Milano | 100 anni della Grande Milano, quando le periferie erano paesi: Chiaravalle

Proseguiamo il nostro viaggio in ordine alfabetico alla scoperta o riscoperta degli undici Comuni annessi nella Grande Milano esattamente 100 anni fa. Dopo aver visto Affori e Baggio con le rispettive frazioni, eccoci nella parte meridionale di Milano, al confine con la campagna, dove troviamo Chiaravalle.

Chiaravalle, un tempo detta Chiaravalle Milanese, oggi è un distretto di Milano posto nella periferia meridionale della città, appartenente al Municipio 5 e sino a cent’anni fa, come accennavamo poco sopra, un comune indipendente inglobato nella grande Milano nel 1923. Assieme a Chiaravalle si unirono anche le frazioni di Nosedo e la porzione di quello che fu Rogoredo. Mentre le frazioni di Bagnolo, Poasco e Cascina Bosco finirono nel Comune di San Donato Milanese.

Infatti , sotto la guida del Sindaco Luigi Mangiagalli, il 2 settembre 1923 in seguito al regio decreto nº 1912, la città di Milano si allargò annettendo undici comuni limitrofi: Affori, Baggio, Chiaravalle Milanese, Crescenzago, Gorla-Precotto, Greco Milanese, Lambrate, Musocco, Niguarda, Trenno e Vigentino (il comune di Turro era già stato annesso a quello di Milano nel 1918).

L’abitato è ancora oggi separato dal tessuto urbano da aree a coltivazione e parchi, come il parco della Vettabbia, dove è possibile ritrovare quasi il sapore di paese di campagna. Per giunta siamo nella parte “umida” del capoluogo lombardo, terra solcata da molti corsi d’acqua.

l nucleo abitativo di Chiaravalle si è andato formando nel medioevo intorno all’omonima abbazia cistercense, lungo quella che oggi è la via San Bernardo. Qui un nostro articolo sull’abbazia e uno sulla Ciribiciaccola, la torre ancora in restauro.

Nell’ambito della suddivisione del territorio milanese in pievi, la comunità chiravallese apparteneva alla Pieve di San Donato, e confinava con Vaiano e Nosedo a nord, San Donato ad est, San Giuliano, Civesio, Sesto Ulteriano e Poasco a sud, e Macconago ad ovest. l censimento del 1751 la località fece contare 800 abitanti.

In età napoleonica il conteggio dei residenti nel 1805 registrò 740 persone, e dal 1808 al 1816 Chiaravalle fu per la prima volta annessa a Milano, recuperando tuttavia l’autonomia con la costituzione del Regno Lombardo-Veneto. Nel 1841 gli austriacidecisero di espandere il territorio municipale di Chiaravalle annettendogli il comune di Poasco con la frazione di Sorigherio, per un complesso di 1251 persone nel 1853 e 1355 nel 1859.

All’unità d’Italia nel 1861 il Comune di Chiaravalle aveva 1417 abitanti, e nel 1862 mutò il nome in Chiaravalle Milanese per distinguersi da località omonime. Nel 1870 vi fu aggregato anche il comune di Nosedo, che comprendeva anche il vicino borgo di Rogoredo.

Collocata a sud del capoluogo meneghino e quindi non nella sua principale direttrice di espansione industriale, Chiaravalle mantenne nel tempo il suo peculiare aspetto agricolo, conteggiando 2219 anime nel 1881, poi 2890 nel 1901, e 5728 nel 1921. Nel 1923 il comune di Chiaravalle Milanese fu infine soppresso e, come avvenuto nel periodo napoleonico, annesso a Milano insieme ad altri dieci comuni. Tale sistemazione amministrativa non fu però definitiva, perché nel 1932 il regime fascista fece una parziale retromarcia staccando da Milano, e quindi da Chiaravalle, non solo l’antico territorio di Poasco, ma anche tutta quella porzione di campagna ad oriente della ferrovia Milano-Pavia che era stata precedentemente la parte orientale del comune chiaravallese, ossia i villaggi di Bagnolo e Tecchione, passandola sotto San Donato Milanese.

