Milano | Centro Storico – Scamozzato il platano di via Olmetto

Palazzo Trivulzio Brivio Sforza e uno stupendo palazzo storico di Milano che si trova nell’altrettanto meravigliosa piazza Sant’Alessandro.

Le prime notizie del palazzo si hanno nel XVI secolo, quando ancora apparteneva alla famiglia Corio-Figliodoni-Visconti: nei primi anni del Settecento, il marchese Giorgio Trivulzio acquistò il palazzo, per poi affidarne a Giovanni Ruggeri la ristrutturazione e il rimaneggiamento tra il 1707 e il 1713.

Dopo i vari rimaneggiamenti subiti durante gli anni, l’aspetto attuale del palazzo è prevalentemente settecentesco: esso può essere rappresentato come uno dei primi esempi di architettura rococò della città. La facciata color panna che dà sulla piazza ha un aspetto molto semplice per l’architettura dell’epoca, tuttavia la sua semplicità contrasta con l’elaboratezza del portale con stipiti in granito e sormontato da un balcone ornato con una fitta trama di ferro battuto: sopra la porta finestra del primo piano, è possibile notare lo stemma della famiglia Trivulzio.

Oltre alla preziosa architettura, il palazzo possiede un piccolo angolino dedicato ad un giardinetto privato, protetto da un altissimo muraglione che forma l’angolo tra le vie Amedei e Olmetto.

Questo piccolo giardino aveva una particolarità, fra le altre, l’essere ombreggiato da un altissimo e anziano platano. Platano che assieme alle altre piante presenti nel minuscolo spazio verde, riempivano quest’angolo delizioso della vecchia Milano con un esplosione di verde meraviglioso (unica nota negativa qui son sempre state le automobili parcheggiate selvaggiamente). Uno dei pochi grandi alberi presenti in centro storcio.

Purtroppo questa idilliaca visione è stata rovinata da un possente taglio di chioma. Sperando si tratti solo di una sfoltita, forse per scongiurare eventuali e disastrose cadute, memori della tempesta dello scorso luglio.

Fatto sta che ora quest’angolo risulta spoglio come non lo si era mai visto e fa uno strano effetto.

Per carità, potrebbero esserci ragioni ben valide per la scelta di dover scamozzare questa bella pianta, però vedere rovinato un bell’angolo di Milano, fa veramente strano. Anche perché il centro città è sempre più povero di alberature, un vero dramma.

Referenze immagini: Roberto Arsuffi

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29 commenti su “Milano | Centro Storico – Scamozzato il platano di via Olmetto”

  1. Ma forse quella pianta era malata? Indebolita dal caldo e dalle tempeste che abbiamo avuto? Mi soiace ma meglio un albero potato di un albero che cade in testa a qualcuno.

    E in tutto questo che belli i marciapiedi del centro, belli comodi e larghi! A stento ci passa una persona, e dove ci potrebbe anche passare ecco che c’è una fila di auto a posteggiarci sopra. Ma si sa, muoversi in auto in pieno centro storico è l’unica delle alternative possibili, non ne esistono altre… e anche pagarsi un parcheggio regolare non sia mai!

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    • Vuole ampliare i marciapiedi? Vuole anche demolire i palazzi così la strada è più larga? Ma quanti ignoranti ci sono in giro? E scrivono pure! Incredibile!..vada a vivere altrove..lei non merita di passeggiare sugli stretti matciapiedi storici della mia citta

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  2. Non fa uno strano effetto, fa schifo.
    A Milano e non solo è iniziata la guerra agli alberi, soprattutto a quelli grossi che ” potrebbero cadere” .Vero con venti oltre 100 Km orari anche i più sani potrebbero cadere, ma anche molti i tetti finirebbero scoperchiati e allora che facciamo viviamo in case senza coperture? O eliminiamo le auto che potrebbero investirci e gli aerei che potrebbero precipitare. Ma basta! Gli alberi, quelli veri, quelli grandi, ci servono in città per sopravvivere.
    Ci sono molti più morti per fumo passivo ma nessuno si sognerebbe di eliminare i fumatori.

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    • A sì? Lo dice lei. E dove sarebbe caduto? Sull’alto muro che delimita e contiene? Se Sala e prima di lui Pisapia ( stiamo parlando di quasi 15 anni di incuria) non hanno fatto manutenzione al verde cittadino ( e proseguono a non farlo) non è che tutto debba necessariamente crollare

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  3. Che cosa posso dire?
    Ho vissuto gli ultimi quaranta anni della mia vita alla sua ombra.Mi ha coccolato durante l’isolamento COVID,mi ha consolato in un periodo di grande dolore della mia vita…
    Una mattina di novembre sono stata svegliata dalle seghe spietate.Non avrei mai pensato di accusare tanto DOLORE.Ma non ho potuto nemmeno urlare.La Vita è questa

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      • E allora mettiamoli tutti finti, come l’ albero di Natale che c’ hai in casa…così se si rompe un ramo non fa male a nessuno.
        Ma piantala di dire minchiate, un albero è vita è ossigeno è ombra, e un albero di quelle dimensioni vale più dei miseri alberi di forestami, di cui se ne salva uno su 4.
        Se respiri lo devi a loro, ricordatelo sempre!!

