Milano | Porta Volta – Il glicine, la “piramide della Resistenza” e una storia che si è ingarbugliata

Quando un’idea e un progetto vengono mal concepiti e si protraggono nel tempo creano solo danni e confusione, almeno questo è il nostro pensiero. A Porta Volta si sta consumando l’altro grande “casino” per il Comune d Milano, dopo quello dello Stadio calcistico di San Siro, quello per la realizzazione del Museo della Resistenza.

Il Comune da sempre ha trattato quest’angolo di Milano come porta di servizio, incastrato tra Porta Garibaldi e la Chinatown di Paolo Sarpi.

Tutto ebbe inizio con l’apertura nel 1880 del varco nelle mura cinquecentesche, intitolando la nuova porta del dazio ad Alessandro Volta (ecco perché Porta Vota). Porta che visse un breve periodo di gloria quando i bastioni, ancora presenti, erano alberati ed erano utilizzati per le passeggiate. Poi la decisione negli anni Cinquanta di attestare qui i trenini per Giussano e Limbiate verso la Brianza, che portarono all’abbattimento di tutto questo, mura e alberi compresi (presenti ancora nella bella foto del 1905).

Si trattava di un capolinea dotato di tre binari e da una stazione a pensilina aperta progettata dal grande Arrigo Arrighetti (oggi deturpata senza ritegno). Stazione che tuttavia rimase attiva solo pochi anni, dato che già a partire dal 1958 venne spostata in via Valtellina perché i tram non poterono superare il nuovo cavalcavia di via Farini da poco realizzato, troppo ripido per i convogli dei tram extraurbani. Così la spianata di binari e cemento rimase adibita ai pullman e come parcheggio autovetture, uno schifo!

Da allora, nessuno si curò più di questo spazio urbano, compresi i due caselli ottocenteschi lasciati nella sciatteria totale, immersi da cartelli pubblicitari ormai inutili, muri rabberciati, sporcizia e disordine. Ogni oggetto o manufatto della piazza pare buttato a caso, cartelli, binari, pavé, asfalto, automobili e pista ciclabile, ancora incompiuta che si è aggiunta da qualche anno (inutilizzata o quasi).

Aree tutte del Comune e non, che se fossero state gestite meglio sin dal principio, forse avrebbero dato vita a uno spazio urbano più bello e decente. Invece sui terreni della Feltrinelli si concesse la costruzione della “piramide orizzontale” progettata dallo studio di Herzog & de Meuron e completata nel 2016. Edificio sensazionale e iconico senza alcun dubbio, ma che forse, si sarebbe potuto realizzare altrove, lasciando l’area a verde e da unirsi a quella occupata ora dal Giardino Lea Garofalo sul lato opposto dei caselli, sistemando anche piazzale Baiamonti e il viale Bastioni di Porta Volta, di fatto unendosi al Parco Sempione in una linea verdeggiante che avrebbe portato sicuramente benefici a tutti.

Invece nulla. Il Comune ha concesso la costruzione della prima stecca lungo viale Pasubio e poi quella già programmata di viale Montello, in procinto di essere costruita.

Errori di gestione che stanno portando tutti i loro difetti al pettine, come era auspicabile. Comitati di quartiere e non solo: infatti si sono mobilitati anche personaggi famosi dell’area milanese, per proteggere il verde risicato tra il casello e il giardino Lea Garofalo (un tempo occupato da un distributore di benzina).

Verde difeso coi denti il cui simbolo si identifica nell’essere vegetale che copre interamente il “cortiletto” del casello occupato dal Circolo Combattenti e Reduci, dove lo stupendo glicine violaceo riveste come un cappello l’area ristorazione (purtroppo coperto in parte da orrendi cartelli pubblicitari sui versanti laterali).

Come dicevamo questione di giorni e dovrebbe partire, già rimandato diverse volte, il cantiere per la costruzione del nuovo edificio dell’ormai famoso Museo Nazionale della Resistenza, la cosiddetta piramide gemella e speculare (e molto più piccola) del palazzo Feltrinelli e Microsoft progettata sempre dallo studio di Herzog & de Meuron.

I comitati vorrebbero che l’edificio e il museo venissero spostati di zona, magari nella non lontana area dello Scalo Farini, ma come si può immaginare, il progetto sarebbe completamente da rifare e comporterebbe anche nuove spese oltre che ritardi. Insomma il Comune, sempre secondo noi, ha da sempre gestito male questo spazio e oggi si ritrova da gestire quest’ennesima patata bollente tra le mani.

Come dicevamo, noi di Urbanfile avremmo preferito vedere l’area sistemata a verde, i caselli restaurati così come il piazzale (che troviamo insulso così com’è), ormai crediamo sia impossibile, unica cosa, come sostengono in molti, è quella di trovare il sistema di salvare il glicine e i tigli qui già presenti.

