Milano | San Babila – L’unico tratto rimasto delle mura medievali

Chissà orami in quanti sapranno dell’esistenza del tratto di mura superstite della cinta difensiva di epoca medievale? Forse in pochi, visto il rimescolamento di vite di questa città frenetica, dove milanesi da generazione ce ne sono sempre meno e che guarda poco al passato e sempre più proiettata verso il futuro.

In via San Damiano, proprio nello stesso isolato della Basilica di San Babila a metà strada tra corso Venezia e corso Monforte, c’è un rigoglioso giardino custodito dal condominio moderno di via San Damiano 9. Se si osserva attentamente il muro di cinta, coerto un po’ da rigogliosa vegetazione, noterete un muro in mattoni a vista decisamente consumati dal tempo, sorretti da un basamento in conci di pietra, si tratta proprio dell’unico avanzo ancora in vista delle antica mura medievali di Milano.

Muraglione che fino al 1930 era bagnato dal canale della Cerchia dei Navigli.

All’inizio del medioevo Milano era protetta ancora dalle mura romane in muratura, realizzate nell’ultimo ampliamento nel 286-305 d.C.. Nei secoli l’espandersi della città aveva creato diversi “borghi” sorti soprattutto lungo le direttrici maggiori e attorno alle chiese e conventi sorti oltre le mura romane, come: la basilica di Sant’Ambrogio, la basilica di San Lorenzo Maggiore, la basilica di Sant’Eufemia, la basilica di San Babila e quella di San Simpliciano, per citarne alcune. Perciò si rese necessaria a protezione della città, allargare la cinta muraria.

Così Guglielmo da Guintellino, ingegnere militare genovese al servizio dei milanesi, venne incaricato di realizzare a partire dal 1156, una cinta difensiva più ampia: un terrapieno largo circa ventiquattro braccia (un braccio corrisponde a circa 60 cm), coronato da una palizzata e da torri in legno; questi erano i materiali di cui disponeva Milano, lontana dalle cave di pietra e priva di rilievi su cui arroccare le difese. Cinta dotata anche di un grande canale alimentato come il fossato romano, dal fiume Seveso, del Nirone e del Pudiga. Fossato che darà origine nel corso del tempo alla famosa Cerchia dei Navigli.

Questo sistema di difesa era strategicamente ben fatto, ma non particolarmente efficace, soprattutto contro l’avanzata dei barbari.

Federico Barbarossa, durante l’assedio di Milano del 1162, riuscì facilmente ad abbattere la palizzata in legno e così rase al suolo la città disperdendo i milanesi nei borghi limitrofi. Nel 1171, come conseguenza della distruzione del 1162, si iniziarono i lavori per la costruzione di un più efficace sistema difensivo, questa volta in muratura, dotato di un fossato allagato anche dalle acque dell’Olona, che fino ad allora era indirettamente tributario del fossato delle mura romane e che in questa occasione subì la seconda deviazione della sua storia.

Bonvesin de la Riva descrive così le mura medievali di Milano nella sua opera De Magnalibus Mediolani, che scrisse nel 1288: «Un fossato di sorprendente bellezza e larghezza circonda questa città da ogni parte e contiene non una palude o uno stagno putrido, ma l’acqua viva delle fonti, popolata di pesci e di gamberi. Esso corre tra un terrapieno all’interno e un mirabile muro all’esterno.» (Bonvesin de la Riva, De Magnalibus Mediolani, 1288 – Pontiggia ed. Bompiani 1974.)

La nuova cinta, quasi circolare, diede un particolare e duraturo assetto all’impianto urbanistico, tant’è che il nuovo fossato verrà, nei secoli, approfondito sino a creare la Cerchia dei Navigli, ben visibile ancora negli anni venti del XX secolo. Il completamento delle mura richiese diversi anni e venne terminata sotto Azzone Visconti; alcune torri non furono mai finite.

I fossati delle mura medioevali furono usati fino ai primi anni del Novecento come canali navigabili e rappresentarono a lungo una delle caratteristiche principali dell’urbanistica milanese. Nel 1930 fu ultimata la copertura delle acque del vecchio tracciato murario medioevale, che iniziò l’anno precedente, nel 1929.

Oggi, delle antiche mura medievali si conserva ben poco: questo tratto di muro qui sopra descritto; l’arco di Porta Nuova, l’Arco di Porta Ticinese (rimaneggiato all’inizio del Novecento); l’arco della Pusterla di Sant’Ambrogio (ricomposto cent’anni fa); il ritrovamento recente del ponte della Pusterla dei Fabbri (l’arco è conservato nei Musei del Castello); le basi della torre della Porta Comasina (via Pontaccio), oggi interrato nuovamente dopo i rilievi effettuati negli anni Sessanta.

San Babila, Porta Venezia, Via San Damiano, Mura Medievali, Cerchia dei Navigli, Corso Venezia, Corso Monforte

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5 commenti su “Milano | San Babila – L’unico tratto rimasto delle mura medievali”

  1. Magari i milanesi se ne accorgerebbero di più se venisse tenuto un po’ meglio, e magari valorizzato in qualche modo, invece che lasciato lì così come se fosse lì per caso…

    comunque sempre molto belli e interessanti i vostri excursus storici sulla città che fu.

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    • Io invece ringrazierei Dolce & Gabbana che se ne sono fatti carico e che lo mantengono a proprie spese.

      Altri lo avrebbero gia buttato giu’.

      Ma vabbe’

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