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        • L albero aveva un buco di oltre due metri dalla radice in su..praticamente stava su per miracolo…al primo vento sarebbe crollato contro il muro o addosso alla casa… accendi il cervello

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  4. quella in gergo è una capitozzatura è generalmente è una pratica agronomica molto sconsigliata, i rami se ricrescono sono deboli, proni a malattie e pongono la pianta a maggiore rischio di morte.
    Senza un parere di agronomo esperto e analisi strutturali dell’albero è difficile definire se era opportuna, però è certo che se dopo (l’eventuale) morte dell’albero non ne venga ripiantato uno di dimensioni si avrà una perdita di verde importante

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  5. Un vero peccato e fa sorgere una bella riflessione, chi siamo noi umani al confronto di un albero ultracentenario? Con che diritto decidiamo per la vita di quest ultimo, che sicuramente ha vissuto più di ogni altri? Per la cronaca ho saputo che questo albero aveva ben 300 anni…

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    • L albero in questione aveva un buco di oltre due metri dalla radice in su..praticamente stava su per miracolo…al primo vento sarebbe crollato contro il muro o addosso alla casa… insomma sarebbe potuto succedere una tragedia…

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    • I platani, che non sono nemmeno una specie autoctona europea, hanno un apparato radicale molto ridotto rispetto alle dimensioni e quindi sono inerentemente instabili. Meglio piantare qualcos’altro.

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  6. Ma i milanesi odiano gli alberi e il verde vero .

    Gli piacciono solo alveri di plastica o garage e strade dj solo asfalto.

    Ma in tutta Italia lo sanno.
    La citta brutta tutto cemento e adfalto

    Di che vi stupite?
    Se possono uccidere un albero lo fanno volentieri

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  7. È un platano! L’articolo giustamente ricorda il nubifragio della notte tra il 24 e il 25 luglio, ma non dice che gli abbattimenti hanno riguardato soprattutto platani, anche di grandi dimensioni, caduti su strade e case. Ad esempio il platano di Villa Necchi Campiglio (https://fondoambiente.it/news/danni-a-villa-necchi-un-nuovo-monito-sul-clima). E Milano è piena di questi casi.
    Sarebbe utile un servizio di Urbanfile su Via Marina (un parco peraltro ridotto a parcheggio per auto) e sui suoi pochi platani sopravvissuti alla devastazione di quella notte, pericolosamente inclinati, che mettono a rischio gli edifici vicini o chi passa di lì. Dovrebbero essere semplicemente abbattuti e il parco andrebbe rifondato con alberi più adatti, querce ad esempio (e poi togliendo le auto).
    A differenza di chi ci amministra, che teme l’opposizione di sedicenti ambientalisti, il proprietario del platano in quella posizione di Via Olmetto non voleva correre rischi e ha deciso di intervenire. Qualunque persona coscienziosa al suo posto avrebbe fatto lo stesso.

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    • Bravo concordo pienamente: i proprietari devono compiere le proprie scelte per contenere i rischi, inaccettabili per sé e per la collettività, anche se in contrasto con l’etsetica o l’emotività. Tanto più se si possono utilizzare nuove piante diverse dai pericolosissimi platani.

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  8. Ma c’è l’idea di provvedere ad una sostituzione? Il fogliame dà sempre un effetto impressionista, con il muoversi delle foglie, i riflessi, le ombre…senza si perde proprio tutta un’atmosfera…

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  9. Fino a che punto arriva la deriva verde fascista dei tempi moderni!
    Addirittura si scrive un articolo per sindacare su quello che fanno i cittadini nei loro giardini privati. La pericolosa ideologia spinge a mettere il naso anche in questioni delle quali non si sa nulla, persone che non hanno mai avuto neanche un giardino in casa…sputano sentenze senza sapere lo stato di salute dell”albero e ignorando come si gestiscono piante di queste dimensioni (facendo cosí gli si é anche allungata la vita!). Il tutto condito da sentimentalismo puerile e da qualche commento che inneggia a una strana “sacralitá” delle piante secolari recentemente scoperta dopo aver ricevuto i sacramenti della dottrina “green”.
    Andate in pace!

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