Milano | Architettura – Celebrando le Donne Architetto di Milano: Innovazione e Creatività nella Città del Design

La Giornata internazionale della donna (o Giornata internazionale dei diritti delle donne) è una ricorrenza internazionale celebrata l’8 marzo di ogni anno, volta a sottolineare l’importanza della lotta per i diritti delle donne. Questa giornata commemora le conquiste sociali, economiche e politiche delle donne, ponendo l’attenzione su questioni cruciali come l’uguaglianza di genere, i diritti riproduttivi, le discriminazioni e le violenze contro le donne.

La Giornata internazionale della donna ha una storia che risale a oltre un secolo fa. È stata celebrata negli Stati Uniti a partire dal 1909 e in alcuni paesi europei dal 1911, mentre in Italia la sua celebrazione ha avuto inizio nel 1922.

Oltre a essere un momento di riflessione sulle conquiste ottenute dalle donne, questa giornata serve anche a evidenziare le sfide ancora presenti e a promuovere azioni volte a garantire un futuro più equo e inclusivo per tutte le donne nel mondo. È un’opportunità per mobilitare l’opinione pubblica, sensibilizzare e incoraggiare azioni concrete per superare le disuguaglianze di genere e promuovere un maggior rispetto dei diritti delle donne in tutti gli ambiti della società.

In questa giornata Urbanfile desidera fare una riflessione sul ruolo delle donne in architettura: quante sono le donne architetto che hanno e stanno dando un nuovo volto a Milano (e non solo), visto che si tratta di una città rinomata per il suo design e la sua architettura innovativa? In quale modo le donne hanno contribuito, in Italia e nel Mondo, a far crescere l’identità dei luoghi grazie all’architettura?

Nel campo dell’architettura, nonostante la presenza di eccellenti professioniste, nel corso degli anni le donne non hanno certo avuto vita facile, sopratutto un tempo. Come in molti settori professionali orientati alla tecnica, le donne hanno incontrato ostacoli significativi, sopratutto di cultura e pregiudizio.

“L’architettura è un mestiere da uomini, ma io ho sempre fatto finta di nulla”, dichiarava Gae Aulenti.

Ancora nel 1927, mentre Mussolini sosteneva che le donne fosse meglio che si limitassero ad ubbidire, definendole “analitiche, non sintetiche” e incapaci per natura di costruire anche solo una capanna, Le Corbusier rispose con sarcasmo alla neolaureata Charlotte Perriand, che si presentò nel suo studio con una cartella piena di disegni, dicendole: “Qui non ricamiamo cuscini”. Tuttavia, successivamente iniziò una collaborazione decennale con lei e Jeanneret, portando all’innovazione nell’équipement d’intérieur de l’habitation, con creazioni ancora attuali prodotte da Cassina.

Se Signe Hornborg, la prima donna europea a laurearsi in architettura nel 1890, ha potuto lavorare autonomamente progettando principalmente edifici ad uso sociale, la sua collega d’oltreoceano Sophia Hayden non ha avuto la stessa fortuna. Essendo stata la prima donna ammessa e laureata al MIT nello stesso anno, Hayden si ritirò presto e definitivamente dalla pratica a causa della disparità di trattamento economico e professionale rispetto ai suoi colleghi maschi.

La situazione in Italia non era certo idilliaca per le donne architetto, e si dovrà attendere l’arrivo degli anni Cinquanta per iniziare a vedere qualche nome emergere nel settore.

Milano essendo la capitale del design italiano, ha iniziato ad aprirsi alle “architette” per disegnare oggetti, ma non tanto nell’architettura. Anche se dietro molti degli edifici iconici e degli spazi pubblici innovativi che definiscono Milano oggi, ci sono state e ci sono donne architetto che hanno contribuito un po’ alla volta in modo significativo alla sua trasformazione. Come dicevamo questo purtroppo a partire solo dal dopoguerra.

Spesso donne architetto hanno collaborato con grandi architetti maschi, influenzandone le scelte e lo stile, come ad esempio per la Metropolitana di Milano, il cui progetto architettonico della fine degli anni Cinquanta fu realizzato da Franco Albini e Franca Helg (con la segnaletica progettata da Bob Noorda) che assieme ricevettero nel 1964 il premio Compasso d’oro.

Lina Bo Bardi iniziò la sua carriera nello studio di Gio Ponti a Milano ma, purtroppo per noi, ha operato nell’architettura sopratutto in Brasile.

Una delle figure più emblematiche è quella di Gae Aulenti, una pioniera nell’ambito dell’architettura e del design. Aulenti è stata la mente dietro progetti iconici come la rigenerazione di piazzale Cadorna e della stessa stazione ferroviaria, oltre alla trasformazione più famosa, quella della vecchia Gare d’Orsay nel Museo d’Orsay a Parigi. La sua visione audace e il suo approccio innovativo hanno trasformato l’anonima piazza in uno snodo colorato, con ampi marciapiedi, colonne rosse, pannelli verdi e tettoie di vetro, oltre alle fontane e la scelta della scultura “Agofilo e nodo” creata dai coniugi Claes Oldenburg e Coosje van Bruggen (altra coppia uomo-donna).

Altra grande architetto che ha lascato il segno sicuramente è Zaha Hadid, che ha marcato il territorio milanese con le sue strutture “fluide” di CityLife: la Torre Generali o Torre Hadid, nota ai più come lo Storto, situata al centro del nuovo quaritere, ha anche progettato il complesso residenziale e lo shopping district.

