Milano | Macconago – Il castello, il borgo e la chiesa in attesa di sviluppi

Quante volte ci siamo interessati a questo piccolo lembo di terra nel Comune di Milano, Macconago, lontano dai riflettori di Porta Nuova e di piazzale Baiamonti (il famoso glicine), lontanissimo da San Siro e il frastuono che ruota attorno al suo vecchio stadio da salvare o demolire. Qui siamo in mezzo a campi coltivati (si, una parte del territorio di Milano è adibita ancora alla coltivazione agricola), a sud del Vigentino e oltre la metà della lunga via Ripamonti. Al link un nostro ultimo articolo del 2021.

Per chi non lo sapesse, Macconago era una frazione di Vigentino, quando cent’anni fa venne annesso al grande Comune di Milano diventando una periferia sud della grande città.

Macconago oggi non ha molti abitanti. Si tratta di una strada che porta il nome del borgo e che distribuisce, snocciolando a destra e a manca, un po’ di vecchie case rurali, una chiesetta seicentesca e un castello trecentesco dal fascino antico, terminando infine con un laghetto. Edifici quasi tutti disabitati e, in alcuni casi, fortemente diroccati (all’inizio dell’Ottocento contava circa 227 abitanti), ad eccezione del bellissimo castello. Nei giorni scorsi abbiamo fatto un sopralluogo, per monitorare la situazione, invitati gentilmente dal giornalista e scrittore Roberto Schena e il “signore” del castello Franco Ferrario Gavana.

Oggi proprietà della famiglia Gavana che lo acquistò e restaurò negli anni Settanta, l’edificio venne costruito tra il 1330 e 1340, poco più antico del più famoso Castello Sforzesco. La piccola fortezza viscontea del sud Milano si presenta con una pianta rettangolare dotato di due torri di avvistamento, merlature a coda di rondine e gli immancabili camminamenti per monitorare il territorio circostante. 

Poco prima del castello si trova il gruppo di edifici denominato Macconago Grande e ancora prima, verso via Ripamonti, Macconago Piccolo. Macconago Grande è abbandonato e mezzo diroccato, erano le case coloniche degli agricoltori e manovali che lavoravano i campi, le stalle e i magazzini. Mentre Macconago Piccolo è utilizzato come grande maneggio, abitazioni e un’osteria.

Il famoso immobiliarista, Salvatore Ligresti, che a Milano operò per anni inserendo i suoi discutibili “cubotti” ovunque riuscisse, negli anni Novanta divenuto proprietario dei terreni dell’area, inviò lettere di sfratto a tutti i pochi abitanti delle cascine qui presenti da generazioni. L’intenzione del costruttore naturalmente fu quella di edificare nuove abitazioni al posto del borgo, apparentemente attinenti allo IEO ma non parte di quel progetto e ordina ai suoi architetti un piano edilizio per 300 persone. Purtroppo cascine, case, stalle e chiesa non goderono di alcuna protezione monumentale o paesistica, eccetto il castello e il progetto prese sempre più corpo.

Come spesso accade, per fortuna in questo coso, il progetto voluto da Ligresti si arena e per anni il borgo rimane abbandonato. Cadendo sempre più in rovina.

La chiesa, dedicata a San Carlo, è in rovina e se non si interviene quanto prima per ripararla, presto crollerà miserabilmente.

Un progetto per il recupero del borgo c’è anche se per molti è un’inutile colata di cemento. Sopratutto la parte contestata è l’ala che sarà aggiunta e che chiuderà la vista verso il castello dalla grande aia presente al centro del gruppo di edifici di Macconago Grande, impedendo di vedere il castello anche dalla stessa via.

Il progetto voluto dall’attuale proprietario dell’area, Fondazione Del Vecchio proprietaria dell’area dal 2018, prevede la ricostruzione dell’impianto a corte tipico della cascina lombarda e la conservazione dell’identità storica e architettonica dei corpi di fabbrica esistenti. Il progetto (a dire il vero abbastanza simile a quello di ligrestiana memoria) si articola su una superficie complessiva di circa 26.302 metri quadrati e in base all’indice di edificabilità fissato nei vigenti strumenti urbanistici (0,65 mq/mq) prevede la realizzazione di funzioni residenziali per 12.113 metri quadrati di superficie (slp – di cui 9.555 metri quadrati per edilizia libera e 2.558 per edilizia convenzionata), e 676 metri quadrati di slp per funzioni compatibili. 

Il Piano prevede opere di urbanizzazione per circa un milione, in particolare per l’allargamento di via Macconago, con la realizzazione dei marciapiedi da entrambi i lati, di circa 30 posti auto, la creazione di una nuova piazza alberata ad uso pubblico e una nuova area verde di circa 1600 metri quadrati.

Il Soggetto attuatore si impegna inoltre a cedere, progettare a propria cura e spese e a realizzare le opere di restauro della Chiesetta di San Carlo in Macconago, prevedendo la rifunzionalizzazione della stessa per le funzioni che verranno indicate dall’Amministrazione Comunale e dal Municipio competente, al quale l’immobile verrà consegnato al termine dei lavori. Verrà inoltre realizzata una piazzetta alberata antistante la chiesa stessa. 

Naturalmente tutto è stato approvato, anche se c’è sempre chi spera nel vedere eliminata almeno quella porzione di palazzo che impedirebbe la vista preziosa sul castelletto. In fin dei conti il piccolo maniero è il secondo castello di Milano (c’è anche a Bruzzano una specie di castello, ma meno identificabile di questo e rimaneggiato troppo), ed è ancora inserito in un contesto simile a cent’anni fa.

Intervento presentato nel 2020 ma ancora in attesa di partire, così parrebbe.

A ridosso dell’antico e unico borgo si trovano gli edifici (un po’ sgraziati) dello IEO Istituto Oncologico Europeo, realizzati solo in parte, tra il 1991 e il 1994. Complesso che ha dato si vita a Macconago, ma che di fatto lo ha sconquassato non poco.

Recentemente è stato realizzato e consegnato il primo pezzo di un nuovo edificio sorto sul retro del palazzo, lo IEO Proton Center, ora il cantiere sta proseguendo con la realizzazione del secondo lotto, per il blocco operatorio e farmacia. Il progetto architettonico è dell’ing. Loris Colombo e General Planning S.r.l.

Qui di seguito gli unici due rendering “strappati” dal cartello di cantiere.

Questa è la situazione ad ottobre 2023. Dimenticavamo che ci sono anche due progetti in divenire: uno per un nuovo complesso da realizzare in via Ripamonti 406, proprio di fronte allo IEO (ma ancora da definire); l’altro invece vede il prolungamento del tram 24 sino a Macconago.

Info: Roberto Schena, La Grande Milano,

Referenze immagini: Roberto Arsuffi; Paul Bruins

Macconago, Via Ripamonti, Chiesa, Abbandono, Degrado, Parco Sud Milano, Fondazione Del Vecchio, IEO – Istituto Europeo di Oncologia

Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

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