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Milano | Porta Romana – Liberty da demolire o conservare?

Come avevamo potuto vedere, purtroppo, solo pochi giorni fa in piazza Trento all’angolo con via Crema, una deliziosa palazzina eclettica di inizio Novecento (con decorazioni a graffito e un vago sentore di stile liberty) è stata abbattuta senza che nessuna autorità avesse mosso un dito.

Né il Comune, con i suoi uffici addetti, come la Commissione Paesaggio, né la Sovrintendenza che dovrebbe garantire la conservazione del patrimonio artistico e architettonico della città, pare abbiano notato l’imminente perdita del piccolo edificio di piazza Trento.

Sorte toccata, come avevamo più volte scritto ad altri bei edifici, in un articolo dedicato: “preservare o demolire?”

Purtroppo gli uffici competenti si basano solo sulle carte, se un edificio non è abbastanza vecchio o segnalato dalla proprietà come “bene da proteggere”, nessuno se ne cura, se non i poveri cittadini che lo osservano da sempre e cercano di mobilitarsi per salvarlo, poche volte con successo.

Prima della palazzina di via Trento, gli abitanti del quartiere che ruota attorno a piazzale Libia, sempre a Porta Romana, si stanno prodigando affinché la villetta in stile eclettico-liberty-neoromanico di via Comelico 7 venga risparmiata e non soccomba all’ennesimo palazzo residenziale.

Pensare che lì vicino si trova, sempre nella stessa via al civico 41 un cantiere abbastanza grande che ha visto la demolizione degli edifici per uffici costruiti negli anni Sessanta e Settanta risparmiando il delizioso palazzo per uffici della società Anonima Monti & Martini (produttrice di isolati per l’elettronica) nel 1918. La facciata sarà inglobata nella nuova costruzione, rinnovando il legame con la storia del quartiere.

Ancora, non lontano, quasi di fronte, in via Lucano 1, da oltre due anni è in corso un cantiere per la riqualificazione dell’immobile. L’edificio, come si vede dalla foto 3d di Googlemap è stato sventrato mantenendone le facciate e ora è praticamente finito, mostrando nuovamente la sua graziosa facciata eclettica di inizio Novecento.

Prendendo in considerazione gli altri edifici dell’isolato, tutti edificati nello stesso periodo, all’incirca tra il 1920 e il 1929, quindi ancora non vincolati automaticamente e la cui sorte potrebbe essere in pericolo. Cosa che comunque per ora, a parte la villetta di via Comelico 7, non corrono. Ricordiamo che sempre con affaccio su piazzale Libia si trova anche il castelletto di Casa Lisio, edificato nel 1932 ancora nello stile eclettico.

Stupendo anche il palazzo di via Cadore 51 con la sua romantica torretta con loggiato.

Ma è tutto l’isolato che è, secondo noi, da preservare e rendere inattaccabile (a Milano ce ne sono di isolati come questo), un gruppetto di case dall’aspetto delizioso e romantico, ricche anche di decori, come la villetta di via Lucano 5 col suo portichetto d’ingresso e le decorazioni a graffito.

Ma forse la più graziosa di tutte, anche se semplice nella sua composizione, è via Comelico 2 all’angolo con via Cadore, ben tenuta e decoratissima sia di rilievi in cemento che intonaci a graffito.

Referenze immagini: Roberto Arsuffi

Porta Romana, Via Comelico, Via Cadore, Piazzale Libia, Liberty, Neo-Rinascimentale, Villetta, Demolizione, Eclettico




Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

Milanese doc. Appassionato di architettura, urbanistica e arte. Nel 2008, insieme ad altri appassionati di architettura e temi urbani, fonda Urbanfile una sorta di archivio architettonico basato sul contributo del web e che in pochissimo tempo ha saputo ritagliarsi un certo interesse tra i media e le istituzioni. Con l’affermarsi dei Social Network, che richiedono sempre una maggiore velocità di aggiornamento, Urbanfile è stato affiancato da un blog che giornalmente segue la vita di Milano e di altre città italiane raccontandone pregi, difetti e aggiungendo di tanto in tanto alcuni spunti di proposta e riflessione.


20 thoughts on “Milano | Porta Romana – Liberty da demolire o conservare?

  1. Lillon17

    Tutelare senza se e senza ma;
    sopratutto per la dimensione umana che aveva questo genere di architettura, con un apporto diretto delle maestranze che si occupavano dei dettagli.

