L’Ortica era una frazione formata da alcune cascine e una chiesuola nel comune di Lambrate e ne seguì lo stesso destino venendo annessa a Milano nel 1923.
Il nome deriva da “orto”, “ortaglia”, luogo adatto alle coltivazioni in quanto irrigabile dal fiume Lambro, non molto distante.
Borgo di origini antiche, VI e VII secolo, era inizialmente conosciuto come Cavriano, dal nome di alcuni cascinali oggi ancora esistenti e che si trovano oltre la ferrovia sulla via Cavriana (verso viale Forlanini).
Il nome “Ortica” potrebbe essere una contrazione proprio del nome Ortaglia. Comparve per la prima volta in un documento del 1696 conservato all’Archivio di Stato tra le carte relative al monastero di Santa Radegonda e indica, non un terreno, ma una celebre osteria sita sulle proprietà dell’abate Cesare Gorani. L’antica osteria sopravvisse sino ai giorni nostri diventando la famosa trattoria del Gatto Nero.
A metà Ottocento il borgo fu diviso da Cavriano dalla strada ferrata che andava a Treviglio.
Ben presto altre linee e altri snodi vennero aggiunti, compreso anche il non distante deposito delle locomotive, ritagliando sempre più il piccolo paesino all’interno di un dedalo di ferrovie.
Ferrovie che si affermarono anche con la costruzione della stazione ‘Ortica’ nel 1896, dapprima come scalo adibito alla movimentazione delle merci, poi subito dopo anche come scalo passeggeri, ingrandita con un vero e proprio caseggiato ed ancora esistente nel 1906.
La ferrovia divenne una parte essenziale della vita del quartiere: fabbriche e industrie si allinearono lungo i binari, trasformandolo essenzialmente in un borgo operaio, dopo un passato contadino.
La stazione fu dismessa nel 1931 dopo l’apertura della nuova Stazione Centrale e il riassetto totale del nodo ferroviario di Milano.
Ancora oggi il quartiere è letteralmente (come Greco), un’enclave racchiusa dai fasci di binari con solo tre accessi automobilistici. Cuore del quartiere è la piazza (senza nome) davanti alla piccola chiesetta di San Faustino, dove via Amadeo arriva da Città Studi e diventa via Ortica, incrociando via San Faustino.
Il Santuario della Madonna delle Grazie (altrimenti noto come Chiesa dei SS. Faustino e Giovita, o anche Santuario di S. Faustino all’Ortica) rappresenta un vero e proprio tesoro nascosto dell’arte e della storia di Milano, che ben pochi conoscono; anche perché solo di recente i suoi interni sono stati riportati all’originale splendore.
La chiesa sorge sull’antica strada consolare romana che raggiungeva Aquileia, passando naturalmente per Brescia, dove ancora oggi i patroni sono per l’appunto San Faustino e Giovita.
L’origine della chiesa è da legare alla distruzione di Milano nel 1162 ad opera di Federico Barbarossa, evento che costrinse gli abitanti delle porte orientali a rifugiarsi in questi piccoli borghi a ridosso di Milano.
Tradizione e leggenda vogliono che le loro speranze di tornare in città si fecero preghiera e nel 1182 chiesero l’intercessione della Madonna dedicandole inizialmente un semplice graffito.
In effetti l’anno seguente, con la pace di Costanza, Federico Barbarossa riconobbe l’autonomia comunale di Milano e il diritto al ritorno dei milanesi in città; e così gli abitanti decisero di ringraziare la Vergine Maria facendo dipingere, sopra il graffito, un affresco, denominato “Madonna delle Grazie”, che è stato rinvenuto nell’ultimo restauro.
In esso si legge: “…questa è preghiera… nell’anno 1182 – 12 del mese di aprile per ottenere la clemenza da Dio. Silanus“. Fu in quest’occasione che venne fondato il Santuario denominato di San Faustino di Cavriano.
La chiesa-santuario venne consacrata solo nel 1370, ma l’edificio che vediamo attualmente è frutto di diversi rimaneggiamenti avvenuti nel corso dei secoli, sopratutto la ricostruzione avvenuta nel 1519, dove fu anche aggiunta una sagrestia con una volta coperta da un affresco di scuola leonardesca.
Il santuario cadde un po’ nel dimenticatoio e attraversò lunghi periodi di decadenza, tanto da venire utilizzato addirittura come deposito nel corso del XX Secolo.
Esternamente l’edificio non ha particolari elementi di spicco, ma piuttosto un aspetto alquanto semplice e privo di decorazioni, con una modesta faccia a capanna. Spicca il campanile, snello e con una copertura a cuspide abbastanza riconoscibile nel territorio cittadino.
Al suo interno troviamo una ricca decorazione variegata. A navata unica, presenta lateralmente le cappelle di San Giuseppe a destra e della Madonna delle Grazie con Sacrestia a sinistra. Gli affreschi in quest’ultima sono attribuibili ad un anonimo maestro seguace della lezione di Leonardo da Vinci.
La volta è stata affrescata nel 1898, secondo un gusto neobarocco, con rappresentati i santi titolari. Sempre sulla navata centrale si può vedere un frammento di affresco risalente al primo Cinquecento raffigurante Cristo nell’iconografia dell’Ecce homo.
Nella cappella dedicata alla Madonna delle Grazie si trova un affresco di grande importanza storica, che ha permesso di fare chiarezza sulle origini della chiesa e sulla nascita stessa del borgo. Si tratta di una ieratica Madonna con bambino, di gusto bizantineggiante, non posteriore al XIII secolo. Nel 1979 si staccò tale affresco e si poté osservare un’importante iscrizione firmata e datata. La firma permette di leggere il nome di Silanus, committente o artefice dell’opera. Accanto all’iscrizione ci sono dei semplici disegni che riproducono un volto, il corso di un fiume (il Lambro?), degli animali e una porta urbica, secondo gli storici la Porta Orientale di Milano.
el mee pà l’è nasuu al’Urtigaa, correva il 1939