E’ incredibile, Milano sta sempre più sprofondando nella sua sciatteria ormai conclamata. Da un lato tutti entiusiasti per i nuovi progetti e le nuove architetture da città internazionale, dall’altro parte, ma neanche tanto lontano dalle scintillanti facciate delle torri della potenza economica, ecco che troviamo antichi edifici, anche importanti, abbandonati, lasciati nell’oblio e nel degrado.
E’ il caso delle Opera Pia Cucine Economiche di viale Monte Grappa a Porta Nuova, proprio sotto le sfavillanti torri di Unipol, Solaria, Unicredit e BNP Paribas Corporate & Institutional Banking. Un piccolo edificio ritenuto dal gotha culturale uno dei gioielli architettonici di questa città, eppure è quasi dimenticato nel suo misero angolino tra viale Monte Grappa e via Melchiorre Gioia.
L’edificio delle Cucine Economiche, rappresenta anche un periodo storico della città e andrebbe preservato al meglio, eppure è preda degli irriducibili della bomboletta spray che con le loro stupide scritte stanno imbrattando tutta Milano.
(da l’Ordine degli Architetti di Milano) Tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo la fabbrica diviene protagonista del paesaggio urbano di Milano, che in quel periodo si va definendo come capitale industriale e finanziaria della nuova Italia unita. E’ in questa fase che si assiste ad una vera e propria “questione operaia”, in virtù delle nuove esigenze sociali dettate dal massiccio inurbamento. Il dibattito culturale innescato dai diversi congressi svoltisi in concomitanza con l’esposizione universale del 1881 crea un fermento culturale che sfocia in una vera e propria questione sociale. In tale contesto, il concetto di assistenza passa da “pietà religiosa” a vero e proprio impegno civile assumendo un ruolo importante, concreto e insieme simbolico, nel definire il paesaggio urbano in formazione. Accanto agli edifici religiosi nascono strutture integrative: le scuole di avviamento professionale dei Salesiani e gli oratori. Sorgono inoltre i primi esempi di filantropia sociale: le cooperative sociali, le società di mutuo soccorso, le cooperative di consumo per la formazione di spacci alimentari. Da queste ultime prenderanno avvio le costruzioni edilizie destinate ai loro associati e nel 1908 nascerà anche l’Istituto Case Popolari.
In questo scenario l’edificio in mattoni a vista dell’ “Opera Pia Cucine Economiche” – presso il vecchio Ponte delle Gabelle sul Naviglio della Martesana, l’attuale viale Montegrappa a Porta Nuova– progettato dall’architetto Luigi Broggi nel 1883 per conto dell’Opera Pia omonima, assurge a monumento sociale oltre che architettonico. Inaugurate il 15 Dicembre 1883 dal “Comitato promotore per le Cucine Economiche e i Forni sociali”, le cucine economiche sono nate per fronteggiare un bisogno primario del sottoproletariato e della classe operaia. Ispirate alla prima cucina per gli ammalati poveri, aperta nel 1879 da Alessandra Massini, che distribuiva pasti caldi gratuitamente agli abitanti del quartiere, fin da subito le cucine economiche hanno goduto di vasta notorietà per l’efficacia sociale dell’iniziativa, in quanto in grado di offrire cibo ai lavoratori e ai poveri della zona.
Il fabbricato, in stile neoromanico decorato in terracotta con facciata in mattoni a vista, su due piani (al piano terra la mensa e le cucine e al piano soprastante gli uffici dell’amministrazione) è un importante esempio di architettura assistenziale a Milano. Le cucine economiche non sono più in uso dagli anni Settanta; quando erano in attività vi era un refettorio con 160 posti. Durante gli ultimi lavori di restauro per l’adeguamento a centro polifunzionale, a cura dell’arch. Carlo Catacchio, sono emerse le decorazioni originali della facciata in stile eclettico ed i locali di servizio, un tempo al piano dell’alzaia sulla Martesana, ora interrati. L’edificio ospita oggi diverse attività culturali.
Il lato di via Melchiorre Gioia, come si vede dalle foto, si presenta imbrattato, come un muro abbandonato.
Questo scempio lo possiamo collegare al resto della città, come alle Colonne di San Lorenzo o alla Darsena. Luoghi simbolo di Milano lasciati nel degrado totale.
