Rieccoci: non poteva mancare il solito calvario dei lavori pubblici. Infatti, il cantiere, avviato l’8 luglio scorso per la riqualificazione di piazza Castello e via Beltrami, è fermo da qualche giorno. La colpa è di una sentenza del TAR che ha reputato illegittima l’esclusione di una delle aziende che avevano partecipato al bando. Perciò ha annullato il provvedimento di aggiudicazione dell’appalto all’associazione temporanea d’impresa guidata dalla ditta Giussani Emilio srl per un valore di 5,5 milioni.
L’intervento per la riqualificazione di piazza Castello, uno dei luoghi-simbolo della città, prevede la sistemazione delle aree di via Lanza e via Beltrami, con la pavimentazione in granito bianco di Montorfano; poi i tre nuovi filari di alberi da piantare ai lati della piazza e la riqualificazione dei viali che la collegano a Foro Bonaparte, con l’asfalto che lascerà posto al calcestre. Progetto vinto nel febbraio 2017 dagli architetti Genuizzi, Strambio, Banal e Ragazzo. Tempo previsto: circa 500 giorni.
Una stima che adesso dovrà essere riconsiderata, visto il verdetto appena emesso dai giudici amministrativi. Sì, perché il collegio presieduto da Domenico Giordano ha accolto il ricorso della società Icg Impresa Costruzioni stradali edili fognature srl, estromessa dal Comune in fase di gara.
Il Comune di Milano aveva escluso la ditta perché non ritenuta idonea, in quanto non del tutto “pulita”. Infatti pare che la ditta che ha fatto ricorso al TAR, nel 2019 sia stata coinvolta nella maxi inchiesta “Mensa dei poveri”, con l’allora amministratore delegato e rappresentante legale accusato di aver fatto cartello con altre ditte per spartirsi l’appalto del “piano neve”(salatura e pulizia delle strade nei mesi invernali).
Già nello scorso inverno la stessa aveva già ricorso al TAR, il quale aveva dato ragione all’azienda, ma che il Consiglio di Stato ha ribaltato, dando ragione all’appello del Comune,perciò i lavori erano partiti a fine giugno, primi di luglio.
La legge, per tutelare il mercato, prevede che un’azienda possa riabilitarsi rispettando tre condizioni. Allontanare le persone coinvolte negli affari sporchi, creare modelli organizzativi e tecnici per prevenire la corruzione, risarcire o esser pronta a risarcire i danni. In quel caso era coinvolto solo l’ad dell’azienda, a cui il consiglio chiese subito le dimissioni (arrivate poco dopo) e che presto cedette tutte le quote. I piani organizzativi contro gli illeciti sono stati presentati. E infine l’azienda ha più volte e formalmente ribadito la propria disponibilità al risarcimento: un impegno che secondo il Comune è insufficiente per certificare la compiutezza del percorso di self cleaning. La ditta invece ha sostenuto che, non essendo ancora conclusa la vicenda giudiziaria, né in sede penale né civile, non esiste alcuna indicazione su quale sia il danno da risarcire, “a meno che non sia l’amministrazione a volerlo indicare sin da ora”.
Allo stesso tempo i giudici riflettono sul fatto che l’azienda abbia provato a intavolare una trattativa extra giudiziaria per un accordo con Palazzo Marino, ma che la proposta sia stata rifiutata. Dunque secondo il Tar, al momento, l’azienda avrebbe fatto tutto il possibile per “ripulirsi”, e dunque aveva avuto pieno titolo per partecipare alla gara per i lavori intorno al Castello.
Ma anche il Comune conferma di aver agito correttamente e con il massimo rigore per far sì che sui cantieri in corso non possano esserci dubbi e ombre. Perciò l’unica speranza è che il Consiglio di Stato ribalti la situazione nel giro di un paio di settimane, come già accaduto nella fase cautelare del procedimento, così da riprendere il più presto possibile i lavori e non lasciare un luogo così importante nel classico stato all’italiana.
Referenze fotografiche: Roberto Arsuffi,
Fonte: Corriere della Sera, il Giorno
Tag: Castello, Riqualificazione, Largo Cairoli, Via Beltrami, Arredo urbano, Foro Bonaparte, Piazza Castello, Castello Sforzesco
Povera Milano…
Quindi questo ritardo crea del disagio. Crea un danno. Sarebbe ora che esercenti ed abitanti si scagliassero contro chi perde questi ricorsi al TAR. L’esclusione era legittima? Bene, mi paghi i danni. Era illegittima? Bene, il Comune mi paga i danni (che poi si può tradurre in esenzione per tot anni di IMU, TARI e tasse varie che si inventano ogni anno). Ma non è possibile che per colpa oggettiva di qualcuno, questi lavori durino sempre il doppio. Tanto più che qui siamo in una delle piazze più rappresentative di Milano.
Sì ma diciamo anche che lamentarsi è molto più facile che fare le cose e nonostante questo non ti è riuscito neppure bene.
“Chi sbaglia paga”, questo concetto già lo leggiamo tutti i giorni per le strade di Milano, c’è bisogno di ripeterlo anche nei posti dove ci sarebbe tutto lo spazio per esprimere qualcosa di interessante?
Grazie, avanti il prossimo.
Il processo amministrativo dovrebbe essere una delle parti più urgenti della riforma della giustizia, invece non ne parla nessuno, eppure è uno degli aspetti che causa maggiori danni economici al paese.