L’abitato è attraversato dal vecchio tracciato della ferrovia Milano-Genova, ancora visibile, mentre le rotaie moderne corrono più a oriente. Sul percorso originario era presente una stazione al servizio di Chiaravalle, poi dismessa insieme ai vecchi binari. Oggi solo la linea autobus 77 gestita da ATM collega il borgo di Chiaravalle e il cimitero al centro della città.

Nell’antico borgo di Chiaravalle Milanese l’edicola che ospita un’immagine della Madonna, posta alla confluenza tra le vie Sant’Arialdo e San Bernardo, sembra vigilare su un edificio risalente agli anni Venti del secolo scorso e che un tempo ospitava una scuola materna, ed in seguito un oratorio.

Dismessa quell’ultima funzione l’edificio rimase per lungo tempo abbandonato finché non venne concesso in uso ad un’associazione di volontariato il cui scopo era quello di accogliere detenuti in misura alternativa, ex-detenuti ed alcune ragazze madri straniere.

Successivamente l’edificio venne posto sotto la responsabilità della Fondazione Fratelli di San Francesco d’Assisi assistiti da Fondazione Cariplo per le incombenze economiche. Nella casa di via San Bernardo verrà attuato il progetto Ricomincio da Me, che prevede di aprire presto un luogo di accoglienza protetta per donne vittime di stalking o violenza domestica, anche con figli minori a carico.
La struttura potrà ospitare venti donne inviate dalla magistratura, che verranno seguite nel loro percorso di rinascita da un team di professionisti  per un periodo fino a sei mesi.
La Fondazione Fratelli di San Francesco è una presenza istituzionale a Milano, poiché gestisce sin dal 1999 centri di accoglienza, mense, docce e guardaroba per poveri, dormitori, asili nido, convitti e centri di formazione per persone disagiate, nonché servizi sociosanitari rivolti in particolare agli anziani e agli emarginati.

Il territorio è ricco ancora di campi agricoli e sopratutto da corsi d’acqua, presenti anche nell’abitato.

Via San Bernardo, come dicevamo, è il perno su cui si svolge la vita del borgo. I pochi negozi presenti sono distribuiti un po’ lungo la via e sopratutto nella piazza che non ha nome. Difronte al civico 29, dal 2019 si trova una piccola piazzetta realizzata a scomputo oneri di urbanizzazione per il complesso residenziale costruito in maniera tradizionale in via San Bernardo 21.

La piazza più grande, sempre indicata come via San Bernardo (ma dare dei nomi a questi spazi?), potrebbe veramente essere il cuore del borgo, magari arricchito con area pedonale e negozi o ristoranti aperti ai lati. Noi abbiamo provato a mettere due filari d’albero e arredato con una pavimentazione in pietra (sampietrini).

Invece la piazza o quel che è, è uno spazio in parte occupato dal parcheggio delle auto e in parte dai tavolini dei due spazzi ristoro qui presenti, assieme alla farmacia, e al pastificio.

Proseguendo per via San Bernardo verso la campagna, troviamo il rudere della Cascina ex San Cristoforo oggi conosciuta come Grangia in procinto, si spera, dopo decenni d’abbandono, per essere riqualificata e diventare un bel complesso residenziale col nome di Era Novum Grangia.

Tornando nella “piazza non piazza” una stradina ci porta in un piccolo angolo che pare più un giardino delizioso e dall’atmosfera surreale, specie nei mesi primaverili. Ci troviamo lungo il corso d’acqua del Cavo Tecchione e la stradina che ci riporta verso l’abbazia e la sua alta cuspide.

L’Abbazia di Chiaravalle è uno dei gioielli storico-architettonici di Milano. Fondata nel 1135 e consacrata nel 1221, nel corso della sua secolare storia si è arricchita di opere ma ha anche perso buona parte del suo ricco patrimonio, compreso un bellissimo chiostro disegnato da Bramante che in quest’articolo spieghiamo. Come abbiamo visto, l’alto tiburio è in fase di restauro da diverso tempo e dovrebbe tornare come nuovo a breve.

