Milano | Arzaga – Uno delle zone più ricche di verde in città

Arzaga, per molti è solo il nome di una via, anche se in teoria comprende tutta la zona oggi più famosa col nome di Primaticcio, Bande Nere e Inganni messe assieme (le stazioni della metropolitana dettano legge). Via che in origine partiva da Corso Vercelli, precisamente da Largo Settimio Severo e serpeggiando raggiungeva la grande Cascina Arzaga. Purtroppo questo bel nome, oggi è pressoché dimenticato (ecco perché noi lo ricordiamo spesso), ma apparteneva ad una grande cascina di antica origine che qui dominava il territorio.

Qui, infatti, fino agli anni Sessanta resisteva una delle cascine più importanti del territorio ad ovest di Milano, la Cascina Arzaga.

La Cascina Arzaga era di origini antiche, forse quattrocentesche, ed era il punto di riferimento per tutto il Contado di Porta Vercellina. Si trovava dove oggi si incrociano la via che porta il suo nome, Arzaga, e via dei Benedettini.

Persa nella campagna tra il Comune di Milano, quello di Baggio e il Lorenteggio, si presentava con una veste neogotica abbastanza inusuale per una cascina. La fronte era molto ampia ed era in mattoni con ai lati le due ali in pietra. Un grande portone a sesto acuto consentiva l’accesso, come in una grande castello medievale. Il palazzo era a forma di U e l’ampia corte era occupata per tre lati da una loggia a grandi archi acuti dimezzati nella loro altezza in modo da consentire l’uso ad abitazioni civili, mentre il lato aperto verso la campagna era chiuso da una chiesetta ottagonale dedicata a San Carlo, curiosa costruzione che riproduceva in minori proporzioni la forma della vera chiesa di S. Carlo al Lazzaretto. A lato si trovava un’altra corte dove si trovavano le stalle.

Famosa era l’enorme vasca-abbeveratorio, in granito scolpito. Purtroppo questo importante monumento all’agricoltura venne barbaramente demolito durante il 1966. La licenza edilizia di demolizione era arrivata dal Comune nel 1963, e quando nel 1966 la Sovraintendenza emise il vincolo di salvaguardia per interessi artistico-storici, a quel punto fu troppo tardi. Infatti, la proprietà pensò bene di demolire egualmente l’edificio. Sopravvisse per qualche mese solo il chiosco della cappelletta, che era abitato da un pastore. Anche questo venne raso al suolo durante una notte dei giorni a cavallo del ferragosto 1966. Del barbaro e vile atto se ne duole il Corriere il 19 agosto.

Negli ultimi anni era comunque già circondata da alti edifici, e vi dovette convivere (ormai semi-abbandonata) per qualche tempo, in una lenta agonia.

Nei terreni adiacenti scorreva il Roggione Castelletto “el Rongion”, un grande fontanile con la sorgente nei pressi dell’attuale piazzale Siena. Gli ultimi proprietari dell’Arzaga furono i signori Parravicini.

Ebbe al suo fianco, per pochi anni, anche la chiesa in legno costruita in fretta e furia per i nuovi abitanti del quartiere che stava sorgendo, mentre la nuova chiesa, quella in muratura (dedicata ai Santi Patroni d’Italia) venne inaugurata quando ormai la cascina era solo un ricordo. 

Della Cascina Arzaga, oltre alle foto in bianco e nero qui pubblicate, rimane anche una sfuggevole traccia in alcuni fotogrammi a colori del film “Boccaccio 70“, del 1962 (primo episodio “Renzo e Luciana” di Mario Monicelli). Ecco la cascina, di sfondo, mentre i protagonisti vanno a sposarsi nella chiesa di legno (fuori campo) poi dedicata ai Santi Patroni.

Naturalmente la Cascina Arzaga non era l’unica presente nel territorio di Porta Vercellina. Infatti vi erano la Arzaghella (sita dove oggi si trova Via degli Anemoni), la Corba (sita dove la via omonima incrocia via delle Mimose), la Basciana (ancora presente imparate, all’interno del comparto AMSA di via Primaticcio), la Castelletto (sita in mezzo alla via Anguissola) e la Restocco (dove oggi sorge la chiesa e il complesso religioso del Piccolo Cottolengo).

