La porta storica meno importante di Milano è senza alcun dubbio Porta Tenaglia. Infatti siamo pronti a scommettere che saranno in molti i lettori che si domanderanno persino dove sia collocata. Il bello è che, al contrario di altre più famose porte cittadine, in questo caso esiste una via di Porta Tenaglia, una piccola parallela di via della Moscova.
Porta Tenaglia era una delle aperture effettuate per un facile accesso nelle mura di cinta muraria dei Bastioni, la cui costruzione avvenne tra il 1548 e il 1562 per volontà di Don Ferrante I Gonzaga, governatore della città dal 1546 al 1554, all’epoca in cui questa era dominata dagli spagnoli, e dell’imperatore del Sacro Romano Impero Carlo V d’Asburgo. La prima testimonianza dei lavori di costruzione dei bastioni ci giunge dall’arcivescovo di Zara Andrea Minuti che nell’ottobre del 1549, visitando Milano nel suo viaggio da Venezia a Parigi, ricorda nel suo diario che rimase stupito di come una così vasta città non avesse delle mura di difesa, anche se costatò che ne vide l’opera in corso.
Inizialmente i varchi principali realizzati nelle mura erano solo 6, iniziando da nord e in ordine destrogiro: Porta Comacina (poi intitolata a Garibaldi); Porta Nova, Porta Orientale ( (“Venezia”, intitolata temporaneamente “Riconoscenza” in epoca napoleonica); Porta Romana; Porta Ticinese “Cicca” (poi intitolata temporaneamente “Marengo” in epoca napoleonica) e Porta Vercellina (poi intitolata “Magenta”). Alle quali si aggiungevano Porta Tosa (Vittoria), Porta Vigentina e Porta Lodovica (Tosa succursale di Orientale, Vigentina succursale di Romana e Lodovica succursale di Ticinese). Mentre ai lati del Castello vennero aperti due piccoli varchi, uno a Ponente (il Portello, all’altezza dell’odierna piazza Virgilio) e uno a nord-est (Porta Tenaglia).
Successivamente vennero aperti i varchi minori: Barriera Principe Umberto (odierna piazza della Repubblica), Porta Monforte, Porta Genova, Porta Sempione (Arco della pace) e, ultima, Porta Volta.
Tornando alla storia di Porta Tenaglia, Sicuramente vi chiederete come mai un nome così curioso e quale sarà la sua origine?
Anzitutto, il Castello con le nuove mura si trovò come vertice di un vasto svaso nella poligonale sagoma della grande cerchia difensiva. Questo vasto spazio, oggi occupato dal Parco Sempione, da sempre era stato un bosco per la caccia, giardino ducale con orti e pometi, e in pratica rimarrà così sino ai giorni nostri.
Per difendere meglio il Castello a patire dal 1500, vista anche la svolta che ebbero le armi da fuoco sui metodi difensivi delle città, si pensò di dotare l’antica fortezza dei Visconti e degli Sforza, con fortificazioni nuove e possenti. Inizialmente venne edificata intorno alle mura medievali una ulteriore fortificazione, chiamata Ghirlanda, successivamente rinforzata da una serie di nuovi baluardi difensivi a pianta triangolare, come risulta da diverse piantine del ‘600 e del ‘700 che vedevano il castello al centro di una stella a sei punte.
Ghirlanda che sarà smantellata in parte dopo l’arrivo di Napoleone nel 1796, e definitivamente nel 1893.
Tornando al Cinquecento, ad ulteriore difesa come accesso al castello, pare fosse stato realizzato un baluardo allungato verso nord, in direzione dell’attuale piazza Lega Lombarda. Sostenuto da alcune fonti come progetto già avviato nel primo Cinquecento o pensato dall’ultimo degli Sforza, con la costruzione di una “tenaglia” appoggiata al vertice nord-est del nuovo baluardo del castello. Il nome deriva naturalmente dalla forma di questo baluardo difensivo, che ricordava una gigantesca “tenaglia”, perciò ecco il nome assunto dal piccolo portello aperto nelle nuove mura difensive dove il baluardo terminava.
Comunque sia, sull’effettiva costruzione del baluardo a “tenaglia” vi sono pochi dati certi. Probabilmente venne realizzato prima delle stesse mura spagnole e mai completato effettivamente, forse a causa degli alti costi per la sua edificazione. Su alcune mappe antiche la “Tenaglia” venne segnata, sempre in forme leggermente differenti e a seconda dell’illustratore, neanche segnata.