Abbiamo provato a creare un pergolato sul finto bastione dove far arrampicare il glicine (immagine qui a seguire) cosa che, a questo punto, sarebbe carino venisse realizzata anche sull’altro terrapieno, da armonizzare i due lati dei caselli (e poi RESTAURATE QUEI DUE CASELLI, vi preghiamo!).

Referenze immagini: Roberto Arsuffi; Herzog & De Meuron

Porta Volta, Herzog & De Meuron, Viale Montello, viale Crispi, Viale Bastioni di Porta Volta, piazza Baiamonti, Museo Nazionale della Resistenza

Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

58 commenti su “Milano | Porta Volta – Il glicine, la “piramide della Resistenza” e una storia che si è ingarbugliata”

  1. Il progetto era (ed è) site-specific, pensato specificamente per questi spazi, da un’altra parte non avrebbe senso.

    Lato Feltrinelli, il terreno è da sempre proprietà privata della famiglia (qui c’era la loro fabbrica prima della guerra), per farne un parco lo si sarebbe dovuto espropriare, con costi probabilmente esorbitanti vista la zona.

    Si doveva e si poteva gestire meglio il rapporto con il privato, da un lato, e dall’altro impariamo dai francesi e il débat public per coinvolgere i cittadini facciamolo ALL’INIZIO e non a giochi fatti.

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    • Per il glicine è un peccato, ma si può trovare una soluzione come facilmente come Uf ovviamente propone.

      Le proteste contro la piramide le trovo senza senso, la struttura è bellissima, ricordo tutte le guerre fatte per la prima piramide già costruita.

      Ed eccola è una meraviglia, ma migliore struttura costruita negli ultimi anni senza dubbio!!!!!!!!!!

      E gli abitati del quartiere si sono visti crescere il valore + 3.000 al mq

      O preferivate prima, una lingua verde abbandonata adibita a bagno pubblico a cielo aperto ?

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    • Fanno la raccolta firme su change.org con l’aiuto di vip che la pubblicizzano online. Raccolgono così migliaia di “firme” da gente che neanche sa dove sia quel luogo. E poi dicono:
      “Guardate decine di migliaia di milanesi non vogliono quella piramide! Perché il comune ignora tutti questi milanesi?”.

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      • Sono d’accordo anch’io, la maggior parte non sa neppure di cosa si parla. Mi sembra logico chiudere tutto questo travagliato percorso con il completamento del progetto iniziale. Spostare il futuro museo da lì non ha proprio senso, altro progetto, altri costi e magari altre polemiche

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      • La petizione, nata spontaneamente dalle associazioni del territorio che gestiscono il giardino Lea Garofalo aveva gia raggiunto oltre 40k firme prima che qualche vip si facesse avanti per sostenerla. Direi che si e fatta strada da sola. Senza aiuti. Forse il problema è effettivamente sentito. Che dici?

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  2. La facciata senza finestre è orientata male . Avrebbe dovuto essere parallela all’altra facciata oppure ancora più inclinata verso il casello per darà una simmetria perfetta alla pianta. Questione di geometria . Così com’è sembra un palazzo mozzato .

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    • Certo. Negli anni ’20 i Navigli, negli anni 30-50 i Bastioni. Speriamo solo che questo decennio non sia ricordato per l’eliminazione delle strade pavimentate in pietra.

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  3. Un progetto, al di là della qualità architettonica intrinseca, sbagliato in quanto fuori contesto, Feltrinelli compresa.
    La prova sta innanzitutto nel fatto che il pezzo di città creato non funziona. via Pasubio era un luogo più acogliente e vitale e con più “anima” quando al posto della Feltrinelli c’erano i pur malconci capannoni di Ingegnoli. Ora è solo un non luogo, affollato ma solo perché di passaggio tra Corso Como e Paolo Sarpi.

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  4. Sarebbe più opportuno è più corretto contattare i progettisti (premio pritzker) per una variante. “Piramide orizzontale”?! In geometria una piramide è un poliedro formato dal collegamento tra una base poligonale e un punto, chiamato apice. Ogni bordo e ogni apice di base formano un triangolo, chiamato faccia laterale; è un solido conico a base poligonale.

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  5. Fa ridere che Feltrinelli abbia potuto costruire tutta sta roba -deturpando per sempre viale Pasubio- senza neanche l’ombra di un serio scomputo degli oneri di urbanizzazione.

    Idem la terza piramide: volete farla? Allora rimettete a nuovo i dazi, piazza Lega lombarda, piazzale baiamonti e il parcheggio dei bastioni di porta volta.

    Solo a quel punto avrete restituito qualcosa alla cittadinanza e al quartiere, in equilibrio con la giusta brama di riempirvi il portafoglio.

