Milano Porta Nuova. Milano, come ogni grande città, ha subito trasformazioni nel corso del tempo, spesso difficili da immaginare oggi. Uno di questi luoghi trasformati lo possiamo trovare a due passi da Piazza della Repubblica, in via Giuseppe Parini: il Carcere di via Parini.
Nel corso dei secoli, la città ha ospitato diversi luoghi di detenzione, fino alla costruzione del carcere di San Vittore, inaugurato nel 1879, alcuni di questi luoghi erano:
- Malastalla – Uno dei più antichi carceri milanesi, situato sin dalla seconda metà del Duecento nell’isolato compreso tra le contrade degli Orefici e degli Armorari, vicino alla chiesa di San Galdino al Cordusio.
- Carcere del Castello Sforzesco – La grande fortezza militare ha sempre ospitato prigionieri politici nel corso della sua esistenza.
- Carcere di Santa Margherita (o della Questura) – Sito dove oggi si trova la Galleria Vittorio Emanuele II, fu demolito nel 1864 per lasciare spazio alla costruzione della galleria, inaugurata nel 1878. Qui venivano detenute prostitute, debitori e prigionieri in attesa di trasferimento.
- Carcere del Tribunale (Palazzo del Capitano di Giustizia) – Situato tra piazza Beccaria e vicolo San Zeno, ospitava persone in attesa di giudizio o già condannate e in via di trasferimento.
- Carcere della Pretura – Ospitato nell’ex convento di Sant’Antonio Abbate, era riservato alla reclusione femminile.
- Carcere di San Vittore Vecchio e San Vittore Nuovo – Uno dei due era situato nel convento e nella chiesa di San Vittore all’Olmo, luogo dove oggi si trova l’attuale carcere di San Vittore.
Uno degli ultimi luoghi di detenzione, escludendo gli attuali carceri di San Vittore, Opera e Bollate, fu quello situato in via Parini, nella zona di Porta Nuova.
Nel 1762, su ordine dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria, l’architetto Francesco Croce — autore, tra l’altro, della guglia maggiore del Duomo di Milano — fu incaricato di costruire un nuovo carcere nella periferia nord della città, precisamente a Porta Nuova. All’epoca, questa era la meno importante tra tutte le porte del dazio di Milano, essendo defilata e “oscurata” dalle porte limitrofe più rilevanti, come Porta Orientale (oggi Porta Venezia) e Porta Comasina (oggi Porta Garibaldi), che conducevano a strade più commerciali. Porta Nuova, invece, si snodava zigzagando verso Monza. Nel 1864, non lontano da lì, nell’odierna piazza della Repubblica, venne costruita la vecchia Stazione Centrale, operativa fino al 1931, quando fu sostituita dalla nuova stazione situata poco più a nord.
La Casa di Correzione fu edificata vicino alla chiesa di Sant’Angelo e allo Stradone di Sant’Angelo (oggi via della Moscova), da cui partiva la strada d’accesso, l’odierna via Appiani. Il carcere ospitava i colpevoli di reati minori, che venivano obbligati a lavorare la canapa e la lana per produrre coperte e panni destinati a tutte le carceri della Lombardia.
Nel dibattito carcerario dell’Ottocento, cominciò a emergere l’idea che la promiscuità tra i detenuti favorisse la criminalità e ostacolasse il loro ravvedimento. Di conseguenza, si iniziarono a progettare carceri con celle singole, i cosiddetti “carceri cellulari”.
A Milano, la costruzione del carcere di San Vittore rappresentò il culmine di questo processo di riforma penale, segnando il passaggio da forme di espiazione tradizionali a una penalità incentrata sulla detenzione. Il 24 giugno 1879, San Vittore, costruito sul modello del panopticon americano, con un corpo centrale e sei bracci, fu inaugurato come nuovo carcere giudiziario. I 577 detenuti degli altri istituti milanesi furono trasferiti lì.
