Milano | Duomo – Niente tunnel per il Museo del 900

Pare tramontare l’ipotesi di poter realizzare un tunnel che colleghi i due arengari di piazza Duomo per ampliare gli spazi del Museo del 900.

Gli spazi nei sotterranei sono troppo bassi e non avrebbero i requisiti per essere aperti al pubblico. Così la speranza di poter unire i due edifici gemelli in qualche modo sfuma nuovamente. Il primo stop è stato quello della Sovrintendenza che ha di fatto bloccato ogni progetto che prevedesse una passerella aerea: avrebbe ostruito la visuale a cannocchiale che si ha da piazza della Scala verso il grattacielo di Piazza Diaz. Al suo posto, la sovrintendente Antonella Ranaldi aveva suggerito un collegamento sotterraneo.

Ma giusto in questi giorni, i dirigenti del Comune hanno spiegato che il tunnel ipogeo non è realizzabile perché si è constatato che l’altezza necessaria per garantire il passaggio dei visitatori non è disponibile e che comunque fin dall’inizio il bando prevedeva una progettazione alternativa.

Perciò se la passerella aerea non si può realizzare e, a questo punto anche il passaggio ipogeo è impossibile, l’alternativa sarà un una camminata a raso in via Marconi. A questo punto non vediamo l’ora di scoprire quali soluzioni avranno escogitato i 10 studi d’architettura arrivati in finale al concorso internazionale di architettura (al bando hanno risposto in 130 da tutto il mondo).

I dirigenti del Comune hanno sottolineato che non c’è stato nessun danno per i concorrenti e neanche un cambio delle regole volute dalla Sovrintendenza in corso d’opera, a 15 giorni dalla consegna dei progetti (suscitando non poche polemiche), perché fin dall’inizio era stata chiarita la “doppia possibilità” di collegamento.

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Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

38 commenti su “Milano | Duomo – Niente tunnel per il Museo del 900”

  1. A volte le soluzioni sono semplici.

    In fondazione Prada si cammina da un edificio all’altro e a ogni ingresso si scansiona il codice a barre sul biglietto.

    Quanto costa un lettore di codici a barre collegato via wifi al server della biglietteria? Quante informazioni permette di conoscere sul comportamento dei visitatori?

    Il tunnel o il ponte, invece, quanto sarebbero costati?

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    • Si però il ponte sarebbe diventato un’attrazione in se, come a Marsiglia nell’area museale del porto.
      Io sarei per un ponte leggero, volendo facilmente rimovibile se in un futuro si rimpiangerà la vista sulla torre di piazza Diaz (piazza che tra l’altro è uno schifo, con quell’inutile e obsoleto parcheggio sotterraneo)

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  2. Soprintendeza ottusa.

    E milanesi contro la passerella ottusi pure loro.

    Cosa sarebbe stato poter salire al museo per ammirare la città e tutta piazza duomo dall’alto.

    Miopia e ottusità piccolo piccolissimo borghese.

    Volare sempre bassissimo.

    E poi nulla da dire sui numerosissimi sopralzi dimmerda in tutta Milano… quelli si vanno bene rispettando tutti i cannocchiali prospettici del bigotto medio ottocentesco

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    • Se è per quello, ammirare piazza Duomo dall’alto già si può fare dall’ultima sala del Museo del Novecento, dove c’è il bellissimo neon di Fontana.

      Ma evidentemente tu in quel museo non ci hai mai messo piede.

      Cosa che, chissà come mai, non mi stupisce per niente.

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        • Eh già, tutti quelli che non la pensano come lui sono “sciuri”.

          Certo che con tutta quest’ansia di sembrare all’avanguardia a tutti i costi, anche a costo di vilipendere la lingua italiana ogni tre per due, devi essere veramente un insicuro pazzesco.

          sotto sotto sei solo un borghesuccio ancora più piccolo piccolo di quelli che vorresti criticare, provinciale e complessato, dal cui sproloquio emerge chiaramente la totale assenza di quella cultura di cui vorresti farti paladino.

          ciò premesso, continua pure a deliziarci con i tuoi spropositi sgrammaticati, sei un vero spasso, quando mi sento giù vengo su questo forum, leggo un paio dei tuoi post e subito mi torna la risata.