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    • Per la verità hanno dato alla città un bel centro culturale ricco di eventi e un edificio di grande valore architettonico. La verità è che Milano è una città dove comandano gli anziani Nimby, appena scolarizzati.

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      • Molto meglio anziani analfabeti che giovani magister di qualche università privata che, scappando dal paesello, si fanno fregare da qualunque costruzione appariscente vetro cemento. Meglio nimby che generazione ferragnez

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      • Sull’edificio i gusti sono gusti. Quanto alla funzione ci vedo degli uffici di una multinazionale, con una piccola porzione che ospita un bar con scaffali arredati con dei libri e una sala di lettura non tanto grande ai piani superiori.
        E ogni tanto c’è un dibattito o la presentazione di qualcosa.

        Nella Milano di questi tempi, un trionfo e sicuramente meglio di niente ma niente di epocale a mio parere.

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    • Questa sarebbe la via giusta da perseguire.

      Accanto alla costruzione della piramide (al di là che l’edificio piaccia o meno), a Feltrinelli doveva essere rischiesto di assicurare alla città uno spazio verde e ricreativo di dimensioni maggiori e alberare adeguatamente viale Pasubio. Invece intorno alla piramide c’è una distesa di cemento e una piccola striscia di prato che non è in alcun modo fruibile.

      Ci sarebbe stato spazio sufficiente per costruire le due piramidi e garantire una decente e ben tenuta linea verdeggiante.
      Come dimostra l’ampio spazio cemetificato dove sono piantati 4 alberelli in croce.

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  6. Non discuto sul valore del contenuto ma trovo il progetto di Herzog e De Meuron nell’insieme brutto su tanti aspetti. Quindi bissare costruendo quella specie di moncone di piramide sul lato opposto sarebbe a mio avviso proseguire nel solco della bruttura.

    Ma se proprio si deve fare c’è bisogno di stare così addosso ai caselli? Ci sarebbe spazio per il glicine e altro verde solo spostando il fabbricato di qualche metro.

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      • Il parere sull’estetica non si concilia con il parametro dell’assoluto. Possiamo quindi discuterne all’infinito e non cambiare opinione.
        Per me è e resta un brutto edificio.
        Ma sono contento che a molti piaccia e che se ne discuta, perché il peggio sarebbe la banalità.
        La mia proposta è più che altro rivolta a conciliare la nuova costruzione con le preesistenze storiche che sono sempre da tutelare compreso il glicine

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        • Il progetto è stato concepito con due costruzioni gemelle una di fronte all’altro… per cui non portarlo a termine per un cavolo di glicine sarebbe una follia

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        • Che non esista la bellezza in assoluto, è una delle grandi fregature del sistema a cui molti purtroppo credono; se consideriamo,ad esempio, quali siano le città o i luoghi al mondo più visitati, ovvero sempre i medesimi, possiamo tranquillamente concludere che l’ idea di bellezza sia la stessa per la gran parte dell’ umanità. Che poi all’ interno di un concetto generale a uno possa piacere di più uno stile, piuttosto che un altro questa è un’ altra cosa, ma quando un edificio è volutamente progettato per essere brutto o perchè bello non sono capaci di farlo …è un altro discorso.

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          • Ha perfettamente ragione. Il bello esiste. Ci sono cose che piacciono a tutti o quasi e continuano a piacere nei secoli e cose che non piacciono a nessuno o quasi. E’ chiaro che ci sarà sempre un 10% di persone che schifano ciò che tutti gli altri trovano bello. Ma questo non fa della bellezza qualcosa di arbritrario. Altrimenti ci sarebbe, su ogni giudizio estetico, sempre il 50% di sì e il 50 di no.

  7. Condivido i commenti di coloro che dicono che queste piramidi sdraiate sono brutte, tra l’altro, nell’enorme piazzale davanti alla Fondazione non hannno praticamente piantato alberi. Rimane questa enorme spianata vuota, triste e d’estate rovente. Un plauso alla sensibilità ambientale del comune, che parla di verde e fa colate di cemento e bitume, ma anchge dalla Fondazione

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  8. Ma Infatti tutti quelli che urlano allo scandalo per il glicine storico,
    perché non manifestano per una buona lotta ovvero quella di eliminare quel parcheggio orribile su via bastiono di porta volta ?

    Li in verde non lo volete ?

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        • Il parcheggio dei Bastioni di Porta volta è un parcheggio regolare. Già facciamo fatica a togliere i parcheggi irregolari come quelli di viale Pasubio e viale Crispi, che guarda caso non sono stati tolti dal “meraviglioso” intervento di Herzog & Demuron.

