Milano | Urbanistica – Lo sviluppo dei Mercati Coperti

Proviamo a fare un giro di ricordi tra i mercati coperti di Milano, luoghi sorti a partire soprattutto dal primo Novecento e che, nel corso di un secolo si sono trasformati o, in alcuni casi, spariti completamente.

Nelle grandi città all’estero, ma anche in Italia, ci sono esempi di mercati coperti molto belli dalle architetture particolari e molto suggestive, come il Centrale di San Lorenzo a Firenze, quello di Porta Palazzo a Torino, il Nomentano a Roma o persino il più moderno mercato coperto di Trieste, luoghi tutti molto frequentati e soprattutto ammodernati.

A Milano, purtroppo, tranne un unico caso (quello di via Crespi angolo viale Monza a NoLo-Loreto), per queste strutture non vi è mai stata un’architettura di grande rilievo.

Inizialmente in epoca medievale e rinascimentale in città vi erano i coperti, portici che servivano il quartiere come luoghi di scambi commerciali soprattutto durante le giornate uggiose. Il più famoso di tutti fu quello dei Figini in piazza del Duomo.

Ad eccezione di queste strutture diffuse soprattutto nel medioevo e nel rinascimento, non vennero più realizzate e col tempo si persero per sempre (ci rimane solo il coperto di Casa dei Panigarola in piazza Mercanti). Dobbiamo saltare verso la fine dell’Ottocento, quando, vicino al Verziere, in piazza Santo Stefano sorse un insieme di strutture coperte in legno, che per diverso tempo furono il mercato dei latticini.

Sempre sul finire dell’Ottocento, in via Mercato a Brera, sorse una struttura apposita, realizzata in mattoni e legno. Occupava l’intero isolato tra Foro Bonaparte, via Tivoli, via Mercato e via delle Erbe. Al suo interno trovarono spazio i banchi per la vendita di frutta e verdura.

La struttura venne progettata dall’ing. Nazari e costruito nel 1872 per volere dell’allora sindaco Belinzaghi che volle riqualificare la zona. La struttura venne demolita col volgere del secolo.

Nel 1911 il Mercato del Verziere venne spostato nel più ampio piazzale antistante la nuova stazione ferroviaria di Porta Vittoria. Rimase attivo e caratterizzò l’intero quartiere sino al 1965, quando venne spostato e smantellato per la nuova area a est di Calvairate, l’Ortomercato. A Porta Vittoria gli edifici erano molto belli, tant’è che la palazzina per uffici, posta al centro (Palazzina Liberty), venne mantenuta e ancora oggi delizia il parco di Largo Marinai d’Italia.

In sostanza, però, fino all’autunno del 1930 la città di Milano poteva vantare solamente quattro mercati rionali, con prezzi controllati dal Comune: quello di piazzale Cantore, quello di piazza Wagner, quello di piazza Crespi – oggi Gramsci – ed infine viale Abruzzi; un po’ pochini a dire il vero. Per questo motivo il 22 novembre 1930, a Palazzo Marino, alla presenza del podestà, si tenne una riunione a cui parteciparono l’ing. capo del comune Baselli, l’ing. A. Cecchi – progettista dei mercati rionali – e l’avv. Salvatores, responsabile dell’Annona, nella quale si decise di costruire in sole tre settimane qualcosa come cinque mercati rionali. L’idea era quella di permettere ad ogni rione di poter usufruire di almeno un mercato alla distanza massima di un chilometro e mezzo dalle proprie abitazioni.

Si trattò di costruzioni relativamente economiche, collocate in aree già di proprietà pubblica in modo da evitare espropri ed aggravi di costi. Per queste ragioni si evitarono le strutture metalliche (se non necessarie), eleganti ma inevitabilmente più costose, prediligendo delle semplici strutture in legno, con banchi parimenti in legno ma rivestiti di più igienico zinco.

Tutti i nuovi mercati sarebbero stati dotati di illuminazione elettrica, fontanella di acqua corrente e forse anche delle “ritirate” per i posteggianti, ma questo non ci è dato sapere.
Il mercato di Porta Garibaldi aveva una superficie recintata di 780 mq, di cui coperta 530, per un totale di 9 campate – evidentemente 5 in un padiglione e 4 nell’altro – per un totale di 44 o 45 banchi di vendita (le fonti sono discordanti). La struttura era in legno, piuttosto semplice ed economica, strettamente funzionale.

Dopo l’inaugurazione del mercato di Porta Garibaldi, qualche giorno successivo fu la volta di quello cosiddetto del “Verziere vecchio” (vecchio per distinguerlo da quello “nuovo” di corso XXII marzo).

Curiosamente, il podestà presiedette a questa inaugurazione e non a quella di Porta Garibaldi; forse per la vicinanza con gli uffici comunali? 

