Milano | Centrale – Ponte Seveso, il borgo spianato e scomparso per il progresso

Milano Centrale. Oggi dire Ponte Seveso, per molti, viene in mente solo l’ampia strada che da via Tonale vicino alla Stazione Centrale, giunge in viale Lunigiana (un tempo la via cominciava in piazza San Gioachimo, rinominata successivamente come via Fabio Filzi). In pochi conoscono le vicende di quest’area urbana a nord della stazione ferroviaria, un tempo un piccolo borgo di cascine e case operaie ai margini di Greco e poi di Milano famosa soprattutto per la presenza della mitica e famosissima via Gluck.

Il quartiere di Ponte Seveso possiamo raggrupparlo grosso modo nell’area compresa da via Melchiorre Gioia a Ovest, via Zuccoli a Nord, Via Sammartini a Est e via Tonale a Sud.

Anzitutto va ricordato che l’area compresa tra l’odierna piazza Carbonari, via Tonale e via Pergolesi, piazza Caiazzo, poi giù sino a via Benedetto Marcello all’altezza di via Vitruvio e poi piazzale Loreto e via Andrea Costa, sino al 1904 erano nel Comune autonomo di Greco Milanese. All’epoca il Comune di Milano già da anni, mirava ad espandersi in maniera ordinata secondo un piano urbano redatto dall’ingegner Cesare Beruto, in una prima sua versione nel 1884 e più volte modificato. Il piano prevedeva fra le molte cose, un’ampia strada ad anello esterna che raggruppasse in un grande cerchio le periferie della nuova Milano. La circonvallazione, questo il nome con cui la conosciamo, giunta alla rotonda di Loreto si doveva interrompere perché sarebbe finita nel comune di Greco per più di un chilometro. Infatti il Comune di Greco penetrava nei Corpi Santi (il comune autonomo attorno a quello di Milano inglobato nel 1873) sino all’altezza odierna di via Vitruvio.

Così nel 1904 il Comune di Milano acquisì per decreto i terreni tra il fontanile Melzi e l’area dell’odierna piazza Caiazzo. Questa bella fetta del Comune di Greco, faceva parte della frazione di Pasqué di Seveso (oggi in parte famoso col nome di NoLo. In pratica venne spostato il confine comunale raddrizzando le linee per agevolare l’espansione di Milano. Così al comune di Greco Milanese venne aggregata la zona attorno alla Cascina Belingera (oggi area di via dei Transiti), staccata dal comune di Milano, mentre dal comune di Greco Milanese venne passata un’ampia zona di territorio, aggregata al comune di Milano.

Originariamente, come abbiamo accennato, Via Ponte Seveso era la strada che portava al borgo e che partiva dall’odierna piazza San Gioachimo, alle Varesine e che negli anni Venti del Novecento nel tratto iniziale, sino a via Tonale venne intitolata a Fabio Filzi. Lungo il percorso, oltre la graziosa chiesa neo-rinascimentale di San Gioachimo, si trovavano le prime industrie della Pirelli, disposte su entrambi i lati all’altezza di via Galvani.

Ponte Seveso era un gruppo di case e cascine rurali inizialmente posto al crocicchio di una serie di strade che dall’attuale termine di via Ponte Seveso (al cui lato scorreva il fiume Seveso) si diramavano: una verso Cascina de Pomm e la Martesana (odierna via Edolo), una verso Nord, aperta però a fine Ottocento (via Gluck) e una verso le cascine de Bigli, Belingerella e Belingera, oltre che al Rondò di Loreto (la via Alexandre-Philippe Andryane, via completamente scomparsa oggi). Se noterete, via Ponte Seveso termina in viale Lunigiana formando un’ampio slargo ad imbuto, residuo del vecchio impianto viario che da qui si distribuiva. Tra le varie cascine della zona vi era anche la Cascina Besozzi, antico edificio rinascimentale che si trovava in corrispondenza dell’attuale incrocio tra Via Copernico e Via Tonale e già nelle mappe del 1920 non compare più.

Purtroppo dell’antico borgo non si hanno foto d’epoca (perlomeno non le abbiamo mai trovate), probabilmente nessuna casa o cascina pare fosse particolarmente interessante, d’altra parte era un borgo operaio. Verso la fine dell’Ottocento il borgo, prossimo alle aree industriali di Milano, si era arricchito di case operaie e piccoli insediamenti produttivi.

Già alla fine dell’Ottocento Ponte Seveso e il suo gruppetto di case sarebbe stato travolto dai picconi demolitori perché si veniva a trovare esattamente sulla linea della futura circonvallazione, Viale Brianza e Viale Lunigiana. Ma come se non bastasse, qualche anno dopo, nel primo Novecento, le ferrovie avevano già in programma la costruzione della grande e nuova Stazione Centrale di Milano che, provenendo da Nord, si sarebbe incuneata proprio in questo lembo di terra per attestarsi con la facciata nell’area di piazza Andrea Doria (oggi piazza Duca d’Aosta).

