Milano | Centro Storico – Il Palazzo del Capitano di Giustizia e l’isolato delle prostitute

Il Palazzo del Capitano di Giustizia è un elegante edificio barocco il cui ingresso  si trova in Piazza Fontana. L’edificio “prosegue” lungo l’irregolare Piazza Beccaria mentre sul fronte posteriore si trova Largo dei Bersaglieri. L’attuale sede della Polizia Locale, in piazza Beccaria, nacque nel tardo Cinquecento per volontà dell’amministrazione spagnola del Ducato di Milano e del cardinale Carlo Borromeo.

In antichità la zona, nota come Pasquirolo (da pascolo, sorto sui resti di edifici romani come le vicine terme Erculee) era diventata sede di molte “case” di meretrici, che nel 1300 vennero cintate da un alto muro con un’unica entrata verso l’attuale via Beccaria. Al centro dell’isolato vi era anche un’antica chiesa dedicata a San Giacomo Rodense (o in Raude), succursale della vicina San Martino in Compito.

Trattavasi di un postribolo che naturalmente non andava bene a molti cittadini benpensanti, sopratutto da parte della Curia, il cui Arcivescovado distava pochi metri da questo luogo. Soprattutto era diventato intollerabile che ci fosse una così grande concentrazione di prostitute in uno stesso isolato.

Quest’ultimo punto era molto chiaro al nuovo arcivescovo Carlo Borromeo insediatosi nel 1565, che aveva appena ricevuto dal parroco di San Martino in Compito una lettera con queste desolanti parole: “ciò è nel postribolo gli è una chiesa sotto il nome di S. Giacomo… alla quale gli vanno le meretrici del detto postribolo quali per avanti solevano venire alla detta chiesa di S. Martino … qual chiesa così sta molto male perché quando si celebra stanno le meretrici insieme con gli ascoltanti i quali per la maggior parte sono ruffiani et persone di mala qualità che ivi fanno mille chiassi et cose inhoneste et saria bene a provederli” (ACAM, Sezione X, S. Carlo, I, 3)

Così, grazie anche all’intervento del Borromeo, si cominciò un operazione di sgombero e demolizione delle case incriminate messe in atto dai Deputati della Malastalla. Queste demolizioni proseguirono fino alla grande peste del 1576.

Finita la peste, nel 1578, il Capitano di Giustizia pensò di inserirsi nell’iniziativa e trasferire nell’isolato anche il proprio ufficio e le carceri. I lavori a questo punto diventarono molto più imponenti e richiesero la demolizione della chiesa di San Giacomo e la costruzione del grande cortile, tuttora visibile nel palazzo dei Vigili. Il Governatore di Milano, Don Gabriel de la Cueva, duca di Albuquerque, stanziò ben 1.000 scudi d’oro, mentre il Borromeo contribuì con 300 scudi. Sotto la direzione dell’architetto Pietro Antonio Barca, l’intero edificio venne costruito in vent’anni. Nel 1603 venne completato anche lo stupendo portale terminato nel 1605 come ricorda la lapide che lo affianca.

Il nuovo edificio, in posizione centralissima, avrebbe ospitato il Tribunale della città, la casa del boia e una prigione nei sotterranei; i lavori furono però più volte sospesi per carenza di fondi e vennero completati solo nel 1605. Fu in quell’anno che venne aperta anche una nuova strada, chiamata con molta fantasia Strana Nova. La via univa lo slargo antistante l’ingresso del nuovo Tribunale con quella che oggi è piazza Fontana, da cui si arrivava al Palazzo Arcivescovile e a Palazzo Reale.

La parte posteriore dell’edificio, il lato oggi rivolto verso corso Europa, era circondata da un alto muro, a protezione del carcere, per impedire l’evasione dei detenuti.

Sul lato nord si trovavano invece gli alloggi del boia e della sua famiglia e una tettoia sotto la quale si trovava il “carro della berlina”, su cui i condannati a morte erano trasportati in giro per la città per ricevere un degno addio fatto di insulti, sputi e botte.

Le condanne a morte venivano invece effettuate sullo slargo lungo il lato sud del palazzo.

Il nome ufficiale era Palazzo del Capitano di Giustizia, ma tra i milanesi era noto come Le Carceri Nuove o “L’Alberg di do campann”, cioè l’Albergo delle due campane, facendo riferimento alle celle sotterranee e riferendosi alle due campane, dell’accusa e della difesa.

Nel corso del Seicento e del Settecento il palazzo venne più volte modificato, secondo le esigenze del tribunale; nel 1624 venne notevolmente ampliato, realizzando l’ala sud.

Tra il 1821 e il 1824, il Palazzo fu teatro dei processi ai Carbonari. Qui udirono la sentenza capitale Federico Confalonieri, Alessandro Andryane, Giorgio Pallavicino, Gaetano De Castiglia, Francesco Arese, Pietro Corsieri e Andrea Tonelli, “rei di aver cospirato per l’italica indipendenza”, come ricorda la lapide a lato del portone.

Nel 1879 venne eseguito un ulteriore ampliamento, seguito dall’architetto Agostino Nazari, in modo da trasferire nel palazzo anche la Corte d’Appello.

Otto anni prima, il 18 marzo 1871, venne inaugurata nella piazzetta sul lato nord, dove si trovavano le fondamenta degli alloggi del boia, il monumento a Cesare Beccaria.

