Milano | Porta Nuova – Chiese scomparse: Santa Maria in Aracoeli

Quante volte abbiamo mostrato angoli di Milano purtroppo persi per sempre, testimoniati solo da vecchie foto?

Troppe, purtroppo: distruzioni belliche, indifferenza e speculazione hanno operato alla grande privando la città della sua anima antica e romantica.

E’ il caso della piccola chiesa barocca che si specchiava nella cerchia dei Navigli, sita all’angolo tra l’attuale via Fatebenefratelli e il corso di Porta Nuova.

Si trattava della chiesa barocca Santa Maria in Aracoeli a volte identificata anche con l’appellativo di San Giovanni di Dio (forse il secondo nome derivava dal vicino ospedale).

In pratica questo angolo milanese in cento anni ha cambiato totalmente aspetto e non si è salvato quasi di quello che ci mostrano le vecchie immagini.

Infatti sono spariti il Naviglio, la chiesa, i palazzi attorno e l’Ospedale; rimane solo il palazzo Ottocentesco della Questura di via Fatebenefratelli.

Eppure questo contesto di Milano, come si deduce dalle foto d’epoca, doveva essere straordinariamente romantico.

Fu distrutto per sempre a partire dagli anni 1935-37, quando venne decisa al sua trasformazione allargando il corso di Porta Nuova e demolendo chiesa sconsacrata e palazzi adiacenti.

La storia della chiesa la si può far coincidere con la creazione dell’Istituto ospedaliero che prese avvio nel lontano 1588 quando l’arcivescovo di Milano Gaspare Visconti fondò con le autorità civili l’Ospedale Fatebenefratelli.

L’area individuata era adiacente al Collegio dei Nobili, potente istituzione legata a San Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano dal 1560 al 1584, sulla quale prende avvio la costruzione di un ospedale/convento su progetto di Martino Bassi.

Col progetto di Giovanni Battista Pessina e di Aurelio Trezzi, del 1630, nell’ospedale ampliato trovano ricovero i malati acuti. Allo stesso momento risale la costruzione della nuova chiesa, dedicata a Santa Maria d’Aracoeli.

In età napoleonica il complesso ospedaliero è interessato da eventi sfavorevoli, ma la destinazione assistenziale e benefica contribuisce a limitarne i danni; un ambizioso progetto di ammodernamento è avviato dall’architetto Pietro Gilardoni e realizzato tra il 1822 e il 1843. L’organo firmato da Natale Morelli, nella bella cappella dell’ospedale, entra in funzione nel 1853, tredici anni dopo l’inaugurazione del riformato istituto ospedaliero.

Nella seconda metà dell’Ottocento si susseguono le tappe di una lunga decadenza, contraddistinta dalla soppressione degli ordini religiosi già avvenuta sul finire del ‘700, e dal passaggio della direzione dell’istituto ai laici nel 1870, dall’allontanamento dei religiosi nel 1885, dall’unificazione col vicino ospedale Fatebenesorelle (o Ciceri) e l’annessa Opera Pia Agnesi, sino alla demolizione del vecchio edificio e della chiesa, culminata nel 1937.

Nonostante la chiesa avesse una delle più belle facciate barocche della città, e nonostante i maltrattamenti subiti nel corso del tempo era sostanzialmente originale e integra; il fianco più dimesso aveva un aspetto riscontrabile in non poche chiese del ‘600, eppure venne demolita senza remore.

Si presentava ricca di decori e statue: aveva un ingresso solo al centro, sormontato da una grande finestra incorniciata, suddivisa in due parti da cornicioni e incorniciata da due coppie di lesene su entrambi i livelli.

Nella parte superiore, tra le lesene, vi erano due statue di santi, mentre a culmine del timpano vi erano 5 angeli.

La facciata, appoggiata sulla sinistra al palazzo dell’ospedale, risultava mancante di un lato, ben evidenziato su quello opposto da una grande voluta di raccordo tra la parte più bassa delle cappelle laterali e la navata centrale.

Purtroppo non sappiamo nulla su che fine possano aver fatto le statue.

L’interno, ad uno sola navata, al contrario della bella facciata, non destava interesse artistico. Consta di una campata con volta a botte, divisa da lesene. Recava incisa la data di un restauro subito nel 1777 ed è ricordata l’opera di decorazione e abbellimento sostenuta dai cittadini milanesi nell’anno 1838.

A destra, entrando, vi era l’altare dedicato a S. Giovanni di Dio, recante una tela del Santo, opera del Panza; l’altare che seguiva recava pure una pala con S. Giovanni di Dio portato in Gloria, dipinta dal Taurini. Il primo altare di sinistra è quello detto delle reliquie, perchè ricchissimo di reliquie di Santi; tra l’altro possedeva il corpo di S. Gennaro martire, da non con fondersi coll’altro celebre S. Gennaro di Napoli. Il secondo era dedicato alla Madonna Assunta. Esisteva un Ecce Homo del Collina ed un Arcangelo Raffaele con Tobia, del Mazzola. I quattro altari erano tutti di marmo con disegni variati. L’altare maggiore era pure di marmo e in stile barocco.

