Abbiamo intervistato l’Assessore alla rigenerazione urbana del Comune di Milano Giancarlo Tancredi per farci raccontare la sua visione sulla città e le ultime novità su alcuni temi di grande interesse
1. Stadio: considerando il rispetto delle volumetrie da PGT su San Siro qual è la posizione attuale del Comune?
Facciamo intanto una premessa: siamo in un procedimento avviato dalle squadre – che ne hanno titolarità – ancora in corso e che non ha subito interruzioni.
Il procedimento è previsto dalla cosiddetta Legge Stadi ed è stato avviato nel 2019.
Il Comune aveva già espresso la propria posizione sullo stadio con il Piano di Governo del Territorio, all’interno del quale l’area dello stadio è stata individuata come una delle sei grandi funzioni urbane.
Quello che è acclarato è che lo stadio di San Siro nel suo assetto attuale non risponde più non soltanto alle esigenze delle squadre ma nemmeno a quelle dei tifosi e dei cittadini (basti pensare, giusto per fare due esempi concreti, all’impatto acustico e al traffico). E senz’altro l’area intorno allo stadio, con grandi spazi asfaltati (funzionale allo stadio stesso) non corrisponde più ai criteri di rigenerazione urbana contemporanei.
Prima che venisse approvato il Piano di Governo del Territorio, le squadre hanno presentato una proposta ai sensi della Legge Stadi; nell’ambito della procedura, l’Amministrazione si è espressa tre volte: una volta con il Consiglio Comunale e due volte con la Giunta.
Con l’ultima delibera di Giunta del Novembre 2021 il Comune ha ribadito innanzitutto che le volumetrie, a nostro modo di vedere, erano state ben calibrate nel PGT e dunque la richiesta alle squadre è stata quella di allinearsi alle volumetrie previste dal Piano.
Il secondo tema riguarda il fatto che, avendo riconosciuto l’interesse pubblico alla realizzazione di un nuovo stadio e che la presenza di due stadi presenterebbe molte criticità, la possibilità di sacrificare il Meazza sia attuabile solo a fronte del fatto che laddove sorge lo stadio venga definito un progetto di altissima qualità con una tematizzazione legata al verde sportivo.
Terzo punto è la richiesta di un piano economico-finanziario che, rispetto ai due punti sopra indicati, dimostri la sostenibilità dell’intervento.
Dopo la delibera del Novembre 2021 le squadre non hanno ancora presentato un aggiornamento dello studio. Più recentemente è intervenuta tuttavia una nota delle squadre con cui comunicano che stanno provvedendo all’elaborazione dei documenti richiesti.
Si è innestato quindi il tema del dibattito pubblico, sollecitato giustamente da più parti. Il dubbio dell’Amministrazione era che la Legge speciale sugli stadi fosse sottratta ad alcune norme del Codice Appalti, tra cui anche quella del dibattito pubblico.
Questo dubbio è stato sciolto dalla Commissione Ministeriale che ha comunicato che il dibattito pubblico debba essere svolto anche nell’ambito della legge speciale.
Per fare questo dibattito pubblico, lo abbiamo ribadito un’infinità di volte, è necessario che le squadre presentino l’aggiornamento dello studio.
Una volta ricevuto il dossier aggiornato, sarà verificato nei termini essenziali da parte degli uffici e poi potrà essere oggetto di dibattito pubblico.
Già tre volte e in maniera formale l’Amministrazione si è espressa sulle procedure da seguire. Ora le vie sono soltanto due: o le squadre rinunciano a questo tipo di procedura oppure è necessario che presentino il dossier aggiornato anche e soprattutto in termini di sostenibilità economica. Non esiste una terza via.
Sorprende che sui giornali quasi ogni giorno venga evidenziato che si debba fare in fretta da parte del Comune, ma ora, per usare una metafora calcistica, la palla è nel campo delle squadre: noi aspettiamo il dossier e successivamente procederemo al dibattito pubblico.
Io penso che la questione sia semplice: noi abbiamo chiesto un abbassamento dei volumi di circa il 50% rispetto alla proposta originaria, arrivata prima dell’approvazione del PGT. Ritengo che in modo ragionevole le squadre abbiano preso tempo per valutare probabilmente anche possibili alternative.
