Milano | Maggiolina – Alla scoperta del quartiere a nord di Porta Nuova: prima parte

La zona prende il nome da un’antica cascina demolita completamente all’incirca nel 1920 che sorgeva lungo il corso del fiume Seveso, a est dell’attuale ferrovia Milano-Monza, approssimativamente sul luogo dell’attuale via della Maggiolina e all’incrocio con Via Privata Jacopo Peri.

Il toponimo deriva da quello dell’antica cascina che fino agli anni Venti ancora esisteva lungo il corso del Seveso, quasi al confine tra il comune di Milano e quello di Greco, poco discosto dall’angolo di via Carissimi, allora un anonimo proseguimento di via Schiaparelli. L’origine era almeno cinquecentesca (il Claricio la riporta nell’anno 1600 col nome «Magiolina»); dalla distruzione dell’area rurale sono sorti i fabbricati delle attuali vie Peri, Caccini e Veracini. La cascina doveva il nome probabilmente a un patronimico; nella Milano del XV sec. i Maggiolini erano rinomati artigiani setaioli venuti da Firenze;
secondo una incerta tradizione, il nome sarebbe invece nato dalla caratteristica di essere quei terreni coltivati a fragole, della varietà grossa la cui raccolta si fa a maggio. Però le fragole di quel tipo in milanese sono chiamate magióster e maggengh quel che si riferisce al maggio, mese fecondo per varie specie: per esempio i gelsi, che nel Milanese erano di coltivazione diffusa e che per i maestri setaioli erano di provata utilità.

Il Quartiere della Maggiolina originario possiamo rinchiuderlo nel perimetro formato da via Melchiorre Gioia (ad est), via Stresa (a nord), via Timavo (ad ovest) e via E. Muzio (a sud), ben distinto quindi dal vicino Quartiere Mirabello o più famoso come Villaggio dei Giornalisti, sorto a partire dal 1911, e posto a nord di piazza Carbonari e a ovest della ferrovia Milano Monza. Infatti il nome Maggiolina col tempo si è esteso inglobando il territorio sino alla ferrovia (via Pallanza) a Nord, mentre il “confine” a Est lo possiamo individuare con via Melchiorre Gioia (escludendo l’area attorno a Cascina de Pomm) e a Ovest con viale Zara e piazzale Istria. A questo si aggiunse anche la parte recintata del Villaggio Maggiolina sorto negli anni Sessanta nei terreni rimasti liberi oltre via Torelli Violler.

Sino all’inizio del 1900, come abbiamo detto sopra, l’area si trovava al confine del Comune di Milano con il Comune di Greco Milanese (e le sue frazioni di Pratocentenaro, Segnano e Pasquee di Seveso -oggi noto come NoLo-). Apparteneva ai Corpi Santi di Porta Nuova e, oltre ad essere solcato dal fiume Seveso, il quale oggi scorse intubato sotto le sue strade, vi scorrevano anche altri due fontanili di notevole dimensione, il Refreddo e il Longone, oggi praticamente scomparsi.

In quest’articolo vi parliamo solo del Quartiere Maggiolina, sorto a partire dai primi anni Venti del 1900 come Villaggio residenziale per i ferrovieri.

Le vie del quartiere, composto quasi esclusivamente da villette singole e a schiera, si sviluppa su una maglia abbastanza ortogonale composta dalle vie parallele in direzione Sud-Est Nord-Ovest, Emanuele Muzio, Giacomo Carissimi, della Maggiolina e via Stresa, comprendendo anche un tratto di viale Lunigiana. Mentre in direzione trasversale troviamo una serie di vie private chiuse da sbarre (Via Privata Jacopo Peri, via Privata Giulio Caccini, Via Veracini Francesco Maria, Via Privata Antonio Vivaldi, Via Privata Muzio Clementi e via Privata Giuseppe Martucci). Unica eccezione alla maglia regolare che caratterizza il disegno del quartiere è via Privata Gasparo da Salò, che taglia diagonalmente da piazza Carbonari in via Carissimi, che dobbiamo dire, è una delle più belle vie del quartiere. L’andamento “anomalo” di quest’ultima via cela il vecchio corso del fiume Seveso, che da qui passava provvedendo da piazza Carbonari infilandosi in via Carissimi e originariamente passando davanti all’unica casa disposta in maniera non ortogonale (via Carissimi 19) a causa del fiume, si insinuava nei giardini delle villette per finire in via Melchiorre Gioia.

