbonica, trasformando luoghi abbandonati in luoghi sostenibili, integrando tematiche come mobilità sostenibile, efficientamento energetico, inverdimento urbano e biodiversità urbana, secondo i 10 criteri stabiliti dal C40.

Il progetto ad oggi è diviso in 2 edizioni: 2018 (termine candidature) e 2020 (termine candidature). La II edizione (2020) è stata presentata per le città di Milano e Roma il 25 gennaio 2020 alla Triennale, aprendo il bando per queste 7 aree: Piazzale Loreto, Nodo Bovisa, Scalo Ferroviario di Lambrate, Aree ex Macello (viale Molise/via Lombroso), Crescenzago (via Civitavecchia), Via Monti Sabini (Vigentino), Palazzine Liberty (viale Molise).

Dei 4 progetti vincitori per Milano nella I edizione di Reinventing Cities proclamati il 22 maggio 2019 a Oslo (CO-INVENTING DORIA per via Doria, L’INNESTO per lo Scalo Greco, TEATRO DELLE TERME per le Scuderie de Montel e VITAE per via Serio) sicuramente hanno un forte impatto sul verde lINNESTO (sulla superficie dello Scalo di circa 73.500 metri quadrati, il 72% verrà destinato a verde, spazi, percorsi pedonali e attrezzati ad uso pubblico) e TEATRO DELLE TERME (prevede di riqualificare 13.300 mq di verde su 16.000 c.ca dell’intera area tramite arbusti e alberi locali).

Piano quartieri include diversi interventi di recupero urbano – ne citiamo due: l ’Asse S. Babila-via Padova e Scali Ferroviari.

Per l’Asse S.Babila-via Padova, i progetti sono stati presentati a giugno 2019 al Teatro Elfo Puccini. Si tratta di un progetto “a fasi”, vista la sua complessità e il legame con i progetti di Reinventing Cities I e II edizione (Via Doria e Piazzale Loreto). La prima sperimentazione lungo l’arteria commerciale si vedrà indicativamente nel 2020 in corrispondenza delle Corti di Baires (ristrutturazione in corso). L’obiettivo è, gradatamente negli anni, ampliare le aree alberate lungo tutto il corso, arrivando alla piantumazione di 240 alberi tra corso Buenos Aires e via Padova. Questo intervento si collegherà alla trasformazione dell’area tra San Babila e Palestro in area a vocazione prevalente pedonale (presumibilmente tra la fine del 2020 e inizio l’inizio del 2021).

Lo studio “Corso Buenos Aires – La valorizzazione di un asset nascosto” svolto da Transform Transport di Systematica S.r.l. sostiene che i benefici di questa riqualificazione porterebbero a una riduzione di traffico (-416 auto all’ora su corso Buenos Aires) e di inquinamento (-1,61 kg di emissioni all’ora), e a un indubbio vantaggio per le attività commerciali legato a una maggior fruizione pedonale del corso.

Per la riqualificazione degli Scali Ferroviari (S.Cristoforo, Porta Genova, Farini, Greco, Lambrate, Rogoredo, Porta Romana) si tratta di restituire alla città aree oggi totalmente abbandonate.

La consegna degli Scali è prevista nel 2030 indicativamente, salvo per quello di Porta Romana in cui è prevista per il 2026 (villaggio delle Olimpiadi invernali). Nel 2019, il primo risultato tangibile è stato aver portato alla vittoria lo Scalo di Greco in Reinventing Cities I edizione e aver inserito lo Scalo di Lambrate in Reinventing Cities II edizione.

Secondo l’ACCORDO DI PROGRAMMA degli Scali (ALLEGATO U – DOCUMENTO DI VISIONE STRATEGICA 2017), questa sarà la ripartizione delle aree verdi per ciascuno scalo:

Quindi: avanti verso un rapido cambio di paradigma, a partire da Milano e da noi cittadini!

Articolo di Francesca Guerci – Jr PM e divulgatrice ambientale (soprattutto sui temi di mobilità sostenibile e rigenerazione urbana).

GLOSSARIO – DEFINIZIONI E DATI: DEFINIZIONI:

Anzitutto dobbiamo sottolineare una differenza fondamentale tra due mondi spesso confusi anche dai media: gas climalteranti e inquinanti atmosferici.