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          • Adesso è arrivata anche la Teresa xon la Mabilia a fare i centrotavola alla psiche…

            Metti pure la plastica sul divano dell’inconscio già xhe ci sei.

            Parruccun!
            Sveglia siamo nel 2021 non nel 1821

          • Non preoccuparti, fenomeno, le tue invettive avranno un gran successo nel 2221. Per adesso mi sembra che tu sia molto orgoglioso delle prese in giro che ricevo da ogni dove. “Molte pernacchie, molto onore” per adattare una frase cara ad un altro sincero democratico

          • Mha, non è che sono molto così orgoglioso dalle pernacchie che ricevi da ogni dove…

            …non lo dovresti essere nemmeno tu..

            😀 😀 😀

            Perchè ti devi così svalutare e sottolineare questa cosa??

        • nel senso che da un eventuale ponte si avrebbe, se a filo con le facciate di piazza Duomo una prospettiva pressochè identica a quella che si ha dal museo del ‘900, mentre se fosse più arretrato si avrebbe una prospettiva peggiore oscurata dagli edifici stessi del museo?

          Comunque non comprendo l’impossibilità di collegamento sotterraneo, la galleria c’è, se l’altezza è insufficiente si modifica.

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  3. Sono come i soliti bigotti che strillavano contro larte nuova degli impressionisti francesi oppure i contro le avanguardie viennesi dell’art nouveau di klimt a favore dell’accademia.

    Ogni volta in ritardo sulla propria epoca…

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  4. Perché vietare a priori una passerella? o una copertura a vetro? Quale ostruzione può dare alla vista a fronte di un’unità museale che è in sé un valore aggiunto per valorizzazione di spazi espositivi e accoglienza del pubblico, prima ancora che di collegamento. Questa Sopraintendenza che non ha vincolato lo stadio di S Siro neppure per il suo valore culturale, benché sia da un secolo un simbolo di Milano nel mondo, avrebbe permesso la piramide di Pei?

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    • Altro che piramide di Pei… la soprintendenza ha vietato anche solo la copertura in vetro del cortile di Brera, che finalmente avrebbe regalato al museo una hall degna di questo nome e all’altezza della collezione che ospita.

      In compenso ha approvato il tristissimo e banalissimo progetto seconda versione per Palazzo Citterio, e meno male che ci ha rimesso mano Bradburne.

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      • Per copertura in vetro intendi il collegamento che da progetto dovrebbe collegare Brera a nuovo palazzo Citterio?

        Perché se così fosse Milano perde una grande occasione!!!

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        • No… intendo proprio la copertura del cortile d’onore…. se no avrei scritto “passerella sul giardino”.

          Era prevista nel progetto originale e avrebbe permesso di trasformare il cortile in una grande hall di accesso al museo, uno po’ come al British, al Museum Of Fine Arts di Boston e decine di altri, ma ovviamente la soprintendenza l’ha cassata.

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  5. Il Portaluppi poteva scegliere se costruire un edificio a ponte simmetrico alla Galleria oppure no. Dieci anni prima aveva progettato quello di corso Venezia. Evidentemente ha ritenuto che la prospettiva dalla Galleria dovesse essere aperta e non chiusa.

    Ovviamente era un uomo, e anche lui potrebbe essersi sbagliato. Però decise di costruire due edifici gemelli, che sono quelli che ci sono arrivati e che la Sovrintendenza ha il compito di tutelare.

    Un ponte comunque esiste, è quello sul retro. E’ bellissimo, ma nessuno ci fa caso, nemmeno i fanatici degli interventi fatti in altri contesti.

