Milano | Brera – Ad aprile sarà aperto al pubblico Palazzo Citterio

 

Finalmente l’11 aprile prossimo Palazzo Citterio sarà aperto al pubblico dopo i restauri. Grazie infatti ad una mostra fotografica che ne ripercorrerà la complicata vicenda incominciata con l’acquisizione da parte dello Stato per la Pinacoteca di Brera dello storico palazzo nel 1972 per un miliardo e 148 milioni di vecchie lire dal conte Giannino Citterio per farne una dependance della pinacoteca.

La necessità di ingrandire lo spazio espositivo della Pinacoteca di Brera derivò, all’epoca dal fatto che molte raccolte di collezionisti come Jucker e Vitali, Mattioli e Jesi, sarebbero confluite nelle già ricche raccolte del museo. L’intenzione era di collegare tramite il giardino confinante i due palazzi, adattando lo storico palazzo di Brera 12 con nuove strutture.

Palazzo Citterio è un classico edificio nobiliare del barocchetto settecentesco milanese con lunga fronte su Via Brera, probabilmente realizzato unendo due edifici ben più antichi.

La fronte di tre piani mostra eleganti balconcini di ferro arabescati. Mentre dal cortile con due lati a portici settecenteschi si accede più internamente al profondo giardino contiguo all’orto botanico di Brera, con cui confina.

Durante la Seconda Guerra Mondiale l’edificio venne in parte distrutto dai bombardamenti del 1943, come molte altre case di Milano.

All’interno l’edificio saliva a cinque piani più attico con l’ala ricostruita dopo la guerra, che era di quattro piani.

Il primo grande progetto degli anni Settanta lo si deve al gruppo di architetti formato da Ortelli e Sanesi, i quali demoliscono parte degli interni, soprattutto la parte ricostruita dopo la Seconda Guerra Mondiale, ma soprattutto demoliscono il grande scalone d’ingresso neoclassico a due rampe.

Poi tutto si bloccò, lasciando un palazzo incompiuto e un cantiere.

Ancora nel 1982, il palazzo non era finito ma erano già stati spesi molti soldi. Nel frattempo alcuni spazi vennero comunque utilizzati per mostre come una, grandiosa, su Burri e un’ altra su “Gli ori di Taranto”.

Poi, sul finire degli anni Ottanta venne deciso di chiamare l’archistar del momento: James Stirling, progettista di musei, come la Staatsgalerie di Stoccarda.

La Fondazione San Paolo offrì un contributo di circa 6 miliardi di vecchie lire e il progetto si avviò.

Ma purtroppo l’architetto morì il 25 giugno del 1992, lasciando il cantiere nuovamente congelato.

Il blocco del progetto fu dovuto anche all’intervento del Governo con un altolà dell’allora ministro della Cultura Urbani e del sottosegretario Sgarbi che bocciò senza appello, sostenendo che le nuove modifiche avrebbero stravolto troppo il palazzo storico.

Oramai lo scavo per il “bunker” sotto il giardino, uno stanzone enorme in cemento armato con un soffitto sorretto da un unico pilastro, secondo il progetto di James Stirling, era stato avviato e quasi concluso.

Altri anni di congelamento per qualsiasi progetto. Poi si arriva ai gironi d’oggi, quando si pensa di trasferire l’Accademia di Brera prima alla Bovisa, poi in una caserma dismessa dalle parti di Pagano.

Seguì la decisione di completare l’opera, che fece comparire i nomi di alcuni dei più importanti progettisti italiani: Antonio Citterio, Michele De Lucchi, Italo Rota, tanto per fare qualche nome. Nel 2014 il vincitore però sarà Amerigo Restucci.

Così nel 2015, l’avvio dl progetto curato da Restucci, che ha previsto la conclusione di tutti i lavori iniziati e congelati, compresa la scala rimasta incompiuta dall’allora progetto Ortelli e Sianesi, il restauro del palazzo storico settecentesco (compreso il cortile d’onore) il completamento delle sale collocate al piano interrato e terra, progettate dagli architetti Ortelli e Sianesi, contraddistinte dai soffitti a cassettoni in calcestruzzo, il completamento delle sale espositive collocate al secondo piano e coperte negli anni Settanta con un soffitto a shed. E’ stata prevista anche la conclusione del corpo ipogeo voluto dal progetto di James Stirling e la sistemazione del giardino che confina con l’Orto Botanico di Brera, con la grotta e la vecchia limonaia che i Citterio avevano portato da Villa Gallia sul lago di Como, dove saranno collocati bar e aree di relax, funzioni indispensabili per un museo moderno. Per la passerella tanto contestata, che dovrebbe collegare le sale della pinacoteca con palazzo Citterio, dovremo aspettare ancora.

Fulcro del nuovo progetto è il corpo scale monumentale, dotato di due ascensori panoramici; è stato istallato un impianto elevatore che per la prima volta collega tutti i livelli, ovvero i tre fuoriterra e i quattro interrati rendendo completamente fruibile il nuovo museo.

La consegna a Brera è prevista in questi giorni, seguirà l’allestimento delle opere del Novecento tra cui quelle donate da Emilio e Maria Jesi, con nomi come Medardo Rosso, Boccioni e Severini, Morandi, Carrà, De Pisis, Sironi e Picasso.

Sarà un Museo nel Museo, dove oltre alle opere saranno visibili le stratificazioni architettoniche compiute nel corso di quarant’anni da grandi architetti, come abbiamo visto.

Nel giardino sarà, inoltre, collocata un’opera di Mimmo Paladino, il Muro Longobardo, un opera realizzata in parte riutilizzando le macerie architettoniche lasciate per lungo tempo nel cantiere che era diventato il giardino. L’opera è stata in parte finanziata dal vicino Hotel Bulgari (confinate col giardino). Come ha detto Paladino: questo muro non è una citazione nostalgica, ma l’espressione di come il passato possa essere ispiratore del presente, e quindi sempre vivo e contemporaneo.

 

 

 

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