          Quindi prima di tutto fermiamo questi imbecilli dell’urbanistica, prima che facciano altri danni, poi proviamo a sistemare piazzale Baiamonti e viale Pasubio e poi penseremo anche ai parcheggi regolari di Porta Volta.

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    • Per far crescere una pianta storica, come per far entrare un posto nel cuore della gente occorrono decenni o anche secoli. Quindi una pianta storica e un luogo amato non sono sostituibili con un altra pianta o un altro brandello di spazio qualsiasi. Soprattutto quando, come in questo caso, una pianta storica crea uno spazio unico per bellezza e senso di accoglienza sotto il quale molti abitanti del quartiere hanno passato ottimi momenti che vorrebbero poter riprodurre anche in futuro. E’ per questo che tutelare i monumenti, compresi quelli vegetali e i luoghi pubblici consolidati dal tempo e dall’uso è una priorità assoluta. Più urgente persino della creazione di nuove aree verdi. E mi verrebbe da dire anche questo: Milano è piena di magnifici edifici sottoutilizzati che si possono recuperare per farci un museo: certamente ha più edifici che parcheggi e più parcheggi che verde. Pertanto, se si tratta di recuperare verde la prima cosa dovrebbe essere non fare il Piramidone2 e ampliare invece giardini Garofalo.

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    • secondo me sbagli il riferimento. Il Giardino Lea Garofalo non viene toccato. Il Museo va a occupare lo spazio a fianco ove c’era a suo tempo il benzinaio Tamoil e ora è un terreno incolto in attesa che parta il cantiere.

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      • Incolto semmai è lei, PIF! C’è un acero, piantato nel corso di uno sciopero per il clima, nel settembre 2019, incredibilmente sopravvissuto alla chiusura del terreno più volte imposta dal Comune (conosco ciò di cui parlo, ho contribuito all’azione). E poi, in questi anni, c’è stato un fiorire di iniziative, dibattiti, feste, proiezioni di film sui vecchi cartelloni pubblicitari…Tutto meno che un terreno incolto!

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  9. Ciao, ti segnaliamo che nell’articolo ci sono alcune inesattezze e incongruenze, storiche, cronologiche e di senso.
    Inoltre, la petizione su change.org e le associazioni che l’hanno promossa, NON chiedono lo spostamento del museo ma solo alcune LIMITATE MODIFICHE specifiche e realizzabili del progetto per permettere la coesistenza di alberi e museo, INSIEME.

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  10. Se le associazioni e i privati si fanno carico dei costi per ritardi e modifiche ai progetti se ne potrebbe anche discutere.

    Ma sappiamo tutti che il temporaneo diventa definitivo e il comune ha gestito malissimo questa partita.

    Al di là dei gusti personali e della cultura architettonica di ognuno, noi andremo a mutilare l’opera di architetti geniali, che hanno firmato alcune delle opere più significative del 900, per esempio la fabrica di Ricola, e che avevano previsto due edifici gemelli sul solco delle antiche mura.

    Impedire la costruzione del secondo edificio sarebbe segno di totale insensibilità e decadenza culturale. Quindi assolutamente segno dei nostri tempi e di una città incolta come Milano.

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    • Se i due architetti, geniali quanto vuoi, questa volta hanno toppato alla grande il primo lotto di progetto, ha senso insistere anche con il secondo?

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      • E chi lo dice che hanno toppato? L’illustre signor Andrea?

        Sicuramente vincerete voi, il secondo edificio non si farà. È giusto lasciare il passo a paesi più dinamici e accettare l’inevitabile declino dell’Italia populista. Dove un signor Andrea qualunque ha la stessa voce in capitolo di Jacques Herzog.

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  11. L’intervento ha il grande pregio di attirare l’attenzione su due temi sotto gli occhi di tutti, ma irrisolti.
    Il primo è quello dell’orribile parcheggio di porta Volta, forse utile, ma indecente.
    Il secondo è quello del coordinamento degli interventi da parte del Comune. Davvero nessuno si è accorto che c’era un glicine che si poteva salvare facilmente con piccoli accorgimenti? (come afferma il comitato Lea Garofalo) Davvero il “taglio” obliquo fra i due edifici della Feltrinelli è stato messo per ripristinare la connessione fra via Maroncelli e via Varese (antico tracciato storico) ma sbagliando mira? (è stato traslato di circa dieci metri) E davvero nessuno ha pensato di cogliere l’occasione di questo intervento per sistemare i bastioni di cui si diceva (mettendo le auto sotto terra, ad esempio, e verde sopra)?
    La gestione del progetto è stata davvero dilettantesca, anche di questo bisognerebbe parlare

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  12. Glicine e museo… Da quanti anni è aperto questo blog? Ecco sono quelli che ci sono voluti a scoprire il Compromesso!! Era ora, vediamo quanto dura.

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