Milano | 100 anni della Grande Milano, quando le periferie erano paesi: Affori

Cominciamo il nostro racconto degli undici Comuni annessi nella Grande Milano esattamente 100 anni fa con l’ex Comune di Affori, oggi periferia nord-ovest di Milano, che coinvolge oggi anche gli odierni distretti e quartieri di Dergano, una parte della Bovisa, la Bovisasca, Bruzzano e la Comasina.

Infatti il confine del territorio comunale attuale di Milano venne attuato per decreto il 2 settembre 1923, inglobando la fascia dei comuni confinanti al territorio comunale già in vigore dal 1873.

Sotto la guida del Sindaco Luigi Mangiagalli, il 2 settembre 1923 in seguito al regio decreto nº 1912, la città di Milano si allargò annettendo undici comuni limitrofi: Affori, Baggio, Chiaravalle Milanese, Crescenzago, Gorla-Precotto, Greco Milanese, Lambrate, Musocco, Niguarda, Trenno e Vigentino (il comune di Turro era già stato annesso a quello di Milano nel 1918).

Affori fu uno di questi.

Affori è uno dei distretti di Milano posto a Nord-Ovest del capoluogo lombardo. Oggi coprirebbe l’area o parte di essa, dei distretti di Affori, Dergano, Bruzzano, Comasina, Bovisa e Bovisasca.

Infatti Dergano e Bruzzano erano due frazioni, a loro volta ex comuni indipendenti, del Comune di Affori.

Affori era un antico ducato, già citato negli “Statuti delle acque e delle strade del contado di Milano fatti nel 1346” (in cui appare compreso nella pieve di Bruzzano). Dell’antico abitato rimangono tracce medievali e rinascimentali come la torre di guardia in via Osculati (secolo XIV), che faceva parte del complesso dell’antica chiesa di Santa Giustina. Nucleo principale del borgo, parte del quale tuttora esistente come centro storico, si costituiva presso la strada attualmente composta da via Taccioli e da via Cialdini. All’epoca tale strada era secondaria rispetto ad altre due vie più importanti (realizzate in epoca romana) che collegano Milano con Como: l’attuale Bovisasca, deputata al traffico militare, e l’attuale via Giuditta Pasta in corrispondenza di Bruzzano, destinata al traffico civile.

L’importanza secondaria della strada condizionò lo sviluppo e l’importanza del borgo di Affori, che rimase a lungo in ombra, dipendente dai centri abitativi limitrofi. Questo aspetto si riflette anche nella vita ecclesiastica di Affori che, in modo insolito, era diviso tra due plebane: una alle dipendenze della pieve di Bruzzano, l’altra a quelle di Bollate. Attorno alla fine del secolo XIII, secondo quanto scritto da Goffredo Da Bussero nel “Liber notitiae Sanctorum Mediolani” del 1285, il territorio di Affori contava otto chiese, di cui cinque dipendevano dalla pieve di Bruzzano e tre da quella di Bollate.

L’economia dell’area era prevalentemente agricola, con numerose cascine che sfruttavano tutto l’anno l’acqua delle risorgive per l’irrigazione, consentendo una coltura a marcite. Diffusa era anche la coltivazione del gelso, incoraggiata nel contado milanese dagli Sforza e soprattutto da Lodovico il Moro, e il conseguente allevamento di bachi da seta.

Storia, topografia, aspetti della vita quotidiana di Affori sono noti grazie a resoconti redatti dai parroci di Affori, e in particolare da Alessandro Astesani (14 luglio 1762, Fagnano Olona – 18 novembre 1831, Affori; sacerdote, scrittore, archeologo). I primi dati sulla popolazione risalgono al 1751, anno in cui si registravano circa 550 abitanti, mentre nel 1771 se ne contavano 857.

L’origine del nome non è molto chiara, ancora oggi ci sono varie correnti di pensiero che lo vedono derivare:

  • Ad forum, che potrebbe indicare la presenza di un antico mercato in zona.
  • Ad fontem, ovvero “alla fonte”, per l’abbondanza d’acqua data dalle risorgive, ipotesi avvalorata dall’antica dicitura Affoni per indicare il paese.
  • Sancta Iustina a foris, (“Santa Giustina di fuori”) per indicare la chiesa che si trovava lontana da Milano, appunto fuori le mura. Contratto in A Foris, perché borgo sorto attorno a tale chiesa.

Fatto sta che il borgo continuò svilupparsi. Nel 1350 venne edificata una villa lussuosa per l’arcivescovo Giovanni Visconti. Villa andata in rovina e acquistata nel 1686 da Pier Paolo Corbella, prima feudatario di Affori e successivamente marchese dello stesso feudo, acquistato dalla famiglia nobile dei Rossi di Parma. Così sorse Villa Corbetta, oggi nota come Villa Litta, circondata da un ampio parco (più ampio di quello attuale), destinata a diventare un luogo di ritrovo per la nobiltà milanese.

