Milano | Urbanistica – Ma quanti “occhi abbiamo chiuso” in questi anni?

Milano.

Mentre a Milano esplode il caso dell’urbanistica, con indagini e indagati tra operatori privati e funzionari comunali per presunti illeciti, ci viene spontaneo chiederci, alla luce di quanto accaduto negli ultimi anni, se molti degli scempi urbanistici compiuti in città siano stati frutto di semplice “disattenzione”, mala gestione o pura e semplice speculazione.

Forse oggi possiamo trovare una spiegazione a quanto è stato perpetrato nel tempo ai danni del patrimonio architettonico milanese: edifici che avrebbero meritato tutela sono stati invece demoliti senza troppi scrupoli, lasciando spazio a interventi di dubbio valore estetico. Siamo consci che la Sovrintendenza non può intervenire su ogni edificio, ma solo su quelli espressamente tutelati (che sono relativamente pochi), e che la Commissione Paesaggio ha poteri limitati. Ma è legittimo chiedersi come sia stato possibile approvare progetti che, almeno all’apparenza, apparivano forzati, discutibili e talvolta francamente brutti. Qualcosa dovrà sicuramente essere rivisto.

Uno dei casi più emblematici degli ultimi anni, risale al 2007, con la demolizione di un elegante edificio liberty-eclettico ad uso uffici, situato tra via Giovanni Battista Fauchè e via Lodovico Castelvetro, alla Bullona. Al suo posto sono sorti un supermercato e un nuovo edificio residenziale che, a essere onesti, non può certo definirsi un capolavoro. Forse quel palazzo si poteva salvare, magari integrandolo nel nuovo progetto.

Ancora più dolorosa, nel 2016, fu la demolizione di un dignitoso palazzo di inizio Ottocento in Via De Amicis 31. L’intervento suscitò polemiche e rimpianti, aggravati dalla costruzione di un nuovo edificio residenziale dall’estetica decisamente discutibile la cui facciata minimalista ora decora la via del centro. A chi può piacere una simile sostituzione?

Stessa sorte è toccata alla graziosa palazzina anni Venti di via Mangiagalli 18, a Città Studi, abbattuta nel 2019 per fare spazio al progetto Armonia 19. Anche qui, forse, una soluzione più rispettosa del contesto storico era possibile.

Un altro esempio significativo è l’edificio industriale di via Tito Livio 3, a Calvairate: un interessante fabbricato un tempo sede della piccola “fabbrica di cioccolato” di Bartolomeo Viola, attiva sin dagli anni ’20 con la produzione di cacao, caramelle e biscotti. Demolito nel 2017 senza alcuna opposizione da parte di Sovrintendenza o Commissione Paesaggio, ha lasciato spazio a un’anonima palazzina residenziale. Anche in questo caso, si poteva fare di meglio: non tutto può essere salvato, ma conservare tracce della memoria urbana sarebbe un atto di civiltà in una città che muta velocemente come Milano.

Tra gli interventi più controversi, non possiamo non citare la demolizione del villino liberty-neo-rinascimentale di piazza Trento nel 2023, un’operazione che ha indignato molti sin dal principio. E che forse ha dato avvio alle indagine della Procura, assieme al famoso palazzo nel cortile di piazza Aspromonte.

Per fortuna, almeno per ora, è stata risparmiata la serie di tre palazzi di via Lamarmora 8, 10 e 12: edifici di inizio Novecento dal valore architettonico non trascurabile. I lavori di demolizione erano già iniziati nel 2024, ma sono stati fermati dopo le polemiche seguite al caso di piazza Trento. Oggi, i ruderi parziali restano ancora visibili nei pressi di Crocetta, come monito silenzioso e chissà ancora per quanto tempo. Purtroppo la prima palazzina l’abbiamo persa di sicuro.

Antiche cascine mai tutelate e distrutte senza alcuna considerazione, come quella di via Tertulliano o quella a Rogoredo.

In via Tertulliano 65 a Calvairate si trovava, verso la fine della strada, una vecchia cascina abbandonata affiancata dalla roggia Gerenza (da anni una vera e propria pattumiera a cielo aperto come avevamo descritto in un articolo nel 2020). Nel 2022 la cascina o quel che ne rimaneva, è stata demolita completamente.