    Quanto alla vista, nessuna passerella potrebbe mai dare una vista paragonabile a quella che si ha dal museo del 900 (ogni passerella sarebbe arretrata) o dalla Terrazza Martini (ogni passerella sarebbe più in basso). E comunque, esiste il camminamento sopra la Galleria. Ci si può anche andare al cinema o prendere un aperitivo.

    Qui comunque si parlava del raccordo sotterraneo tra le due parti del museo. E’ risultato impraticabile. Troveranno un’altra soluzione.

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    • Allora, se la supervisione e il controllo pubblico non avvengono (vedi ecomostri caltagironiani a Bicocca), non va bene. Se l sovrintendenze di ogni genere si esprimono vincolando, sono degli ottusi retrogradi, se avallano nuove direzioni sono irresponsabili che permettono la distruzione del nostro patrimonio.

      L’elemento discrezionale del decisore in questi ambiti è sempre interpretabile negativamente quando il proprio gusto suggerisse scelte differenti.
      Allora facciamo leggi molto dettagliate (auguri per trovare il consenso unanime), diamole in pasto ad un algoritmone e facciamo si che ogni caso venga esaminato in modo oggettivo.

      A me la proposta di B76 sembra molto pratica e moderna: un collegamento virtuale e digitale. O forse essendo questo il Museo del Novecento e non del Duemila non è adatto? I futuristi apprezzerebbero, però

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  6. Limitatamente a questo edificio, la sovrintendenza ha consentito:
    1) la costruzione della elicoidale scala (e conseguente eliminazione dello spazio vuoto che definisce un Arengario)
    2) la chiusura della galleria in cui passavano i tram (e conseguente creazione della biglietteria).
    3) la costruzione del ponte di collegamento al palazzo reale (forse una citazione al Ponte coperto nella parte sud dell’arengario storico).
    4) il cambio di destinazione della scalinata monumentale e della terrazza da spazi pubblici a luoghi destinati ai solo clienti di un ristorante di fascia alta.
    5) il piano vetrato a doppia altezza con neon e soffitti di fontana con la apposita scala interna

    Portaluppi aveva già costruito l’edificio a ponte di corso Venezia. Quindi lo avrebbe potuto replicare in piazza Duomo, creando una simmetria rispetto alla galleria.

    Invece ha deciso di costruire due torri gemelle in marmo di candoglia ispirate al.mercato medioevale che completassero il cannocchiale prospettico da piazza scala verso la ca Granda.

    Magari quella idea non piace, magari portaluppi non piace, ma la sovrintendenza è chiamata a conservare questa idea e a farne memoria per le generazioni future.

    L’idea del ponte comunque non è mai stata presa davvero in considerazione.

    In questo articolo si sono spiegate le ragioni tecniche per cui il tunnel non è fattibile.

    Poi ognuno ha diritto ai suoi gusti. E non possiamo escludere che tra vent’anni questa idea di conservazione artistica non ci piaccia più e che demoliremo del tutto questo edificio.

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    • Che piacere leggere risposte circostanziate, equilibrate, competenti. Grazie B76, se potessi contribuire più spesso, il blog ne guadagnerebbe…

      Concordo anche con l’anonimo mattiniero delle 7:26. Mettere d’accordo due persone in questo microcosmo di UF è impresa ardua, figuriamoci nella popolazione generale. “Le autorità sbagliano sempre quando non fanno come dico io” sembra il motto di molti commentatori

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      • Triste verità
        Qualcuno è addirittura pronto a rinnegare le proprie opinioni, nel caso coincidano con quelle del decisore, giusto per conservare il diritto alla lamentela

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    • Gentilissimo B76, i cinque punti che lei evidenzia sono certo apprezzabili, frutto di una diversa Soprintendenza, ma oggi stiamo discutendo di altro, ossia del raddoppio (900+100) del Museo. Proprio quanto lei ha posto in risalto conferma la necessità di altrettanti adeguamenti ai notevoli manufatti di Portaluppi (e Muzio, Griffini, Magistretti) perché sono mutate le funzioni, il significato urbanistico (il centro direzionale pensato alle spalle dell’Arengario non è mai stato realizzato), e il gusto estetico. Buon 25 aprile e un caro saluto.