Sul tema stadio la pressione mediatica è fortissima, cosa che non accade su altre operazioni simili.
Per noi è fondamentale che siano rispettate le procedure e che il processo si svolga nell’ambito delle normative definite, e non sui progetti pubblicati sui giornali.
Io, inoltre, ho accolto con favore la richiesta fatta in Consiglio Comunale di realizzare uno studio d’area, perché la zona del Meazza non è solo lo Stadio: è un’area molto complessa su cui vanno fatte valutazioni attente.
Comprendo che dal punto di vista dei tifosi l’approccio sia più “emozionale”, ma noi come Amministrazione dobbiamo analizzare tutte le questioni in maniera pragmatica per arrivare alla soluzione migliore per la città.
2. Biblioteca Europea di Informazione e Cultura – BEIC: pochi giorni fa è stato presentato il concorso di progettazione: ci può descrivere quali saranno le fasi e quali siano le aspettative su questo intervento così atteso?
Faccio una premessa importante e un appello: è fondamentale che siano rispettati i tempi per i finanziamenti PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ndr) e dunque le scadenze per elaborare il progetto, che sono strette. Invitiamo i progettisti interessati a informarsi per poter partecipare al concorso di progettazione che avrà tempi serrati.
Quello della BEIC è sicuramente l’intervento più importante che Milano ha proposto nell’ambito del PNRR: per noi sarà il simbolo di un nuovo sistema culturale della città
Sarà una biblioteca aperta e digitale, un polo che si candida a essere un nuovo punto di riferimento per la cultura contemporanea e siamo certi che assumerà una scala internazionale.
Il progetto è localizzato nel piano di Porta Vittoria e occupa la metà dello spazio inizialmente previsto.
Si inserisce in un quadrante di città in forte rinnovamento con Porta Vittoria, l’ex Macello, la nuova sede dell’Istituto Europeo di Design e il nuovo centro sportivo.
Pensiamo che questi interventi che partono in contemporanea possano tutti arrivare a compimento nel 2026.
3. Ha citato l’area dell’ex Macello che l’Assessore Maran nel precedente mandato aveva identificato come quella di maggiore interesse futuro, qual è invece per Lei?
Le aree per fortuna sono tante: BEIC, la riqualificazione dell’ex ortomercato, Santa Giulia, che avrà la più grande arena italiana, MIND, Bovisa.
Su Bovisa lanceremo a breve un progetto molto interessante sulla parte della Goccia in accordo con il Politecnico, per il nuovo campus, con un grande parco. A mio parere questo sarà un elemento significativo in una zona che ha forti esigenze di riqualificazione.
Questo si affianca al progetto MoLeCoLa e dimostra come le varie azioni di riqualificazione non siano episodiche ma si inseriscano in un quadro complessivo di creazione di grandi poli che uniscono soggetti pubblici e privati, con l’obiettivo comune di una migliore vivibilità degli spazi urbani.
Rubattino è un’altra area a mio avviso cruciale. Il Comune ha destinato un’area alla Magnifica Fabbrica, i laboratori scenici della Scala che attualmente sono all’ex Ansaldo e di cui si è deciso di ampliare in modo significativo il parco esistente.
In quell’ambito sono già presenti realtà private come il Gruppo Camozzi, centro tecnologico di ricerca avanzatissimo a livello mondiale, e ci sarà un ulteriore intervento privato di cui avremo dettagli tra qualche tempo.
Ovviamente le aree degli Scali costituiscono un elemento da tenere in grande considerazione e infine un’altra area che ritengo significativa è quella di Loreto.
Il progetto per Piazzale Loreto è un modo assolutamente inedito di affrontare come si possa ripensare uno svincolo di traffico per trasformarlo in una grande piazza vitale, la testata dell’asse commerciale più importante di Milano. Altri luoghi di Milano potrebbero essere ripensati con le stesse modalità.