Nell’area di piazza Andrea Doria si trovava dal 1892 un grande Ippodromo del Trotto. L’impianto, iniziato nel 1891 era stato progettato per accogliere le gare di tiro al volo, le corse di cavalli, le gare ciclistiche e successivamente anche le prime partite di calcio. Infatti fu anche il primo campo casalingo del Milan che ha ospitato le gare interne dei rossoneri fino al 1902. Poi venne dismesso per consentire l’avvio dei lavori per la nuova stazione ferroviaria.

Cantieri che dovranno comunque aspettare ancora parecchi anni, infatti a causa dello scoppio della Prima Guerra Mondiale e carenza di finanziamenti, la costruzione del nuovo scalo ferroviario avverrà solo a partire dal 1925 per concludersi con l’inaugurazione del 1931.

Nel frattempo però le ferrovie avevano iniziato ad acquistare terreni e palazzi da abbattere per realizzare l’imponente impianto ferroviario che avrebbe dotato la città di Milano finalmente di una grande stazione centrale.

Così gli abitanti del piccolo borgo di Ponte Seveso, appena passato sotto il Comune di Milano, non tardarono molto a protestare per la loro ormai precaria situazione, tanto che nel 1908 tal Pellegrino Donati creò addirittura una canzoncina di protesta che venne spesso intonata davanti alle autorità come sfida.

Gli sfratti dell’autunno del 1907 iniziarono a colpire gli abitanti dei palazzi tra i civici 44 e 48 di via Pier Luigi da Palestrina e di numerosi palazzi lungo via Alexandre-Philippe Andryane. Gli edifici, che erano stati acquistati dalle Ferrovie, dovevano venire atterrati per la costruzione della nuova Stazione Centrale, che avrebbe avuto la facciata principale in piazza Andrea Doria (oggi per l’appunto piazza Duca d’Aosta) e avrebbe occupato l’intero sedime dell’Ippodromo del Trotter e della parte orientale di Ponte Seveso.

Si trattava di circa 2000 abitanti nella sola via Palestrina e oltre 8000 in via Andryane, a cui aggiungere 800 esercenti di negozi, laboratori e artigiani. Nessuno dei residenti era proprietario, tutti in affitto e la maggior parte di costoro avevano già pagato la pigione per il primo trimestre. Si arrivò così a uno scontro tra le Ferrovie e gli affittuari. I proprietari, che erano stati risarciti secondo il valore dei palazzi, volevano inizialmente essere pagati per tutta l’annualità, ma, dopo le prime proteste, si accordarono per richiedere solo sei mesi di pigione.

Gli sfrattati, cantando il loro inno, si recarono a Palazzo Marino e dopo lunghe discussioni tra gli avvocati fu deciso di tagliare l’affitto, facendo pagare “solo” il 45% dei successivi due trimestri. Se non si accettava l’accordo si veniva sfrattati entro cinque giorni.

Una parte degli inquilini abbandonò per sempre Ponte Seveso, andando a cercare una nuova casa nei sobborghi di Milano. In quegli anni, infatti, vi era un enorme problema a trovare un appartamento da affittare in città, con una continua e sempre maggiore immigrazione dal Triveneto e dal sud Italia; gli altri rimasero nelle loro case e continuarono a protestare per le vie di Milano.

Alla fine ottennero un rinvio delle demolizioni, restando negli immobili di Ponte Seveso con una proroga sino alla fine di marzo del 1909. Quando la data fatidica si stava avvicinando, ripresero le proteste.

I rappresentanti degli sfrattati si presentarono prima in Comune e poi presso la sede delle Ferrovie, mostrando i giornali che parlavano dell’emergenza casa e una circolare che confermava l’assenza di alloggi disponibili.

Il 27 marzo 1909, otto operai con il capomastro si recarono in via Palestrina 44 per avviare lavori preliminari alla demolizione dei palazzi. Gli abitanti, circa 170 famiglie, tentarono di fermarli, guidati da Giuseppina Grisafi, il compagno Antonino Vella, Carolina Bonomi e Flaminia Piazza. Ne seguì uno scontro violento con i muratori, aggravato dall’intervento della polizia. Durante una rissa scoppiata dopo ore di tensione, Flaminia Piazza fu accidentalmente uccisa dalla Grisafi durante uno scontro con i muratori. La polizia arrestò diversi coinvolti, e un inquilino tentò di incendiare il palazzo, ma i pompieri spensero rapidamente le fiamme. Alla fine, il Comune trovò gli alloggi in altri quartieri per le 170 famiglie sfrattate.

I lavori di demolizione dei palazzi di via Palestrina e via Andryane furono rapidissimi, trattandosi spesso di edifici senza nemmeno le fondamenta e costruiti in modo estremamente spartano.