Oggi in Italia CHIUNQUE fa ricorso su QUALUNQUE COSA perché tanto non ha niente da perdere. Al massimo paga le spese legali e processuali, che per un’azienda medio-grande sono un’inezia.
Non bisogna inventare niente, basta copiare come funziona nella maggior parte dei paesi esteri. Innanzitutto, bisogna limitare moltissimo la possibilità del TAR di sospendere i lavori (ad esempio, limitarla solo ai casi dove c’è un effettivo rischio di danno ambientale o sociale). I lavori vanno avanti; se il ricorrente vince, subentra nei lavori e fine; se perde, però, oltre a pagare le spese legali e processuali paga una bella sanzione per lite temeraria (per esempio si fa così in UK). La multa potrebbe essere ad esempio proporzionale al fatturato dell’azienda.
Con questo deterrente penso che molte aziende (per non parlare dei comitati) ci penserebbero due volte prima di ricorrere al TAR e i ricorsi si limiterebbero a quelli che sono effettivamente fondati e con più probabilità di vincere.
Se il ricorrente vince sicuramente subentra nei lavori ma, da tua proposta, questi nel frattempo sono stati portati avanti dalla ditta che ha vinto “irregolarmente” l’appalto quindi il vincitore si ritroverebbe a lavorare di meno di quello che gli spetterebbe.
In un eventuale caso estremo: nel mentre che il processo va avanti, i lavori vengono portati a termine dall’altra ditta. Il ricorrente dunque si ritrova con il ricorso vinto ma i lavori già tutti terminati.
Che facciamo? Paghiamo la ditta che ha irregolarmente terminato i lavori oppure il vincitore del ricorso che però non ha nemmeno potuto iniziare a lavorare?
Credo ci sia risarcimento a carico del Comune.
Se non erro, per la gara irregolare della giunta Pisapia per i bus ATM vinta da Solaris, mi sembra sia andata così.
Ma anche il risarcimento non è soluzione ottimale, perchè poi frena le Amministrazioni dal prendere decisioni per paura di sbagliare. L’ideale sarebbero leggi più chiare, tempi veloci e penali per le cause “tanto per provarci”, non è possibile che ogni volta ci sia un ricorso che dura anni….
Non sono un giurista, questo è un concetto generale, ma visto che in molti paesi esteri si fa così presumo che poi le tecnicalità per gestire i dettagli si possano trovare.
Certo infatti per esempio in Francia chi fa ricorso se perde paga salato . Non ricordo se ha inoltre anche una multa . Sanzionare per dissuadere : siamo bestie e come tale dobbiamo essere trattati . Magari qualcosa cambia . Siamo proprio degli azzeccagarbugli c’è poco da fare . Vuoi vedere che va a finire com’è il cantiere della metro tra sesto e Monza !? 10 anni do lavori ci aspettano altroché….
Seppure il progetto non mi piaceva (come altre piazze a Milano), non ritengo civile che un chicchessia già noto alla giustizia, ricorra alla giustizia e che gli è accolto il ricorso, influenzando stato e tempo dei lavori che in Italia sono biblici. Concordo con ilo pensiero di Alessandro, l’unico “neo” ritengo sia non sempre i lavori durano il doppio, talvolta anche molto di più…
MA che due palle! Sempre la solita storia
Mafia o ndrangheta?
LTA dice cosa giusta che condivido pienamente. IL TAR non dovrebbe avere il potere di fermare i lavori. Che sono danno per la collettività a cui non interessa nulla della lite tra Comune e Ditta. Se La Ditta vince subentra oppure ha un rimborso se perde paga una bella Multa. In Piazza Abbiategrasso un condominio ha bloccato i lavori per lo spostamento di un distributore di benzina, Cantiere Fermo da anni. Il distributore non è nemmeno vicino al loro condominio.. ce ne sono centinaia di distributori a Milano così, vicini alle case.. eppure sono riusciti a fermare il cantiere.
Si ma la ditta che vince non vuole un rimborso, vuole giistamente poter eseguire il lavoro che gli spetta di diritto e guadagnare pienamente la cifra pattuita con l’appalto.
Se vince il ricorso, il lavoro mica gli spetta di diritto, gli spetta che la sua offerta venga considerata e se dovesse essere la migliore allora prende il lavoro.
Però giusto tenere le ditte in odore di malavita fuori dai giochi, anche rischiando un ricorso al Tar.
Esattamente, se vince il ricorso avrà il diritto di essere reintegrata nell’elenco delle ditte partecipanti e magari si classificherà prima, oppure anche ultima. Alla fine, un perdita di tempo se non fosse vincitrice, in fondo in fondo.
La Ditta avrà un rimborso nonostante non abbia impegnato i suoi mezzi e lavoratori. Non basta? O questa ditta lavora solo per il concorso di Piazza Castello? Poi perché gli spetta di diritto? Decine di ditte partecipano ai concorsi del Comune e non vincono. Bisogna rimborsarle tutte? I criteri li stabilisce il committente e sono insindacabili. Fermare i lavori mi sembra una violenza ai danni del cittadino. Prima i diritti del cittadino, poi quelle dell’imprese.
Ma perchè esistono i TAR?
Semplicemente perchè se un provvedimento amministrativo nei tuoi confronti lo giudichi illegittimo per qualsiasi motivo, hai diritto a impugnarlo davanti al TAR che è il Tribunale idoneo a trattare le controversie tra privato e pubblica amministrazione, in merito ai procedimenti amministrativi.