Milano | Porta Garibaldi – Aiuole protette da cancelletto in Largo la Foppa

Un pezzo alla volta le povere aiuole di Corso Garibaldi dove si apre Largo La Foppa (nel distretto omonimo di Porta Garibaldi), sono state riqualificate.

Infatti, dopo tanti anni di vero abbandono, finalmente lo scorso anno è stata avviata la loro riqualificazione, assieme alle aree verdi comprese tra corso Como, corso Garibaldi e Largo La Foppa. L’intervento è stato possibile grazie alla sponsorizzazione di Fineco, nell’ambito del progetto “Cura e adotta il verde pubblico”. Noi ne avevamo sottolineato il degrado diverse volte.

Le aiuole di Largo la Foppa/Corso Garibaldi erano state realizzate anni fa a raso, rendendole di fatto vulnerabili al passaggio delle persone (poco rispettose), che calpestandole più volte le avevano rese più simili a un campo di patate.

La nuova recinzione metallica è molto bella e ben fatta (si vede quando arrivano i soldi). anche se, come i vede, è già diventata una “seduta”.

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13 commenti su “Milano | Porta Garibaldi – Aiuole protette da cancelletto in Largo la Foppa”

  1. Appena ho visto la prima foto, ancora prima di leggere l’articolo ho pensato: “Wow! Mi sembrano sufficientemente comodi da sedercisi sopra” dopo pochi secondi ne ho avuto la conferma.

    Spero siano sufficientemente resistenti da non crollare entro pochi mesi (erano sufficienti delle decorazioni per rendere scomoda la seduta e salvaguardare il manufatto nella sua funzione).

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    • Quindi la risposta è rendere la recinzione scomoda? Penso che la cosa più sensata fosse pensarla e progettarla come panchina che protegge l’aiuola

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      • Qui l’intento era palesemente quello di creare un normale cancello peotettivo dell’aiuola e, secondo me, modificando la forma del bordo superiore del cancello si poteva evitare che la gente ci si appoggiasse sopra.

        Il cancello-panchina ci sta! Ce n’è uno per esempio alla “Stecca”, vicino alla BAM. Penso però che per una cosa del genere i costi di progettazione, produzione ed installazione lievitino decisamente.

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    • Non preoccupatevi: a breve la recinzione sarà usata per legarci un paio di bici (vista la scarsità di rastrelliere) o per metterci attorno gli scooter e nessuno potrà sedercisi più.

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  2. Se son sufficientemente solide, van benissimo così: proteggono e offrono una seduta temporanea ma non eccessivamente comoda – il che avrebbe reso la piazza un gigantesco bivacco.

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    • Ma piantala con sta storia dei bivacchi. Basta attraversare la strada e di panchine ce n’è un’ampia scelta con diverse forme e posizioni, coperte o all’aperto.

      Se ti danno fastidio le persone che godono del loro tempo libero resta in ufficio, non uscire e soprattutto non metterti a “bivaccare” su UrbanFile.

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      • Bisogna intendersi sul bivaccare…
        È accettabilissimo quello pulito e tranquillo, ci mancherebbe l’urbanistica non ha senso se non ha l’obiettivo di essere vissuta. Sedersi al sole o all’ombra e godersi un bell’angolo di città è l’essenza della vita urbana

        È intollerabile quello che produce rifiuti e maleducazione, che purtroppo è enormemente diffuso e che rovina aiuole, piazze, giardini e, in ultima istanza, la vita sociale

        Ho idea che i vostri punti di vista dipendano dal vostro modo di interpretare il concetto di bivacco

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        • Sarà un mio pregiudizio, ma associare il termine “bivacco” alla maleducazione lo trovo scorretto e forse addirittura razzista nei confronti di una certa categoria di persone che vivono la piazza.

          I rifiuti nelle aiuole ce li buttano tutte le categorie di persone: i manager che hanno finito il pacchetto di sigarette e non hanno voglia di tenere il rifiuto in tasca fino al prossimo cestino, i ragazzi della Milano bene che sono arrivati al terzo cocktail e lasciano il bicchiere dove capita, i turisti che hanno finito il gelato e gettano la coppetta per terra (o nell’aiuola) perché tanto non è la loro città e poi anche chi “bivacca”, termine solitamente associato a persone apparentemente di origine straniera che stanno sedute su una panchina in compagnia bevendo la birra del supermercato.

          A me non danno fastidio ne i manager, ne i ragazzi della Milano bene, ne i turisti ne tanto meno chiunque si siede su una panchina per farsi gli affaracci suoi.

          E soprattutto non mi metterei mai a cercare di capire (soprattutto se l’unico strumento che ho a mia disposizione è la mia vista) se le persone che stanno sedute su una panchina hanno l’intenzione di rimanerci per pochi minuti (sosta) o per l’intera notte (bivacco). Ma facciano quello che gli pare!

          Le panchine vanno messe dove si può e dove è bello sostare, non è negando alla gente (o ad una certa categoria) di sedersi che si risolvono i problemi di maleducazione diffusa.

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          • Il mio commento non aveva pregiudizi di sorta. Manager o Persone di Origine Straniera, o il resto della varia umanità che hai descritto e, ti dirò di più, Padroni di Cani hanno tutto il diritto di usufruire dello spazio pubblico. Basta che non lascino dietro la loro scia. Di pacchetti di sigarette, di bicchieri di terzi cocktail, di coppette di gelato o di birre del supermercato. O di escrementi del proprio quadrupede. Zero, niente. Prima che questi individui passassero era pulito, dopo deve rimanerlo. Non è una regola complicata, ed è la base della società civile, ed è abbastanza applicata in molti posti nel mondo. E, nella sua semplicità, non ha radici razziste o classiste

  3. Spero solo che chi le utilizzi come sedute non consideri l’aiuto la come un comodo cestino per resti alimentari, cicche di sigarette o altri rifiuti di vario genere

    Ci sono sempre più esempi di questa inciviltà lasciati fra siepi, arbusti, prati, specie dove la gente staziona per riposarsi. Ci si mette un attimo a ridurre un piccolo fazzoletto di terra ad una discarica

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