Il bel Parco Industria Alfa Romeo al Portello venne realizzato a lotti a partire dal 2009-10, sull’area omonima dismessa dagli stabilimenti dell’Alfa Romeo negli anni ottanta. La prima parte venne aperta ai cittadini nel 2011, successivamente un secondo lotto venne aperto nel 2015 e poi nel 2017.
Alcuni nostri articoli: 2010; 2015; 2016; 2017; qui invece qualche nostra considerazione.
Di tutti i lotti in cui il parco è stato suddiviso, la parte posta d’angolo tra Viale Serra e Viale De Gasperi.
I progettisti, Andreas Kipar, Charles Jencks assieme a Land S.r.l., progettarono un parco dalla forma particolare, con un idea di base.
Il parco si struttura infatti a partire da una serie di direttrici spaziali di forma circolare che costituiscono le linee di costruzione per le tre “sculture verdi”: “Mound1”, “Mound2”, “Mound3”, (montagnola) le quali, con il piccolo giardino chiamato “Time Garden”, rappresentano diverse scansioni del tempo: la Preistoria, la Storia, il Presente e il tempo individuale.
Dal punto di vista morfologico il parco si sviluppa a differenti quote recuperate attraverso un sistema di percorsi denominato “Time Walk”. In una prospettiva di più ampia di relazione con la città, il parco Portello è anche parte di un sistema verde di percorsi ciclopedonali: i cosiddetti “Raggi Verdi” che, passando oltre le tangenziali, collegano il centro di Milano all’hinterland.
Ora, dopo anni d’attesa, pare muoversi qualcosa per quest’ultimo lembo di parco, infatti è stata presentata la relazione che ha in oggetto il progetto esecutivo del lotto 4 del Parco del Portello.
L’IPER MONTEBELLO S.p.a. ha così incaricato nuovamente LAND Milano S.r.l. nella persona del dell’ Arch. Andreas Kipar di redigere il progetto definitivo delle aree a verde per riqualificare e consegnare alla cittadinanza il lotto fortemente abbandonato, compreso tra Viale Serra a sud-est, Viale De Gasperi a sudovest e il parco a nord.
La progettazione dell’ultimo lotto è stata condotta in collaborazione con il paesaggista Charles Jencks a cui si devono i principi che hanno guidato la modellazione del parco e l’intero processo di riqualificazione.
L’area di progetto si presenta al giorno d’oggi come inutilizzata ed ha una dimensione di 9777 mq.
In coordinamento con l’Amministrazione è stata cercata anche la posizione più consona per un’eventuale futura realizzazione di un chiosco da posizionare nell’area. Ad ogni modo il volume del chiosco non interferirebbe con la centralità richiesta dagli elementi di arredo disposti sul parapetto del muro di contenimento.
Come scritto da Jencks nel 2009: “il paesaggio e i giardini portano sempre l’impronta del tempo sulle loro superfici, nella loro crescita e nella loro decadenza. Per il Parco Portello a Milano il concetto base è rappresentato da “Il Ritmo del Tempo”, i vari ritmi che pulsano sulla terra e nell’universo formano la base della musica. Perciò qui le tre grandi colline rappresentano le tre ere della cultura del tempo a Milano – preistoria, storia e il presente e il giardino piccolo illustra i Ritmi, dal battito del cuore alle Quattro stagioni, ai più importanti eventi dell’universo. I ritmi della crescita e del cammino sono in stretta sincope.”
Dal punto di vista metodologico, il progetto ha preso avvio dalla volontà di creare una forte continuità con la parte già realizzata del parco, sia da un punto di vista paesaggistico e percettivo, che da un punto di vista concettuale. Le scelte dei materiali e delle essenze vegetali sono state quindi portate avanti nel rispetto di quelle precedentemente intrapresee, così come i percorsi e la rete di spazi pubblici sono stati concepiti come un’estensione di quelli esistenti.
E’ stato inoltre proposto da Charles Jencks un nuovo pincipio guida a cui si legasse la forma progettuale, che prende le mosse dalle speculazioni sul tempo e i ritmi della terra e dell’universo per concentrarsi sulle influenze che quest’ultimo genera sulla vita dell’uomo e sulla natura. I temi di interesse si sono concentrati quindi sui corpi astrali del sole e della luna e sulle interazioni che questi due elementi hanno tra loro e con la Terra: il nome scelto per la nuova parte del parco è quello di “Moon Garden”.
Ora attenderemo ulteriori sviluppi e approvazioni, sperando venga, quanto prima, completato una volta per tutte (sperando anche in una migliore manutenzione dell’esistente, ormai un po’ abbandonato in alcuni punti).
Sono solo passati 9 (nove) anni! :-DDD
È proprio un pezzettino piccolino…
Il parco è veramente riuscito bene nonostante sia praticamente in mezzo alle autostrade.
Quando i progettisti fanno la differenza…
Finalmente si completa!!
Peccato non sia riuscito a completarlo Charles Jencks….il Comune dovrebbe prendersi piu’ cura di questo parco….
non ho capito il commento, il testo dell’articolo dice chiaramente che Jencks (evidentemente prima della sua scomparsa) ha sia impostato le linee guida che collaborato alla progettazione, per cui non penso che quanto vediamo si discosti dalla sua idea originale. Ma forse intendi che è un peccato che non sia riuscito a vederlo completo, nel qual caso concordo, ma vale per molti progettisti.
Molto bello, uno dei pochi parchi moderni di Milano che hanno l’aspetto di un parco e che non danno la sensazione di trovarsi in mezzo ai palazzi.
È veramente raro che i privati realizzino “parchi” a scomputo di oneri che non siano una banale cornice verde al loro sbarluccicoso palazzo, vedi Parco Biblioteca degli Alberi e Parco CityLife (che tra l’altro è l’unico “parco” di Milano ad avere un nome inglese, bleah).
giudizi un po’ frettolosi, secondo me, specie su porta nuova, che un’idea dietro ce l’ha.
city life in effetti riuscito peggio.
che poi il parco del portello sia più vario e sfaccettato ci sta.
mah, CityLife sconta il non essere finito ed essere mancante della porzione maggiore, mentre su BAM mi pare che il giudizio sia molto “tranchant” e poco motivato; se andiamo poi a usare invece che un criterio estetico uno di gradimento, per esempio l’utilizzo da parte della popolazione, mi pare che sia BAM che CityLife già battano questo parco, che, pur essendo tutt’altro che inutilizzato, anzi, (parliamo di pre-CoViD ovviamente) soffre comunque un po’ la maggiore perifericità e la vicinanza dell’assai più consolidato parco del Monte Stella.