Nosedo invece, era un piccolo borgo formato dalle solite cascine il cui nome deriva, con ogni probabilità da noceto, ovvero campo ricco di noci, che lo accomuna ad altri luoghi che han preso il nome dalle piante del luogo (come Rogoredo – bosco di roveri o Lorenteggio – il cui nome deriva dal latino tardomedievale laurus, lauro o Castagnedo da Castagno).

Nell’ambito della suddivisione del territorio milanese in pievi Nosedo apparteneva alla Pieve di San Donato, e costituiva un comune confinante coi Corpi Santi di Milano a nord, con Morsenchio e San Donato ad est, con Chiaravalle a sud, e con Vaiano a ovest. Al censimento del 1751 la località risultò abitata da 200 persone, comprese quelle stanziate nella frazione di Rogoredo.

In età napoleonica, dal 1808 al 1816, Nosedo fu aggregata per la prima volta a Milano, recuperando l’autonomia con la costituzione del Regno Lombardo-Veneto. A quel tempo Nosedo contava 240 anime, salite a 351 nel 1853, a 361 nel 1859, e a 393 abitanti nel 1861.

La denominazione del comune era talvolta rinvenuta come Nosedo Chiaravalle, a testimonianza del legame con la vicina abbazia, che tuttavia formava un municipio distinto. Tale distinzione venne però meno nel 1870, quando il comune di Nosedo fu aggregato a quello di Chiaravalle Milanese. Fu poi nel 1923 che Chiaravalle venne a sua volta annessa a Milano portandosi con se anche il nucleo di Nosedo.

Naturalmente Nosedo oggi è ricordato più per il depuratore che per essere un borgo di case (spesso si fa riferimento alla zona come Corvetto -che è il nome della piazza sita più a nord-). Depuratore attivato dopo anni di lavori, nel 2003. Quello di Nosedo – il più grande dei tre depuratori destinati alla città di Milano – è un luogo strategico per la metropoli lombarda che si è trovata ad essere una città modello quanto ad economia circolare dell’acqua. Infatti il depuratore è diventato un case study a livello internazionale, depurando circa 2,2 miliardi di metri cubi di acqua di scarico, equivalenti a circa 140/150 milioni di metri cubi l’anno, nel rispetto dei limiti per il riuso irriguo, con una presenza batteriologica di 50 volte inferiore a quella consentita per la balneabilità dell’acqua.

Ad ogni modo a Nosedo si trova anche qualche storico monumento, come la graziosa e antica chiesetta dei Santi Filippo e Giacomo risalente al XIII secolo (via San Dionigi 77) e storiche cascine, come le cascine lungo la via Fabio Massimo o via San Dionigi.

Oltre ad essere circondato, come Chiaravalle, da parchi e campi coltivati. Sempre nel vecchio territorio si trova anche il parco di Porto di Mare. Sito dove nei primi anni del Novecento venne progettato un grande porto fluviale che mai prese forma, rimanendo un luogo in abbandono per decenni.

Referenze immagini: Milano Sparita, Roberto Arsuffi, Andrea Cherchi

Vecchi comuni, Milano, Grande Milano, 1923, Cent’anni, Chiaravalle, Nosedo, Rogoredo,

Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

4 commenti su “Milano | 100 anni della Grande Milano, quando le periferie erano paesi: Chiaravalle”

  1. Interessante ma si poteva fare di più.
    Mi sembra un lavoro incompiuto. Forse manca un po’ di approfondimento ad esempio sulla ferrovia dismessa, sul cimitero, sui parchi, sulla transumanza delle pecore

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  2. Trovo molto interessante la vostra iniziativa. È bello conoscere e capire come era il territorio in precedenza. A volte mi trovo in qualche zona (penso a Baggio) molto abitata e mi perdo nelle sue stradine che sembrano senza senso perché prima era un piccolo centro a se stante. Vi ringrazio e vi incoraggio a proseguire con tutti i migliori auguri.

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  3. Lo spostamento della ferrovia doveva essere propedeutico alla ricostituzione del brolo dell’ abbazia che era stato “tagliato” dai binari a fine 800. Del progetto ( a cura di FS, del Comune di Milano, ecc ?) non si è saputo più nulla. Peccato

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