La struttura del Verziere era larga solo 6,20 m, massima misura consentita dalla zona compresa tra le alberature già presenti, aveva una superficie pari a 350 mq, di cui coperta solamente 250, per un totale di 5 campate e 22 banchi di vendita.

Come era prevedibile, il mercato rionale del Verziere fu subito giudicato largamente insufficiente per i bisogni del popoloso quartiere; come è noto, il problema fu poi risolto rendendolo… meno popoloso, demolendo dopo qualche anno tutto il lato dei civici pari. A parziale giustificazione si puo’ osservare che esso non era destinato alla vendita dei prodotti ortofrutticoli, lasciati alle bancarelle ambulanti tradizionalmente presenti nella via. 
La fotografia di Vincenzo Aragozzini mostra ancora una volta il fascino di una via dignitosa e popolare ad un tempo, la cui distruzione è una ulteriore medaglia al disonore per coloro che hanno poi realizzato ciò che ne ha preso il posto.

Un altro mercato coperto venne realizzato a Porta Genova, in piazzale Cantore, tra la Darsena e il casello del Dazio, con una struttura come la precedente, in legno.

Il 21 dicembre 1930 fu inaugurato uno dei mercati più periferici, quello di piazzale Lagosta, che avrebbe dovuto servire il popoloso quartiere Isola, che normalmente affollava quello di Porta Garibaldi. 
Il risultato architettonico è invero assai modesto – non che quello oggi esistente sia migliore, anzi; rimane tuttavia il fascino di una struttura visibile, lignea, con le merci esposte sui banconi di zinco. Un sapore da halles parigine, alla Georges Simenon per intenderci. La superficie totale del mercato era pari a 960 mq, di cui 670 coperti, per un totale di 13 campate e 56 banchi di vendita.

Il 20 dicembre 1932 fu inaugurato, alla consueta presenza di alcune autorità comunali, il mercato rionale del viale dei Mille. Di struttura semplice come per quello di piazzale Lagosta venne creato nel parterre centrale del viale, all’altezza del civico 30. La superficie del mercato recintato era pari a 1.000 mq, di cui coperta 700, per un totale di 15 campate e 64 banchi di vendita.

Seguirono altri mercati coperti sparsi un po’ su tutto il territorio, come questo qui di seguito, sorto nel 1930 in via Calatafimi a Porta Ticinese.

Nello stesso periodo fu realizzato anche il mercato coperto di piazza Crespi, oggi Gramsci, alla Bullona. Anche questo aveva una struttura in legno ed era posto al centro della piazza.

Più che di un mercato coperto, quello realizzato in piazza Wagner nel borgo di San Pietro in Sala a Porta Vercellina, si trattò di un complesso di strutture simili ad un mercato ambulante ma in legno, disposte all’interno di uno spazio cintato.

Nato esattamente nel 1929 come mercato comunale con le strutture in legno, si è poi ampliato aggiungendo man mano nuovi banchi, fino ad arrivare a una ristrutturazione moderna e funzionale nel dopoguerra (1947/48 foto di seguito).

Altro grande e affollato mercato rionale fu quello di viale Abruzzi all’altezza di via Gran Sasso a Loreto, purtroppo sparito per necessità tramviarie. Infatti, il mercato rimase attivo sino agli anni Cinquanta finché si decise di far passare il tram per farlo svoltare in via Pecchio e verso Loreto e il bel mercato venne sacrificato.

In questo caso, pare, visto che siamo riusciti a trovare poco materiale, si trattasse dell’unico mercato coperto in metallo. Inizialmente si trattò di una struttura come le altre ma in metallo, una tettoia sorretta da colonnine ma aperta su ogni lato e cinta da una cancellata (foto qui sopra). In seguito, per proteggere meglio gli avventori e i mercanti, venne racchiuso con pareti e delle vetrate nella parte alta. Per allargare le botteghe, purtroppo, vennero sacrificate le alberature ai lati (foto che seguono).

Purtroppo di questo mercato si hanno poche foto, noi abbiamo provato a “ricostruirlo” con un fotomontaggio per dare una suggestione di come fosse la struttura e il contesto.

Ad ogni modo, la posizione di tutte queste strutture era collocata, come abbiamo visto, in aree comunali, come al centro dei parterre dei grandi viali o in alcune piazze. Sicuramente soluzione economica ma poco “vivibile” con gli standard odierni anche perché spesso attorno avevano ben poco spazio pubblico a disposizione.

Altro mercato di cui si è persa traccia si trovava a Dergano, nell’omonima piazza, costruito nel dopoguerra a servizio del rione, ma demolito sicuramente negli anni Settanta.

