Milano | 100 anni della Grande Milano, quando le periferie erano paesi: Gorla-Precotto

Proseguiamo il nostro viaggio in ordine alfabetico alla scoperta o riscoperta degli undici Comuni annessi nella Grande Milano esattamente 100 anni fa. Dopo aver visto AfforiBaggio, Chiaravalle e Crescenzago, è ora il turno di Gorla Precotto.

Sotto la guida del Sindaco Luigi Mangiagalli, il 2 settembre 1923 in seguito al regio decreto nº 1912, la città di Milano si allargò annettendo undici comuni limitrofi: Affori, Baggio, Chiaravalle Milanese, Crescenzago, Gorla-Precotto, Greco Milanese, Lambrate, Musocco, Niguarda, Trenno e Vigentino (il comune di Turro era già stato annesso a quello di Milano nel 1918).

Gorla

Il toponimo deriverebbe dal latino Gulula, piccolo canale per l’irrigazione. Nel 1830 furono rinvenute tre tombe di epoca romana del IV Secolo, lungo la strada che da Gorla conduceva a Turro. Ma notizia certa della formazione del borgo risalirebbe dopo l’invasione del Barbarossa nel 1161, quando alcuni milanesi si rifugiarono qui per sfuggire ai massacri del barbaro. Gorla per secoli è stato un piccolo comune rurale, autonomo, di neppure un miglio quadrato, stretto tra Greco ad ovest, Precotto a nord, Crescenzago ad est e Turro a sud. Tanto per comprendere, solo nel 1751 ad un censimento, fece registrare 110 residenti, che aumentarono di un’unità solo nel 1805.

Un decreto di Napoleone del 1808 pose in essere la prima esperienza di unione con Milano, che tuttavia fu repentinamente cancellata dagli austriaci nel 1816 dopo il loro ritorno. Nel 1853 il villaggio aveva raggiunto le 279 anime, le 306 nel 1859 e le 391 nel 1861. Dal 1864 il comune assunse il nome di Gorla Primo per distinguerlo dalle omonime località del varesotto (Gorla Maggiore e Gorla Minore) e del luganese (Gorla). L’influsso della rivoluzione industriale portò il borgo a raddoppiare più volte la propria popolazione, salita a quota 513 nel 1871, a 1389 nel 1901, e a 2661 nel 1911.

Come si può immaginare, Gorla sul finire dell’Ottocento vide un grande sviluppo edilizio, seguendo il destino della grande Milano, divenendo area dedicata ad industrie e servizi, specialmente per i grandi opifici industriali che stavano sorgendo nelle immediate vicinanze nel comune di Precotto, favorito anche dalla presenza del Canale della Martesana.

Milano nello stesso periodo, iniziò la sua grande espansione, diventando anche sempre più popolosa e bramosa di terreni. Così il Comune di Gorla Primo nel 1920 in accordo con il Comune di Precotto, si unirono per scongiurare l’annessione con la Grande Milano, cosa avvenuta nel 1918 col vicino Comune di Turro. Portando così la popolazione a 6210 abitanti.

Quest’operazione comunque non potè evitare al Comune di Gorla-Precotto di venire annessa a Milano il famoso 23 dicembre del 1923, insieme ad altri dieci comuni confinanti con la città meneghina.

Il Comune di Gorla Precotto era molto piccolo, confronto agli altri comuni assorbiti da Milano. Sopratutto la parte di Gorla aveva una superficie ridotta in confronto a quella di Precotto, che era il triplo (sia come superficie che come abitanti), il quale aveva anche delle frazioni e dei nuclei compatti di vecchi cascinali quali: Sant’Uguzzone o Brughirolo, le Cascine della Fornasetta e quelle delle Fornaci. In compenso Gorla nel suo territorio aveva la nobile villa Finzi e il canale della Martesana che era anche motore economico del borgo.

Un drammatico episodio legato alla seconda guerra mondiale ha segnato Gorla e Milano tutta: il 20 ottobre del 1944, un venerdì, un gruppo di bombardieri B-24 americani, durante un’incursione diurna, sganciò sull’abitato di Gorla le bombe destinate a colpire alcuni stabilimenti industriali. Bombe che colpirono per errore la scuola elementare Francesco Crispi, uccidendo barbaramente 184 bambini più una ventina di adulti tra maestri e assistenti.

