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Milano | Porta Venezia – Esselunga e il primo supermercato d’Italia

Che peccato che, come spesso accade a Milano, tutto ciò che è storico prima o poi sparisca.

In questi giorni non si fa altro che parlare della scomparsa recente del fondatore di Esselunga, Bernardo Caprotti, il supermercato nato quasi sessant’anni fa in viale Regina Giovanna e che oggi ha circa 152 punti vendita sparsi tra Lombardia, Toscana, Emilia Romagna, Piemonte, Veneto, Liguria e Lazio.

Infatti il 27 novembre 1957 dove si trovava un’ex-officina meccanica, lungo viale Regina Giovanna venne inaugurato dai fratelli Caprotti in società con la famiglia Rockefeller, il primo supermercato italiano, che avrebbe rivoluzionato non poco i costumi di Milano e dell’Italia intera. Il nome era semplice, Supermarket, visto che era il primo e unico, non aveva concorrenza, quindi un nome semplice e moderno con un insegna caratterizzata da una lunga S che venne disegnata da Max Huber. Quell’insegna darà poi il nome all'”Esselunga”.

Il supermarket di viale Regina Giovanna rimase proprietà di Esselunga fino al 2007, quando fu venduto al gruppo tedesco Billa, il quale inizialmente lo affida alla sezione Standa, in seguito rinominata Billa. Nel 2014-15 il supermercato viene ceduto al gruppo Carrefour il quale lo trasforma in un punto vendita aperto 24 ore su 24 tutto l’anno.

Peccato: noi, fossimo stati in Esselunga, avremmo mantenuto il market e lo avremmo riportato all’aspetto dell’epoca, facendolo diventare un supermercato di tendenza, magari con ristorazione e prodotti di prima scelta. Insomma, un luogo anche della memoria per l’Esselunga e per Milano stessa… per noi cresciuti negli anni Settanta, Esselunga era il negozio sotto casa. Oggi il supermarket ha perso ogni identità, risultando anche un po’ disordinato, peccato.

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ANNI 70 MILANO - ESTERNO DEL SUPERMERCATO DELLA CATENA ESSELUNGA IN VIALE ZARA, INGRESSO, INSEGNA, COMMERCIO, INGROSSO, VENDITA, ACQUISTI, FARE LA SPESA, BOOM ECONOMICO, VITA QUOTIDIANA, ITALIA, B/N

ANNI 70 MILANO – ESTERNO DEL SUPERMERCATO DELLA CATENA ESSELUNGA IN VIALE ZARA, INGRESSO, INSEGNA, COMMERCIO, INGROSSO, VENDITA, ACQUISTI, FARE LA SPESA, BOOM ECONOMICO, VITA QUOTIDIANA, ITALIA, B/N

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Il supermercato negli ultimi anni… con altri proprietari e nomi…

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Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

Milanese doc. Appassionato di architettura, urbanistica e arte. Nel 2008, insieme ad altri appassionati di architettura e temi urbani, fonda Urbanfile una sorta di archivio architettonico basato sul contributo del web e che in pochissimo tempo ha saputo ritagliarsi un certo interesse tra i media e le istituzioni. Con l’affermarsi dei Social Network, che richiedono sempre una maggiore velocità di aggiornamento, Urbanfile è stato affiancato da un blog che giornalmente segue la vita di Milano e di altre città italiane raccontandone pregi, difetti e aggiungendo di tanto in tanto alcuni spunti di proposta e riflessione.


7 thoughts on “Milano | Porta Venezia – Esselunga e il primo supermercato d’Italia

  1. CM

    Oggi tutti i nuovi edifici esselunga sorti nelle periferie delle grandi città hanno un aspetto decisamente disumano. Fortezze di mattoni, pietra e cemento armato che assomigliano più a strani penitenziari.
    Certo, dentro ci trovi il paradiso, ma il rapporto con la strada è completamente interrotto, il dialogo (almeno quello visivo) con la città non sembra gradito….
    Ho un certo rimpianto di quella trasparenza con cui hanno fatto scuola i supermercati esselunga degli anni ’70, e che per fortuna oggi rivedo negli altri marchi che hanno ereditato e conservato questo prezioso valore.

    1. robertoq

      A guardare le foto a me piace il look Gio Ponti di Esselunga (la terza foto, Viale Zara).
      I mattoncini di Gardella nelle ultime declinazioni si sono molto addolciti (e spesso non ci son nemmeno più) anche se il progetto base ha ormai più di 20 anni.
      Qualcuno sa chi fosse l’architetto delle Esselunga anni 70?

  2. Gio

    Scusate ma con tutto il rispetto la grande distribuzione alimentare è difficile da apprezzare, ha distrutto città per quanto riguarda la vita di quartiere, le ha imbruttite con edifici orrendi, (spesso enormi e naturalmente dotate di mega parcheggi perché è quello che interesse spesso) e per di piú in estrema periferia la costruzione di uno “store” ovviamente avviene in suolo che prima era riservato all’agricoltura. Per non parlare di come pagano i contadini, ma questo é un altro discorso.

    1. Anonimo

      al 99% sono d’accordo con te.
      Però devo riconoscere che qualitativamente l’esempio di Arese è positivo nel punto in cui parte dell’iper si proietta sulla zona pedonale semi coperta, attraverso una discreta trasparenza, materiali meno opprimenti e continuità di strutture tra interno ed esterno (se non ricordo male, in legno lamellare).
      Un’invitante vetrina di colori che ricorda molto il mercato di strada, e che riproporzionata a dimensioni consone per i contesti di un centro storico, sarebbe stata più coinvolgente e in armonia rispetto alle fortificazioni murali di esselunga, come ad esempio quelle recenti di solari, washington o papiniano….
      Oppure il mercato in darsena, anche se cromaticamente non sembra ben riuscito, mi dà l’impressione che abbia un buon “dialogo” con l’area circostante.

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