Milano | Acquabella – La curiosa storia della “Fattoria Volontè”, oggi scomparsa

Piazzale Susa, l’enorme piazza dell’Acquabella che separa viale Romagna da viale Campania e Corso Plebisciti da viale Argonne, creato poco più di un secolo fa, si rivela uno dei luoghi pieni di curiosità. Infatti a pochi metri dal suo perimetro avevamo già visto la presenza di una serie di cascine antiche che avevano un nome molto bello che ancora oggi viene applicato alla zona (purtroppo pochi ricordano e menzionano), l’Acquebella. Ma qui si trova anche uno degli autosilo più straordinari di Milano, l’autosilo Susa, dove le automobili vengono gestite tramite ascensori e realizzato nel 1969. Ma anche la graziosa palazzina con teste di montone di via Turroni 10. Ancora, sempre in questo luogo il 20 gennaio del 1908 presso il bivio Acquabella, tre convogli ferroviari si scontrarono a causa di un errore di segnalazione da parte di un addetto ai blocchi del bivio causando la morte di 7 persone.

Così “saccheggiamo” un altro bell’articolo del nostro amico Rustego e il suo blog di cronache edilizie milanesi, e relative ricerche, che ci porta in questo caso a oltre cent’anni fa sempre nel precinto di piazzale Susa, dove al posto del bel palazzo di via Giuditta Sidoli 23 e 25 (anche viale Romagna 1) progettato dall’architetto Nino Ambrogio Zanotta nel 1935, si trovava un grazioso villino-fattoria con una curiosa storia raccontata qui di seguito.

(Testo Rustego)

Fa un po’ impressione prendere in mano le pagine ingiallite conservate presso l’Archivio Ornato Fabbriche di Milano, datate nella prima metà del maggio 1916, pochi giorni prima della terribile offensiva dell’esercito imperiale e regio austriaco nota col nome di “Frühjahrsoffensive” o più spesso come “Strafexpedition”, e leggere le “ingiunzioni” che la municipalità inviava al signor Luigi Volontè, abitante in viale Lombardia al civico 55, intorno a questioni inerenti una semplice recinzione. Mentre in quelle settimane l’ufficio tecnico comunale inviava rapporti e decreti, sugli altopiani tra Veneto e Trentino sarebbero morti decine di migliaia di uomini come se niente fosse – e gli ingegneri inviavano note e commenti su come realizzare una recinzione di proprietà ai sensi del regolamento edilizio!

Qualche attenuante, tuttavia, possiamo provare a rintracciarla: fin dal 1911, infatti, la questione della cancellata si era posta in tutta la sua importanza agli occhi severi del Commissari edilizi, come vedremo in seguito; pertanto l’annoso strascico si protrasse, suo malgrado, fino a guerra inoltrata più o meno indipendentemente dalla volontà degli attori in gioco, come mera conseguenza di un peccato originale.

Un peccato originale che ebbe inizio il 25 aprile del 1911, con la richiesta di Nulla Osta per opere edilizie, e contestuale verbale di consegna dei punti fissi, per la costruzione di una villa ad uso “abitazione e lavorerio tipografia” all’angolo di viale Lombardia con quella che all’epoca era l’area destinata alla ferrovia, dalle parti dell’Acquabella.

Il sig. Luigi Volontè, abitante in via Rivoltana 32 – oggi sarebbe via Giovanni da Milano – proprietario del lotto, incaricò l’ing. Eugenio Crespi di realizzare un progetto piuttosto particolare, in stile neoromanico e curiosamente piuttosto povero di decorazioni, moderatamente articolato ma non privo di un certo fascino. La zona a quel tempo doveva essere praticamente campagna: esistono delle fotografie della famiglia del sig. Volontè intorno al 1906, nelle campagne immediatamente adiacenti a via Rivoltana e dintorni che mostrano una pianura piatta con rade costruzioni qua e là.

Forse per questo carattere decisamente suburbano la costruzione sarebbe stata poi nota col nome di “Fattoria Volontè”, con vendita di prodotti agricoli e latte – anche se non prodotti in loco naturalmente; una cartolina pubblicitaria degli anni Venti magnifica oltre ogni limite dignitoso le bellezze del luogo e dei suoi prodotti, ed è di un certo interesse la nota, buttata lì con noncuranza, intorno alle misteriose e lontane origini trecentesche della costruzione – boutade priva di riscontro storico naturalmente, anche se non è impossibile che il casuale ritrovamento di qualche mattone dalle vicine e antiche cascine quattrocentesche abbia fatto scattare il bonario inganno al solo scopo pubblicitario.


Il progetto dell’ing. Eugenio Crespi fu esaminato una prima volta dalla Commissione Edilizia il 24 maggio 1911, senza particolari osservazioni di sorta ed il Nulla Osta rilasciato il 17 giugno seguente. Il 29 luglio 1911 il capomastro Tornaghi fece già domanda relativa alla Prima visita, quella al rustico, indicando anche il progetto della nuova cancellata che era stata prevista; e qui ha inizio un lungo braccio di ferro, che sarebbe durato anni, tra la Commissione edilizia, che respinse senza mezzi termini l’estetica di tale recinzione, con la proprietà Volontè.


La visita al rustico fu infine eseguita il 22 novembre 1911 e si dovette attendere piuttosto a lungo, per gli standard dell’epoca, per la seconda visita, al civile, che fu richiesta il 12 giugno 1912 ed eseguita addirittura il 5 settembre; si nota decisamente uno slittamento dei tempi di esecuzione delle opere, forse dovuto, sulla base di qualche nota a margine nei documenti relativi alle tasse daziarie, a qualche ritardo nei pagamenti. A sostegno di questa tesi vi è infatti la terza visita, che fu richiesta due giorni dopo aver terminato la seconda.

Alcune fotografie fortunosamente conservate e circolate in rete mostrano la casa probabilmente poco tempo dopo il suo completamento, intorno al 1912 o 1913, priva ancora della recinzione definitiva che, come detto, fu oggetto di una lunga diatriba burocratica con gli uffici comunali. Il linguaggio è eclettico ma con moderazione: non si trovano le caratteristiche pastiche euforiche rintracciabili altrove, in una sorta di furore compositivo privo di misura: al contrario, il tentativo qui è assolutamente moderato, quieto, sereno.

La “fattoria” fece bella mostra di sé per un tempo tutto sommato limitato, poco meno di un ventennio, sostituita dal fabbricato di via Giuditta Sidoli 23 della Soc. An. Imm. Aidyl a partire dal 1933/34.

Referenze immagini: Roberto Arsuffi, Rustego, Milano Sparita

Fonti: cronache edilizie milanesi, Rustego

Acquabella, Piazzale Susa, Via Giuditta Sidoli, Viale Romagna, Fattoria Volontè

Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

2 commenti su “Milano | Acquabella – La curiosa storia della “Fattoria Volontè”, oggi scomparsa”

  1. Credo che qualche traccia di questa fattoria potrebbe essere rimasta all’interno del cortile di via Gallina 8 (la parallela retrostante). A volte, con il portone aperto, si intravede un piccolo edificio primi del ‘900 che ne ricorda lo stile.

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