Una delle più complesse chiese da visitare a Milano è senza alcun dubbio la piccola chiesa di Santa Maria Bambina in Via Santa Sofia.
Infatti è quasi solamente aperta per le funzioni. Lungo la via Santa Sofia noterete un lungo muro pasticciato dai soliti imbrattamuri. Al numero 13 si trova un edificio che ricorda qualcosa di più antico, ma moderno. In effetti si tratta di una ricostruzione in stile di un palazzo distrutto dai bombardamenti del 1943.
Tornando alla chiesa, noterete un portale molto elaborato e neoclassico, con ogni probabilità l’originario ingresso alla chiesa. Ma per accedere dovrete varcare il civico 13, dove potrete notare una lapide marmorea che indica: Santuario di Maria SS Bambina (la chiesa è aperta solo durante le messe).
Varcando l’ingresso si potrà accedere ad un piccolo cortile. Qui si potrà notare la graziosa facciata a vela rivestita di marmi colorati e disposti in un intreccio geometrico molto ben studiato. Al centro un’alta finestra a serliana funge anche da ingresso principale al santuario.
La graziosa chiesa di Santa Maria Bambina, come la vediamo oggi, venne progettata dal grande architetto milanese Giovanni Muzio (quello della Ca’ Brütta), come ricostruzione post bellica tra il 1951 e il 1953.
Al suo interno si trovano dipinti di Luigi Filocamo e Silvio Consadori. I mosaici nell’abside sono di Achille Funi.
Questa piccola chiesa venne visitata fra l’altro da Papa Giovanni Paolo II nel 1984.
In origine in questo luogo si trovava la cinquecentesca chiesa di Sant’Apollinare, come la chiesa di Santa Maria bambina, era preceduta da un vestibolo quadrato. All’interno, ad unica aula, vi erano quattro cappelle per lato ricche di stucchi e affreschi. Vi erano inoltre alcuni quadri preziosi oggi probabilmente in qualche museo all’estero. Una Madonna con Sant’Apollinare dipinta da Gian Paolo Lomazzo, un dipinto del Procaccini e uno di Enea Salmeggia. La chiesa venne sconsacrata alla fine del 1700 e utilizzata per altri scopi.
Le origini milanesi della devozione alla Madonna Nascente (il Duomo le è dedicato) risalgono al X secolo, ma la nostra storia va portata al 1600.
La devozione a Maria SS. Bambina ebbe origine nella chiesa di Santa Maria degli Angeli, eretta nel 1619 presso San Simpliciano.
Mons. Alberico Simonetta, patrizio milanese eletto al Vescovado di Como, dal quale si ritirò nel 1738, perché colpito da grave malattia, possedeva, e teneva carissimo, un simulacro in cera di Maria SS. Bambina avuto in dono da Suor Isabella Chiara Fornari, Superiora delle Francescane di Todi, la quale riusciva assai bene a trarre, da stampi in gesso, belle figure sacre. La copia fu da Mons. Simonetta portata a Como ed in seguito a Milano; dove, per soddisfare il desiderio delle Cappuccine di S. Maria degli Angeli, ne fece riprodurre una copia in terra di Lucca e la donò al monastero. Alla morte di Mons. Alberico Simonetta, avvenuta nel 1739, le Cappuccine ebbero in dono il simulacro in cera lavorato dalla Fornari. Questa Madonna di cera peregrinò, portata da alcune suore, in via Annunciata, nei pressi dell’arco antico di Porta Nuova.
Spentasi lentamente la piccola comunità religiosa di via Annunciata, per cura di Donna Barbara Viazzoli il sacro deposito fu affidato a Don Luigi Bosisio, parroco di S. Marco il quale consegnò la sacra effige alle Suore di carità, chiamate nel 1842 dal Cardinale Gaisruck nell’Ospedale Fatebenesorelle. Questa rimase nell’Ospedale Ciceri (Fatebenesorelle) fino al 1876 quando, eretto il Noviziato generale delle Suore della Carità della Beata Capitanio in via S. Sofia, sul luogo dove sorgeva il monastero di S. Apollinare (il più antico convento francescano di Milano), essa vi fu trasportata.
L’8 settembre 1884, festa della Natività di Maria, il simulacro fu trasportato nel l’infermeria del monastero per desiderio di una suora malata. Il mattino dopo la Superiora generale, recatasi nell’infermeria, ebbe la felice ispirazione di presentare il simulacro alle ammalate, perchè lo baciassero. Fra le degenti vie era la novizia Giulia Macario costretta all’immobilità assoluta per un incidente. La malata, nel vedere la benedetta statua, sentì un vivo desiderio di guarire miracolosamente ottenne la guarigione.
