Milano | Porta Vittoria – Al Suffragio la maledizione del cimitero scomparso?

A Porta Vittoria, in piazza del Suffragio e nel circondario, c’è una strana aura che sembra impedire in qualche modo di risolvere problemi e situazioni per trasformare questo pezzo di città così centrale in qualcosa di migliore. Unica nota positiva, sinora, è stata quella della riqualificazione del mercato coperto, chiuso per anni e riattivato con successo nel 2015.

Ma vediamo in particolare alcune criticità attuali e del passato.

Ad esempio, nel giardinetto della piazza vi era un’area giochi per bambini che il Comune ha dovuto eliminare nel 2013 per via del degrado portato dal “bivacco” fisso di perditempo nello spazio adibito ai più piccoli. Oggi c’è una aiuola bella e ben tenuta, senza bambini però.

Altro esempio, per anni un bel palazzo posto ad angolo con Corso XXII Marzo (civico 22) è stato in totale abbandono. Finalmente nel 2017 son partiti i lavori e, dopo due anni, ecco come appare il cantiere per l’edificio di cohousing. Un progetto dello studio dell’architetto Leopoldo Freyrie con Marco Bolis di Cohousing.it. A quanto pare i lavori sotto le impalcature sono proseguiti e adesso è comparso un piano in più.

Oppure, non lontano dalla piazza vi è il palazzo al civico 14 di corso XXII Marzo, in stato d’abbandono dal 1984, e che un tempo ospitava il Cinema Luce. Anche questo pare finito nel vortice di “depressione” che avvolge l’area del Suffragio. Com’è possibile che una struttura a 300 metri da piazza Cinque Giornate non riesca a trovare uno sviluppo futuro, ma rimanga degradata e pericolante?

Altro caso di intervento riuscito bene, ma solo in parte, riguarda l’edificio al civico 3 della piazza, riqualificato nel 2016 con un sopralzo di un piano abbastanza decente, per esser stato realizzato sopra un palazzo eclettico del primo Novecento. Riuscito in parte perché ancora oggi i negozi al piano terra, su via Fiamma, sono vuoti e, anzi, hanno l’aspetto di esser stati abbandonati in fretta e furia.

Facente parte dello stesso complesso, l’edificio moderno (costruito con ogni probabilità negli anni Cinquanta del ‘900) che affianca sul civico 3 della piazza e che è stato anch’esso interessato dal nuovo intervento. Peccato che siano stati aggiunti due piani in sopraelevazione, realizzati con balconi a loggia, ma il resto dell’edificio, con le facciate a mosaico, pare rimasto bisognoso di un restauro. Muri scrostati, sporchi, e negozi abbandonati, anche qui, ormai da anni.

Sicuramente i due piani in più sono stati voluti da un proprietario unico che, probabilmente, è lo stesso del palazzo eclettico. Se così fosse, il diritto di sopraelevazione, da pagarsi da parte di tutti i condomini, avrebbe potuto essere parzialmente reimpiegato per rifare la facciata. Ancora meglio se contestualmente ai lavori di sopraelevazione, così da poter risparmiare qualcosa; non vogliamo impelagarci più di tanto in beghe condominiali che, tra l’altro, non conosciamo ma il risultato che vediamo è quanto mai stridente e deludente.

A destra e a manca di Corso XXII Marzo (civici 23 e 20-18) si trovano due complessi di case popolari di proprietà comunale.

Realizzati entrambi sul finire degli anni Ottanta (del ‘900) e inizio anni Novanta, il civico 20 e 18 all’angolo con piazza del Suffragio e via Morosini, presenta un aspetto essenziale e alquanto anonimo. Al contrario, il complesso di Corso XXII Marzo 23 (ma con ingressi su via Fiamma 5 e 7 e via Calvi 31 e 29) parrebbe più interessante, visto che ha preservato le facciate del primo Novecento e inserito elementi moderni evidenti, soprattutto all’angolo con via Calvi.

Onestamente non ci entusiasma questo elemento d’angolo, sopratutto nei piani superiori. E’ una tipica architettura anni Novanta, poco inserita e soprattutto pesante e con elementi in calcestruzzo lasciati a vista che contribuiscono a darle un aspetto poco armonioso.

All’interno del complesso di case popolari, il progetto prevedeva la presenza di una piccola piazza con negozi; una specie di agorà che però non ha mai funzionato e, anzi, risulta abbastanza degradata.

Per ribadire lo strano stato di stallo del quartiere, non lontano dal Suffragio, ecco via Marcona 7, all’angolo con via Benvenuto Cellini, dove si trova quest’edificio completamente bloccato, mentre sembrava stesse per essere completato sin dal 2011.

Fallimenti, atti giudiziari, problemi finanziari e altro hanno prolungato il cantiere per anni; poi un nuovo progetto nel 2016, un parcheggio ai piani interrati e in parte nei primi piani, una casa-albergo per anziani, ambulatori medici, palestra e recupero dei sottotetti a fini abitativi. Ma tutto inutile, come si vede, il piccolo complesso sta già andando in malora.