4. Ha accennato agli Scali ferroviari, quali sono i prossimi passi nel processo per lo Scalo Farini?
Scalo Farini ha alcuni fattori che ne condizionano le fasi realizzative e per le quali stiamo cercando delle soluzioni in tempi brevi. I lavori di spostamento della linea ferroviaria qui sono molto impegnativi e sono da tempo allo studio. Come potrete immaginare comportano investimenti da parte di Rete Ferroviaria Italiana (RFI, ndr) e un procedimento amministrativo complesso.
Detto questo il processo su Scalo Farini non è affatto fermo, anzi, stiamo ragionando con le Ferrovie per cercare di accelerare le tempistiche, magari dividendo le aree interessate dallo spostamento della linea da quelle che non lo sono, in modo da iniziare a lavorare su queste ultime.
Entro l’estate dovrebbe essere presentato il masterplan da parte della proprietà per andare poi sul mercato.
Io ritengo che entro il 2022 la situazione sarà più definita.
5. Molti ci chiedono se mai il Comune penserà ad un programma a lungo termine per l’incremento del verde anche nelle vie dove non ce n’è (alberare in più strade possibili).
In questo momento ci si sta muovendo su una serie di interventi individuati che hanno una più immediata fattibilità.
Alberare le strade non è sempre semplicissimo, non tutte si prestano a ospitare alberi per la presenza di sottoservizi, reti tecnologiche e infrastrutturali
Ma la linea dell’amministrazione, laddove possibile, è quella di intervenire rapidamente. Si tratta di un obiettivo prioritario per noi. .
Il PGT detta già le regole e stiamo rivedendo il Regolamento Edilizio che interverrà anche su questi punti e che conto di chiudere entro il 2022.
6. Parliamo di social housing: sappiamo che la delega è in carico ad un altro assessorato, ma quali sono le quote di social housing previste per i nuovi interventi?
In quasi tutti gli ambiti di cui abbiamo parlato finora è prevista una presenza importante di social housing: negli scali è prevista una serie di tipologie di edilizia convenzionata agevolata con prezzi più bassi in media del 20, 30 o 40% del prezzo di mercato. Per l’area dell’ex Macello la quota di social housing è molto rilevante.
La domanda di social housing è molto forte e la risposta ancora insufficiente.
L’Assessore Maran (Assessore a Casa e Piano quartieri, ndr) sta lavorando per cercare di aumentare l’offerta in maniera significativa, ma non solo: sta lavorando anche per elaborare una strategia per ripensare il tema della casa pubblica in senso più ampio, partendo dall’idea che si debba pensare non soltanto alla riqualificazione degli edifici esistenti ma anche a una rigenerazione complessiva dello spazio pubblico che consenta di ridisegnare determinati contesti.
E’ un tema sicuramente complesso, ma strategico per questa Amministrazione.
7. Esiste un piano per incrementare il coordinamento urbanistico a livello metropolitano?
Esistono una serie di iniziative che sarebbe auspicabile ricondurre a un vero e proprio piano.
E’ un’idea che è nella mia agenda, ma mi sento di dire che esiste già un pensiero metropolitano.
Ad esempio sulla parte infrastrutturale, come il prolungamento delle metropolitane, si ragiona per estensione verso i Comuni di cintura.
Noi abbiamo un dialogo aperto con tutti i Comuni limitrofi a Milano che fanno parte della Città Metropolitana. Inoltre, a differenza delle altre realtà metropolitane italiane, ci possiamo avvalere di uno ‘strumento’ di progettazione come il Centro Studi PIM (Piano Intercomunale Milanese) che è fatto di persone di livello e competenze molto alte ed è una risorsa a cui noi facciamo spesso ricorso (lo studio per San Siro, ad esempio è in parte in carico al PIM).
Certamente quel che manca è un piano coordinato globale, ma non lo considero irrealizzabile.
8. Urbanisticamente parlando, quale pensa possa essere il lascito olimpico?
Io vedo nell’opportunità offerta dalle Olimpiadi molte similitudini con quanto accaduto per Expo.
Expo è stato un volano per la città, ha lasciato un territorio totalmente rinnovato, grazie però a interventi che erano nati ben prima di Expo e che hanno trovato compimento.