L’interramento della ferrovia Milano-Monza avvenuto nella seconda metà degli anni Sessanta, avrebbe permesso nel decennio successivo la realizzazione di un’estesa porzione destinata a verde (i giardini Aldo Protti ed il Gregor Mendel), che da piazza Carbonari – punto di contatto tra quelli che erano i nuclei originari della Maggiolina (a sud-est) e del Villaggio dei Giornalisti (a nord-ovest) – si estende come un parco lineare fino a raggiungere l’attuale via Restelli davanti a Palazzo Lombardia.

A chiudere il quartiere sul lato meridionale c’è e c’era la scuola di viale Sondrio/via Muzio. Scuola sorta all’inizio del Novecento in stile eclettico “scolastico” e che durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale venne gravemente danneggiata e sostituita dall’attuale disposta lungo la più tranquilla via Emanuele Muzio.

La società che realizzò le nuove casette del quartiere, sorte dopo la Prima Guerra Mondiale nei primi anni Venti del Novecento, le realizzò un po’ tutte uguali nel consolidato stile eclettico liberty e un po’ dal gusto secessionista e su progetto dell’realizzate dall’architetto Aldo Avati. Naturalmente nel corso del tempo molte di queste costruzioni sono state modificate o demolite e ricostruite.

Casette in genere suddivise in due o quattro famiglie dalle facciate identiche e speculari, con giardinetto attorno più ampio sul retro e più piccolo sul fronte. Quelle bifamiliari in alcuni casi hanno ancora un ingresso indipendente su ciascun lato sottolineato da un piccolo portico sormontato da un terrazzo.

Per alcuni anni la vecchia cascina rimase ancora presente, solo in parte però, occupando parte della Via Privata Jacopo Peri, infatti lo si può ancora notare dal fatto che le case più moderne si trovano proprio dove vi era il vecchio cascinale. Una struttura a corte posta con un lato, quello meridionale, verso la stradina che costeggiava il fiume Seveso. Un ponticello permetteva di attraversare il fiume (che poi è sempre stato poco più di un torrente) e connettere la cascina al borgo delle Abbadesse e a Villa Mirabello. Mentre un’altra stradina la metteva in collegamento con il vicino canale della Martesana che sino agli anni Sessanta del Novecento scorreva all’aria aperta. Della Casina restano poche foto e solo aeree.

Cominciamo il reportage fotografico da via Melchiorre Gioia partendo dalla stazione della M3 Sondrio (che prende il nome dal viale e non dal Quartiere). In via Melchiorre Gioia all’incrocio con via Carissimi è possibile vedere le grate che permettono l’accesso al canale del Seveso intubato e che attraversa l’intero quartiere in sotterranea.

Qui vicino parte anche via Emanuele Muzio, dove si trova l’istituto scolastico. Edificio che, come abbiamo detto, venne edificato negli anni Cinquanta dopo la demolizione di quello vecchio malconcio dalla guerra.

Passiamo alla parte settentrionale di via Timavo, che praticamente funge da confine occidentale del quartiere di villette. Tra le villette dominano due edifici moderni, la Casa per abitazioni di Luigi Caccia Dominioni (Piazza Carbonari 2) realizzata nel 1962 e la nuova Torre Milano progettata dallo studio Beretta.

Passiamo a Piazza Carbonari, la grande piazza con la collinetta centrale e i viali che le passano sopra. Qui oltre al bel palazzo di Dominioni, possiamo ammirare anche Casa Melandri all’angolo tra Viale Lunigiana, progettata da Gio ponti nel 1957.Edificio che avrebbe urgente bisogno di una riqualificazione.