• I gas climalteranti o gas serra sono quei gas responsabili del surriscaldamento globale (i principali sono CO2, CH4 e N2O). La ripartizione indicativa delle emissioni per inquinante è la seguente (Arpa; 2005): 73% CO2, 17% N2O, 10% CH4.

Le principali attività umane che generano le emissioni dei gas climalteranti sono le seguenti (Info web energia):

Per quanto riguarda la CO2, si tratta per lo più di attività di combustione di combustibili fossili.
Questa tipologia di gas genera l’ormai noto effetto serra antropico (da non confondere con l’effetto serra naturale, che consente la vita sul pianeta).

Come si forma l’effetto serra antropico? I gas climalteranti assorbono le radiazioni solari e le “intrappolano” sulla superficie terrestre, provocando un aumento delle temperature globali in breve tempo (+0,8° soltanto dalla fine del 19° secolo). Questo aumento è definito surriscaldamento globale.

Le conseguenze del surriscaldamento globale sono le seguenti (Caserini; 2008; Raising Awareness on Climate Change and Energy saving; p.11 e Ue. -s.d.-):

  1. Innalzamento del livello dei mari (livello cresciuto di 17cm nel XX secolo);
  2. Cambiamenti climatici (aumento della frequenza di eventi estremi in breve tempo, come ondate dicaldo anomalo, siccità, indondazioni);
  3. Acidificazione delle acque (generata nello specifico dalle emissioni di CO2).

• Gli inquinanti atmosferici sono un gruppo eterogeneo di gas e particelle emessi dalla combustione dei combustibili fossili e sono quindi responsabili dell’inquinamento atmosferico (detto comunemente “smog”). Contribuiscono in misura minore all’effetto serra antropico e con dinamiche diverse rispetto ai gas serra. Possono essere così riassunti (Ipsoa, 2014):

DATI:

• Per avere in mano l’andamento delle emissioni, di seguito alcuni dati per i GAS CLIMALTERANTI. Concentrandoci sulla CO2, i sei principali emettitori sono: Cina, Usa, Ue, India, Russia, Giappone (dati al 2013). Le emissioni di CO2 da uso di combustibili fossili e produzione di cemento nel 1970 erano 18 miliardi di tonnellate; nel 2013 35,3 miliardi di tonnellate. Nel 1970 il volume di CO2 presente18 nell’atmosfera terrestre era pari a 315 parti per milione (ppm), rispetto alle circa 396 ppm del 2013(2).

A luglio 2019 siamo arrivati a 414 ppm e 36,8 miliardi di tonnellate di CO2 emessa (quest’ultimo è un19dato da confermare). Siamo ancora in attesa del bilancio finale del 2019(3).

• Facciamo un’analisi simile per gli INQUINANTI ATMOSFERICI.

L’inquinamento atmosferico è la prima causa ambientale di decessi prematuri in Ue, che ammontano a dieci volte il numero delle vittime degli incidenti stradali. Nel 2010 l’inquinamento atmosferico ha causato più di 400.000 morti premature solo in Ue (70.000 in Italia) oltre a gravi patologie (tumori polmonari o crisi respiratorie) (4).

L’insieme dei costi esterni di questi impatti nel 2010 si situava tra 330-940 miliardi di euro, ivi compresi le perdite di produttività e altri danni economici diretti per un valore pari a 23 miliardi di euro annui.

In particolare in città, il traffico è la principale fonte di inquinamento atmosferico (5).

Di seguito l’esposizione a livelli dannosi di inquinamento atmosferico secondo l’Ue e secondo OMS. Come si può facilmente osservare, i limiti alle emissioni di inquinanti atmosferici in Ue sono molto morbidi rispetto a quelli suggeriti dall’OMS (che, infatti, in base ai suoi parametri vede più cittadinanza esposta agli inquinanti).

Note:

(1) Art. 301 Attuazione del principio di precauzione
1. In applicazione del principio di precauzione di cui all’articolo 174, paragrafo 2, del Trattato CE, in caso di pericoli, anche solo potenziali, per la salute umana e per l’ambiente, deve essere assicurato un alto livello di protezione.
2. L’applicazione del principio di cui al comma 1 concerne il rischio che comunque possa essere individuato a sèguito di una preliminare valutazione scientifica obiettiva.
3. L’operatore interessato, quando emerga il rischio suddetto, deve informarne senza indugio, indicando tutti gli aspetti pertinenti alla situazione, il comune, la provincia, la regione o la provincia autonoma nel cui territorio si prospetta l’evento lesivo, nonché il Prefetto della provincia che, nelle ventiquattro ore successive, informa il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio.
4. Il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio, in applicazione del principio di precauzione, ha facoltà di adottare in qualsiasi momento misure di prevenzione, ai sensi dell’articolo 304, che risultino:
a) proporzionali rispetto al livello di protezione che s’intende raggiungere;
b) non discriminatorie nella loro applicazione e coerenti con misure analoghe già adottate;
c) basate sull’esame dei potenziali vantaggi ed oneri;
d) aggiornabili alla luce di nuovi dati scientifici.
5. Il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio promuove l’informazione del pubblico quanto agli effetti negativi di un prodotto o di un processo e, tenuto conto delle risorse finanziarie previste a legislazione vigente, può finanziare programmi di ricerca, disporre il ricorso a sistemi di certificazione ambientale ed assumere ogni altra iniziativa volta a ridurre i rischi di danno ambientale.

(2) JRC, E. C. (2014), Trends in global CO2 emissions. European Commission’s Joint Research Centre, p.12-14


(3) QualEnergia https://www.qualenergia.it/articoli/clima-sempre-piu-co2-a-luglio-2019-siamo-a-414-ppm/ All’interno del 34% di emissioni CO2 da trasporto, il 16% delle emissioni di CO2 proviene dal trasporto urbano PERSONE, mentre il 9% l’urbano MERCI. Aea, Term, 2014, p.20.
All’interno di questo 16%, nella città di Milano ben l’81% è rappresentato dal trasporto privato. Pums, 2015, p.12-13

(4) Pacchetto aria pulita 2013, p.5 e seguenti

(5) A livello di Aea 32 (Agenzia Europea Ambiente), sappiamo che il trasporto da solo è la principale fonte di NOx (58%), CO (30%) e PM10+PM2,5 (22%+27%). Aea, Term 2012, p.36
Tenendo presenti questi dati, se dovessimo scomporli ulteriormente in base al mezzo di trasporto, sappiamo che a Milano l’auto da sola rappresenta: il 47,9% dell’inquinamento da NOx, il 57,2% dell’inquinamento da CO, il 70,7% di PM10 e il 48,7% da O3. Pums, 2015, p.54

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5 commenti su “Milano | Covid-19 – Cambiare paradigma”

  1. “Cambiare Paradigma” e pensavo chissà che…

    Invece è una simpatica e ben fatta carrellata di alcuni progetti in corso del Comune. Bellini e ben pensati finchè ti pare, ma Kuhn è lontano anni luce. 🙂

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  2. Adesso serve tutto il coaggio che abbiamo. Verde, riqualificazioni, trasporto pubblico, piste ciclabili. Dobbiamo cambiare radicalmente le nostre abitudini e rimboccarci le maniche. Bravi voi di Urbanfile!! Sono d’accordissimo con l’articolo.

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  3. Servono grandi foreste urbane e soprattutto periurbane…di grandi dimensioni e piccole da collegare con reti ecologiche…le campagne della pianura padana sono delle fabbriche di cibo senza quslita’ ambientale…senza piu’ filari,siepi,parcelle di bosco….tutto una spianata di mais,cereali e cascine diroccate….qualita’ estetica ed ambientale del paesaggio distrutte….Facciamo le persone serie e piantiamo alberi per bene ed in grandi numeri….

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  4. FORESTAMI: In concreto questi alberi quando, dove, quanti, come si pianteranno? Chi la cabina di regia? Chi fa manutenzione? Piano di gestione?Monitoraggio? Chi progetta? Serve un team multidisciplinare di paesaggisti, forestali, ecologi, urbanisti….o farranno come sempre solo gli architetti green che non sanno nulla…o solo quello tuttofare?

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  5. Comunque ogni volta che leggo di qualche apprezzabile progetto, o addirittura iniziativa, resto sempre perplesso, anzi deluso, dai tempi annunciati per la realizzazione.
    Poi, passati gli anni, resto ancora più deluso dalla qualità realizzativa da pecioni, o peracottari, o come preferite dire.
    In buona sostanza, più che cambiare paradigma, si dovrebbe prima cambiare approccio: tempi compatibili con gli obiettivi prefissi – e non soggetti alla buracrazia – e qualità. Altrimenti non cambierà ma realmente nulla.
    Andate e moltiplicatevi.

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