Un altro elemento un po’ “conflittuale” che è stato salvato per il rotto della cuffia solo pochi anni fa (2015) è il lotto rimasto vuoto e inutilizzato per decenni in via Morosini angolo via Bezzecca.

Lodevole e bell’intervento di recupero in questo pezzetto di città, con un bel murale dell’artista Millo e un nome che piace molto: il Giardino delle Culture. Peccato che nello scorso ottobre l’associazione che si prendeva cura dello spazio di 1200 metri quadrati ha dato forfait e annunciato a malincuore che non riesce più a gestirlo. Peccato anche che in questo spazio non si sia potuto piantare alberi (bisognava fare una mega bonifica, nel sottosuolo ci sono strati di cemento delle vecchie strutture qui presenti in precedenza). Pertanto il “giardino” è più una piazza, e l’unico verde presente è dato da piante in vaso e un cespuglio a lato.

Come abbiamo visto, nella zona sono presenti molti palazzi popolari costruiti a partire dai primi decenni del Novecento.

Nel quartiere infatti sono presenti 14 civici di alloggi popolari E.R.P. (Edilizia Residenziale Pubblica) siti in Via Fiamma 5, Via Pietro Calvi 29, Corso XXII Marzo 16-18-20-23, Piazza Santa Maria del Suffragio 6-8, Via Morosini 2-4, Via Bezzecca 3-4 per un totale di circa 600 famiglie. 

Poi ci sono i civici degli alloggi A.L.E.R. siti in Via Marcona 34-36-39-41, Corso XXII Marzo 29, Via Bronzetti 33-35-39-41, Via Mameli 44-45, per un totale di circa 1000 famiglie.

Come si è visto, un insieme di fattori ha portato l’area attorno a piazza del Suffragio ad una situazione sociale un po’ problematica. Sembra quasi ci sia stata una sorta di maledizione che impedisca la ripresa del quartiere.

Saranno le anime del vecchio cimitero di Porta Vittoria (detto anche il fopponino o cimitero di Porta Tosa) ora sparito?

L’ingresso del cimitero era sull’attuale corso XXII Marzo e sorgeva nell’area compresa fra le attuali Via Bonvesin de la Riva (dove si trova la chiesa di Santa Maria del Suffragio), via Goffredo Mameli, via Fratelli Bronzetti e via Marcona.

Si trattava di un cimitero aperto nel 1826; prima della costruzione del Monumentale e del Maggiore, fu il primo fra i grandi cimiteri milanesi costruiti al fine di rimpiazzare gli allora piccoli cimiteri cittadini ormai saturi e inglobati nell’area edificata all’epoca. In particolare, il cimitero di Porta Tosa nacque con l’intento di sostituire il foppone di San Rocco fuori di Porta Romana e di essere sepoltura per i deceduti all’Ospedale Maggiore. Il cimitero chiuse definitivamente il 30 giugno 1896.

Ovviamente la nostra è solo una divertita suggestione, e non c’è proprio nessuna maledizione, ma proprio non troviamo una motivazione per la quale una zona così bella e con così tanto potenziale sia vittima di tante “piccole cose” che non vanno come potrebbero e dovrebbero. Magari è questione di tempo e presto la “maledizione” sarà annullata.

Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

10 commenti su “Milano | Porta Vittoria – Al Suffragio la maledizione del cimitero scomparso?”

  1. Corso Xxii marzo 23 è un fortino della droga, pieno di calabresi collegati all”andrangheta dove la polizia manco si avventura cagandosi sotto di venire impallinata. Si sa da sempre ma non è mai stato fatto nulla. Per recuperare lo stabile certe famiglie andrebbero cacciate (mi riferisco agli spacciatori)

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  2. Quelle “strane” amministrazioni comunali a cavallo degli anni ’70 e ’80 che ritenevano socialmente inclusivo realizzare alloggi popolari in pieno centro (via Laura Solera Mantegazza) o in zone centrali (via Emilio Morosini): hanno ottenuto fin da subito degrado urbano e sociale. Qualcuno si permise di criticare questa politica abitativa e venne accusato di “borghesismo” mentre l’osservazione riguardava l’opportunità di edificare alloggi popolari belli in una periferia ben tenuta invece di alloggi popolari brutti (si sono rivelati tali) in aree centrali che hanno inevitabilmente contribuito ad imbruttire. Degrado urbano ineluttabilmente richiama o addirittura genera degrado sociale…anche in pieno centro.

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  3. Quella di distribuire l’edilizia sociale in tutti i quartieri, per cercare di evitare la creazione di ghetti, è una politica che si è fatta in tutta Europa, mica solo a Milano. Il problema non è DOVE sono stati fatti gli interventi, ma la loro pessima qualità (e probabilmente anche poco controllo su CHI ci andava a stare).

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  4. Alla fine degli anni ’60, quando negli stabili di via Bronzetti vennero interrate le tubazioni del riscaldamento centralizzato noi bambini giocavamo con le ossa dei morti che affioravano dagli scavi. Oggi si finirebbe sui giornali…
    In qualche cortile ci sono ancora le vestigia delle antiche cappelle cimiteriali.

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