Nel gennaio del 1885 due nuove grazie particolarissime vennero a riconfermare, nella sua legittimità, la devozione che andava rapidamente crescendo intorno alla preziosa effige. La quale fu fasciata di raso bianco, adornata di gioielli e adagiata in una ricca ed elegante culla. I fatti furono poi appurati ed approvati dalla competente autorità ecclesiastica e lo stesso Leone XIII, informato di ogni cosa, accordò ai devoti di questa immagine tesori di indulgenze.
Preghiere e grazie si intrecciavano e si moltiplicavano. L’effige miracolosa, sempre più importante, necessitava di una più adeguata collocazione. Venne quindi ideata la chiesuola quale sede delle meraviglie di Maria Bambina. Le spoglie mura dell’antica infermeria furono ingentilite a Santuario.
Il simulacro taumaturgico venne posto sopra una leggiadra culla d’argento a forma di conca, sorretta da quattro Angeli, i quali premono col piede quattro piccoli draghi, simbolo delle potenze infernali. Angeli e spire si avvolgono felicemente a fiori e fanno sostegno alla culla, mirabile per la sua naturalezza. Dietro la culla pare che scenda a volo, staccandosi lieve dallo sfondo, un gruppo di Angeli: gli uni si protendono reverenti verso la Celeste Regina a contemplarla; gli altri si disegnano in alto, accorrenti al suono gioioso di un Angelo che li invita. Il bellissimo gruppo è in bronzo e l’unica tonalità della tinta è vinta da sapienti dorature e ossidature. L’artista ideatore è il Quadrelli. Tutto è racchiuso in un’ampia custodia, a mo” di ancona, costituita da tersissimo cristallo, stretto da incorniciatura e da sei eleganti colonnette. Sopra di queste si imposta uno svelto arco circolare da cui pendono ghirlande e fiori tenuti sempre da Angeli, concepito in un elegante stile Rinascimento.
L’altare originario, cui la ricchissima ancona serve da pala, era in legno scolpito, come lo sono pure le balaustre chiuse da tre bei cancelli in bronzo. Ai lati si trovavano due statue del Moretti, in legno dorato, raffiguranti i santi sposi Gioachino e Anna. Decorazioni, stucchi, dorature erano profusi con grande armonia nelle quattro campate in cui era suddivisa la cappella da lesene laterali. I riquadri del soffitto erano decorati dal Cisterna, che vi dipinse l’Annunciazione, l’Adorazione dei Magi e l’Assunzione. Un altro dipinto del Cisterna ricopriva la parete di fronte all’altare e raffigurava la Presentazione di Maria al Tempio. Le vetrate che danno luce al Santuario, erano dipinte con dodici figure cotte, anch’esse per mano del Cisterna e rappresentavano Profeti e Donne dell’Antico Testamento.
L’edificio e il suo prezioso tesoro, però, non hanno vita facile. Durante il bombardamento di Milano dell’agosto 1943 il santuario venne completamente distrutto, ma il simulacro si salva grazie ad un lungimirante trasferimento a Maggianico di Lecco. Al termine del conflitto l’architetto Giovanni Muzio venne incaricato per ricostruire la nuova chiesa, che verrà consacrata nel 1953 dal card. Schuster. Oggi possiamo ammirare alcune parti della vecchia cappella in alcune delle decorazioni che adornano l’attuale edificio, salvate dalla distruzione della guerra, come due dipinti del Cisterna e le statue dei genitori Maria, Gioachino e Anna. L’interno, a predominanza bianca nei marmi e negli stucchi, richiama il candore della tradizionale culla di Maria Bambina. Quest’ultima, custodita in una nicchia, cattura l’attenzione nell’abside.
Stanno a testimonianza della devozione per il simulacro, infiniti ex-voto tappezzano ancora i muri della cappella-Santuario.
Una tradizione oggi pressoché scomparsa era quella di donare alle giovani coppie di sposi una piccola statua di Maria Bambina, generalmente in cera, riccamente decorata di merletti e piccoli gioielli custodita a volte, sotto una campana di vetro. Collocata sui comò, dava protezione alle nuove famiglie in procinto di allargarsi.
Santuario di Santa Maria Bambina 1915-20 Eugenio Cisterna Presentazione di Maria al Tempio
Fonte: Chiese di Milano del Ponzoni 1929 – Thomas Villa – Simone M. Varisco per caffestoria.it
Carina, manco sapevo esistesse. Grazie
Un po’ kitch, ma sembra interessante, specie la storia. Grazie
e’ aperta anche senza la Messa e vale veramente la pena andare a visitarla!