Referenze immagini: Roberto Arsuffi
Info: Ordine degli Architetti
Porta Nuova, Viale Monte Grappa, Via Melchiorre Gioia, Broggi, Architettura, Degrado, Sciatteria
Dire “lasciate al degrado”, è una espressione che rovescia la responsabilità a qualcun altro che non sia l’autore dello scempio stesso. Il colpevole sarebbe chi lascia, cioè non si cura dell’edificio, cioè nel sottotesto il comune. Penso sia ora di dire chiaramente che dopo aver restaurato l’edificio chi lo imbratta è l’unico sciagurato autore del degrado. La mancaza di graffiti che tanto ammiriamo in spagna svizzera o germania non è frutto di uno stato di polizia, ma di un altro modo di trattare la cosa pubblica, di una educazione che da noi manca.
Abito in zona e non capisco come sia possibile che solo a Milano i writers possano fare tutto ciò’ che gli aggrada senza temere le conseguenze. Nel caso dell’edificio in questione non hanno neanche avuto timore del fatto che dal lato opposto della strada vi sia una caserma. A ben vedere mezza città è devastata dai graffiti di 4/5 “autori” ( tra cui la famosa Carlotta che ha riempito di pesci tutto il quadrante) che si firmano coi loro nomi da dementi. Non credo ci vogliano i servizi segreti per rintracciarli eppure nessuno se ne cura.
Abito in zona e non capisco come sia possibile che solo a Milano i writers possano fare tutto ciò’ che gli aggrada senza temere le conseguenze. Nel caso dell’edificio in questione non hanno neanche avuto timore del fatto che dal lato opposto della strada vi sia una caserma. A ben vedere mezza città è devastata dai graffiti di 4/5 “autori” ( tra cui la famosa Carlotta che ha riempito di pesci tutto il quadrante) che si firmano coi loro nomi da dementi. Non credo ci vogliano i servizi segreti per rintracciarli eppure nessuno se ne cura.
Che tristezza! La storia a Milano se non è iconica e glamour sembra quasi dia fastidio
È vero,la “nostra vecchia,bella e solidale Milano sta’ sparendo sotto i nostri occhi senza fare niente…poveri noi,dove stiamo andando.
Città snaturata da palazzoni simil-Dubai e anche un po’ Bangkok del menga; cittadini, presumibilmente giovani, che da pirla perfetti passano il loro tempo e spendono il loro denaro nel deturpare antichi muri che a loro nulla dicono e ai quali attribuiscono alcuna importanza; cosiddette “autorità” preposte alla tutela della città che permangono nel loro stato di inerzia totale…sembra proprio una città dei fantastici USA, volevate il globalismo? Eccovelo, anche a Milano, il vostro sogno si è avverato.
Ho scritto di questo palazzo diversi anni fa sul mensile della zona 9 ed anch’io condivido le antiche case o palazzi della nostra Milano. Vero siamo nel 2023 ma sem a Milan che l’è un gran Milan…no Dubai!!!
Inviamo l’articolo all’Assessore Granelli e al Sindaco. Chissà che non abbiano un sussulto e provvedano!!
Sono sempre Beatrice Corá di Zona Nove e vorrei sapere come mai non si fa nulla x evitare sgradite scritte o scarabocchi al posto di murales che possano abbellire la costruzione antica e importante in tempi lontani…!
Se solo ne avessero voglia tutti questi imbrattatori si firmano e potrebbero essere facilmente rintracciati è obbligati a ripulire con la lingua la loro imbecillità
imbrattatori schifosi vi auguro tante medicine
In realtà non è in disuso o abbandonato, al
Piano terra vi è un centro socio ricreativo comunale (csrc) e gli spazi al
Piano primo sono stati da poco messi a bando dal comune-> https://servizi.comune.milano.it/documents/20121/840839/Bando+integrale+.pdf/4f625686-3506-0e96-6f3b-b1432e8e970d?t=1684396640154
>Da un lato tutti entusiasti per i nuovi
>progetti e le nuove architetture da città
>internazionale
Ma chi? In comune forse! Si guardi com’è conciata Milano piuttosto.
Tutte le grandi città sono in mano alla sinistra e si vedono gli effetti. Disagio, violenze, insicurezza, sporcizia. Che schifo
Ma che schifo sta diventando la nostra città!?
C’è sotto una strategia criminale che prevede deliberatamente di lasciare andare in degrado gli edifici storici fino a renderli irrecuperabili e poi farli demolire senza alcuna pietà e rimorso.
Questa è speculazione edilizia!
Un vero e proprio crimine contro la storia e il patrimonio artistico di Milano.
E tutto questo avviene con la complicità delle istituzioni che dovrebbero tutelare i beni culturali ed è gravissimo!
Dobbiamo essere noi cittadini a fermare questi criminali!