Si trattava di una parte superstite delle Cascine Boffalora e Bofaloretta sulla ex strada per Morsenchio e Paullo.

Stessa sorte era toccata all’antica Cascina Palma, rasata al suolo nel 2021 per un supermercato che fra l’altro è rimasto solo sulle carte.

A tutto questo si aggiungono gli interventi di “riqualificazione” che hanno stravolto numerose facciate, cancellando l’identità originaria di molti edifici. Ormai si rinnova qualsiasi cosa, spesso senza interrogarsi su cosa stiamo realmente lasciando alle generazioni future.

E non dimentichiamo i numerosi sopralzi che hanno deturpato edifici storici o anche solo dignitosi, rovinando in ogni caso l’armonia architettonica originaria.

Un esempio emblematico? La demolizione delle due torri FS di Garibaldi, nate nel contesto postmoderno (la prima del 1984, la seconda del 1992, progettate dagli architetti Laura Lazzari e Giancarlo Perrotta). Non erano amate da tutti, è vero, e il rivestimento delle facciate era molto deteriorato e andava sicuramente rimosso, ma oggi c’è chi le rimpiange, come tanti altri edifici spariti nel silenzio generale.

Il problema è strutturale: la Sovrintendenza interviene solo quando un edificio presenta valore artistico, storico o culturale riconosciuto. In tutti gli altri casi, l’iter è affidato alla Commissione Paesaggio, che spesso si limita a valutare i progetti sulla carta, senza considerare l’impatto reale sull’ambiente urbano e che, comunque, ha solo un potere consultivo. Il risultato? Nessuna garanzia estetica. E così proliferano interventi sgraziati, sproporzionati o semplicemente brutti.

Forse è il momento di ripensare il ruolo e i criteri di questi enti di “sorveglianza”, perché quando si chiude un occhio — per leggerezza, per pressione o peggio — il danno non è solo urbanistico: è culturale.

Milano rischia di diventare una città senza memoria, fatta di scatole senz’anima, incapace di raccontare la propria storia.

  • Referenze immagini: Roberto Arsuffi, Stefano Gusmeroli, Google Map
  • Demolizione, Architettura, Riqualificazione, Residenziale, Liberty, Memoria, Sovrintendenza, Soprintendenza, Commissione Paesaggio, Urbanistica, Architettura
Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

50 commenti su “Milano | Urbanistica – Ma quanti “occhi abbiamo chiuso” in questi anni?”

  1. Tutto condivisibile. Così come troverei condivisibile costruire aree residenziali al posto di aree dismesse e/o abbandonate da decenni… seguendo delle regole anche estetico/funzionali all area (con tanti saluti alla magistratura e ai cittadini ipocriti che preferiscono lo status quo)

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    • Esattamente scatole. Solo scatole. Noi italiani viviamo di rendita perche gli architetti di oggi costruiscono solo scatole. I lotti vuoti potrebbero diventare nuovi quartieri, basterebbero le case a due piani di viale Lombardia a dare senso, invece si costruiscono solo scatole. Assurdo che non se ne parli nelle università di architettura, preservare l’identità di una città.

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      • non si può pensare di condurre ogni cosa alla conservazione o all’immobilismo che metterebbe il ricorso perpetuo alla sovrintendenza. D’altra parte trovo follee che vi sia qualcuno che possa arrogarsi il diritto di dire cosa sia bello o cosa brutto. Manca cultura, quella serve e servono generazioni per insegnarla.

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  2. Non confondiamo edifici vecchi e fatiscenti con edifici con un vero valore storico… la forza di Milano è il suo sapersi rinnovare. Poi non sempre tutte le nuove iniziative rispettano quanto promesso: è fisiologico che ci possano essere passi falsi.
    Ma l‘’alternativa è l’immobilismo.
    E l’immobilismo della città decreta la sua morte nel giro di pochi anni.