Con la costruzione di San Vittore, il carcere di Porta Nuova venne destinato ai condannati a pene minori e ai detenuti “tranquilli”. Tra le sue celle furono imprigionati patrioti come Gaetano de Castillia, Federico Confalonieri e Giorgio Pallavicino, in attesa di un processo che i milanesi aspettavano da oltre due anni.
Nel 1913 si discusse della necessità di sgomberare il vecchio penitenziario, ormai situato in un’area circondata da eleganti quartieri e vicina alla vecchia Stazione Centrale. Tuttavia, il carcere rimase operativo fino al termine della Prima Guerra Mondiale. Nel 1923 fu definitivamente svuotato, ma divenne un ricovero temporaneo per sfrattati, che aumentavano sempre più a causa della liberalizzazione parziale degli affitti.
Un articolo del 15 dicembre 1924 descriveva le condizioni di vita di oltre 200 famiglie, per un totale di circa mille persone, ammassate nelle ex celle e nei locali di lavoro del vecchio penitenziario. Questi spazi, malsani e umidi, con latrine comuni, erano teatro di gravi problemi sanitari. Sorprende il fatto che queste famiglie pagassero un affitto, seppur modesto, per vivere in condizioni così degradate.
Il nuovo programma di edilizia popolare alleviò il problema in pochi anni, ma molte famiglie rimasero nel penitenziario per un quadriennio, nonostante la sistemazione fosse stata concepita come temporanea.
La demolizione del carcere iniziò nel 1928, come riportato in un articolo del Corriere della Sera del 9 novembre, e fu completata nel 1932.
Nei primi anni del 1900, nei pressi dell’ex carcere, scorreva ancora la Roggia Balossa, uno dei numerosi corsi d’acqua che attraversavano il tessuto urbano milanese fino agli inizi del XX secolo, alimentando il corso d’acqua presente nei giardini Montanelli. Nelle foto d’epoca è spesso visibile, a testimonianza del legame di Milano con l’acqua, oggi quasi impensabile.
Oggi, al posto dell’ex penitenziario di Porta Nuova, sorge il Palazzo del Comando Interregionale Carabinieri Pastrengo, un edificio razionalista situato in via Giuseppe Marcora 1. Progettato nel 1937 da Luigi Lorenzo Secchi, l’edificio occupa l’intero isolato formato dalle vie Marcora, Appiani e Parini. Nato come caserma, l’edificio è stato abbellito con sculture di Remo Brioschi e Giuseppe Scalvini, posizionate nel portale d’accesso.
L’area è stata completamente trasformata durante quegli anni, ospitando altri splendidi esempi di architettura razionalista, tra cui: il palazzo di via Marcora 6, realizzato nel 1935 su progetto dell’ingegnere Emilio Damioli; il palazzo di via Marcona 7, costruito nello stesso anno su disegno dell’architetto Bruno Sarti; e il palazzo di via Appiani 22, progettato da Giuseppe Martinenghi. Nel 1940 venne realizzata anche Casa Piazzoli, su progetto di Gio Ponti, Fonaroli e Soncini. Infine, nel 1964, fu costruito il modernissimo edificio B.I.C.A. di via Appiani 12, ad opera degli architetti Italo Gamberini, Loris Macci e dell’ingegnere Antonio Bambi.
- Referenze immagini: Roberto Arsuffi, Milano Sparita, Milano Vintage, Pagina Milano Scomparsa
- Info: Pagina Milano Scomparsa, Pure Milano Photo Project – Sosthen Hennekam, “Le Strade di Milano”, Newton Peridici 1991, “Le Città nella Storia d’Italia” – Milano, Edizini la Terza 1982
- Milano, Carcere, Penitenziario, Porta Nuova, Via Appiani, Via Parini, Roggia Balossa, Piazza della Repubblica, Via della Moscova
Posso garantire nella maniera più assoluta che al Castello Sforzesco non ci sono prigionieri politici. In Italia, in generale, è da anni che non esistono più prigionieri politici. Correggete l’articolo per favore!
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