A ricordo del triste avvenimento fu eretto sull’area dove sorgeva la scuola, un monumento, inaugurato esattamente tre anni dopo la tragedia, il 20 ottobre dal 1947, realizzato dallo scultore Remo Brioschi, forse uno dei più emozionanti monumenti di Milano.

La Martesana, come dicevamo, è ancora oggi il fulcro del distretto. Nel corso del tempo ha anche offerto le condizioni ambientali per far sviluppare un’edilizia di case importanti, come ancora oggi se ne vedono, con giardini privati e dotate di un discreto fascino.

A lato della Martesana, si trova l’edificio un tempo sede del Comune di Gorla, proprio dove si può ammirare uno dei ponti antichi più belli di Milano, il ponte vecchio. Un ponte a schiena d’asino costruito nel 1703 in blocchi di pietra che metteva in collegamento il borgo di Gorla con Turro e quindi Milano.

Sempre lungo le sponde della Martesana si trovavano alcune ville, come Villa Angelica, che fu anche sede della “Canottieri Gorla”?

Villa Angelica era una costruzione fantasiosa ispirata liberamente al gusto eclettico dell’epoca, intestata a Vidonne Angelica maritata Duprais. Nome che poi fu assegnato all’intera costruzione. L’architettura esotica della villa con le sue ricercate decorazioni in pietra, tetto spiovente a pagoda, curiosi pinnacoli sul culmine del tetto e, soprattutto, la sua torretta a loggia colonnata sormontata da un terrazzino in struttura metallica, ispirò per anni la fantasia dei Gorlesi.

La villa, che affiancava in sponda destra il naviglio, aveva una piccola darsena con imbarcadero in muratura usata dai canottieri della Società Canottieri Martesana i quali disponevano abitualmente di uno scivolo nei pressi dei muri di recinzione della villa. L’edificio venne purtroppo abbattuto negli anni ’40 del Novecento.

Oggi, percorrendo la pista ciclabile della Martesana, al termine di via Stamira d’Ancona, è visibile oggi nel parco di Villa Angelica una costruzione a pianta rotonda ad un solo piano che all’epoca poteva – con buone probabilità – essere una “dependance”.

Una sorte diversa, fortunatamente, è toccata a Villa Finzi, edificata nel 1829 dal conte magiaro Batthyàny, ufficiale degli Ussari (militari di cavalleria ungheresi). Molto affascinante il parco con laghetto, tempietto a cupola (il famoso Tempio della Luna), casino all’ungherese, caffè e serra che adornano la villa.

Agli inizi del XX secolo la villa fu acquistata dalla contessa Fanny Ottolenghi, che destinò una parte del parco ad una casa-giardino per i bambini di Gorla. Nacque così il “Rifugio Fanny Finzi Ottolenghi”, che divenne all’epoca il più grande istituto italiano che preparava al lavoro i ragazzi portatori di handicap. La villa fu infine venduta al Comune di Milano.

Nell’area del giardino della villa vi erano le sorgenti dell’altro ruscello di Milano, quello dell’Acqualunga. Ruscello che discendeva l’odierna direttrice di viale Monza e Corso Buenos Aires per alimentare assieme al Seveso, il canale difensivo delle mura imperiali.

Percorrendo via Ponte Vecchio non possiamo non notare l’antica osteria “Il Molo” da anni ormai chiusa (forse prossima alla demolizione) e di fronte l’antica chiesetta di Gorla, Santa Teresa del Bambin Gesù, sostituita poi nella sua funzione da quella attuale sita a pochi metri di distanza, in via Asiago: la chiesa di San Bartolomeo.

Questa chiesa fu “accorciata” sul fronte per far spazio alle necessità viabilistiche, è diventata ora una biblioteca. Molto grazioso è il piccolo campanile.

A Gorla si trova anche il famoso locale di cabaret “Zelig” che diede lustri a molti comici italiani dagli anni Ottanta sino ad oggi.

Precotto

L’altro Comune che si era unito a Gorla per non soccombere a Milano era il Comune di Precotto.

Anzitutto il nome, piuttosto strano, pare avere diverse ipotesi, tutte discordanti: una di queste ipotizza che il nome Precotto, sia una forma dialettale e un’unione dei nomi praa/pree (“prato/prati”) + cott nel senso di “riarso/-i”; l’altra invece, si basa su un antico toponimo Pulcoctum (1148, 1153) o ad Pullum Coctum (1162), ma anche Precogio XIII secolo, latino ecclesiastico Praecautum, che potrebbe ricordare un’antica osteria lungo la strada tra Milano e Monza.