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    • Che splendido esempio di retorica pseudopolitica! Seguendo la tua logica, non avremmo le città toscane…piazza del campo a Siena, San Gimignano o qui da noi piazza ducale a Vigevano ma neppure avremmo ancora la splendida via Lincoln a Milano; alll’ inizio del novecento c’ era chi la pensava come te e volevano cancellare castello sforzesco e parco sempione per costruirci sopra, ma allora la città aveva ancora gli “anticorpi”, ovvero i Milanesi, con la M maiuscola… Cambiare non vuol dire rovinare, o favorire interessi economici ben definiti e personali a vantaggio di chi distorce il potere pubblico per interesse privato. Ma quali “fatiscenti” edifici? Ma l’ articolo lo hai letto? Circa la “fisiologia dei passi falsi” la procura della repubblica ha una sua diversa interpretazione.

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      • Completamente d’ accordo!!!
        Non abituiamoci allo schifo che ci propongono facendoci credere che si tratta di innovazione e miglioria… Il nuovo scalo romana l’ avete visto che oscenità??? Sembrano i palazzoni dell’ ex Unione Sovietica!! Sono quasi meglio le torri bianche del Gratosoglio…no comment

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      • Perchè non vai a fare il magistrato piuttosto che il recensore “pseudopolitico”.
        Dovessimo mantenere il vecchio a tutti costi, perchè vecchio e quindi “di valore” avremmo la città peggiore del mondo, catapecchie inserite in vie assurde e anti-igieniche. Sono state fatte grandi riqualificazioni, per fortuna sono state fatte. E continueranno a farle, nonostante gli pseudo milanesi come te. La magistratura? Vedremo alla fine, intanto questa città prosegue la sua corsa nonostante voi e le vostre idee appoggiate da architetti rosiconi il 70% dei quali neanche sa dove si trova Milano

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        • Proeum: car el me baloss, ghe n’è minga vun pussè milanes de mi; damatrà, car el me baloss, va a cascià i to ball nel trani dei to amis e di to parent giargiana e magnet i taralli, me raccomandi.

          Secondo: hai fatto una dichiarazione di involontaria comicità, la classica zappa sui piedi; la città peggiore del mondo? Mah, forse no, ma ci siamo quasi, grazie a quelli come te e alle loro “idee”. Diciamo che, potendolo fare, a Milano ci vivono bene i residenti delle zone tipo via Monti ecc. Gli altri ci sopravvivono, tutti lo ammettono e lo sanno…e gran parte, potendolo fare senza problemi relativi al alvoro, se ne andrebbero, dalla tua città “rifatta”. Tzè…

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    • Totalmente falso e fuorviante. L’ alternativa non è fra immobilismo e fare le cose male. L’ alternativa è fra fare le cose male e fare le cose bene. Se non si capisce una cosa così evidente non si capisce nulla.

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  3. E il lavatoio di piazza Bonomelli ? Anni ‘20, con ilavstoi in pietra, bellissimo! Si poteva conservarlo almeno in parte! Ora c’è un orribile edificio residenziale e un Sushi al piano terra!
    Avete foto ??

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  4. Ala signora che parla di persone che preferiscono lo status quo risponderei dicendogli che le citta’ devono essere pensate per i cittadini e inclusive non esclusive ai cittadini normali nonagli speculatori edilizi, prendiamo esempio dall’ ex Sindaco Colao di Barcellona

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  5. Da sempre Milano tende a distruggere il proprio passato. Infatti, pur con tutta la storia che ha, non possiede molti monumenti antichi, molti meno della media italiana.

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      • Penso che si riferisse ad esempio al fatto che Milano, anche se già capitale dell’ impero, non ha conservato vestigia romane come quelle di Roma o di tante città francesi, algerine o altro. Cento chiese storiche sì: ma quante demolite? E importanti anche (S. Francesco, san Giovanni in conca, ecc, ecc)

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  6. Ricordo anche il caso di Villa Trotti a Niguarda, villa patrizia seicentesca situata sull’ asse del nucleo storico (di origine preromana). Tutto demolito (non era vincolata) per realizzare una serie di edifici che manco si sono preoccupati di rispettare le regole insediative del nucleo o un qualche rapporto con il contesto. Tutto ovviamente con il parere della commissione paesaggio, che non c’ era, e se c’era dormiva.