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  7. Gentile anonimo delle 13:51.

    Ha ragione lei. Non ha troppo senso discutere del passato o interrogarsi se le istituzioni siano più forti delle persone che -pro tempore- sono chiamate a guidarle.

    Accetto con piacere il suo invito a parlare del Museo e dell’edificio.

    Come lei certamente ricorda, il nostro museo è frutto di una genesi due volte imperfetta.

    Imperfetta è la collezione, perché frutto dell’unione di lasciti e collezioni formatesi in maniera parallela e in risposta a esigenze diverse. La collezione peraltro, oltre che imperfetta, è pure incompleta perché si limita alle proprietà cittadine senza poter integrare le altre (Brera, Boschi di Stefano, Gallerie di Italia, decida lei quali hanno le opere più rappresentative).

    Imperfetta è la sede, perché nasce da un recupero e non da un progetto di costruzione ad hoc.

    Mentre la sovrintendenza ha il dovere di conservare i beni dove si trovano e come si trovano, curatori e progettisti hanno avuto il compito di creare uno museo “dove doveva essere e come poteva essere”.

    Come spesso capita, però, i vincoli hanno generato un piccolo gioiello. Nessun direttore se n’è mai lamentato e la conservazione delle opere risulta ottimale.

    Il percorso museale, salvo poche eccezioni, è improntato sulla progressione cronologica creando un viaggio che sale attraverso l’arengario, attraversa il ponte, si allarga nelle soffitte, scende al piano terra e ritorna al punto di partenza.

    Si tratta di spazi infinitamente maggiori rispetto a quelli dell’edificio gemello.

    La proposta di passerella (proposta che il museo non ha mai fatto ma che è legittima) impone quindi il problema di cosa fare dalla stanza 14 in poi.

    Si crea un tunnel temporale degno di un grande film di fantascienza che proietta il visitatore da Lucio Fontana direttamente negli anni 2000? Oppure si sposta tutta la collezione in ordine cronologico nell’edificio gemello? (Con il conseguente problema di ridisegnare tutte le sale da 15 a 27, oltre che prevedere un percorso aereo a un livello diverso per raggiungere le soffitte di palazzo Reale).

    La scelta di mantenere il 900 dove si trova e dedicare al +100 la zona nuova risponde quindi a una logica che magari non soddisfa i palati più esigenti in fatto di architettura, ma salvaguarda quando creato e i denari della collettività fin qui spesi.

    Veniamo quindi al +100.

    Sicuramente il raccordo sotterraneo sarebbe stato più sensato (proprio nella logica del viaggio del visitatore che si concludeva da dove era iniziato, ovvero ai piedi del quarto Stato) (ovviamente in questo punto parto dal presupposto -errato- che la passerella non sia una scelta congrua, la prego di scusare la semplificazione).

    Purtroppo ci dicono che l’opzione non è tecnicamente realizzabile.

    Non ci resta che guardare al futuro e chiederci

    1) come verrà costituita la collezione +100? Probabilmente bisognerà tenere conto di alta qualità, costo accettabile e dimensioni non grandi.

    2) come si “rifunzionalizzerà” (che brutta espressione) il secondo Arengario? Come se ne salverà l’aspetto ridisegnandone la funzione?

    Visto che ha citato il 25 aprile, ricambio gli auguri con una cosa che ho letto oggi a proposito delle donne e degli uomini che furono protagonisti della resistenza.

    Perché fu possibile? Perché ciascuno mise dentro quella lotta se stesso com’era e come poteva diventare.

    Ecco, ha ragione lei, inutile guardare indietro, ai tunnel e alle passerelle che non ci saranno. Guardiamo avanti. E proviamo a dire cos’è questo museo del 900 e cosa potrebbe diventare.