Quindi, come si evince, l’origine dell’insediamento era già antico e va collocata attorno all’anno 1100 (forse fondato dalle genti sfuggite al Barbarossa durante l’Assedio di Milano del 1162) e appartenente alla Pieve di Bruzzano. Confinava con Greco ad ovest, Gorla a sud, Crescenzago ad est e Sesto San Giovanni a nord.

Agli atti del 1751, Precotto risultava come un villaggio di 260 abitanti saliti a 339 nel 1771 e a 494 nel 1805, nel pieno dell’età napoleonica, poco prima che nel 1808 il comune fosse soppresso e aggregato alla città di Milano, recuperando però l’autonomia dopo l’istituzione del Regno Lombardo-Veneto nel 1816.

L’abitato, che nel 1853 fece registrare 834 residenti, continuò a crescere negli anni: 881 nel 1861 su una superrficie di 179 ettari, arrivando a quota mille nel 1872, a 1586 nel 1901, e a 2557 nel 1911.

Precotto costituì un comune autonomo fino al 1920, quando venne annesso da Gorla Primo per formare il nuovo comune di Gorla-Precotto. Tuttavia dopo soli tre anni il comune di Gorla-Precotto venne soppresso e annesso a Milano insieme ad altri dieci comuni.

Il Centro storico di Precotto, “El Borghett” oggi appare molto cambiato rispetto a un secolo fa. Oltre alla storica chiesa di San Michele Arcangelo, parte di quell’ordito costituito da ville, cascine e filande si è fuso con l’espansione edilizia sviluppatosi nel Dopoguerra, che ha progressivamente assorbito, e in parte trasfigurato, il vecchio
borgo. Per quanto riguarda le attività produttive, se lo stabilimento Fibra Vulcanizzata e il Deposito Legnami Fratelli Paganoni sono scomparsi, è ancora possibile ammirare gli edifici storici della ex Distilleria Franzini (viale Monza 242).

Tra i monumenti principali troviamo la chiesa di San Michele Arcangelo in Piazza Precotto.

Originariamente la chiesa, più antica e più piccola, si trovava col fronte rivolto verso l’attuale via Cislaghi. Chiesetta ricostruita nel Seicento. Chiesa già insufficiente per il crescente numero degli abitanti all’inizio dell’Ottocento. Così venne progettata l’attuale chiesa di San Michele, la cui prima pietra venne posta l’11 giugno 1865 e il tempio consacrato il 6 ottobre 1901 dal Cardinale Andrea Ferrari. Naturalmente la nuova chiesa cambiò orientamento volgendo la facciata principale verso Ovest e la nuova strada per villa Reale, oggi viale Monza.

La chiesa si presenta in forme neoclassiche, divisa in due piani, quello inferiore scandito da sei lesene doriche, tre ingressi, quello centrale era in origine sormontato da un affresco, oggi scomparso e quelli laterali da due statue poste in due nicchie. La parte superiore ha una finestra centrale a lunetta, incorniciata da due lesene ioniche, il tutto concluso da un grande timpano. L’insieme anche se armonioso, è banalmente semplice.

Precotto è un distretto dove si sta bene, facile da raggiungere grazie alla M1 con due fermate (Precotto e Villa San Giovanni), ricco di verde e servizi. Collegato anche col vicino Quartiere Adriano e Crescenzago, ma anche con Greco e la Bicocca (un tunnel sotto la stazione di Greco permette un rapidissimo passaggio al Quartiere Bicocca).

Viale Monza, aperto nel 1830/38, è la spina portante che separa in due realtà differenti il distretto. A Ovest, verso Greco, vecchi capannoni stanno cedendo il posto a nuovi complessi residenziali, mentre a Est si trovano residenze e interi isolati fatti di piccole case con giardino.

Oltre alla chiesa di San Martino, a Precotto possiamo vedere il la chiesetta della Maddalena, dove si trovava l’antico cimitero, il Burghett e l’insieme di antichi edifici della Curt di Merlin (corte dei Merlini).

