Milano | Vigentino – Un interessante ristrutturazione per Passo Pordoi 5

Vigentino_Via_Passo_Pordoi_4Vigentino_Via_Passo_Pordoi_3

Ex Magazzini Peck Milano Food sarà la nuova sede Interface Facility Management.

Una ristrutturazione e un nuovo intervento al Vigentino, a due passi dal cantiere Symbiosis e da Fondazione Prada, in quel contesto fatto di magazzini e edifici industriali o di logistica che caratterizza la zona in totale rivoluzione negli ultimi anni.

Quest’intervento che dà un certo appeal ad una struttura precedentemente alquanto banale ci è parso interessante, sarà la nuova sede di Interface FM, ed è stato realizzato dall’Architetto Attilio Terragni.

La storia del progetto “Passo Pordoi 5”

All’inizio del progetto, la prima scoperta è stata che l’area dove si deve costruire è interamente impostata dalle norme urbanistiche, le quali prevedono, senza alcuna trattativa possibile, un volume rettangolare distante cinque metri dai confini, con una pianta di 19 x 15 metri.
Le norme prevedono anche che questo parallelepipedo abbia una delle quattro facciate “interamente cieca”, cioè senza aperture di qualsiasi tipo verso l’esterno!
La seconda scoperta è che il paesaggio urbano è particolarmente degradato.
Siamo nella periferia di Milano, ancora immersi in quella tensione visiva che Mario Sironi ha dipinto negli anni 20 del Novecento, con la convergenza di due linguaggi; quello del futurismo e quello della pittura metafisica. La vita urbana di queste zone è rimasta la stessa, aggressiva e povera di contenuti.
Le costruzioni sono caotiche, improvvisate nelle forme, nei materiali e nei colori. Spesso grandi costruzioni sono affiancate a piccoli edifici singoli, come fossero in conflitto tra loro.
Una terza scoperta è che la pianta rettangolare che dobbiamo progettare, deve essere interamente utilizzata, perché il regolamento urbanistico non lascia a disposizione nessuna possibilità di comunicazioni in doppia altezza tra i piani.

Quest’altra imposizione si aggiunge a quella di lasciare una facciata interamente cieca e priva di aperture, e determina un accrescersi dei problemi d’illuminazione, ventilazione, distribuzione e disimpegno dei locali.

In queste non facili condizioni iniziali, abbiamo iniziato a suddividere la pianta rettangolare con una lunga striscia per il vano scala, i servizi e gli impianti, collocandola lungo un lato parallelo alla strada di accesso.

Sottraendo alla pianta generale dell’edificio questa striscia rettangolare di servizio, abbiamo ottenuto degli ambienti di lavoro a pianta quadrata, con due pareti cieche ad angolo, la prima verso la striscia dei servizi e la seconda quell’imposta dall’urbanistica, e due pareti ad angolo illuminate
dall’esterno. Le due pareti finestrate dovranno perciò essere sufficienti a garantire i rapporti aero illuminanti per ambienti tipo open space.

Siccome non è possibile utilizzare grandi aperture per il tema della sicurezza, abbiamo risolto la difficoltà con l’idea di un nuovo rapporto tra la trasparenza e l’opacità delle pareti esterne.
Stabilito che 30 cm. è l’altezza massima per le aperture indicata dai criteri di antiintrusione, abbiamo distribuito una serie di aperture orizzontali lungo le pareti esterne fino a raggiungere i parametri di superficie aero illuminante dei locali.

Il criterio organizzativo delle finestre orizzontali deriva dallo studio di alcuni disegni dell’artista architetto olandese Teo Van Doesburg.

In particolare abbiamo studiato la serie delle sue opere sul tema della diagonale del 1920-1924, intitolata “Studies for a composition”.

Questi disegni di Teo van Doesburg possono essere interpretati come l’espressione della linea diagonale in rapporto alla grigliatura ortogonale. Questa idea ci ha portato a risolvere i molti intricati problemi del progetto, ad avere una migliore distribuzione di luminosità interna nei locali, a
avere un disegno delle aperture estremamente efficiente ma non convenzionale, in grado cioè di disorientare i malintenzionati che studiano dall’esterno le disposizioni interne, per entrare dal punto più conveniente.

Il sistema diagonale di proporzioni crea inoltre nuovi criteri di visibilità e di rapporti tra interno ed esterno. Dall’esterno il parallelepipedo dell’edificio sembra una roccaforte con piccoli tagli verso l’esterno, sottili, scuri e profondi come un taglio sulla tela di Lucio Fontana.

Dall’interno le aperture sono invece luminose e trasparenti, perché l’altezza del taglio di 30 cm. coincide con l’altezza della lastra di vetro del serramento in alluminio.

Infine un’altra importante conseguenza delle strisce diagonali è la continua trasformazione delle viste esterne, che acquistano nuovi valori espressivi propri perché il paesaggio è “tagliato” alla vista solo con strisce di solo vetro.

L’architetto Terragni ha poi specificato che: “Lo schema strutturale dell’edificio è della massima importanza, per permettere l’utilizzo degli spazi interni senza la presenza di pilastri o altre strutture.
Il telaio della costruzione è stato realizzato con strutture prefabbricate a travi e pilastri posti sul perimetro dell’edificio, soluzione che ha consentito luci libere fino a 17 metri.
Gli elementi controventanti sono il vano scale e gli ascensori, raggruppati nel lato nord e realizzati con strutture in cemento armato, gettate in opera. La differenza di dimensione in pianta tra l’ingombro dell’ascensore e quello della scala è stata utilizzata per un vano in grado di contenere tutta la distribuzione verticale impiantistica, mentre quella orizzontale si svolge nel controsoffitto di ogni piano. Il rivestimento esterno della facciata è a “cappotto” intonacato, con uno spessore di circa 15 cm.

Questa finitura molto economica ha comunque permesso di arretrare le strutture portanti dal filo esterno, in modo da consentire un disegno di facciata indipendente dalle dimensioni della struttura prefabbricata, la quale, di solito, non consente nessuna flessibilità compositiva.
Tutte le forniture della costruzione fanno riferimento al “già eseguito” e a cataloghi standard.
Solo alcuni elementi costruttivi sono stati modificati in alcuni dettagli, senza però alterare la loro natura industrializzata e di costo.

Particolarmente funzionale ed efficace è stato anche il disegno dei controsoffitti, costituito, come le facciate, da una serie parallela di tagli diagonali in grado di contenere tutte le emissioni e immissioni dell’impianto di condizionamento e riscaldamento, i sistemi d’illuminazione, i sistemi di sicurezza, le segnaletiche varie che usualmente rovinano l’armonia degli spazi contemporanei.”

Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

1 commento su “Milano | Vigentino – Un interessante ristrutturazione per Passo Pordoi 5”

  1. Sempre bene le riqualificazioni….però in quella zona manca un poco un progetto unitario. Si rischia un po’ il patchwork di stili….inoltre bisognerebbe intervenire significativamente sul l’arredo urbano. Via quaranta’ ortles ripamonti….rivedere un po’ i parcheggi e mettere un po di verde, valorizzare il percorso della vetabbia.

    Rispondi

Lascia un commento