Nel 2026 avremo la Beic, il Museo del Novecento rinnovato, la Magnifica Fabbrica al Rubattino, il Campus Bovisa, Loreto e tutto quello di cui abbiamo parlato, oltre alle aree più specificamente votate alle attività olimpiche. Ritengo, in sostanza, che le Olimpiadi contribuiranno ad accelerare processi in corso e che saranno l’occasione, come fu l’Expo, per portarli a compimento rapidamente.
9. Se dovesse scegliere una sfida per questa giunta in ambito urbanistico, quale potrebbe essere?
Milano è sempre stata la città del fare ma anche una città dal forte animo sociale e dobbiamo continuare a mantenere questa identità: in ambito urbanistico l’elemento su cui si deve tassativamente lavorare è quello dell’inclusione.
Non dobbiamo correre il rischio di trovarci nella situazione di New York o Londra, che sono ormai inaccessibili per alcune fasce sociali.
A Milano, soprattutto in centro città, i valori immobiliari hanno raggiunto livelli altissimi e questo rischia di favorire l’espulsione di una fascia di cittadini il cui reddito non sia compatibile con i prezzi di mercato.
Fondamentale, dunque, sarà lavorare affinché questa situazione non si verifichi.
Posso anticiparvi che stiamo lavorando a una revisione degli oneri di urbanizzazione che ha come obiettivo non quello di favorire le casse del Comune ma di riequilibrare il gettito di oneri dalle rendite più alte a quelle meno basse.
É un tema a cui tengo moltissimo e che vorrei riuscire a chiudere entro il 2022.
Molto interessante, grazie UF
Sarò ingenuo, ma se l’area Farini è indietro per problemi di autorizzazioni e spostamento binari, non si potrebbe iniziare a pieno ritmo da San Cristoforo?
Oppure visto che a San Cristoforo non sono presenti case ed uffici allora passa in coda di default?
Se è per questo se Milan e Inter andranno a Sesto San Giovanni il comune otterrà un abbassamento dei volumi del 100% ma poi chi si prenderà il carico di un San Siro sottoutilizzato? Cosa facciamo il Vigorelli 2 la vendetta?
Non è che avete tirato troppo la corda? Se San Siro diventerà una spesa e non più una risorsa per la comunità, l’elettorato se lo ricorderà.
I comitati di quartiere sono una vergogna solo italiana
È un bene che la gente si attivi per partecipare alla vita pubblica e “metta il becco” nelle scelte delle istituzioni. Tra l’altro il diritto di associazione è pure garantito dalla nostra costituzione.
Ti suggerisco di trasferirti per qualche anno in Russia, così poi ci racconti come funziona…
È un bene fino a quando queste non diventano associazioni di nimby che niente hanno a che vedere con l’interesse della collettività.
Tra un paese conservatore e gerentocratico, paralizzato dal no a tutto come il nostro e la Russia ci sono infinite alternative preferibili
Sì, siamo un paese di vecchi lamentoni conservatori… Ma la democrazia funziona così, nel bene e nel male, non vedo alternative.
Basta isolare i comitati, come fatto per chi fumava il tabacco.
Perlomeno nel 90% dei casi in cui non sono altro che i soliti professionisti del dissenso e del distinguo che vanno ad arruolare i Nimby di turno.
Sì ma fumare non è un diritto garantito dalla costituzione e a Milano c’è chi ha perso le elezioni a non ascoltare i comitati…
Purtroppo la nostra democrazia funziona proprio male invece, perché le scelte sono spesso condizionate dalle minoranze più prepotenti, come spesso accade con i comitati di quartiere.
A me sembra che i Comitati siano normalmente guidati dai professionisti del prefisso telefonico alle elezioni, non da chi le ha perse (ma prendendo comunque dei voti)
Ma questo esula dal tema di cui parliamo e (fortunatamente) influenza più eterei dibattiti su giornali e convegni che la vita vera – ossia se Inter e Milan fossero veramente chiare e concrete, lo stadio si farebbe comitato si o comitato no 🙂
Ma se l’affitto di San Siro lo pagassero i comitati a me starebbe anche bene.
Bisogna pensare anche alla riapertura dei Navigli!
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