La via Andryane scomparve così totalmente, tranne una quindicina di metri e due palazzi, che si trovavano già nel territorio del Comune di Greco Milanese e che rimasero in piedi ancora diversi anni.

Gangulphe-Philippe-François Alexandre Andryane, a cui era intitolata la strada scomparsa a Ponte Seveso, era un giovane belga ricco che partecipò ai Cento Giorni di Napoleone e poi visse una vita di lusso. Fuggì in Svizzera per evitare i creditori e conobbe il patriota italiano Filippo Buonarroti, che lo inviò a Milano per riorganizzare il movimento dopo il fallimento dei Moti del 1820-21. Scoperto dalle spie austriache, fu arrestato e denunciò vari patrioti milanesi, incluso Federico Confalonieri. Condannato a vita allo Spielberg, fu liberato dopo otto anni grazie ai legami della sua famiglia con la casa reale belga.

Nel 1838, pubblicò un libro di memorie che suscitò l’ira dei patrioti italiani per le imprecisioni e le accuse a Antonio Solera di essere una spia. Tornato in Francia, tentò la carriera politica, sostenne gli Orleans durante la rivoluzione del 1848, e poi si unì a Napoleone III durante la Seconda Guerra di Indipendenza, sperando in un incarico a Milano, che però non ottenne. Oggi a Milano nessuna via è a lui dedicata.

Le architetture presenti nell’area di Ponte Seveso sono abbastanza variegate: alcuni esempi di case operaie di fine Ottocento, presenti quando ancora esisteva il borgo, in via Cristoforo Gluck; alcune meraviglie eclettiche e liberty di inizio Novecento le troviamo in via Ponte Seveso, in via Tonale, viale Lunigiana e via Copernico; il monumentale palazzo dell’ex Gruppo Fascista Fabio Filzi, di via Tonale angolo via Fabio Filzi, realizzato su progetto di Eugenio Faludi 1935 con una meravigliosa parete scolpita realizzate dallo sculture dell’epoca Leone Lodi. Più moderno troviamo poche chicche, anche se abbastanza interessanti per forma e materiali. Sempre in via Gluck, oltre all’ex-magione del “Molleggiato”, troviamo anche una meraviglia industriale legata alla stazione ferroviaria, la vecchia Centrale Termica della Stazione Centrale. Questa serviva come centrale di produzione per il riscaldamento dell’enorme stazione con 4 caldaie tubolari. Il complesso veniva rifornito di carbone attraverso un ponte sulla via Sammartini che lo metteva in collegamento con il rilievo ferroviario della stazione stessa. Sulla via Giuseppe Bruschetti, una traversa di via Gluck, si trova – facente parte sempre dello stesso complesso – anche la palazzina alloggi del personale. Oggi parte di questo edificio è inutilizzato, chissà mai se potrà esser trasformato in museo o qualcosa di simile.

Via Tonale angolo Ponte Seveso e le meraviglie architettoniche di inizio Novecento.

Il palazzo dell’ex Gruppo Fascista Fabio Filzi, di via Tonale, oggi sede della Guardia di Finanza Nucleo Polizia Economico Finanziaria Milano.

Via Cristoforo Gluck.

Ultimo edificio che segnaliamo è il vecchio Mercato Ittico realizzato nel 1934 dall’architetto Ing. Guido Amorosi dell’Ufficio Tecnico comunale. Il Mercato, precedentemente collocato nella storica struttura di Via Sammartini, nel 2000 venne trasferito all’Ortomercato a Calvairate. Oggi il complesso è stato completamente ristrutturato da Proger e ospita la sede di Milano Ristorazione s.p.a.

  • Referenze immagini: Roberto Arsuffi, Milano Sparita,
  • Fonti: Paolo Motta; Pagina Milano Scomparsa; Le Strade di Milano”, Newton Peridici 1991; Corriere della Sera,
  • Ponte Seveso, via Ponte Seveso, Viale Lunigiana, Via Gluck, Via Tonale, Centrale, Stazione Centrale,
Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

4 commenti su “Milano | Centrale – Ponte Seveso, il borgo spianato e scomparso per il progresso”

  1. Complimenti a Roberto Arsuffi che ricostruisce così meticolosamente tutte le vicende storiche della nostra città.
    Dalla sua narrazione emerge un vero e profondo amore per la nostra bistrattata Milano.

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  2. La posa della prima pietra per la Nuova stazione Centrale è però del 1908, non 1925. Vero è che però i lavori si bloccarono, causa appunto prima guerra mondiale

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  3. Interessante e precisa ricostruzione, ovviamente tante cose sull’avvicendarsi delle vie della zona non le sapevo, trovo che la storia del quartiere sia stata eseguita egregiamente. Grazie e complimenti.

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