Pensato nel 1865, in occasione del voto in parlamento per l’abolizione della pena di morte, fu realizzato da Giuseppe Grandi, con una grande statua in bronzo.

Nel 1913 la statua in marmo venne rimossa e posta all’interno del palazzo e una copia in bronzo, fu posta sul basamento.

Duramente colpito dai bombardamenti del 1943/44, venne ristrutturato sul finire degli anni Cinquanta dal grande architetto Piero Portaluppi, che riuscì a salvare la facciata principale sulla piazza, mentre il muro di cinta e la parte est del palazzo vennero del tutto distrutti, restituendo nel 1960 il palazzo rinnovato e piu ampio alla città.

Oggi l’edificio è circondato da moderni palazzi e del vecchio Pasquirolo fatto di prostituzione, giustizia e sentenze, non v’è più traccia, sparito anche nel ricordo di uno storico cinema, il Pasquirlo, ormai chiuso da anni. Zona che, tranne per una porzione di piazza Beccaria, è diventata asettica come gli edifici moderni san fare, perdendo completamente la poesia delle vecchie foto.

Davanti dovrebbe esser eretto un edificio che pare il duomo, tanti sono gli anni di cantiere. Purtroppo sino a quando questo nuovo palazzo non sarà completato, le auto dei vigili urbani saranno parcheggiate ancora ovunque sia possibile, in modo selvaggio (bell’esempio) compreso all’intento del cortile.

Una cosa dobbiamo dirla ancora, oltre al citato “disastroso parcheggio abusivo” delle autovetture dei vigili urbani in piazza, è quella struttura che sembra molto un capanno per pescatori, piazzato ormai da anni sul tetto dell’ala del palazzo verso piazza Beccaria. Non v’è rimedio?

Referenze immagini: Roberto Arsuffi; Milano Sparita

Fonte: Storia di Milano; Pagina Milano Scomparsa;

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13 commenti su “Milano | Centro Storico – Il Palazzo del Capitano di Giustizia e l’isolato delle prostitute”

  1. Tutti i palazzi più belli l’Italia sono occupati da uffici comunali, polizia e carabinieri, tribunali ecc ecc

    Quanto sarebbe bello restituire alla città questo pezzo di storia ?

    Sotto un’università o un hotel, i milanesi ne potrebbero usufruire è veramente un gioiello architettonico nel cuore di Milano!

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  2. Be’, da postribolo a carcere e casa del boia, fino alla sintesi finale di sede dei vigili (ma adesso si chiamano poliziotti locali)… un bell’esempio di genius loci! 😊

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  3. Esattamente come il palazzo ristrutturato dal portaluppi adesso sede della polizia davanti alla cripta del San sepolcro. Un vero peccato!!!

    Assurdi questi gioielli in pieno centro con questa destinazione!!!!

    Dovrebbero far la fine della caserma Garibaldi in ristrutturazione per la nuova sede estesa dell’università cattolica.

    Restituire queste meraviglie ai cittadini!!!!!!!

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  4. Auto devono sparire da Piazza Beccaria, piazza Santo Stefano e San Sepolcro.Auto dei Vigili e Polizia fuori dai coglioni. Dovrebbero essere i primi a dare esempio. E il Sindaco dorme…

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  5. Da molti anni sto facendo lezioni on line per due UTE con argomento “passeggiando per Milano”. Riprendo talvolta le foto di Urbanfile (citando la fonte, ovviamente). Vorrei inviare a Roberto Arsuffi una decina di slides che ho proiettato ai miei alunni senza sapere bene di cosa si trattava. E’ un mosaico su una casa in via Montepulciano, neppure il mosaicista (Novamosaico) mi ha dato spiegazioni sul committente! Posso inviare il pdf, se gentilmente mi dà un indirizzo e.mail. GrazieI

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  6. Interessante la storia del palazzo. Già, chissà perchè quel posticcio sul tetto, mi pare un edificio già spazioso. Il Duca di… forse AlbuRquerque, Spagna, non Albuquerque, NM, USA.

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  7. Tutto bellissimo ma le auto dovrebbero sparire. Siamo a due passi, letteralmente, dal Duomo, ma si parcheggia ovunque.

    E i taxi vanno spostati da, stanno proprio attorno alla fontana dell’omonima piazza, pura follia.

    Rincorrendo le esigenze di pochissimi egoisti (bastano una manciata di auto per rovinare un luogo) si porta degrado e sciatteria, è un vero peccato.

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  8. Bellissima ricostruzione storica, complimenti.
    Guardando le foto più recenti, fino ai disastrosi bombardamenti del ‘43, mi dico con molta malinconia quanti palazzi potevano essere salvati dalla furia delle ruspe e quanti orrori sono stati costruiti al loro posto modificando irrimediabilmente il centro storico di Milano

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  9. Lo sforzo di Urbanfile per informare e anche diffondere idee positive riguardo Milano è davvero encomiabile, si può dire un vero eroe civico-mediatico-informativo. Grazie davvero.
    Però, siamo nella città dove piazzano un cesso pubblico proprio lungo la navata sud della cattedrale, a pochi metri dalla facciata, con baraccopoli-cantiere permanente… scusate, ma che si pretende, che si capisca che sul tetto di un palazzo del cinquecento non si mette un capanno da pesca?

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