Milano | Porta Romana – L’originale Casa Locati in via Giovanni Bellezza 7

Il più conosciuto edificio realizzato dall’Architetto Angelo Angelini è l’originale Casa Locati del 1928-30, in via Bellezza 7 in Porta Romana (Porta Vigentina a due passi da via Ripamonti), la quale si nota grazie alla fantasia delle sue forme combinata con la ricchezza e raffinatezza dei suoi ornamenti, abilmente composti  in modo sfarzoso e variegato; un’architettura eclettica-tardo liberty che, per la impaginazione dei suoi prospetti, risulta essere singolare, di sicura inventiva e affascinante nel suo complesso. Abbiamo già indicato altri quattro edifici progettati dall’architetto, pur senza saperne l’autore, in via Settembrini 7, 24, 26a e in via Giuriati 4.

Angelo Angelini frequentò la scuola di pittura a Brera nel 1906, e in seguito conseguì da privatista il diploma di “professore di disegno architettonico” nel 1919 a Bologna; probabilmente prima di diplomarsi, esercitava di fatto la professione di architetto alle dipendenze di ingegneri, come era consuetudine in quel periodo.

I suoi lavori in Milano, conformi con quelli in città all’epoca, si limitano il più delle volte alla composizione dei principali elementi architettonici e decorativi della facciata, con la presenza caratteristica dei graffiti sulle ritmate lastre di cemento anche in bicromia e/o policrome.

Il suo stile medioevale-etrusco, è quindi in sintonia con il panorama architettonico eclettico-tardo liberty milanese di quegli anni, che mirava a cambiare solo la pelle degli edifici, dove anche i riferimenti principalmente medioevali richiamano a una riproposizione dell’eclettismo di tipo diverso da quello ottocentesco, sempre più diffuso allora. 

In questa casa, per la qualità della composizione, si riscontra una sorte di contrasto equilibrato, tra la staticità e semplicità della struttura e la vivacità del complesso delle lussureggianti strutture ornamentali.

Gli stilemi più significativi del suo repertorio, che contribuiscono a dare carattere anche a questo edificio, sono negli elementi architettonici il balconcino a pianta semicircolare e il poggiolo “alla francese”, molteplici tipi di aperture, archi a tutto sesto e acuti, dall’archivolto bicromatico e il portone di ingresso ad arco a tutto sesto. E tra i ricchi paramenti ornamentali presenti nei prospetti su strada si evidenzia l’influenza artistica, come nello stile particolare dei graffiti incisi, anche di tipo esoterico, su diverse lastre policrome, lisce o alternate da quelle scabre.

Certo ha l’aspetto di un caratteristico palazzo dagli evidenti riferimenti, reinterpretati con appariscenza, al tardo Medioevo e accenni al Rinascimento, eleganti e distinti sia nella composizione che nelle decorazioni.

Raffinato è l’ampio portone di ingresso ad arco a pieno centro, con la chiave di volta impreziosita da un mascherone, che è anche la parte terminale di una specie di mensola, sorreggente il balconcino soprastante a pianta semicircolare.

L’atrio, prospiciente sul piccolo cortile porticato, è accuratamente decorato, nelle pareti con lastre in parte incise come nelle facciate e con un soffitto a cassettoni, entrambi pregevoli come il cancello e il lampione in ferro battuto.

L’edificio, inserito in un ridotto isolato rettangolare, affaccia su due vie e ha un tetto a falde dall’ampia gronda, sorretta da importanti mensole sulle quali poggia un architrave continua; nella parte terminale su via Pezzi si trova il piano attico, forse realizzato successivamente, dotato da ambo i lati di due terrazze a pergolato con colonne. 

Osservando il disegno originale di progetto dei due prospetti su strada e immaginando di accostarli, ci si rende conto che è possibile considerarli come un impaginato ininterrotto, composto da tre diverse partiture simmetriche affiancate: a destra la prima in via Bellezza, di seguito quella centrale angolare e l’ultima a sinistra in via Pezzi.

