Milano Porta Vercellina. All’angolo tra via Olona e via Carducci, a pochi passi dalla Basilica di Sant’Ambrogio e di San Vittore, si trova un imponente edificio per uffici con un parcheggio sotterraneo e un’ampia area pedonale, costruito nel 1996 su progetto dello Studio Monti (Anna Monti Bertarini, Gianemilio Monti, Pietro Monti e Valentino Benati).
L’edificio, che occupa gran parte dell’isolato, riflette lo stile tipico degli anni Novanta, ancora influenzato dal postmodernismo. Ha un aspetto che richiama l’architettura classica, in particolare quello di una fortezza in mattoni, con torrette e mensole, ma reinterpretato in chiave moderna e astratta, come spesso accadeva in quel periodo.
L’intento del progetto era anche quello di creare un collegamento monumentale tra il vicino Museo della Scienza e della Tecnica “Leonardo da Vinci” e la stazione della metropolitana Sant’Ambrogio (linea M2). A tal fine, fu realizzata una vasta piazza pedonale con fontane, aiuole, lampioni e piazzette su diversi livelli, rivestita in mattoni, in linea con l’estetica del palazzo.
Tuttavia, la parte pedonale è presto caduta in uno stato di trascuratezza e degrado, e ancora oggi si trova in condizioni precarie, come avevamo segnalato nel 2013 e nel 2017.
Con la costruzione di questo edificio, fu demolita una serie di edifici più volte modificati, i quali raccontavano una storia curiosa e drammatica.
Per comprendere meglio, dobbiamo fare un passo indietro di almeno duecento anni, quando quest’area, allora periferica, era adiacente al monastero degli Olivetani. Nel primo Ottocento, con l’occupazione napoleonica e le soppressioni giuseppine, il monastero fu trasformato prima in ospedale militare e poi in caserma, dedicata al generale Giovanni Villata. La caserma si estese fino all’odierna via Olona.
Via Olona fu aperta dopo la metà dell’Ottocento, durante lo sviluppo urbanistico dell’area compresa tra la Basilica di Sant’Ambrogio e i bastioni di Porta Vercellina. Nel 1862, in quest’area venne costruito il primo edificio destinato a ospitare il Macello Pubblico, ampliato poi nel 1875. Nel 1872 iniziarono anche i lavori per la costruzione del vicino Carcere di San Vittore, tutti elementi che condizionarono lo sviluppo della zona.
L’area di cui vogliamo raccontare la storia si trova proprio all’inizio di via Olona, dove oggi sorge l’edificio per uffici e la piazza pedonale di cui sopra abbiamo accennato. Con l’apertura di via Olona, l’area divenne interessante per nuovi sviluppi. Inizialmente occupata da orti e magazzini, e vicina alla caserma e a piccole case operaie all’angolo con via San Vittore, alla fine, nel 1893, venne scelta per la costruzione di un edificio destinato a piccole industrie.
Fu qui che i Fratelli Bocconi, attivi dal 1865, portarono la loro attività. Nel 1906 fu costruita la prima parte della fabbrica dove venivano confezionati gli indumenti per i loro grandi magazzini “Alle Città d’Italia”. L’edificio, caratterizzato da un grande arco d’ingresso su via Olona, nascondeva una serie di grandi edifici in stile eclettico che ospitavano uffici, magazzini, laboratori e depositi della società dei Fratelli Bocconi, in seguito rilevata dai Borletti, i quali successivamente affidarono l’ideazione del nuovo nome del grande magazzino al poeta Gabriele D’Annunzio, nel 1917: “La Rinascente“.
Durante la Prima Guerra Mondiale, per le sue dimensioni e configurazione, lo spazio di via Olona/Carducci fu probabilmente utilizzato come ospedale militare di riserva. Nel 1930 circa, l’area subì grandi modifiche, con l’abbattimento della ciminiera e di alcuni edifici centrali, sostituiti da una nuova palazzina. Tra il 1935 e il 1940 fu realizzata anche una nuova palazzina di cinque piani sul retro.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, il complesso de La Rinascente di via Olona fu gravemente danneggiato.