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  7. Ecco perché sono sempre in po’ perplesso sulla demolizione dello stadio: di certo può non piacere a tutti, ma salvaguardarlo forse potrebbe ricordare che lì s’è fatta la storia…ovviamente se il progetto di recupero è sostenibile come costi. Per il resto, al solito bisogna trovare il giusto equilibrio: non fare niente è appunto immobilismo come scritto da qualcuno più sopra; ma farlo in modo selvaggio è sbagliato per il motivo opposto. Ps: le torri Garibaldi prima erano veramente brutte…adesso non saranno belle, ma a mio avviso un po’ più dignitose lo sono (e non è stato necessario buttarle giù)

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  8. Anche in via Balilla è stato tirato su un condominio banale al posto di un neoclassico del 1932. Io sono a favore del rinnovamento, mi stanno bene grattacieli o altro, ma gli edifici con un valore architettonico storico anche se non sono dei capolavori devono restare dove sono, salvo scomodare archistar. Il caso di via de Amicis è poi clamoroso.

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  9. A mio parere anche piazza Liberty è stata deturpata con quella fontana sponsorizzata che copre la vista del palazzo principale a chi vi accede da corso vittorio emanuele

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    • Esattamente; la vicenda di piazza Liberty meriterebbe anche un approfondimento…prima dell’ attuale ristrutturazione ne era appena terminata un’ altra; erano presenti alberi fioriti in una grande aiuola posta davanti ai negozi lungo il lato di corso v. emanuele e la strana “fontana” non c’ era e nemmeno il seminterrato con l’ attuale negozio; spesi i soldi del cittadini, passato circa un annetto, o giù di lì e taaac, altra “ristrutturazione”. Praticamente i suddetti alberi hanno fatto in tempo a fiorire una sola primavera. Direi che questa piazza “turboristrutturante” rappresenta il massimo esempio di città per il lettore Maury di qualche post sopra.

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  10. Una città che distrugge il suo passato e che non conserva la sua memoria storica è una città senza futuro.
    Milano corre seriamente il rischio di diventare un gigantesco non luogo privo di identità e di anima.
    Abominevoli poi sono stati i casi delle demolizioni di Villa Trotti Bentivoglio a Niguarda, il palazzo in via De Amicis e per ultima la villa neorinascimentale di via Crema.
    Questi sono tutti figli della più becera speculazione edilizia e della colpevole complicità o negligenza di chi doveva tutelare questi edifici di importanza storica e architettonica.
    Anche gli edifici storici di edilizia minore meritano di essere tutelati.
    Servono controlli più stringenti e severi per evitare che queste situazioni possano ripresentarsi in futuro.
    Le recenti inchieste giudiziarie stanno portando alla luce questo sistema di speculazione edilizia.

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  11. Quando avete tempo,fate un giro in via Buonarroti angolo via Marghera,sopralzo ultra moderno, su casa dei primi del novecento, piazza Piemonte uscita del garage sotterraneo posto davanti al teatro nazionale, in via Costanza, la ex fabbrica della Borletti, con capannone e palazzo uffici con torretta di tre piani, è diventato un palazzo super lusso di 7piani.
    Tranquilli non è stato nessuno a deliberare, per far costruire questi obbrobri.
    Finirà come sempre

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  12. Che alcuni lettori facciamo confusione è comprensibile, ma che chi scrive questa sorta di blog da anni ancora faccia confusione tra ciò che non piace e ciò che non è regolare è inaccettabile!
    Il frutto di gran parte degli interventi citati deriva da una combinazione di applicazione di leggi statali e regionali e dal PGT tutti volti alla semplificazione! Si possono criticare i progettisti e/o la commissione per il paesaggio, ma per aspetti estetici (compositivi, materici, ecc) in taluni casi morfologici, ma per il fatto che quegli edifici si potessero demolire e ricostruire diversamente, magari ampliare, con funzioni scelte dal libero mercato i veri colpevoli sono le leggi (indi chi le approva) e il PGT (ossia il consiglio comunale che ha approvato quello del 2012 e, peggio ancora, quello del 2020)! Smettete di fare disinformazione, di puntare il dito a caso e di far credere che esista una “democrazia urbanistica” per cui qualsiasi cittadino possa esprimersi appena vede un cantiere! Puntiamo piuttosto ad accompagnare e indirizzare il sentire comune quando i piani (che magari prevedono o comunque ammettono scempi o anche solo interventi “esagerati” rispetto alla “sensibilità popolare”) vengono elaborati e adottati!