Il complesso della Curt di Merlin presenta una struttura planimetrica organizzata intorno ad una corte quadrilatera, tipica della cascina tradizionale lombarda, al centro della quale si trova un pozzo a cisterna ed un lavatoio coperto da una struttura in ferro battuto e tegole nelle forme del liberty, che rivela una morfologia costruttiva proiettata verso la raffinata modernità delle esperienze eclettiche milanesi di fine Ottocento. Alla cascina si accede da un cancello in ferro tra due pilastri in mattone a vista con capitelli marmorei scolpiti con lo stemma visconteo che immette sulla corte. Intorno all’area a corte sorgono gli edifici di abitazione disposti su tre piani. Le facciate hanno semplici finestre con cornici in cotto e con elementi neo-romanici. (Lombardia Beni Culturali)

Altro simbolo di Precotto è la storica ex scuola Antonio Rosmini, oggi abbandonata e più volte occupata dagli anarchici. La suola, un grazioso edificio degli anni Venti in stile eclettico liberty barocchetto, è un peccato sia ridotta male anche perché oltre ad essere un simbolo di Pecotto, è anche testimonianza di una tragedia sfiorata durante la Seconda Guerra Mondiale.

Infatti quella famosa mattina del 20 ottobre del 1944, oltre alla scuola di Gorla (raccontato poco sopra), venne colpita anche la scuola di viale Monza 255, che però ebbe sorte migliore; i bambini sebbene in numero più alto rispetto a Gorla, riuscirono a raggiungere il rifugio sottostante prima che le bombe cominciassero ad esplodere. Anche in questo caso uno degli ordigni centrò l’edificio scolastico, ma miracolosamente la struttura non crollò. Il parroco Don Carlo Porro insieme ad alcuni genitori prestarono le prime operazioni di soccorso per mettere in salvo gli alunni.

Persero la vita solo due bidelli ed un padre, travolti dal crollo delle scale che portavano al rifugio, ma ormai i bambini si erano tutti salvati.

Le Fornaci di Precotto o Fornasetta, un insieme di antiche cascine lungo la via Breda, antica strada che portava a Monza (prima del viale) oggi famose per la presenza dell’antica osteria, un tempo di proprietà degli umiliati, i quali erano prevalentemente dediti alla cardatura e lavorazione della lana.

A fine Ottocento il cambio di destinazione passando alla produzione di mattoni anche per la presenza del terreno argilloso, questi edifici (di origini antiche e noti anche come Cascina Breda) negli anni hanno conservato il proprio aspetto rurale e oggi ospitano residenze private. Di fronte, al civico 81, hanno avuto sede numerose imprese dedite alla lavorazione dei metalli, tra cui la storica Fonderia Giuseppe Sanavio.

L’edificio principale lo si nota anche per la presenza di una torre che svetta al centro con caratteristiche medioevali e di un probabile chiostro antistante la strada. Al fianco della Fornasetta si trova quel che fu l’oratorio di San Francesco risalente al 1700 circa.

Tra le meraviglie architettoniche di Precotto va sicuramente menzionata anche la Ricevitrice Nord AEM di via Ponte Nuovo, 100.

Inaugurata dal principe Umberto II di Savoia l’8 dicembre 1932, la Ricevitrice Nord, con la sua struttura composita e lievemente déco, è da sempre uno dei luoghi identificativi del distretto. Edificata per assolvere al compito di ricevitrice elettrica nella zona a nord della città in seguito all’aumento di potenza degli impianti idroelettrici valtellinesi, la Ricevitrice ancora oggi svolge il ruolo per cui è stata costruita, distribuendo energia a una grande parte dell’area metropolitana milanese.

Villa San Giovanni

Concludiamo con il quartiere a Nord di Precotto, che oggi prende il nome dato alla Stazione della Metropolitana linea M1, Villa San Giovanni.

In origine l’insieme di villette e case a nord di Precotto si chiamava semplicemente Villa. Una piccola frazione quasi dimenticata sino a quando nel 1964 aprì la stazione della M1 “Villa San Giovanni” (anziché semplicemente Villa come da progetto).

Una di queste villette superstiti è “Ca’ Radetzky (viale Monza 291), villetta risalente alla fine del 1700. Nella villa morì nel 1892 lo scultore Francesco Barzaghi. A quanto pare qui vi dimorò anche il famoso generale, al quale si deve il nome della villa. Probabilmente vi dimorò per un certo periodo ma non vi sono fonti ufficiali per attestarne la veridicità.

