Molte volte abbiamo denunciato marciapiedi troppo stretti per i pedoni là dove la città antica si è ritrovata proiettata nel XXI Secolo ma con un impianto urbanistico vecchio di più di cent’anni e ancora più indietro. Si tratta di vie dove un tempo passavano solo i pedoni e qualche carretto e che oggi devono fare i conti con trasporti più ingombranti come i tram o autovetture più veloci di un mezzo trainato da cavalli o asini.
Ed ecco che una lettera inviata a Giangiacomo Schiavi del Corriere della Sera ha riportato all’attenzione questo problema.
Il problema sollevato dal lettore del Corriere riguardava l’urto di un tram in via Bramante, nei confronti di una donna che è caduta ed è stata portata via con l’ambulanza. Altro episodio abbastanza grave, questa volta denunciato da Schiavi e accaduto sempre in via Bramante, è quello di un investimento di una bambina di sei anni.
Per carità, sono episodi che purtroppo possono accadere, ma spesso si possono anche prevenire.
Tutti i suggerimenti di questo forum, spesso sono dettati da buon senso e ci si chiede perché non siano mai implementati dall’ amministrazione di questa città. E’ chiedere troppo nel XXI secolo di vecire in in città dove il pedone è al centro della viabilità ? A mio avviso non è una questione di risorse limitate ma una vera e proprio mancanza di visione da parte di una giunta che ha fatto della bellezza e vivibilità della città un suo cavallo di battaglia in campagna elettorale!
Mi sembra però ovvio che in tutti i casi documentati i marciapiedi non possono essere allargati per la presenza delle rotaie. In quelle situazioni l’unica possibilità penso sia quella di eliminare il passaggio dei tram per poi allargare i marciapiedi, magari creando un’unica corsia di marcia per le auto e piste ciclabili. Altrimenti l’unica difesa sarebbero le ringhiere, ma ovviamente non risolvono il problema, anche perchè i pedoni, impossibilitati a camminare, finirebbero per scavalcarle comunque.
Purtroppo non è così. In via dell’orso il tram non passa dai tempi del carlo cudega, e peraltro dove non passa il tram è frequentissimo trovare le macchine parcheggiate sul “marciapiede”. Credo che occorra allargarlo rinunciando, dove è opportuno, al parcheggio delle auto sul lato opposto; ovviamente completando l’opera con i famosi dissuasori wf.
La lettera inviata al Corriere che è citata nell’articolo, indica anche la soluzione: spostare il tram nella parallela via Montello, dove già passano il 4 ed il 2
Negli ultimi 50 anni le città italiane sono tutte evolute considerando solo l’automobile.
I mini marciapiedi esistono da decenni, e allo stesso modo esistono ampi marciapiedi dove non puoi camminare perchè qualcuno ci parcheggia sopra…
Di solito il milanese si lamenta che non ha parcheggi, non che non può camminare. E’ emblematico che in un recente passato siano stati fatti “piani parcheggi” e non piani per pedoni e bici…
E’ positivo che finalmente i cittadini iniziano a lamentarsi! Ci vuole tempo, ma le cose migliorano.
vorrei fare notare come i marciapiedi non si trovino in queste vie come conseguenza del passaggio dei tram, pensi del passaggio delle auto. in altre capitali europee, vedi amsterdam, o in altre zone di milano di più’ recente concezione viabilistica, vedi piazza 24 maggio (ok, niente commenti sui paletti pero’), il piano stradale di pedoni e tram e’ identico per due buoni motivi: sopraelevare il passaggio dei pedoni rispetto al tram non porta alcun vantaggio di sicurezza muovendosi il tram sui carreggiata fissa (i binari) e creare ostacoli architettonici risulta più’ pericolo per l’equilibrio dei pedoni stessi che quindi possono cadere sulle rotaie.
basterebbe in queste vie togliere i marciapiedi e non far passare le auto (inclusi taxi), lasciando liberi tram e pedoni, anche perché’ non si capisce per quale motivo dovrebbero poter passare auto per vie nemmeno dotate di box, quindi dove non serve garantire accesso ai residenti.
saluti ai milanesi
Concordo 100% con simone!
Anche in Spagna, a Siviglia per esempio, il tram attraversa il centro in piena zona pedonale. Convivenza che funziona senza bisogno di protezioni speciali, con strada ad un unico livello. Basta aver tolto le auto dove non serve che passimo necessariamente.