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    • In effetti sul PGT del 2020, ci sarebbero da scrivere fiumi di inchiostro e sarebbe bello se UF ci provasse.

      Per il PGT del 2012 si poteva dare la colpa a Masseroli e al poco tempo dopo l’elezione di Pisapia per metterlo a posto.
      Ma quello del 2020, c’era tutto il tempo. Degli illuminati incaricati di metterlo a punto e una maggioranza coesa e colta a approvarlo.

      Il risultato… è in Procura – da dove penso non usciranno mai condanne perchè la Procura lavora sul Penale. Ma dal punto di vista Amministrativo è stato un disastro e sta bloccando la città.

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    • Mi spiace ma non è così. Quello che la Procura (e i Tribunali) contestano sono proprio le interpretazioni creative se non proprio forzate della normativa statale e regionale su tante cose (oneri, monetizzazioni, ruolo della commissione, demolizione e ricostruzione, eccetera eccetera eccetera, non si finirebbe più). Quindi non è affatto solo una questione estetica o di gusto come dice lei, ma proprio il contrario. Il blog quindi non fa confusione, mi sembra invece che la stia facendo lei

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  13. A mio parere in tutti questi anni non si è mai capito come ragiona la Commissione del Paesaggio e che principi segua : la semidemolizione della villa del Ristorante 3 pini di via Arbe ( con completamento tristo-orribile) e la demolizione dell’edificio storico di piazza Trento sono dei misteri al pari dell’orrendo edificio dentro il cortile-noncortile di Piazza Aspromonte.
    Visto che la Commessione “del Paesaggio” dovrebbe occuparsi di Paesaggio, si ha l’impressione che ci lavorino degli ipovedenti. Io credo che quando scenderà tutto il polverone decisamente eccessivo messo in piedi in questi mesi, sarà proprio la Commissione del Paesaggio che resterà nel mirino e che andrà meglio normata.
    Come si fa a paragonare una villa liberty con quel gran obbrobrio di S,Siro? Io ci vado da 60 anni ma brutto è proprio brutto. Vincolare quello è lasciare demolire complessi eclettico liberty è una scelta a me incomprensibile.

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    • Guardi è molto semplice, gli edifici pubblici con 70 anni di vita divengono vincolati per legge (quindi poi qualsiasi modifica dev’essere autorizzata dalla Soprintendenza, che comunque usa criteri anche soggettivi), mentre per gli altri o i piani urbanistici ne propongono il vincolo o deve procedere d’ufficio la Soprintendenza. Entrambe cose che a Milano praticamente non si vedono da decenni. Solo il piano (ossia il comune) può (o meglio ormai dovrebbe) fare uno studio dettagliato per poi indicare cosa proporre alla Soprintendenza di vincolare e per cosa magari prescrivere criteri di conservazione che ne escludano la demolizione. Ma i ricorsi con dibattimenti lunghi ed esiti incerti sono probabilissimi.
      La commissione per il paesaggio NON DECIDE COSA DEMOLIRE O MANTENERE!

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      • Lo so che la Commissione non decide se demolire o no, ma essendo un edificio parte di un certo paesaggio può dissentire “paesaggisticamente” su un nuovo edificio in sostituzione

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      • E come no! Tanto è vero che il parere “favorevole” di questa cosiddetta commissione è stato molto “ricercato” negli ultimi anni…Consideriamo anche che questi, oltre ad agire nel modo che è poi è risultato, erano pure pagati, oppure no? .