Il più bello tra tutti i mercati coperti di Milano è senza alcun dubbio quello ancora attivo di viale Monza al numero 54. Posto all’angolo con via Crespi, venne costruito nel 1933 su progetto dell’architetto Luigi Lorenzo Secchi e dell’Ingegnere Umberto Massari. Copre una superficie di metri quadri 1320 ed è costituito da strutture in cemento armato a tre navate, disposte col loro asse parallelamente alla via Crespi. La navata centrale ad arco con una luce netta di 16 metri, mentre le navate laterali anno una luce netta di metri quattro. Era stato studiato in modo che si potesse eventualmente trasformare facilmente con poche modifiche in autorimessa o salone per le feste. Possiede anche un locale cantina grande quanto la superficie dell’edificio.

Purtroppo, negli anni Sessanta, forse per ragioni di risparmio energetico, è stato controsoffittato nascondendo l’ariosa navata ad arco e rendendo i corridoi quasi claustrofobici. Sempre col tempo i negozi, da semplici banconi si sono trasformati in loculi ben separati, quasi dei negozi indipendenti. Noi speriamo sempre in una riqualificazione che lo riporti nelle forme originali prima o poi.

Purtroppo vi era anche un altro originale e bel mercato costruito nel 1952 a Vialba su progetto di Arrigo Arrighetti, purtroppo demolito nel 2008 senza rimpianti. Si trovava nell’area compresa tra via Maria Drago, Via Pier Francesco Cittadini e Via Giovanni Battista Grassi. Una struttura che, se fosse stata riqualificata, oggi potrebbe ancora essere un punto strategico per il quartiere.

Dopo la II Guerra Mondiale, tra la fine degli anni Quaranta e gli anni Cinquanta del 900 vennero realizzati diversi mercati comunali per servire i nuovi quartieri ancora in fase di sviluppo nelle varie zone di Milano. Così sorsero: quello di viale Umbria, quelli di piazza Ferrara e Fusina, quello di Corso Genova (lo frequentavo molto da piccolo con mia madre e del quale, purtroppo, non ho trovato immagini), di Viale Coni Zugna e quello di Piazzale Salinunte. Seguirono le nuove realizzazioni nei nuovi quartieri popolari e non, come quello di via Rombon, via Dolci, Quarto Oggiaro, del Suffragio, in Darsena (qui vi erano già delle strutture più antiche), a Morsenchio, Chiesa Rossa e in piazzale Prealpi.

Il Comune ha da qualche tempo, lanciato un programma per la loro rifunzionalizazione e riqualificazione con successo, così ad esempio, è ritornato in vita e diventato molto “trendy” il mercato del Suffragio, così come il mercato coperto di Piazzale L’agosto. Presto ne seguiranno altri.

Referenze immagini: Milano Sparita, Milàn l’era inscì

Fonte: Skyscrapercity; Ringraziamo il blog di Rustego, cronache edilizie milanesi; Milano Sparita; “Le Città nella Storia d’Italia” – Milano, Edizini la Terza 1982; StoriadiMilano.it; L’Architettura del Quattrocento a Milano, Luca Petetta, edizionei Città Studi 1991

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10 commenti su “Milano | Urbanistica – Lo sviluppo dei Mercati Coperti”

  1. Una storia triste,
    Da primi della classe agli anni del boom economico l’architettura è capitata in peggio.

    La voglia di moderno e nuovo ha devastato la storia .

    Milano super vittima!

    Immagino sempre come doveva essere diversa prima della guerra.

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      • Non sono certo foto a colori fatte al tramonto con l’HDR e la postproduzione a palla come quelle che van di moda adesso 🙂

        Di sicuro si notano marciapiedi sgombri, quasi nessuna auto parcheggiata e nemmeno una tag (neppure nelle foto anni 70).

        Sono foto simili a quelle di qualsiasi altra città Europea di quel periodo. E’ solo negli ultimi decenni che siamo scivolati in basso con la qualità e la cura dell’arredo urbano.

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  2. Molto interessante.
    Solo una piccola correzione: nella foto del mercato di porta vittoria non credo si riconosca la palazzina liberty, l’edificio vusibile, di stile analogo, è troppo adiacente a viale Umbria.
    La palazzina era probabilmente alle spalle del fotografo.
    Il mercato di viale Monza avrebbe enormi possibilità!
    Molti altri potrebbero tranquillamente essere demoliti.
    Anche l’ultimo, quello della Darsena, perfino gradevole esteticamente, è troppo compresso, compartimentato.

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  3. Ne proporrei 2 nuovi in strutture moderne di vetro come all’estero:
    – piazza Oberdan, per valorizzare i ruderi liberty abbandonati tra ubriachi e sbandati
    – via Benedetto Marcello, in sostituzione dell’attuale mercato e dell’asfalto

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  4. Sempre molto interessanti questi servizi fotografici. Sono nati i mercati comunali per tenere sotto controllo i prezzi se non sbaglio ma ora hanno perso questa funzione , vero?

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