Da piazza Carbonari possiamo prendere una delle più belle strade del quartiere, via Gasparo da Salò. Via privata e quindi percorribile solo a piedi. L’unica pavimentata con la rizzata di ciottoli di fiume. Purtroppo le auto dei residenti parcheggiate ai lati non aiutano a godere della sua bellezza.

Via della Maggiolina sarebbe più bella se fosse alberata, che ne dite? Qui si trovano ancora alcune villette dell’epoca manche molte nuove costruzioni. Naturalmente anche qui è evidente come ogni proprietario sia intervenuto nella riqualificazione del proprio immobile, realizzandolo come e quando ha voluto, perdendo il senso di unicità delle casette.

Sempre in via delal Maggiolina si trova anche la meravigliosa Casa Krentzlin, realizzata in stile art déco semplice e lineare.

Altra via troppo larga e che potrebbe essere alberata è Via Carissimi. Anche qui qualche casa moderna è spuntata nel corso del tempo.

Torniamo un attimo in via Jacopo Peri, dove si trovava l’antica cascina. Anche qui, come dicevamo, si trovano alcune case più recenti, compresa la bizzarra villetta “scatolone” al civico 4. Interessante composizione architettonica che vede “ingabbiati” i balconi e le terrazze con una fitta maglia a griglia. LA via è l’unica con il pavimento sterrato. Qui si trova anche una delle ville in abbandono o quasi.

Saltiamo in viale Lunigiana (anche in via Stresa) dove le villette han lasciato il posto nel corso del tempo a nuove costruzioni. Interessante è l’esempio di del caseggiato ai civici 41, 43, 45, che mostra una delle tipiche case più grandi del quartiere costruite all’epoca, ma anch’essa rimaneggiata. Però il civico 45 è l’unico dei tre rimasto intatto (e bisognoso di un restauro).

Passiamo alle altre vie: via Clementi e via Francesco Maria Veracini.

Via Giulio Caccini.

Via Giuseppe Martucci.

Via Veracini Francesco Maria.

Referenze immagini: Roberto Arsuffi; Milano Sparita; Google

Fonte:

Maggiolina, Quartiere Maggiolina, Architettura, Storia, Via Melchiorre Gioia, Via TImavo, Piazza Carbonari, Via Carissimi, Seveso

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5 commenti su “Milano | Maggiolina – Alla scoperta del quartiere a nord di Porta Nuova: prima parte”

  1. Bravissimi!
    Ora è anche più chiaro dove scorre il Seveso. Bellissime le foto 8 e 9 con il terrapieno di Piazza Carbonari ancora da riempire, il Seveso scoperto e Viale Marche già sopraelevato sopra Seveso e ferrovia.
    Ma dove poi continuava il Seveso? Come passava in zona Ponte Seveso? E perché fu scelto di scaricare invece le sue acque nel Martesana?
    Spiegatecelo con un altro servizio!

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  2. Mi piacerebbe molto se si riuscisse ad avere un riferimento storico anche per il lotto tra via nazario sauro 1 angolo restelli
    Tutto quel gruppo di villette verso l’attuale palazzo della regione.
    Io abito proprio lì!! In nazario sauro 1

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  3. Bel reportage. È evidente come il centro di Milano,storicizzando, sia oramai esteso oltre anello della circonvallazione. Ci sono interi quartieri e porzioni di città che hanno oltre 1 secolo di vita. Parlo di cortina edilizia. Di edificato. Nolo, Maggiolina, Corvetto, Lambrate. Stessa cosa non può essere detta per Roma, ad esempio. Dove sviluppo oltre mura Aureliane e cintura ferroviaria è ben più recente. Metà anni 50. Spesso con architettura scadente.

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  4. Bravissimi. L’idea dell’alberatura di via della Maggiolina e via Carissimi è fantascienza o potrebbe essere un progetto realizzabile?

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