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  14. Mi scuso, non essendo architetto o del mestiere. Ma, a volte negli ultimi tempi, mi stupisco dei ragionamenti di molti. Capisco il preservare il passato, e per alcune cose assolutamente sì, vedi quell’edificio in stile liberty, ma per altre cose, bah, Milano è sempre, dico sempre, passata sopra. Altrimenti non sarebbe mai stata la città del divenire. Lo dico da milanese da generazioni. Se all’inizio del secolo scorso non fossero stati rasi al suolo i vari locali e le abitazioni di un certo tipo subito a lato di piazza del duomo, oggi non avremmo una piazza imponente ma uno dei quartieri più malfamati della città. Mi ripeterò, certo verranno prese solo alcune parole ma a mio parere un conto è costruire a ‘caso’ abbattendo o modificando palazzi storici (vedi quell’obbrobrio di soppalco in piazza Wagner) altro è eliminare cose obsolete e/o inutili. P.s. come riportato, uno dei primi esempi è del 2007, il che fa pensare che non sia la giunta né il suo colore ad avere certi atteggiamenti. Come ridicolo sia il comportamento della soprintendenza che non permetta (vedi Cordusio) a fare modifiche logiche che aumentino la copertura o in ogni caso la presenza di un po’ di verde.

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    • Ragionamento giustissimo. È quello che penso per esempio di San Siro. Occorre rinnovare laddove oggi ci sono situazioni obsolete e di scarso valore architettonico. E per farlo avevano giustamente legiferato tra Lombardia e Comune di Milano dei premi di volumetria ( meglio detto di superfici) e sconti sugli oneri. Purtroppo i soliti “al ladro al ladro” hanno fatto un bel casino. Ma il rinnovo è essenziale lasciando però le tracce culturali dove c’è valore storico e estetico.

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    • Evidentemente non sei mai stato a Brera…demolire demolire! Brutte palazzine d’ epoca, brutti edifici storici! La vera Bellezza la possiamo vedere in piazza cadorna, con le capanne di lamiera o alla ex fiera con i grattacieli a forma di fallo-banana, sicuramente…
      Ti consiglio di leggerti un qualche libro sulla soria urbanistica di Milano e delle altre nostre città…detto senza nessuna alterigia nei tuoi confronti naturalmente, ma fai anche un viaggio in Toscana e ammira, dove non sono arrivati i mafiosi.

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  15. Caro Urbanfile, secondo me un po’ di colpa ce l’hai anche tu. Vai a vedere quanti progetti hai elogiato che poi si è scoperto essere sotto inchiesta o costruiti illegalmente. Hai trovato bellissimo anche quello che vogliono costruire nel mio cortile, e noi condomini, per difenderci dalla sua edificazione (5 piani fuori terra quando prima c’era un capannone di un solo piano), abbiamo dovuto fare un esposto in procura e pagarci un avvocato. Eppure bastava guardarsi in giro, a Milano, anche senza essere architetti, per capire che qualcosa non andava.

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  16. Purtroppo dal dopoguerra in poi (ma prima non era certo molto meglio) il senso dell’esterica architettonica e urbanistica è andato perduto, salvo le eccezioni particolari dovute agli interventi di diversi architetti di grande valore che tutti conosciamo, Così ha per lo più avuto il spravvento la speculazione edilizia e Milano, fra l’altro, ha perso negli anni molte occasioni di migliorare il proprio aspetto complessivo. Il fatto più grave è dato dagli interventi continui di “rinnovamento” nel centro storico che, anche nei casi singolarmente apprezzabili, snaturano l’idendità storica della città. E’ il fenomeno che io, forzando un po’ il concetto, chiamo la “dussedorfizzazione” di Milano, una città sempre più impersonale, la cattiva edizione di città senza storia,

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  17. La commissione paesaggio non puo’ vietare di demolire ma puo’ sicuramente vietare nuove edificazioni o ristrutturazioni che fanno schifo come molte di quelle descritte. Lo ha fatto in molti casi, lo ha fatto molto meno quando qualche membro della commissione aveva interessi in contrasto con quelli pubblici… Lasciamo lavorare la procura che salteranno fuori molti altri casi… Aggiungo solo che la commissione paesaggio la nomina il Sindaco. Giusto per ricordare di chi sia la responsabilita’ politica di questo sindaco..

