Milano Centro Storico. Una delle chiese più importanti di Milano (e forse anche una delle più importanti del mondo per ciò che avvenne nelle sue vicinanze, ovvero l’Editto di Costantino) è la chiesa, un po’ bistrattata a dire il vero, di San Giorgio al Palazzo, il cui nome ricorda la sua vicinanza con il Palazzo Imperiale di epoca romana, costruito da Massimiano sul finire del III secolo, i cui resti sono visibili oggi tra via Brisa e via Moriggi.
Spesso in questa città così moderna e internazionale, ci si dimentica del suo passato glorioso e pieno di avvenimenti importanti, come quello successo nei pressi di questa meravigliosa chiesa barocca, a testimonianza della grandezza e dell’importanza che fu l’antica Mediolanum, in quanto fu scelta quale capitale dell’impero romano dalla fine del III secolo. E dove, nel 313, Costantino e Licinio si erano incontrati proprio nel confinante Palazzo Imperiale per redigere quel celebre “editto” sulla libertà religiosa, destinato a incidere così fortemente sul corso stesso della storia dell’occidente.
Oggi, all’interno della chiesa situata lungo via Torino, a pochi passi dal Carrobbio, una lapide moderna ricorda come quel documento sia stato elaborato dai due augusti proprio in questo luogo. Una memoria tramandata, in realtà, più dai riferimenti toponomastici che dalle evidenze archeologiche, poiché del palazzo imperiale che accolse a più riprese Costantino e i suo successori sono venuti alla luce solo pochi resti, insufficienti a restituire l’immagine di quelle strutture che, destinate a rappresentare il potere degli imperatori, dovevano apparire imponenti e monumentali. Ad ogni modo il Palazzo Imperiale, costruito da Massimiano sul finire del III secolo, doveva estendersi da via Torino dino a Corso Magenta e i cui resti sono visibili oggi solo tra via Brisa e via Moriggi.
Un’importanza così cruciale che, pare essere dimenticata da tutti. Così la chiesa, per giunta molto elegante con una stupenda facciata barocca realizzata su progetto di Francesco Croce nel 1747 e cupola con altissimo campanile aggiunti nell’Ottocento su progetto di Alfonso Parrocchetti, passa quasi inosservata ai frettolosi passanti concentrati nell’acquistare la scarpa alla moda o la maglietta del momento.
A noi sfuggono sicuramente molte cose, ma non il fatto che lo scorso luglio, per l’esattezza il 25 luglio 2023, l’elegante e slanciato campanile, durante la tempesta che ha abbattuto centinaia di alberi nell’area cittadina, ha anche arrecato coi suoi venti a oltre 100 chilometri orari, la caduta della punta posta sulla cuspide piramidale del campanile.
Così il bel campanile da allora è rimasto privato dalla cuspide con sfera e parafulmine, e ad un anno di distanza mai riparato.
L’edificio attuale è l’esito di una serie di ricostruzioni e trasformazioni di strutture preesistenti, il cui nucleo originario, risalirebbe all’età Longobarda. La prima chiesa di San Giorgio al Palazzo fu costruita, secondo la tradizione, nel 751 quando il vescovo Natale, grazie ad una donazione del re Liutprando, fondò l’edificio sacro intitolandolo a San Giorgio martire della Cappadocia, caro ai longobardi.
Nel 1119 la chiesa fu inclusa nelle chiese matrici, quelle più antiche e venerate della città. L’edificio fu ricostruito nell’XI secolo e fu riconsacrato dal vescovo Anselmo V il 15 gennaio 1129.
A questa fase risale anche la costruzione dell’alta torre campanaria dove, secondo la tradizione, nel 1164 furono nascoste le preziose reliquie dei Re Magi, portate qui da Sant’Eustorgio per sottrarle al Barbarossa che distrusse buona parte del campanile.
Nel 1308 il canonico Antonio De Conte fece costruire a proprie spese la canonica. Tra il XV e il XVI secolo furono allestite nuove cappelle laterali, arricchite di importanti opere d’arte. In seguito, le disposizioni emanate durante le visite pastorali di San Carlo Borromeo comportarono un riassetto dell’organizzazione interna secondo i principi della Controriforma, a cui si aggiunsero nuove e più radicali modifiche a partire dal 1581, quando furono aperte nella facciata tre porte in corrispondenza delle navate, si dotò la chiesa di sette altari, si costruì la sagrestia all’estremità della navata sinistra e si creò un’ampia piazza davanti all’edificio, nell’area dell’antico cimitero. Il coro fu ampliato negli anni Venti del Seicento su disegno di Francesco Maria Richini.
La ricostruzione della facciata, disegnata da Francesco Croce, prese avvio nel 1747 e comportò la demolizione delle rimanenze romaniche tra cui il campanile, i contrafforti esterni e l’edicola che si protendeva nella via adiacente. Nel Settecento e nell’Ottocento importanti opere architettoniche e decorative modificarono radicalmente l’aspetto interno dell’edificio. Dopo la fine della seconda guerra mondiale fu ricostruita la sacrestia demolita dai bombardamenti del 1943.
Nonostante ciò la chiesa conserva al suo interno importanti testimonianze della sua storia precedente, dalla fase romanica come i capitelli e le colonne nel transetto, al Seicento. Tra le opere d’arte, si segnalano gli affreschi di Bernardino Luini (Cappella Corpus Domini), del Montalto (originariamente nel coro), una pala di Daniele Crespi con la Vergine del Rosario e i Santi Domenico e Rosa e la sfarzosa decorazione settecentesca delle cappelle laterali.
- Referenze immagini: Roberto Arsuffi
- Centro Storico, San Giorgio al Palazzo, Carrobbio, Via Torino, Palazzo Imperiale, Restauro, Chiesa, Luini
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