    Purtroppo non viviamo in un mondo di infinte risorse economiche o di infinito talento architettonico. Quindi, restando con i piedi per terra, lei cosa propone per questo +100. Cose le piacerebbe che fosse esposto e in che modo?

    Non pensi che sia un esercizio sterile, sono in molti a leggere queste pagine. Anche se non sempre hanno il tempo di scrivere i loro pensieri.

    Chiedo scusa in anticipo se posso avere offeso qualcuno, non era mia intenzione.

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    • Grazie, grazie, grazie, grazie
      Per le informazioni, per la competenza, per il modo di pensare e per la maniera di rivolgersi agli altri. Tornerò al museo con ancora più entusiasmo

      Rispondi
    • Gentilissimo B76,
      grazie di cuore per il suo messaggio, del quale condivido in gran parte il contenuto. Mi piace l’idea ingenua di un piccolo dibattito pubblico, da semplice cittadino e amante del bello.
      A me pare che lei evidenzi non i difetti, ma i punti di forza del Museo che così bene rappresenta questa fase tumultuosa e incerta della vita della città e del nostro Paese. La potenzialità e l’imperfezione.
      Solo un enorme e continuativa concentrazione di potere – dinastico e non – potrebbe generare quella razionalizzazione di collezioni e accumulo di risorse che lei evoca, e che non sono nella storia del collezionismo e nel dna di questa città, né francamente nelle sue possibiltà, né nelle corde del comune sentire. La festa della liberazione è ogni giorno.
      Un maestro dell’imperfezione è Carlo Scarpa. Forse lui e la sua artigianale e geniale architettura possono dare alle acute domande che lei pone delle risposte, per chi sa cercarle. E per le istituzioni (ancora) in grado di esporsi per valorizzarle.
      Cari saluti e buona settimana.

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  8. Rifacimento di corso Buenos Aires e le corti di Baires…

    Sul green, l’amministrazione Sala punta forte per le Comunali d’autunno. La riqualificazione di corso Buenos Aires è strategica e il cantiere delle Corti di Baires è il più grosso, più rumoroso (chiedere ai vicini in smart working) e più atteso: operazione da 200 milioni di euro del fondo inglese Meyer Bergman, trasformerà la vecchia e fallita corte commerciale in sei negozi e 170 appartamenti di lusso, tutti già venduti. “La prima tranche sarà completa a fine anno – assicura l’ingegner Luca Finzi, amministratore di Ital Development che sta ultimando il cantiere – con la parte commerciale, l’ampliamento del marciapiede e 34 nuovi alberi piantati in grandi vasi con seduta. In primavera del 2022 saranno pronti gli appartamenti”. Ligustri e aceri torneranno sul corso. Prima lì, poi da piazzale Loreto (anch’esso prossimo a un rifacimento atteso sessant’anni) ai caselli. “Così perfezioneremo le ciclabili, rifaremo i marciapiedi e toglieremo del tutto la sosta auto”. Piccola rivoluzione. Sostenuta dall’altra associazione che conta, sul corso: Real Baires, il cartello dei proprietari immobiliari. “Basta parlare di parcheggi – sospira Roberto Balsamo, a sua volta ex presidente di As.Co.Baires e oggi su posizioni opposte – non sono funzionali alle vendite. È mentalità vecchia. Le ciclabili sono state disegnate in emergenza, è vero, ma noi siamo favorevoli al progetto e anche agli alberi, speriamo il Comune vada avanti”. 

    https://milano.repubblica.it/cronaca/2021/04/25/news/corso_buenos_aires_commercio_vie_d_italia_cambiamenti-297965580/

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  9. In sintesi: le basi su cui si fondava il concorso erano errate.
    130 studi in tutto il mondo hanno speso tempo e risorse per un bando sbagliato.

    Attendiamo dimissioni di chi si è reso partecipe di tale nefandezza.

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