Sono presenti due fasce marca davanzale, una lineare al quarto e una ornata da stemmi al secondo livello, quest’ultima ripartisce il palazzo in due parti, l’inferiore più misurata e quella superiore indubbiamente più accurata e rilevante.

Sulle facciate policrome, scandite da eleganti decorazioni a graffito, si notano la varietà e la ricchezza delle aperture, dei balconi, dei risalti, delle modanature, delle teste umane e dei mascheroni, distribuiti con maestria; la serie di mostri mitologici raffigurati nei rilievi ornamentali sembrano ricordare il leggendario drago Tarantasio, mostro mitologico che viveva nel Lago Gerundo: si crede sia rappresentato anche nel portale centrale del Duomo.                   

La parte in asse con il portone d’ingresso è suddivisa verticalmente al centro in tre settori, dove al secondo piano, sopra il poggiolo a pianta semicircolare sporge un balcone con balaustre a base rettangolare, sostenuto da mensoloni.

Al piano terreno ci sono delle monofore e delle finestre rettangolari con coronamenti adornati al primo e terzo livello; bifore al secondo, mentre al quarto, sono presenti aperture a luce unica, suddivise da due colonnine poggianti su una trave piana. Negli scomparti laterali, leggermente in rilievo, si hanno al piano terreno delle aperture separate da due colonnine e poggianti su una trave piana e al primo, due archi a tutto sesto più sporgenti, che incorniciano i poggioli alla francese dal parapetto traforato in cemento, ripetuti in una dimensione maggiore al quarto livello.

Una cornice a doppia altezza inquadra le bifore al terzo piano, le quali affacciano su un balcone composto dalla combinazione di uno a base rettangolare con uno alla francese, sorretto dall’arco sottostante.

Prospiciente su entrambe le strade si ha un’interessante soluzione d’angolo, formata da tre partiti verticali leggermente arretrati, i due laterali sono uguali nella composizione e nella dimensione e quello centrale è smussato al vertice; in questo scomparto al piano terreno si hanno delle monofore a pieno centro con chiavi di volta, che lambiscono i poggioli alla francese sovrastanti. Risalta l’elaborata impaginazione abbellita da mascheroni, tra il secondo e il terzo livello dove è posto un bow-window angolare, a base trapezoidale sorretto da due mensole, con monofore e trifore come nei due comparti laterali. Al di sopra di esso si trova un balcone composito e lateralmente due poggioli alla francese, con finestre delineate da archi a pieno centro, dall’archivolto e intradosso rivestiti in lastre bicromatiche alternate. Mentre al quarto piano, per tutta la lunghezza della gronda sono presenti le aperture a luce unica, ripartite da due colonnine poggianti su una trave piana.

Pure l’ultima parte della facciata su via Pezzi, è leggermente sporgente e simmetrica, a parte al quarto livello dove termina con una terrazza a pergolato. E vi sono inseriti pure due balconi con balaustre a base rettangolare sorretti da mensoloni (non presenti nel disegno originario di progetto), simili a quello su via Bellezza, come pure sono simili le rimanenti aperture dal medesimo ritmo compositivo. Il palazzo per il suo fascino storico, il carattere architettonico e per una coerenza tra le parti, si distingue nella zona residenziale in cui si trova, vicino al parco Ravizza e alla Bocconi.

Referenze immagini: Roberto Arsuffi, Guido Angelini, Trip Advisor

Architettura, Stile Eclettico, Liberty, Angelo Angelini, Casa Locati, Via Bellezza, Via Ripamonti

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1 commento su “Milano | Porta Romana – L’originale Casa Locati in via Giovanni Bellezza 7”

  1. Meraviglioso; da bambino lo osservavo sempre quando ci passavo accanto. Esistono in effetti due numeri di protocollo del progetto, uno del 1928 ed uno del 1930.

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