Nel giugno del 1946 iniziarono i lavori di ricostruzione, che portarono alla realizzazione del Palazzo B, un edificio di otto piani, lungo 60 metri e largo 20. Al suo interno si trovavano magazzini sotterranei, uffici e ampi saloni centrali di oltre 900 metri quadrati per piano. I lavori furono completati a fine agosto del 1947, ma pochi giorni dopo, il 5 settembre, l’edificio crollò parzialmente, causando una catastrofe.
Meno di quindici minuti dopo l’uscita degli operai e dei dipendenti, l’edificio crollò, sollevando una nube di polvere che si sparse per l’intero quartiere. Il crollo coinvolse anche un serbatoio d’acqua, che allagò il piano sotterraneo. Nonostante gli sforzi disperati per salvare i sopravvissuti, 23 persone persero la vita.
Dopo varie indagini e processi, il 13 ottobre 1951 tutti gli imputati furono prosciolti. Solo molti anni dopo si scoprì la probabile causa del crollo: un operaio aveva accidentalmente perso uno scarpone all’interno di un cassero, che venne poi riempito di cemento armato, causando un’alterazione strutturale fatale.
Lo spazio rimase abbandonato per anni, fino a quando fu realizzato il complesso attuale. Una trasformazione urbana che, in circa 150 anni, ha cambiato l’aspetto di questa zona, oggi bisognosa di una nuova dignità visto il degrado in cui versa (foto a seguire).
Di seguit tre foto che mostrano il vicolo senza nome che porta al lato opposto dell’area pedonale e che si unisce a via San Vittore. Il palazzo antico è l’odierno Museo della Scienza e della Tecnologia già monastero degli Olivetani.
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- Referenze immagini: Milano Sparita, Roberto Arsuffi
- Fonti: Pagina Milano Scomparsa; Le Strade di Milano”, Newton Peridici 1991; Corriere della Sera
- Milano, La Rinascente, Porta Genova, Via Olona, Via San Vittore, Sant’Ambrogio, Metropolitana, Museo della Scienza e della Tecnica, Fratelli Bocconi, Borletti, monastero degli Olivetani, Caserma Giovanni Villata
Abito in zona sant’Ambrogio, passo sempre davanti al complesso dello studio Monti e l’ho sempre trovato intrigante. Il parchetto all’esterno è vero che versa in cattive condizioni ed è un peccato perchè trovo che sia un ottimo esempio di architettura. È bello vedere intorni realizzati in armonia con l’edificio e mi sembra che oggi non si faccia più, rimane tutto sempre più anonimo e senza un carattere
questo orrido giardino di pietra, la cui pavimentazione fatta con il medesimo materiale dello stabile e’ coperto da mozziconi cicche e schifezze di varia natura incastrati tra una pietruzza e l’altra.
Tenete presente che il genio che ha progettato questo orrore (il palazzo) non ha pensato ad un passo carraio, quindi ogni corriere taxi ncc fattorino ecc. si ferma in mezzo alla strada o sui passi carrai adiacenti bloccando strada via olona o altri condomini adiacenti, una follia
questo orrido giardino di pietra, la cui pavimentazione fatta con il medesimo materiale dello stabile e’ coperto da mozziconi cicche e schifezze di varia natura incastrati tra una pietruzza e l’altra.
Tenete presente che il genio che ha progettato questo orrore (il palazzo) non ha pensato ad un passo carraio, quindi ogni corriere taxi ncc fattorino ecc. si ferma in mezzo alla strada o sui passi carrai adiacenti bloccando strada via olona o altri condomini adiacenti, una follia
Un complesso che mi ha sempre lasciato un quesito aperto: ma perché? In sé stesso non male, specie per ciò che riguarda il passaggio verso il museo, lasciato per decenni chiuso da cancellate.
Ciò che appare senza senso è il progettare tutto il complesso partendo dall’idea di una piazza e di un passaggio che non hanno la minima attinenza con la realtà: il museo ha mantenuto l’ingresso dalla piazza della chiesa e ne ha aggiunto un altro su via Olona in posizione diversa.