Dell’antico e storico complesso rimane solamente, a titolo di modesto risarcimento morale, il nome della strada che collega le vie Bartolomeo D’Alviano, San Gimignano e Primaticcio. Strada che anticamente cominciava dall’odierno Largo Settimio Severo e conduceva alle suddette cascine e Sella Nuova.

La “sorte” per Cascina Corba è stata un poco più favorevole rispetto a quella dell’Arzaga.
La parte scampata alla demolizione, un fienile, è stata ristrutturata ad uso ristorante; un curato angolo di verde in una zona ormai altamente residenziale.

Anche alla Corba è stata dedicata una strada, da Via Primaticcio a Via Inganni, a perenne ricordo dell’antica cascina.

Della Cascina Corba si hanno notizie fin dal XVI secolo. Collegata alla cascina vi era anche una chiesetta rustica costruita all’inizio del secolo XVII, dedicata anch’essa a San Carlo. L’oratorio di San Carlo alla Corba aveva la facciata semplice in stile neoclassico, coronata da una lunetta e da un timpano triangolare, interessanti erano i due campaniletti simmetrici costruiti sui lati della facciata e che davano importanza alla chiesetta e la rendevano aggraziata. All’interno c’era un bassorilievo in gesso raffigurante San Carlo intento a curare i malati di peste; non si sa che fine abbia fatto.

Dell’originario complesso agricolo della Cascina Basciana sono rimaste solamente le parti residenziali.

Gli ingressi sono in Via Boldini, 10 e via Zendrini, 15 nelle immediate vicinanze della sede del Consiglio di Zona 6 e del deposito “Primaticcio” dell’AMSA.

La Cascina era già presente nel primo Piano regolatore di Milano, redatto dall’ing. Claricio nel 1600. Nel Catasto teresiano è raffigurata come un complesso a “C” con orti e vaste estensioni di prati irrigui per la produzione di foraggio, con salici.

Nel Catasto lombardo veneto non si notano trasformazioni significative. Tra gli anni 1888 e 1924 sono stati costruiti nuovi edifici, ma già a partire dal 1936, anno in cui è stata acquistata dal Comune di Milano, si vede degradare il complesso, tanto che adesso rimangono in piedi solo il corpo occidentale e una parte di quello meridionale.

Viene ristrutturata dal Comune di Milano nel 1975, oggi è adibita a uffici della Divisione Parchi e Giardini con relativi depositi, la sede delle Guardie Ecologiche Volontarie ed una parte dei locali ospita servizi assistenziali.

Nel distretto, che potremmo inglobare all’interno delle vie Berna, Legioni Romane, Caterina da Forlì, piazza Tripoli, via Rondoni, via dei Giacinti, largo Brasilia e via Inganni, troviamo diversi quartieri, come parte del villaggio dei Fiori (in condivisione con il Lorenteggio), così come quello dei Grigioni. Al suo interno vi è anche la zona conosciuta come Quartiere Ebraico, data la presenza di una numerosa comunità ebraica insidiata qui sin dal dopoguerra che inglobiamo a grandi linee tra via Montecuccoli, via Primaticcio, via Sidoli e via D’Alviano.

Sviluppatosi principalmente a partire dalla fine degli anni Cinquanta e primi anni Sessanta, il distretto dell’Arzaga è caratterizzato da palazzine isolate e cintate da giardini condominiali e non, che ne fanno, come dicevamo, uno dei distretti più verdi di Milano, escludendo quelli dove sono presenti i grandi parchi di Milano (come Lambrate col suo parco, Forlanini, Affori e Niguarda col Parco Nord).

Avendo così tanti edifici residenziali con giardino privato, le aree commerciali in zona se ne contano poche, le troviamo principalmente in via Soderini, e via Inganni, piazza Bande Nere e Frattini/Lorenteggio. C’è un area di via Soderini, all’altezza del civico 55 dove si trova una vasta area pedonale dalle potenzialità migliori ma onestamente un po’ dal risultato sciatto. Sd esempio, se il grande marciapiede fosse lastricato in pietra anziché con l’asfalto e magari con delle aiuole, il risultato sarebbe più armonioso e bello. Via Soderini ha al centro una lunga striscia di verde con cespugli e alberelli, molto gradevole.

