Milano | Porta Romana – Le Porte di Milano: Piazzale Medaglie d’Oro un po’ trascurata

Milano Porta Romana. Quinta “Porta” che vi portiamo a vedere, dopo Porta GenovaPorta Ticinese, Porta Lodovica e Porta Vigentina, proseguiamo verso Sud Est per giungere in una della principali porte antiche di Milano, Porta Romana.

Un veloce riassunto per capire di cosa stiamo parlando: dove si trovano le porte realizzate nei varchi delle mura cinquecentesche della città sono in genere caratterizzate da una piazza di grandi dimensioni con, in alcuni casi, un arco o un grande monumento centrale, realizzato in varie epoche. Le 13 porte (e portelli) sono, in senso orario partendo dal Castello Sforzesco: Porta Tenaglia (Piazza Lega Lombarda); Porta Volta (Piazzale Baiamonti); Porta Garibaldi (Piazza XXV Aprile); Porta Nuova (Piazza Principessa Clotilde); Porta Venezia (Piazza Oberdan); Porta Monforte (Piazza del Tricolore); Porta Vittoria (Piazza V Giornate); Porta Romana (Piazza Medaglie d’Oro); Porta Vigentina (Via Ripamonti); Porta Lodovica (Piazzale di Porta Lodovica); Porta Ticinese (Piazza XXIV Maggio); Porta Genova (Piazzale Cantore); Porta Vercellina (Piazzale Baracca). Aggiungeremo all’elenco anche Piazza Cavour dove si trovano gli archi antichi di Porta Nuova, da sempre nella totale sciatteria.

Piazzale Medaglie d’Oro, dove sorge Porta Romana, è dedicata alla memoria dei gloriosi Caduti della Grande Guerra. Questa scelta segue l’uso di intitolare i viali della cerchia esterna dei bastioni a grandi battaglie e avvenimenti di quel periodo, come Viale Sabotino, Montenero, Premuda, Bligny, Monte Grappa e Coni Zugna, per citarne alcuni.

In questa piazza si erge ancora l’imponente arco classicheggiante di Porta Romana, un tempo parte delle fortificazioni cinquecentesche spagnole, i cosiddetti “bastioni”. L’arco fu costruito nel 1596 su progetto di Aurelio Trezzi, architetto della Fabbrica del Duomo, in occasione dell’arrivo a Milano di Maria Margherita d’Austria, durante il suo viaggio verso Madrid per sposare Filippo III di Spagna. Per due secoli, Porta Romana fu l’unico ingresso monumentale attraverso le mura spagnole della città. Oggi, l’arco è isolato al centro della piazza e non è allineato né con Corso di Porta Romana né con Corso Lodi, poiché fu costruito seguendo l’andamento delle mura preesistenti. La porta prende il nome dalla sua posizione lungo la via Emilia, che conduceva a Roma.

Porta Romana si trova al centro del caotico Piazzale delle Medaglie d’Oro, dominato dall’imponente bastione, l’unico sopravvissuto intatto fino a noi. Oggi, la porta è ridotta a un monumento poco valorizzato, quasi uno spartitraffico tra il caotico traffico automobilistico che caratterizza l’area. Due aiuole a ventaglio si trovano ai lati dell’arco, impedendo la percezione dell’antico passaggio centrale. Ancora visibili sono le tracce dei vecchi binari del tram, rimosso circa trent’anni fa con la costruzione della linea M3 della metropolitana. Secondo noi, l’attuale sistemazione valorizza poco, o per nulla, questo importante monumento storico.

Il grande flusso di traffico che attraversa entrambe le cerchie dei bastioni – Viale Filippetti e Viale Caldara da un lato, Viale Sabotino e Viale Monte Nero dall’altro – rende difficile apprezzare pienamente la bellezza dell’arco, che si trova in una zona della città caotica e poco definita.

L’incrocio di fronte all’arco è desolante: pali, cartelli e semafori sono posizionati su piccoli marciapiedi, senza alcun rispetto per l’estetica, poggiati sulle antiche pietre del pavé. Intorno all’arco si notano i segni di aggiunte e rimozioni urbane avvenute negli ultimi settant’anni, dal dopoguerra in poi. Un cambiamento significativo avvenne nel 1952, quando il tram, che fino ad allora passava alla destra dell’arco in direzione del centro e sotto l’arco in direzione della periferia, venne deviato a lato, ampliando il passaggio verso l’ex Stazione Funebre, oggi sede delle terme di Milano. Con il transito liberato sotto l’arco, furono create le due aiuole a mezzaluna, una rivolta verso il centro e l’altra verso la periferia.

Un cenno merita anche lo sperone degli antichi bastioni, l’unico tratto delle mura spagnole ancora intatto. Vi cresce un albero di robinia, nato spontaneamente e mai rimosso, che oggi prospera proprio ai piedi delle mura. Fortunatamente, le mura, grazie alla loro imponenza, resistono ancora alle radici invasive di questa pianta, ma per quanto tempo?

L’imbocco di Corso Lodi da piazza Medaglie d’Oro è caratterizzata dalla presenza delle uscite della M3. Qui l’apoteosi della sciatteria. Fra l’altro si trova l’ennesimo totem del Comune di Milano che dovrebeb fornire indicazioni della zona, ma che, come tutti, è imbrattato, deturpato e in alcuni casi distrutto, fungendo solo da consueto segnale di abbandono comunale.

La parte centrale, ai piedi della monumentale porta. Binari morti, asfalto e pavé combinati senza senso. In quale città internazionale possiamo vedere un manufatto del 1500 lasciato in un contesto simile?

Che dire del bastione, ormai un “cespuglio verticale”, dove, oltre alla robinia nata dove non doveva, ne troviamo un’altra infilata sul bordo del manufatto. Anche qui, questa, crescendo potrebbe far crollare parte del muraglione.

Forse, con poco il Comune potrebbe sistemare e rendere finalmente più bella questa piazza, come altri luoghi. Ridisegnare la rotatoria attorno al monumento, magari allungandola e rendendola pedonale, con le aiuole ai lati anziché centrali, in modo da ridare la sensazione di “accesso” alla città, magari con una bella rizzata (ciottoli di fiume) e lastre centrali, come si usava un tempo. Meno pali, qualche bell’albero vicino al muraglione dello sperone delle mura spagnole e l’erba tra le rotaie dei tram. E magari anche un po’ di riordino per i venditori ambulanti.

Di seguito un nostro semplice progetto di riordino di questa piazza, dove davanti alla monumentale porta abbiamo creato un area pedonale con aiuole e al centro, per aiutare la circolazione abbastanza caotica, abbiamo provato a mettere una rotatoria con aiuola a verde, dove il tram passa a raso.

  • Referenze immagini: Roberto Arsuffi
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