Durante i rimaneggiamenti, eseguiti al principio del secolo XVIII, andarono distrutti gli affreschi dell’epoca, ritenuti eccezionali.

Al posto della chiesa e del palazzo dell’ospedale, ora ci sono dei palazzi costruiti negli anni Trenta del Novecento (al posto della chiesa si trova il civico 9 di via Fatebenefratelli) e di fronte il nuovo e ridondante Palazzo Parigi, ultimato pochi anni fa.

Anni fa avevamo provato a ricreare la chiesa con un programma per il 3D, che proponiamo qui di seguito.

Info: Lombardia beniculturali; “Le Chiese di Milano”, Ponzoni 1929; un grazie per la collaborazione ad Alessandro Fortuna

Riferimenti fotografici: Foto d’epoca, immagini 3D Roberto Arsuffi

Tag: Porta Nuova, Architettura, Chiese, Chiese scomparse, Milano Sparita, Cerchia dei Navigli, Corso di Porta Nuova, Via Fatebenefratelli, Chiesa Santa Maria in Aracoeli

Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

14 commenti su “Milano | Porta Nuova – Chiese scomparse: Santa Maria in Aracoeli”

    • L’eleganza e la proporzione di questa strada fino agli anni venti del 900 era unica . Una città che emanava un’atmosfera magica . Chiudere i Navigli e demolire per fare spazio al traffico urbano è stato come il bombardamento di Dresda. Peccato .

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      • Infatti è proprio da quel momento storico che Milano si è fatta l’immagine e nomea di città triste solo lavoro, smog e cemento.

        Hai perfettamente ragione.

        Ma si può anche attuare il processo inverso se solo lo si vuole.

        Nulla è immutabile per sempre.

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          • Tra l’altro voi gon questo finto orgoglio campalinista da provinciale italiano con mentalità da paesello lottate strenuamente per difendere il brutto, lo smog, il cemento, il traffico.

            Io criticando Milano lotto per una Milano migliore.
            Sempre più bella.

            Siete voi che inchiodate Milano nella merda.
            Siete voi che rendete reali gli stereotipi.
            Non certo chi la critica migliorandola…

            Non credo potete arrivare a capire il discorso.
            Siete forse fermi ancora alle formine dellw elementari a cercare di capire come inserire la stella nel buco quadrato…

  1. Stai sereno perché molti milanesi che contano, ma anche professionisti e no, stufi di questa città hanno fatto le valige da un pezzo. Li trovi appunto a Parigi, Berlino , Londra , Barcellona , New York o anche Firenze , Roma ecc. Francamente non si può accettare di vivere nella città più inquinata d’Occidente. Una città che malgrado si voglia offrire come città più moderna f’Italia è incapace di offrire quel mix tra contemporaneo e fascino storico che altre metropoli sanno dare . Senza dimenticare soprattutto la cura dell’ambiente e gli investimenti sul paesaggio urbano. Forse Roma ultimamente si è lasciata andare ma è talmente satura di bellezza ….Milano non è brutta , semplicemente non investe in progetti come le altre. Costruisce condomini e ha iniziato a farlo proprio mentre tombava i Navigli .

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  2. Io sono stato dodici anni all’estero, mia moglie è belga (“grandi capitali del nord”) e abbiamo deciso di vivere qui a Milano con grande soddisfazione

    Tutti i nostri amici non italiani che vengono a visitarci ci dicono che la città è splendida e nelle classi dei nostri figli ci sono più di metà dei bambini con almeno un genitore nato oltre le Alpi o oltre il mediterraneo

    È giustissimo sottolineare i punti deboli e suggerire miglioramenti (inquinamento in primis), ma il disfattismo merita cause diverse

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    • Scommetto che sei ricco e vivi in un quartiere di ricchi. I tuoi figli vanno a scuola privilegiata con i figli ricchi di genitori ricchi e per te il mondo che vedi è tutto qua.

      Apri gli occhi.

      Esistono anche quelli che vivono in periferia.

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    • Molti dei quadri (come l ecce homo di Collina) sono conservati nella quadreria dell’ ospedale Fatebenefratelli di fianco …

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  3. Qualcuno ha citato Dresda dove hanno ricostruito la città come era prima dei bombardamenti. Penso che a Milano qualche ricostruzione fedele si possa fare, basta solo volerlo.

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    • Eh scherzi! No in Italia è anticostituzionale ricostruire in stile, è antistorico, non lo sapevi? Piuttosto demoliamo, costruiamo edifici orrendi, ma MAI ricostruire in stile per ricucire uno strappo storico .Ovviamente non è anticostituzionale, sono gli architetti e ingegneri italiani che non ne sono capaci, e affossano ogni timida o meno timida idea di ricostruire. Teniamoci invece i palazzoni tozzi del periodo fascista e i mega palazzoni anni 60-70 accanto a cattedrali e edifici medievali. Fa tanto contemporaneo, pazienza se sono pugni negli occhi!

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