Altra grande arteria del distretto è Viale San Gimignano, arteria per modo di dire, visto che il traffico è limitato al quartiere essendo una via chiusa verso piazzale Bande Nere.

Viale San Gimignano collega Largo Brasilia con Piazzale delle Bande Nere. Presenta un’area centrale molto ampia adibita a verde pubblico, dove, nel suo lungo percorso, circa un chilometro, presenta alcune aree per lo svago dei bambini e aree riservate ai cani.

Il viale fu sviluppato a partire dagli anni Cinquanta (ancora nel 1946 la via era solo abbozzata nella parte finale, verso piazzale Bande Nere), presenta belle architetture residenziali anni Cinquanta e soprattutto Sessanta del ‘900.

Il problema di Viale San Gimignano sono i parcheggi, che creano sciatteria in quanto le auto, guarda caso, sono parcheggiate ovunque ci sia spazio. Se solo il Comune mettesse mano alla situazione e realizzasse dei parcheggi a modo, ben distribuiti e ben disegnati, impedendo il parcheggio selvaggio, avremmo un quartiere decisamente più bello.

Uno degli istituti più importanti nel territorio è senza alcun dubbio la Fondazione Scuola Beato Angelico, l’istituto artistico religioso per la formazione dei ragazzi con corsi di specializzazione a vari livelli, lezioni, seminari e workshop, laboratori di arti applicate e corsi di turismo religioso, in dialogo col mondo dell’arte e dell’architettura, con particolare riferimento all’arte per la liturgia e alla valorizzazione dei beni culturali ecclesiastici.

Altro edificio religioso di pregio è la graziosa e “acuminata” chiesa Parrocchiale dei Santi Patroni d’Italia. La chiesa moderna venne costruita a partire dal 1965 su progetto dell’architetto Antonello Vincenti. La piazzetta antistante, dedicata ai Santi Patroni d’Italia, recentemente è stata pedonalizzata in parte con un intervento di urbanistica tattica, molto gradito dai residenti del quartiere.

All’Arzaga i trova anche uno dei “capolavori” della corrente architettoniche del postmodernismo, che, piaccia o meno, qui ha lasciato il segno in via Nizzoli 8.

Spingendosi a ovest nel distretto, superando l’ampia via Primaticcio entriamo nel “quartiere dei fiori”, dove la maggior parte delle vie secondarie hanno nomi pescati dalla botanica: via delle Orchidee, delle Gardenie, delle Anemoni, Genziane, Mimose e così via.

Qui si trova anche il grande parco in zona, il Giardino Alberto Moravia, ex parco Berna Ciclamini di circa 56.800 m2. Il parco venne “creato” quasi per caso, realizzato dove rimanevano dei lotti liberi tra i grandi complessi edilizi realizzati in zona. Così nel 1969, in occasione del primo intervento di riqualificazione del quartiere, partendo da uno di questi spazi di residuo, venne realizzato il parco Berna Ciclamini poi Moravia. L’impianto è semplice: un viale con traverse per connettere gli spazi a prato, variamente piantumati, nei rettangoli che ne derivano, successivamente implementato con attrezzature sportive e di svago.

La zona più a Ovest dell’Arzaga è caratterizzata da grandi quartieri residenziali costruiti per dare alloggio inizialmente agli sfollati di guerra e successivamente agli immigrati che qui arrivavano tra gli anni Cinquanta e Sessanta. Le soluzioni tecniche scelte per le architetture furono diverse: accanto agli agglomerati di palazzoni ripetitivi proliferarono i quartieri delle cosiddette case minime, alloggi mono o bifamiliari costruite a schiera, senza fondamenta e con materiali diversi. Nell’area “Primaticcio”, accanto alla via Lorenteggio, sul lato destro uscendo dalla città, a partire dal 1953 sorgerà, con questa tipologia, il Villaggio dei Fiori e le casette Finlandesi. Viene costruito a lotti, lungo strade strette, ognuna col nome di un fiore, senza servizi collettivi o aree verdi: a queste dovranno supplire i piccoli giardini che corredano ogni “casetta finlandese”.