Ci sono un sacco di marciapiedi allargabili fino alla linea del tram.
Quelli stretti per colpa del tram sono eccezioni la gran parte sono ridicoli per colpa della sosta di auto e furgoni.
Ma vogliamo parlare di via Manzoni???
Per me, vergogna n. 1
Concordo Via Manzoni, insieme a Piazza della Scala, dovrebbero essere il biglietto da visita della città e sono invece ridotte ad essere una via a scorrimento veloce con auto e bus turistici in doppia fila…
“Per un ciclista sui marciapiedi, 9 pedoni sulle ciclabili”
Si dice spesso che i ciclisti sono indisciplinati e non rispettano il codice della strada. In realtà si tratta di una percezione distorta tipica della maggioranza quando guarda una minoranza. Infatti, in termini di comportamenti generali, si sa che gli automobilisti italiani sono particolarmente indisciplinati nel panorama europeo. Risulta da diverse diversi indicatori: indagini, multe, incidenti, comportamenti. È quindi difficile sostenere che i ciclisti italiani siano “peggiori” degli automobilisti italiani: i ciclisti in gran parte sono un sottoinsieme degli automobilisti perché un’altissima percentuale di persone che si spostano in bicicletta hanno anche la patente e dispongono anche di un’automobile che spesso alternano alla bicicletta per i motivi più vari.
L’articolo di Repubblica evidenziato sopra riporta un interessante dato da una ricerca effettuata a Torino dal Politecnico:
“Abbiamo esaminato 2mila casi ed è emerso che per un ciclista che sale su un marciapiede ci sono 9 pedoni che invadono una ciclabile.” Il sociologo Luca Davico, curatore del Rapporto Rota dell’Istituto Einaudi a Torino.
Questo dato da solo smentisce sia che i ciclisti siano particolarmente indisciplinati, sia la presunta pericolosità delle bici che “sfrecciano”: se le bici sono così pericolose, come ma per ogni ciclista che “sfreccia” sul marciapiede a Torino ci sono 9 pedoni che invadono le ciclabili, dove i ciclisti “sfrecciano” a buon diritto? Probabilmente perché le bici non sono così pericolose, visto che normalmente i pedoni si guardano bene dall’invadere le strade o le autostrade.
https://benzinazero.wordpress.com/2017/07/04/per-un-ciclista-sui-marciapiedi-9-pedoni-sulle-ciclabili-torino-rapporto-rota/
Mi sembra tutto coerente: automobilista, ciclista e pedone sono spesso la stessa persona. Se sei abituato a ignorare gli altri, lo fai qualunque sia il mezzo che usi… si chiama maleducazione o ignornza, ampiamente diffusa nel nostro paese.
Esatto!
Confermo… con le bici del BikeMi uso spesso la ciclabile di via M Gioia direzione periferia… all’altezza del ponte di Porta Nuova, nonostante ci sia un larghissimo marciapiedi di 3 o 4 metri, i pedoni devono stare regolarmente nell’unico metro e mezzo dedicato alle bici… chissà perché… sarà quel bel colore rosso mattone che attira????
Possibile che nessuno si domandi cosa significhi quel disegnino della bici che vedono per terra a intervalli ricorrenti???
Il marciapiede di Via Ponte Vetero è veramente largo come un sentiero di montagna. Il problema in quel caso però è evidente: manca lo spazio fisico per allargare il marciapiede. A meno che:
1. non si buttino giù i palazzi, oppure
2. non si regoli il traffico dei tram con un senso unico alternato ed eliminando la circolazione
3. non si sposti il transito dei tram su foro bonaparte facendolo entrare / uscire da via Cusani
Altre soluzioni non ne vedo sinceramente
Un manuale di istruzioni per l’uso della bicicletta di proprietà o in condivisione. È questa l’idea dell’assessore Marco Granelli per rispondere al problema del parcheggio selvaggio del bike sharing in free floating. Una proposta che arriva dopo le polemiche sull’uso disinvolto delle biciclette Ofo e Mobike da parte di alcuni utenti: non sono mancati infatti parcheggi “fantasiosi” su alberi, nelle fontane e sui marciapiedi. “Con tutti gli operatori del bike sharing lavoreremo a un manuale di istruzioni per l’uso della bicicletta di proprietà o in condivisione – ha detto Granelli – uniti per promuovere buone pratiche sull’uso delle strade della nostra città”.
