Oggi vi portiamo nell’estrema periferia nord-orientale di Milano, dove via Padova termina e dove il canale della Martesana piega bruscamente risalendo e superando il Lambro.
Siamo a Crescenzago, in via San Mamete, via che conduceva inizialmente solo al piccolo borgo formato da diverse cascine e un oratorio, e che negli anni Ottanta del Novecento venne deviata per servire il nuovo Quartiere Adriano, unendosi a via Trasimeno.
Qui di seguito riportiamo un po’ di storia raccontata da Roberto Bagnera per il blog Adalingo e Milano Policroma.
Milano, si sa, è una città rivolta al futuro, il tempio della modernità e della proverbiale efficienza, tutto vero, tutto vero anche quando si afferma che è un luogo pieno di sorprese dove le tradizioni ed un certo numero di resistenze del suo passato coesistono con facciate strutturali e grattacieli impervi. Passeggiando per alcune strade periferiche l’epifania di trovarsi in altri tempi può colpirvi molto più spesso di quanto non crediate. Crescenzago per esempio, antico borgo lambito dal Naviglio Martesana conserva fra le sue strade più d’una perla storica e paesaggistica. Percorrendo la via San Mamete e aguzzando gli occhi potremo leggere, all’altezza del civico n° 50, dove la via si produce in una repentina piega, proprio sull’angolo la scritta : EX VIA GIA’ LAZZARETTO
Ma qui non siamo a Porta Orientale dunque?
Il Lazzaretto , da cui prendeva nome in precedenza l’attuale via San Mamete , è testimonianza delle pestilenze del XV e XVI secolo.
Verso la metà del 400 scoppiò in tutta Europa una grande epidemia. A Milano gli appestati venivano portati fuori città a mezzo di barche ma era una soluzione piuttosto scomoda. Vennero presentati al duca Galeazzo Maria Sforza progetti di ricoveri collegati con l’Ospedale Maggiore.
Lazzaro Cairati, notaio dell’Ospedale, nel 1460 propose un lazzaretto da costruirsi in “loco crescenzago” da raggiungere con barche lungo il Naviglio Martesana. Il progetto venne realizzato tra il 1484 e il 1490. Il borgo di Crescenzago venne perciò eletto a luogo di ricovero per malati di peste a causa dei ricorrenti contagi che affliggevano Milano, come quelli del 1524 e nel 1576-77, in quest’ultima occasione se ne prese cura il cardinale Carlo Borromeo, il quale fece erigere un oratorio conosciuto oggi come San Mamete al Lazzaretto. Successivamente, nel corso del XVIII secolo le strutture del lazzaretto vennero inglobate in un edificio rurale che prese il nome di cascina Lazzaretto, nome che richiamava il toponimo storico della via, poi convertito in San Mamete, ed è residua testimonianza testimonianza delle pestilenze del XV e XVI secolo.
Il piccolo complesso dedicato a San Mamete, Lazzaretto ai tempi della peste di San Carlo ed inserito ora in un gruppo di cascine, conserva un oratorio coevo che deve aver subito radicali trasformazioni nel corso del Diciassettesimo secolo come ci fa pensare la campana datata 1683. La facciata è lineare, spartita da due ordini di lesene tra le quali si inseriscono il portale che ripete nel timpano il motivo del coronamento, e il finestrone ad arco a sesto ribassato.
L’interno è ad aula rettangolare con volta a botte divisa in tre campate; in corrispondenza di quella centrale, sulle pareti laterali si aprono sue arconi. Nella chiesa trovano spazio due pregevoli dipinti un cristo Deposto ed una sacra Famiglia con Gesù Bambino che benedice la mensa.
Qui di seguito alcune immagini dell’altare policromo con dettagli.
Mentre nella Sagrestia è conservato un affresco cinquecentesco raffigurante una deposizione tra i SS. Rocco e Sebastiano.
Una nota di cronaca ricordata da alcuni abitanti del quartiere ci informa che negli anni 90, in attesa che venisse ultimata l’attuale Chiesa di quartiere Adriano “Gesù a Nazareth”, all’interno del lazzaretto venne predisposta una chiesa provvisoria che venne utilizzata per battesimi e comunioni, dato che l’Oratorio di San Mamete era troppo piccolo per le esigenze della comunità, fu così che la stalla della cascina al civico 75 di via San Mamete fu trasformata e adattata ad uno spazio accogliente dove poter celebrare la Santa Messa, si organizzò persino un bar ed altri spazi del caseggiato rurale furono utilizzati per diverse attività parrocchiali. Questa particolare condizione meritò dagli abitanti il nome di Cattedrale Stalla. Converrà poi che si passeggi ancora un poco lungo la via San Mamete dove, al civico 98, ci imbatteremo nella storica Cascina Bosco il cui nome ci ricorda l’esistenza dello storico Bosco di Crescenzago che si estendeva fino ai confini della vicina Sesto San Giovanni.
Qui sotto due foto d’epoca (anni Ottanta del Novecento) che mostrano ancora gli edifici oggi scomparsi o sostituiti, come il civico 66 a lato dell’oratorio e il 73 che si trovava di fronte.
Il bell’edificio che si trovava al civico 73, ancora presente nel mese di gennaio 2019 (foto di seguito), senza rimorsi ad aprile già non ve n’era traccia.
E a distanza di 2 anni la situazione è come si presenta in queste recenti foto (febbraio 2021). Ancora nessun progetto è stato divulgato o promozionato, si sa solo che sono in corso, a rilento, alcuni lavori. Un vero peccato ad ogni modo che sia stato demolito quel poco che rimaneva e magari lasciare edificare qualche bel condominio di scarso valore architettonico.
Anche qui, come spesso accade, nessuno che possa intervenire per salvare la storia e la memoria di questi angoli ancora dal sapore di un tempo passato.
Poco prima, dal civico 32 al 50, vi è un complesso molto antico formato da una serie di edifici rurali che avrebbero un gran bisogno di restauri. Così come sarebbe bene rispettare anche il marciapiede e impedire il solito parcheggio selvaggio, tanto caro ai milanesi.
Segnalavamo anche la presenza di questo bel complesso residenziale realizzato nei primi anni Novanta al civico 51.
Prima della biforcazione di via San Mamete, volevamo mostravi come ci sia la possibilità di trasformare uno spazio urbano abbandonato in are verde e magari con la possibilità di realizzare un piccolo ponticello pedonale per unire quest’area con la vicina via Padova e via Idro, esattamente dove la Martesana curva a gomito. Qui l’articolo dedicato alla raccolta firme per poter inserire nel bilancio partecipativo anche questo progetto (2017).
Dietro al lungo caseggiato rurale di via San Mamete, lungo il canale, si trova la famosa Riviera di Crescenzago, una graziosa sequenza di villette d’epoca ben preservata.
Speculatori vigliacchi. La memoria va mantenuta.. una casa abbattuta non tonerà mai più. Andava restaurata così com’era. La strategia è sempre quella: degradare un sito per poi passare per bonificatori dell’area. Basta.
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Vergogna agli speculatori
Speriamo che!sala!non venga rieletto povera!milano
Buongiorno, io sono nato proprio in via San Mamete ( mi pareva fosse il 79, a fianco alla chiesa) nel 1956 e me ne sono andato nel 1958 ( mia nonna ha vissuto lì fino al 1987 dopo che era stata spostata in via Salomone).
Ho ancora una foto di come erano le case prima che le abbattessero e costruissero le nuove
È ora che si sistemi area verde urbana in uno stato fi degrado e si faccia il famoso ponticello che unisce la ciclabile di via Padova e via Idro….ci speriamo !!!!