Milano | Centro Storico – Restauro Casa Omenoni: febbraio 2022

Ormai a buon punto i restauri per i giganteschi “omoni” che animano e sorvegliano la meravigliosa facciata di Palazzo Leoni-Calchi in via degli Omenoni 3 nel Centro Storico di Milano.

La Casa degli Omenoni torna a risplendere dopo un lungo restauro (condotto dall’impresa Riva). Infatti in questi giorni è stata rimossa parte dell’impalcatura che ha tenuto nascosta questa meraviglia per mesi.

L’edificio è Palazzo Leoni-Calchi di via degli Omenoni numero 3, sito in pieno Centro Storico della città, a due passi dalla Scala, il Quadrilatero, alle spalle di San Fedele e a due passi dalla Casa del Manzoni, una costruzione del 1565/66 caratterizzata dalla presenza in facciata di ben otto telamoni (la versione maschile delle cariatidi nell’architettura) che da 500 anni osservano il passare del tempo in quest’angolo di Milano.

La facciata è composta da due ordini e da un attico, di epoca successiva, ed è scandita verticalmente in sette scomparti. Al piano terreno sono ripartiti dagli otto colossali telamoni in pietra, rappresentanti barbari sconfitti ispirati alla statuaria della Roma classica. Al di sopra delle teste dei barbari sono indicate le stirpi alle quali appartengono: Svevo, Quado, Adiabene, Parto, Sarmata e Marcomanno. Le statue dei telamoni furono scolpite da Antonio Abondio, trentino di vocazione europea che a Milano realizzò anche sculture per il Duomo e le cariatidi dell’organo della Chiesa di Santa Maria presso San Celso. Ad essi sono alternate due finestre dal timpano spezzato, e altre due finestre ad arco, aperte successivamente in luogo delle nicchie che vi si trovavano precedentemente. Al piano nobile colonne incassate di ordine ionico si alternano a nicchie e finestre cui nell’Ottocento furono aggiunti i balconcini. Nello scomparto centrale del fregio che corre sotto la gronda, il rilievo con la Calunnia sbranata dai leoni allude al casato dei proprietari. Nell’interno, restaurato dal Portaluppi nel 1929, il cortile è a pianta rettangolare, con tre ali porticate e fregio di metope e triglifi.

La storia del palazzo è altresì interessante, in quanto venne realizzata dall’artista Leone Leoni, di origini aretine, era uno scultore e cesellatore imperiale al servizio di Carlo V d’Asburgo e Filippo II di Spagna.

Leone Leoni fu costretto a fuggire da Roma per aver ferito in una rissa un gioielliere e tesoriere del Papa, approdò a Milano dove fu nominato “scultore della Zecca di Milano” nel 1542. Nel 1549 acquistò un edificio qui presente e nel 1565 avviò la ristrutturazione in forme manieristiche. Il palazzo Leoni-Calchi, divenne da subito casa dell’aretino e del suo erede, il figlio Pompeo Leoni. Entrambi collezionisti e mercanti d’arte, Leone e Pompeo raccolsero una celebre ed eclettica collezione tra arte antica e opere dei maestri del loro tempo: nel patrimonio di famiglia c’erano capolavori di Tiziano, Parmigianino e Correggio, i disegni di Leonardo da Vinci ereditati da Francesco Melzi (forse il Codice Atlantico ora all’Ambrosiana?), nonché il “Quadrone dei Giganti”, una Venere del Buonarroti e calchi in gesso di statue classiche (fra cui il Marco Aurelio a cavallo del Campidoglio).

Il palazzo dalla famiglia dei Leoni passò, attraverso vari passaggi ai Besana, i quali all’inizio dell’Ottocento lo incorporavano in un più vasto edificio dell’arch. Piuri, che fronteggia la Piazza Belgioioso. Sempre nel XIX sec. subì altri rimaneggiamenti nel cortile e negli ambienti interni per mano anche del Portaluppi.
Ai primi del Novecento rischiò anche di essere demolito, finchè palazzo Besana nel 1932 diviene sede della Federazione Fascista.

Referenze fotografiche: Andrea Cherchi

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