    1. Anonimo

      Ma che domanda è? Non solo conservare. Ma riproporre! Si dovrebbe tornare a costruire in liberty ed eclettico! O forse non ne sono capaci gli architetti contemporanei..? Chiaro, disegnare una scatola di scarpe con i buchi tipo formaggio, è molto più semplice e veloce!

      1. Mariolina Rachele Melfi

        Buongiorno, vorrei segnalare che in via Crema al n. 10.. o 14..non ricordo bene, c’è un palazzo in stile Liberty che ha come decorazione sotto i balconcino del primo piano, ai lati del portone di ingresso, 2 magnifiche aquile in volo…le due enormi ali delle aquile formano la base dei 2 balconi. Sono davvero molto particolari.

  2. Luca P.

    A me sembra che si debba ragionare di caso in caso, non tutto è da conservare, e spesso quel che resta è già compromesso irrimediabilmente (ad esempio questa “deliziosa” palazzina di via Comelico mi sembra un orrendo brando di città, soffocata com’è da due condomini alti più del doppio, e allo stesso tempo non mi pare degna di restare come esempio di buona architettura).
    Inoltre la conservazione di parte degli edifici vecchi inglobandoli in quelli nuovi mi sembra spesso una pessima operazione, che non conserva che lacerti di architettura (ma che senso ha?) e impedisce l’edificazione di buona architettura nuova. Vedi, ad esempio, quella mostruosità in corso Buenos Aires – via Scarlatti – Via Tamagno).
    Insomma, sono per la conservazione dei quartieri storici, contro qualsiasi sopralzo (ma ormai la battaglia è persa), ma dove il tessuto urbano è ormai cambiato sono per una buona architettura contemporanea: vecchio non è sinonimo di bellezza

  3. Alex

    Scusate, ma dov’è il problema? E’ uno dei vari aspetti di Milano e della sua storia, che va scomparendo e che svanirà totalmente; perchè dovremmo preoccuparci tanto per i vecchi edifici che scompaiono?
    Milano è gia sparita linguisticamente, culturalmente, come mentalità, etnicamente e demograficamente quasi…manca ancora poco; ora svanira anche l’ ultimo retaggio del nostro passato: gli edifici.

    Sinceramente, a pochi cittadini milanesi e di sicuro a nessuno dei lettori global di urbanfile, è mai fregato molto dei citati aspetti del problema e questo è stato il grave (a dir poco…) errore: non capire che era un piano unico, di sostituzione e che prima o poi sarebbe accaduto tutto questo, anche nell’ ambito degli edifici storici, a cui molti sembrano dare molta più importanza, rispetto alla lingua, cultura, popolazione.

    Forse non lo sapete: Milano è considerata, da certa gente, una cosiddetta “città alfa” o roba del genere; il suo destino è diventare come Londra ecc.; non per nulla, in tutte le grandi città che si vogliono “indirizzare” in un certo modo, accadono sempre le stesse cose, fino ad arrivare alla distruzione del tessuto urbano storico.

    Quindi, inutile lagnarsi ora, troppo tardi, siamo arrivati alla fase finale.

  4. Federico

    Mi spiace ma non condivido affatto questa mania di voler conservare tutto quello che pare essere antico, vecchio o semplicemente a cui siamo abituati.
    Via Comelico 7 è fuori contesto, dal suo lato della strada, rappresenta una interruzione nella cortina edificata e può tranquillamente essere abbattuta se il proprietario vuole costruire qualcosa di diverso.

    1. Est71

      Via Comelico 7 è fuori contesto? Tralascio il fatto che probabilmente non conosce il contesto, come si può affermare che un edificio storico è fuori contesto rispetto a ciò che è stato costruito dopo. Con questa aberrazione si legittima la depredazione dei contesti storici per fare spazio al nuovo. Anche il Duomo è fuori contesto rispetto a piazza Diaz, Missori… poi se demoliamo Palazzo Reale che è messo tutto di sghembo si allinea bene la Piazza con via Larga e si contestualizza il tutto con la splendida via Albricci e piazza Velasca (cit).

  5. Est71

    CORSERVARE! Senza alcuna indecisione.

    Si commettono errori demolendo edifici anche solo di vent’anni spesso per scarsa cultura e poca lungimiranza ma vabbè si può accettare.
    Ma di fronte ad uno stile che ha identificato in epoca e ad edifici di 100 anni non ci devono essere altre possibilità se non conservare.
    Solo preservando il passato le città possono avere un futuro!

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