Concludiamo il nostro giro all’Arzaga con la stupenda chiesa di San Giovanni Battista alla Creta, costruita nel 1957 su progetto di Giovanni Muzio.

Dove sorgevano i terreni della cascina chiamata la Creta, di proprietà della famiglia dell’industriale Giuseppe Cabassi sita tra via Inganni e via Bisceglie, sorsero, nei prosperosi anni Cinquanta del XX Secolo, nuove costruzioni. Nuove abitazioni per nuove famiglie che arricchivano la popolazione della zona e naturalmente necessitavano anche di una nuova chiesa. L’allora Arcivescovo di Milano Montini si appellò affinché gli industriali milanesi benestanti contribuissero all’edificazione delle nuove chiese, capaci di accogliere la crescente popolazione di Milano nelle nuove periferie. Così fu scelto il progetto di Muzio e edificata questa bella chiesa moderna al centro del nuovo quartiere.

Fonte: Mauro Colombo per Milano nei Secoli; Wikipedia;

Arzaga, Via Primaticcio, Viale San Gimignano, vie Berna, Legioni Romane, Caterina da Forlì, piazza Tripoli, via Rondoni, via dei Giacinti, largo Brasilia

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8 commenti su “Milano | Arzaga – Uno delle zone più ricche di verde in città”

  1. Ringrazio dell’articolo, curato e completo riguardante il quartiere Arzaga, poco conosciuto (forse, per fortuna) e purtroppo anche piuttosto trascurato da pressoché tutte le amministrazioni comunali che si sono succedute negli anni.
    Fu un autentico delitto consentire l’abbattimento della Cascina Arzaga.

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  2. bell’articolo, molto ben fatto e interessante. Sul discorso dei parcheggi selvaggi di Viale San Gimignano concordo pienamente. Infatto ho scritto per ben due volte al consiglio di zona e all’assessorato del Comune, con tanto di foto per far vedere che in alcuni momenti della giornata il marciapiedi del controviale e’ off-limit per i pedoni che devono camminare in strada. Il consiglio di zona non ha mai risposto, la segreria dell’asssessore Mobilità e Ambiente Marco Granelli: mi ha inviato il messaggio che segue:

    La ringraziamo per la sua segnalazione e La informiamo che, consapevoli della costante sosta selvaggia presente sui marciapiedi di viale San Gimignano, stiamo studiando con i nostri Uffici Tecnici la situazione complessiva della via per valutare una soluzione strutturale che possa risolvere la problematica.

    Era il 23 marzo 2021….

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  3. Ma sti “distretti” che esistono solo su urbanfile e non corrispondono ad alcuna delimitazione amministrativa? Ma sti nomi tipo Arzaga che chi abita in quella zona non usa nessuno? Bah

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    • “Distretto” suona molto falso anche a me. Non so chi lo abbia inventato ma lo trovo forzato.

      Quanto ai nomi, il problema è che sono aree troppo vaste per usare nomi storici e molto caratterizzati

      Ad esempio, uno che abita in San Gimignano (ossia Arzaga) non ci azzecca necessariamente molto con chi abita a Inganni, mentre piazza Tripoli è un altro mondo.

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  4. Mi spiace che questo interessante testo ignori del tutto il fatto che in questa zona i quartieri residenziali dagli anni Sessanta in poi non sono cresciuti “a caso” ma secondo un masterplan complessivo (testimoniato dalla gerarchizzazione degli assi stradali su tre livelli), dalla scelta dei palazzi a torre isolati nei giardini e da soluzioni architettoniche d’avanguardia. Tra l’altro con l’intervento di firme importanti dell’epoca.

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    • Una cosetta che si chaimava Piano Regolatore.

      E che noi italiani ce ne siamo fottutti bellamente negli ultimi 50 anni.

      Mentre le città all’estero crescono armoniose

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