Milano | Arredo urbano: le rastrelliere per biciclette

Il secondo articolo di DesignTellers per Urbanfile

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Ma dove vai, bellezza in bicicletta…

Eccoci nuovamente sulla pagina di Urbanfile per parlare di arredo urbano cittadino e per questa uscita abbiamo scelto un argomento sicuramente molto attuale e che già la volta scorsa aveva acceso numerose discussioni.

Ci occuperemo delle storie che riguardano un elemento assolutamente comune e assolutamente quotidiano della nostra vita, il portabiciclette.

Partiamo da un presupposto fondamentale: Milano non è una città per ciclisti. Non è Amsterdam, non è Copenhagen, non è Lodi.

Nonostante si sviluppi in piano (riparliamone mentre pedalate sui Bastioni di Porta Venezia), nonostante abbia strade larghe e alberate, nonostante in primavera sia bellissima, Milano non nasce come una città di ciclisti.

Il milanese ha fretta, il milanese si veste bene, il milanese non può arrivare sudato all’appuntamento di lavoro o con il capello appiccicato alla faccia, men che meno se è donna e ha anche il problema del trucco che si scioglie.

Fatta questa premessa, si intuisce fin da subito perché esista questa polemica infinita verso il trasporto in bicicletta, semplicemente perché Milano è abitata e vissuta da persone provenienti da tutto il mondo; adattare quindi la viabilità generale per far spazio agli attuali quasi 100.000 ciclisti nelle strade cittadine, pari all’8% della popolazione, diventa sicuramente doveroso e imprescindibile.

Lo dimostra il fatto che recentemente Ofo e Mobike, due compagnie cinesi di Pechino hanno deciso di investire in un servizio di bike sharing privato, affiancando Bikemi, il servizio già presente nel Comune di Milano, e con un discreto successo peraltro.

Oltre alla costruzione delle piste ciclabili per permettere ai ciclisti di viaggiare in totale sicurezza, naturalmente nasce anche l’esigenza di creare punti di stoccaggio delle biciclette.

Se per Bikemi il Comune ha predisposto delle rastrelliere che fanno parte del servizio, le due compagnie cinesi ci offrono, e ci obbligano a farlo, la possibilità di lasciare le biciclette dove preferiamo, con un conseguente effetto di disordine e di totale abbandono che abbiamo già sperimentato rinvenendo biciclette affogate nei Navigli, nei cortili, appese agli alberi dei parchi, o semplicemente abbandonate sui marciapiedi in attesa del prossimo utente.

Ecco che allora arriva in nostro soccorso l’arredo urbano: con delle soluzioni di rastrelliere che, per esempio, non hanno bisogno di sistemi di bloccaggio perché le biciclette possono essere lasciate li tranquillamente senza timore di furto, anche semplicemente per una pausa di qualche minuto (non in tutto il mondo c’è bisogno di chiuderle).

Ma a Milano per le biciclette private come siamo messi? Dopo anni di tentativi maldestri di strutture poco disegnate e poco accattivanti, ci siamo imbattuti in due esempi freschi freschi che ci lasciano ben sperare, il primo di fianco a Palazzo Marino ed il secondo a City life, due idee interessanti che dovrebbero essere utilizzate a largo “raggio”

Sembra che il trend più attuale sia quello della forma della ruota, che permette l’aggancio sicuro e una disposizione più razionale delle aree per i parcheggi, così le aziende produttrici si stanno orientando in quella direzione.

Un altro elemento molto interessante molto sfruttato è quello della colonnina a terra che permette una grande versatilità e un utilizzo molto semplice dei punti di parcheggio.

La progettazione delle aree di parcheggio delle biciclette è un elemento fondamentale del nostro prossimo futuro, non possiamo pensare di gestirlo di volta in volta, ma bisogna procedere con una progettazione che sia coordinata commisurata alle esigenze dei ciclisti. Non sta scritto da nessuna parte che questi oggetti debbano essere solo funzionali o solo trascurati e banali.

Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

5 commenti su “Milano | Arredo urbano: le rastrelliere per biciclette”

  1. Articolo mal scritto. Non vengono neanche citate per sbaglio le attuali rastrelliere, nessuna considerazione sulla sicurezza dei vari modelli. mah.

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  2. Benvenuti design tellers,
    Che vi occupiate del tema è solo che positivo.

    Qui su urbanfile di solito si discute più della sostanza ché della forma,
    Più della funzione ché dell’immagine.

    Detto questo direi che immo,
    Le rastrelliere devono avere solamente una caratteristica che spesso manca dai design che non sopportiamo, ossia devono poter

    Assicurare alla rastrelliera con la catena Sia la ruota SIA il telaio…

    In questo senso le prime foto dei modelli a chiappe al vento non permettono tutto ciò.
    ??????
    Scusate la battuta ma il senso spero sia stato chiaro
    Cordialmente

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  3. Le colonnine alte e i cerchi metallici sono i migliori. Consentono di legare sia la ruota che il telaio e si adattano a tutti i tipi di biciclette. Una mountain bike (26-27.5 o 29″) ha gomme troppo grosse per essere infilate nelle tradizionali rastrelliere. Idem una speed e-bike.

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