Comunque sia, probabilmente con l’arrivo della costruzione delle mura vere e proprie, le quali arrivarono a coprirne l’area solo nel 1592, il baluardo allungato venne inglobato nelle nuove mura e trasformato, perché di fatto risultò inutile.
Fortuna volle, comunque, che nessun esercito straniero sottopose mai la cinta fortificata ad alcuna verifica, visti i molti difetti costruttivi delle fortificazioni, come sostenuto da diversi studiosi.
Nel disegno della mappa di Milano del 1580 realizzata da Giovanni Battista Clerici (dove vediamo un particolare della Tenaglia) troviamo probabilmente la rappresentazione più fedele di quella curiosa opera di difesa che fu la tenaglia.
DI seguito una nostra ricostruzione in base alla mappa del Clerici.
Passando alla piccola porta denominata Tenaglia, della quale si sa ben poco, sappiamo che si collegava col borgo fuori le mura detto degli Ortolani o della Trinità, e che a sua volta proseguiva verso la Cagnola (via Canonica e via Piero della Francesca) dove si biforcava per Gallarate e Saronno, quindi risultava una via d’accesso secondario ma ugualmente importante per il territorio circostante. Oltre alla mancanza di immagini e documenti relative a Porta Tenaglia, vi è anche l’aspetto toponomastico nel corso del tempo a lasciare un po’ perplessi: nella mappa del Clarici del 1579, ma in nessun’altra delle tante che si possono trovare, l’attuale Porta Tenaglia viene indicata come Porta Comasina, mentre l’attuale Porta Comasina è chiamata Porta Fontana.
Nelle mappe seicentesche, invece, il Marco Antonio Barateri e successivi la denominano “Portello” (simmetricamente a quello che sta a sud-ovest del Castello) ed è solo a partire dal Catasto Teresiano (dal 1718 al 1760) che la troviamo denominata Porta Tenaglia.
Comunque una delle più antiche attestazione per Porta Tenaglia la si può trovare a pagina 346 del Gridario generale delle gride, bandi, ordini, editti … per ordine dello governatori che hanno governato lo stato di Milano… , Milano, Pandolfo Malatesta, che riproduce una legge del 19 ottobre 1695, nella quale è elencata anche una “Porta Castello”.
Giusto per aggiungere un’altra variante alla storia di questo varco cittadino, nella mappa del Richini del 1603 viene indicato il nome “Porta della Trinità” al posto di Tenaglia, per via della prossimità della chiesa situata dopo la porta che era era intitolata alla Trinità.
Oggi, della Tenaglia e della porta con lo stesso nome non rimane che il toponimo della via, più ampio un tempo visto che le piante storiche riportano “strada del dazio di Porta Tenaglia”, oltre –ma solo in quelle di fine Ottocento (Piano Beruto)– all’esistenza di un “viale di Porta Tenaglia” corrispondente all’intero percorso del Bastione tra la Porta Tenaglia stessa e l’Arco della Pace, quindi prima che venisse dato il nome agli odierni viale Elvezia, viale Douhet, viale Byron e via Bertani. Infine risale al 2017 la proposta, votata unanimemente dal Municipio 1, di recupero e valorizzazione dei vecchi toponimi legati alle porte cittadine, tra cui quella di intitolare “Giardini di Porta Tenaglia”, la piazzetta verde collocata tra l’imbocco di via Maggi e viale Elvezia, oggi priva di un nome.
Fonte: La Città nella Storia d’Italia, Edizioni la Terza 1982; Vecchia Milano Blogspot; Milano Nei Secoli Blogspot; Un ringraziamento speciale agli amici del forum di Skyscrapercity, in special modo di Odonomastico e di Mattia Abdù del Primo Municipio di Milano.
Stupenda ricostruzione. Grazie
Vi giuro che non sapevo della “tenaglia”. Fantastica ricostruzione
Molto interessante!
Come al solito siete impeccabili. Bel lavoro.
Dopo aver ampiamente lodato questo articolo (che penso potrò utilizzare e debitamente citare…), quale appassionato di storia ferroviaria, posso aggiungere una curiosità. Se tutto andava bene, appena fuori da quella porta. nel 1836-37 sarebbe sorta la prima stazione ferroviaria d’Italia. Quella della linea Como-Milano pensata da Z. Volta e progettata da G. Bruschetti. Invece non tutto andò come doveva. Anzi.