Edificio caratteristico di Villa San Giovanni, è senza alcun dubbio la vecchia palazzina del dazio di viale Monza 335.

Si tratta di una graziosa palazzina che dal 1988 è diventata una delle sedi della società “Pane Quotidiano”, succursale che distribuisce ogni giorno cibo e vestiario ai bisognosi della zona. Fino al 31 dicembre 1972 questa era stata la garitta del dazio di viale Monza.

Vista la giovane età del quartiere, qui si è sperimentata anche un ceto tipo di architettura, che ha dato dei buoni e iconici risultati, come in via Doberdò.

Si tratta degli Attici di via Doberdò, progettato da Arkpabi – Palù & Bianchi architetti. Un edificio posto ad angolo fra le vie Doberdò e Fortezza. La particolarità di questo palazzo residenziale è dovuta senz’altro all’originalità e libertà espressiva dell’architettura scelta. I corpi aggettanti, le grandi vetrate coloratissime e le terrazze disposte in modo casuale, hanno reso l’edificio riconoscibile e fuori dagli schemi abitativi ancora in uso.

Non lontano si trova via Vipacco 38 del 2019, e via Eraclito 3, realizzato nel 2009 dallo studio Lpzr

Parrocchia del Cristo Re.

L’aumento della popolazione della zona, e l’espansione urbanistica all’inizio degli anni Sessanta del ‘900,indussero la cura a sdoppiare l’antica parrocchia di Precotto, così nacque l’8 agosto del 1965 la nuova parrocchia del Cristo Re. La nuova chiesa in breve tempo, tra il 1967 e il 1970, venne eretta in via Galeno su progetto degli architetti Claudio e Mino Buttafava, con la consacrazione del Cardinal Giovanni Colobo nel 1970.

Per finire, eccoci nell’ultimo lembo di terra prima di passare al contiguo Comune di Sesto San Giovanni, dove

La località era conosciuta col nome di Sant’Uguzzone, dove si trovavano un’antica cappella che dava il nome alla zona e una serie di cascine, tra le quali la cascina Brughirolo. Nel primo Novecento tra la piccola cappella e la cascina venne ristrutturata una villa, Villa Montaldi (forse la casa padronale della cascina) e venne dotata di un grazioso e importante ingresso con piloni e cancellata, realizzata in forme neo-barocche negli anni Venti in cemento sagomato. Tutto rimase invariato sino al dopoguerra, quando già negli anni Cinquanta la piccola cappella sparì, forse per crolli dovuti all’abbandono, chissà.

La villa e la cascina rimasero ancora per poco, infatti anche queste tre il 1965 e il 1972 pian piano vennero cancellate anche dalle mappe. Non fu il caso del recinto il quale, misteriosamente, si è preservato sino ai giorni d’oggi. Salvato e trasformato in parco pubblico, lo spazio occupato dalle cascine e dalla villa è stato attrezzato con un campetto da basket e strutture per bambini.

Referenze immagini: Roberto Arsuffi, Milano Sparita, Milano Gorla, Facebook

Fonti storiche: “Le Chiese di Milano”, Ponzoni 1929; “Milano il patrimonio dimenticato” di Roberto Schena; Wikipedia; Le Strade di Milano”, Newton Peridici 1991; Lombardia Beni Culturali

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Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

12 commenti su “Milano | 100 anni della Grande Milano, quando le periferie erano paesi: Gorla-Precotto”

  1. la ex-scuola Rosmini non è abbandonata, il comune la affitta regolarmente a varie associazioni tra cui circoli anarchici che non sono occupanti

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  2. Ho giusto partecipato oggi ad un Migrantour in zona Gorla e Via Padova per quanto riguarda le migrazioni di peruviani e argentini in quella zona di Milano.
    Molto interessante anche aggiungere aspetti più storiografici dal vostro articolo.

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  3. Linea dura contro i furbetti della sosta selvaggia: una squadra di vigili contro chi parcheggia sulle piste ciclabili

    Una squadra di vigili che avrà il compito di pedalare avanti e indietro lungo le piste ciclabili per multare il parcheggio selvaggio. Questa è una delle misure che Palazzo Marino sta mettendo a punto per migliorare la sicurezza dei ciclisti milanesi.