Altra donna da citare è la giapponese Kazuyo Sejima, che assieme a Ryūe Nishizawa ha fondato lo Studio SANAA, che nel 2019 ha progettato il nuovo Campus della Bocconi, una struttura rivoluzionaria nel contesto milanese.

Sempre nello stesso ambito, le architette irlandesi Yvonne Farrell e Shelley McNamara fondatrici dello Studio Grafton Architects, nel 2008 realizzarono il monolitico Edificio di via Roentgen. Edificio che non passa di sicuro inosservato.

Come non citare Patricia Viel dello studio ACPV Architects. Laureata in architettura al Politecnico di Milano nel 1987, ha iniziato la collaborazione con Antonio Citterio nel 1986, e ancora oggi dal suo studio vengono forgiati molti dei palazzi di nuova generazione che ormai caratterizzano Milano. Tra questi possiamo citare: il quartiere Symbiosis tra Porta Romana e Vigentino, stessa zona per la futura torre di A2A e Città Contemporanea a Cascina Merlata.

Le ormai mitiche torri ex FS Garibaldi, simbolo dell’architettura Post-Moderna che aveva caratterizzato l’architettura un po’ “stagnante” che cercava nuove idee furono realizzate entrambe su progetto degli architetti Laura Lazzari e Giancarlo Perrotta. Due torri (la prima torre sorta nel 1985 mentre la seconda nel 1994) dall’aspetto particolare. Trasformate e ammodernate tra il 2008 e il 2012 con un progetto dell’architetto Massimo Roj che ne ha cancellato ogni traccia.

Sonia Calzoni, fondatrice dello studio Calzoni Architetti, che pian piano sta realizzando diversi nuovi edifici residenziali a Milano.

Ruatti Studio formato da Silvia Cesaroni, Juanita Ceva Valla e Renato Ruatti, ha fra le altre cose, creato l’edificio UNDAI “Edificio Luna”, il palazzo del 2011 venne progettato da Tiziana Staffieri e Tommaso Giunchi.

La Giax Tower di Dergano venne concepita dallo studio Stefania Beltrame Sandra Gelmetti Architetti Associati.

Ma ancora: Francesca Scotti e Giacomo Tutucci, con la collaborazione di Chiara Besozzi e Andrea Pedrotti per il nuovo palazzo residenziale di via Silva 27; Paola Coppi di BCMA Studio che ha realizzato assiema ad un team il nuovo palazzo all’Ortica di via Otto Cima 39.

Elisabetta Trezzani, partner di Renzo Piano Building Workshop RPBW, che ha da pochi mesi restituito alla città lo storico edificio Monte Rosa 91.

Insomma, difficile citarle tutte queste donne che, sopratutto dopo gli anni Cinquanta del Novecento hanno avuto sempre più importanza nello sviluppo della città. La loro presenza e influenza nel campo dell’architettura rappresentano un importante passo avanti verso l’uguaglianza di genere nella professione. Promuovendo la diversità e l’inclusione nel settore, queste donne non solo ispirano le future generazioni di architetti, ma arricchiscono anche il tessuto culturale e sociale della città.

Tuttavia, nonostante i progressi compiuti, ci sono ancora sfide da affrontare. L’uguaglianza di genere nell’architettura e non solo rimane un obiettivo da raggiungere completamente. Le donne continuano ad affrontare ostacoli come la disparità di salario, la mancanza di opportunità di avanzamento e la sottorappresentazione nei ruoli di leadership. È importante continuare a lavorare per superare queste barriere e creare un ambiente più inclusivo e equo per tutte le professioniste dell’architettura.

“Costruire una città che va bene per le donne significa costruire una città che va bene per tutti” (motto dell’associazione di promozione sociale Sex & the City, creata dalle architette under40 Florencia Andreola e Azzurra Muzzonigro).

Referenze immagini: Roberto Arsuffi, ACPV Architects, Michele Nastasi, Google

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Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

5 commenti su “Milano | Architettura – Celebrando le Donne Architetto di Milano: Innovazione e Creatività nella Città del Design”

  1. Buongiorno, mi chiedevo ma che fine ha fatto il progetto legato alle sculture delle donne in città?

    Hanno installato due sculture nel centro storico, ma ricordo da bando dovevano essere molte di più…..

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  2. Io personalmente non credo sia molto consono allo scopo dell’articolo continuare a usare espressioni come “donna architetto” o “architetto donna”, soprattutto nel titolo, quando il termine “architetta” è perfettamente corretto ed è anche stato sdoganato in più occasioni dall’Accademia della Crusca e dall’Ordine degli “Architetti” stesso. Il riferimento al genere femminile nel termine “architetta” è già chiaro e privo di ambiguità. E quando si usa, eviterei di virgolettarlo, se no viene fatto passare come un termine inventato da un bambino senza cognizione di causa al pari di “petaloso”. Quindi, visto che non diciamo “infermiera uomo” o “sarta uomo”, lascerei queste espressioni composte alle canzoni di De Gregori. 🙂

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    • Sono completamente d’accordo. Così come non scriveresti mai “celebrando gli uomini architetti” ma solo celebrando gli architetti, allo stesso modo si dovrebbe dire “Celebrando le architette di Milano: Innovazione e Creatività nella Città del Design”.

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    • Sono d’accordo. Come non si scriverebbe mai “Celebrando gli Uomini Architetto di Milano” allo stesso tempo trovo strana e sgrammaticata l’espressione donne architetto, quando basterebbe un semplice “Celebrando le architette di Milano”

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