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  18. per me un grave danno è stata la demolizione della piccola costruzione a sbalzo/fungo/ufo che stava davanti all’ex palazzo inps di gioia 22, per me era un gioiellino fantascientifico degli anni 60

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  19. Basterebbe fare una legge che vietasse di usare il grigio co e colore di merda delle nuove costruzioni o ristrutturazioni.

    Invece a milano nel 2025 ancora si ostinano a usare il colore dei topi di fogna ,si vede che vogliono continuare a farsi prendere per il colore da mezzo mondo.

    Oppure costa meno al ba-ratto-lo.
    Ba Ratto Lo

    Chiedetevi se in Francia permettevano di c9struire le stesse facciate che hanno costruito qui…
    E trovate le differenze.
    Ciaone

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    • Un conto è se fossero legali (ed è possibilissimo che fra 10 anni alla fine dei processi si scoprirà che, si lo erano).

      Un conto è se l’idea di costruire fittamente nelle zone urbanizzate e servite dal trasporto pubblico sia coerente col legittimo desiderio di chi ha un capannone nel cortile di non vederci un palazzo a 8 piani che comprensibilmente vedrebbe meglio sorgere su un terreno agricolo in periferia.

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  20. Da architetto concordo totalmente con la riflessione dell’articolo! Queste recenti demolizioni hanno qualcosa di inquietante, per non dire criminale, e di totalmente miope: fanno capire che l’obiettivo principale dell’attuale amministrazione, e di quasi tutte le precedenti, è quello di incamerare risorse attraverso gli oneri di costruzione e di urbanizzazione SENZA tenere in alcun conto la storia urbana della città e la preziosa memoria architettonica che gli edifici storici, anche quelli più comuni, rappresentano. Se si cancellano le poche tracce di storia architettonica sopravvissute, si cancella l’identità della città. Bisogna sperare che in futuro questi dissennati episodi di demolizione non avvengano più: la sacrosanta inchiesta sull’urbanistica – indipendentemente dall’esito – deve essere un’occasione di riflessione profonda sul tema della conservazione e su quello di una razionale e non speculativa prassi urbanistica. Arch. Roberto Rocchetta.

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  21. Mi viene solo da dire: Le mani sulla città!
    È triste questa deriva distruttiva e falsamente innovativa che si è impossessata di Milano.
    Come già ha detto qualcuno, anche l’architettura cosiddetta minore deve essere difesa e tutelata, perché costituisce l’anima della città.

    Nessuno è contro l’innovazione, il moderno, ma che senso ha abbattere edifici, palazzi più che decorosi, che concorrono a creare l’identità storica del luogo e sostituirli con brutture moderne, decontestualizzate, che potrebbero benissimo essere costruite altrove, in zone da sviluppare, evitando così di abbattere edifici storici.

    Ora è un pullulare di brutti, squallidi edifici, di parallelepipedi incistati qua e là, senza un mimimo senso logico, senza armonia!
    Milano è la mia città, ma ora provo pena e rabbia a vederla così e il desiderio sempre più forte di andarmene…(temo proprio che non si fermeranno).
    Il soldo detta legge, l’ignoranza (trasversale) governa.

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  22. Vedendo i commenti penso che siete tutti troppo buoni.
    A Milano gli scempi sono sotto gli occhi di tutti e quasi nessuno riguarda i casi sui quali indaga la magistratura.
    Un esempio eclatante e storico dell’assurda ccecità delle istituzioni, (citato da urbanfile in un articolo approfondito del 15 gennaio 2021, andatelo a rivedere) è stata la demolizione del palazzo-castello di piazza Argentina nel 1963, per far posto ad un autorizzato ‘mostro’ dell’edilizia, come altri che in tante zone caratterizzano la città.
    Questo dimostra che la fatidica ‘giustizia’ operata dalle istituzioni va per la sua strada e soprattutto per i suoi interessi, nulla ha a che vedere con le opinioni dei cittadini, tantomeno con l’estetica e la qualità urbana!!
    Spero solo che quando lor signori avranno finito di tirarsi schermaglie politiche a suon di sequestri ecc.ecc… la città non sia completamente congelata, con la prospettiva di un altro bel decennio per riprendersi.
    Purtroppo il mondo è fatto di creativi che non contano niente e di incapaci…molto influenti.

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