    Si parte, con sei mesi circa di ritardo, entro la fine dell’anno. Il provvedimento conterà una decina di uomini e donne della polizia locale appositamente formati e distribuiti su turni diurni. I sindacati avevano chiesto, a suo tempo, di ripristinare le pattuglie in monopattino sperimentate durante il Covid, ma Palazzo Marino ha preferito mettere tutti in sella. «Si sta preparando il pacchetto sulla mobilità di cui si è parlato con le associazioni e questo è un primo step», spiega l’assessore alla Sicurezza Marco Granelli. Un dossier che al capitolo “più vigili nei quartieri” si incrocia con un altro, quello sulla sicurezza, che ha la supervisione dell’ex capo della polizia Franco Gabrielli, chiamato dal sindaco per una super consulenza (a titolo gratuito).

    La manifestazioneSicurezza stradale, catena umana di mille metri contro il parking selvaggio sulla ciclabile di viale Monzadi Miriam Romano 11 Novembre 2023

    I due protocolli dovrebbero essere pronti per dicembre, intanto il Comune cerca di rassicurare i ciclisti che ormai scendono in piazza con frequenza settimanale. L’ultima partecipata manifestazione è di due giorni fa: una “catena umana” lunga mille metri e formata da circa 700 persone si è piazzata a difesa della pista ciclabile in viale Monza, nel tratto compreso tra via Martiri Oscuri e piazzale Loreto. Lo scopo? Proteggere la ciclabile dal parcheggio selvaggio. Tommaso Goisis fa parte della rete “Città delle persone” che ha organizzato la protesta e che da più di un anno chiede risposte alla giunta in termini di sicurezza stradale: «Bene i vigili a controllo delle piste ciclabili, e bene che siano in bicicletta, così si rendono conto meglio della situazione».

    Che, soprattutto in viale Monza e in corso Buenos Aires è fuori controllo: più che piste ciclabili sono percorsi a ostacoli, pericolose gincane dove ogni due-trecento metri, per schivare auto e furgoni in sosta vietata, si rischia il pelo con le auto che sfrecciano nella corsia accanto. Non a caso, ha fatto il giro del web l’immagine di un tir posteggiato per un’ora proprio nella corsia riservata alle due ruote. «Il provvedimento era stato promesso a giugno — continua Goisis — quindi speriamo si recuperi velocemente il tempo perso».

    Venerdì a parlare con i manifestanti c’era l’assessora alla Mobilità Arianna Censi, la quale ha garantito un giro di vite sulle multe. Per il parcheggio sulle ciclabili, certo, ma anche sui parterre alberati e sui marciapiedi. Perché, allargando lo sguardo, la questione della sosta selvaggia è una piaga sulla quale il Comune vorrebbe fare di più. «A Milano — spiega Goisis — ogni giorno ci sono circa 80-100 mila auto in sosta illegale tollerata». Ecco perché il Comune vuole aumentare sensibilmente il numero di multe, che fanno bene alla circolazione e al bilancio. «L’anno scorso abbiamo registrato un 40 per cento di contravvenzioni in più in generale sulla sosta irregolare rispetto al 2021, il trend è in crescita e vogliamo continuare così», dice Granelli. Intanto le associazioni, ma non solo, chiedono di dare un’accelerata al Piano urbano dei parcheggi che è nei cassetti degli uffici comunali da un bel po’ di tempo. «Se sindaco e amministrazione hanno coraggio, noi siamo in prima fila per sostenere ogni misura».

    ALLEUJA!
    Finalmente i vigili in BICICLETTAAAA!

    Cosi si accorgeranno delle merde parcheggiate a cazzo in città!
    E riferiranno al comando la situazione

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  4. Ringrazio urbanfile per gli interessantissimi articoli sull’urbanistica e l’architettura di Milano. Vivo a Villa S.Giovanni ormai da 20 anni e mi ha sempre colpito una cosa piuttosto curiosa. L’intenso sviluppo urbano degli anni ’50-’70 ha letteralmente rovesciato lo storico rapporto territorio edificato-territorio libero. Per secoli la cartografia storica ha riportato come unici puntini neri a rappresentare le presenze architettoniche nel bianco foglio dei terreni agricoli la chiesetta di S.Uguzzone e il complesso del Brughirolo, oggi unici spazi verdi (parco Panza) nel mare di asfalto e cemento che da allora caratterizza la zona

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  5. Buongiorno ecco aspettavo l’articolo su Gorla e Precotto essendoci cresciuto e come mi aspettavo non mi ha deluso bravissimi continuate così buon lavoro

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