Milano, bike sharing libero e polemiche su sosta selvaggia. I ciclisti: ”Siamo disciplinati”
Nessuno stop quindi al progetto di trasformare Milano nella capitale dello sharing, anche attraverso le due ruote in condivisione. Anzi. La sfida sarà adesso quella di realizzare nuove infrastrutture in grado di assorbire la quantità di nuovi ciclisti che si stanno riversando nelle strade: se le 4.650 biciclette del BikeMi (destinate ad aumentare sopra quota 5.300) da sole generano qualcosa come 19mila viaggi al giorno dentro i confini della città, le 12mila bici in free floating promettono di superare quota 60mila.
Bike sharing libero (anche troppo) a Milano: sos parcheggi
Sui percorsi dedicati alle biciclette l’assessore Granelli assicura: “Sono in corso i lavori per tre
nuove piste ciclabili, quelle di Repubblica, Amendola-Conciliazione e piazzale Abbiategrasso. Abbiamo anche finanziato 9 progetti di nuove piste per circa 30 milioni di euro che ora sono in fase di progettazione esecutiva e gara. Tra queste quella di corso Sempione. Arriveremo così in cinque anni a trecento chilometri di percorsi ciclabili in città. E poi abbiamo in progetto sei velostazioni in corrispondenza dei capolinea delle metropolitane, per parcheggiare in sicurezza”.
Da notare che bike mi genera circa 20.000 viaggi in bici aL giorno
Mentre con l’arrivo di ofo e mobike si prevede che raggiungeranno 60.000 spostamenti.
Quindi si triplica l’uso della bici in città.
E questa spinta porterà alla nascita di rastrelliere e piste ciclabili, divenendo esse un bisogno necessario alla città e non più un vezzo opzionale…
Evviva il bike sharing che cambia la,città…
e dovranno anche allargare i marciapiedi.
Eh certo, perché è necessario un “manuale di istruzioni per l’uso della bicicletta” per capire che le bici non vanno buttate sugli alberi o dentro i Navigli…
Contro gli incivili servono due cose: educazione civica e certezza della pena.
La mancanza di educazione civica è ciò che causa TUTTI i problemi relativi all’utilizzo sbagliato dei mezzi (auto, moto, bici), mentre qui si cerca di individuare una “categoria colpevole”. Per non parlare dell’ignavia che comunque contraddistingue il cittadino medio (onesto).
La certezza della pena/la maggior presenza di controlli è ciò che si rende necessario per regolare qualunque tipo di innovazione, e si contrappone alla mancanza di lungimiranza degli amministratori. Fare un “periodo promozionale gratuito” per il nuovo bike-sharing a flusso libero ha avuto risvolti PREVEDIBILISSIMI. Lasciare il servizio gratuito MA obbligare l’utente a lasciare un deposito cauzionale pareva brutto? “O hai 10/20/300/1000 € sulla prepagata o non puoi prelevare la bici, anche se per il momento è gratis”, non ditemi che non si poteva fare una roba simile nel III millennio.
Sul discorso del “buttare migliaia di bici nelle strade” di una città senza rastrelliere, ciclabili e qualsiasi altra infrastruttura per le bici stendiamo un velo pietoso…
Adesso saranno costretti a metterle le rastrelliere… non pensi?
A me questo modo di intervenire fa venire i nervi. Parlano tanto di “rinascimento milanese” e “Milano europea” quando poi la gente continua a morire in sella alle bici (quest’anno poi è una carneficina), solo perché è più facile fare così che fare delle vere politiche di mobilità.
Da noi “incentivare l’uso della bici” vuol dire gettare in strada migliaia di bici senza avere nulla che ne consenta l’utilizzo in totale sicurezza, ti pare normale? Il risultato è sotto gli occhi di tutti, e i ciclisti adesso sono ancora più odiati dai pedoni e dagli automobilisti (sentimento alimentato anche dai VERGOGNOSI articoli di giornale che hanno dato risalto ai “parcheggi selvaggi” delle bici tralasciando quello perenne e ben peggiore delle automobili che ci ammorba da decenni).
Quest’anno si è registrato il primo calo “strutturale” del numero dei ciclisti, per il semplice fatto che da almeno due anni non si investe più una lira in ciclabili e compagnia bella. Quindi, ha senso agire così? Pensiamo forse che dando bici a caso senza fare nient’altro il numero dei ciclisti aumenti magicamente?
Hai perfettamente ragione.
Ma spero che tu ti sbagli.
E che alla,fine we shall overcome.