Come immaginabile, i piccoli paesi nel circondario di Milano divennero luoghi di villeggiatura per chi voleva allontanarsi dalla calura della città in estate.

Durante la Repubblica Cisalpina (fine 1700 e primo ‘800) il borgo divenne più importante grazie alla costruzione della nuova strada per Como, più moderna e rettilinea, l’attuale via Imbonati e Pellegrino Rossi. Affori crebbe d’importanza diventando il centro principale della zona, tanto che nel 1805 si sfioravano i mille residenti.

Il 9 febbraio 1808 il comune di Affori, con altri trentaquattro, venne aggregato a Milano. Tuttavia tale unione fu breve: il ritorno della dominazione austro-ungarica, che non gradiva una grande Milano come potenziale concorrente di Vienna, sancì nuovamente la separazione nel 1816. Sotto il costoso, ma efficiente governo austriaco, la popolazione esplose: 2118 abitanti nel 1853, 2243 al passaggio sotto la sovranità italiana. Successivamente, nel 1869, Affori, Bruzzano, Bresso e Dergano formarono il comune di “Affori e uniti” con 6514 residenti, ma già nel 1884 Bresso tornò ad essere autonoma. Il 14 agosto 1912 la denominazione del comune tornò più semplicemente Affori.

La rivoluzione industriale portò industrie a Milano e anche ad Affori che sfondò quota 20.000 abitanti alla fine della Grande guerra.

Come abbiamo visto la metropoli che proseguiva nella sua espansione, aveva bisogno non solo di nuovi spazi, ma anche di regolamentare i servizi, largamente impiegati anche dalle popolazioni dei paesi limitrofi, esenti tuttavia dalle loro tasse di mantenimento (a carico dei soli cittadini milanesi). Questi fattori portarono a stabilire nel 1917, sotto l’amministrazione di Emilio Caldara, l’annessione a Milano dei comuni limitrofi, pur suscitando resistenze e timori, come la preoccupazione che gli abitanti dei paesi, in gran parte contadini, dovessero assumere gli usi e i costumi degli abitanti della città.

Così si giunse al mitico 1923 quando il comune di Affori venne nuovamente aggregato al comune di Milano, insieme ad altri dieci comuni.

Il passaggio a Milano comportò il cambio di nome per molte vie, che si ritrovarono doppioni un po’ ovunque nei veri ex comuni autonomi. Così, ad esempio, per Affori toccò alla centrale via Roma, che vide modificato il proprio nome, con lo scopo evidente di non generare confusione con il milanese corso di Porta Romana (che sappiamo aver assunto il toponimo di corso Roma durante il ventennio) e fu così che divenne via Pellegrino Rossi (giurista e politico, nato nel 1787 e assassinato nel 1848).

Arrivarono subito le fabbriche, essendo diventata periferia, e nel 1928 venne realizzata la stazione ferroviaria con tanto di piccolo scalo ferroviario a servizio dei primi insediamenti produttivi.

Insediamenti industriali favoriti anche dalla presenza del non lontano Scalo Farini. Industrie come la Falqui, Oerlikon Italiana del gruppo svizzero Oerlikon-Bührle fu fondata a Milano nel 1948. Inizialmente specializzata in macchine di precisione prodotte nello stabilimento afforese situato tra le Vie Don Grioli e Scarsellini, (di cui ancora oggi sono visibili alcuni capannoni dismessi alle spalle del supermercato). a Dergano si trova ancora lo stabilimento della Fernet Branca, ma anche la Zaini e Bonomelli.

Oggi l’ex territorio di Affori è ben servito dalla metropolitana linea M3 con ben 5 fermate (Maciachini, Dergano, Affori Centro, Affori FN e Comasina) e da 3 stazioni ferroviarie FN (Bovisa, Affori e Bruzzano). Inoltre è circondato da parchi di grandi dimensioni come il Parco di Villa Litta e il Parco Nord.

Il “centro storico” di Affori è un grazioso quartiere attraversato dalla via che riporta il nome dello storico borgo, via Affori. Graziosa arteria commerciale (anche se ormai un po’ in declino) dove si trova uno degli alberi più vecchi di Milano, il famoso albero di Napoleone, ma anche la chiesa neoclassica di Santa Giustina con all’interno il dipinto molto somigliante alla Vergine delle rocce di Leonardo da Vinci, che molto probabilmente fu dipinto in quegli stessi anni da Ambrogio de Predis (anche se non è certa la cosa) sulla base di una prima versione del dipinto. Sempre nell’area centrale di Affori troviamo anche la torre medievale di via Osculati (un tempo campanile dell’antica chiesa di Santa Giustina) e successivamente torre di guardia.

Naturalmente ad Affori si trova anche Villa Litta come raccontavamo, e il suo magnifico parco pubblico. Costruita per volere del marchese Corbella nel 1687. Venne in seguito ceduta ai D’Adda e ai Litta-Modignani. L’edificio era utilizzato come residenza estiva e come luogo di ritrovo della nobiltà milanese nel tardo Seicento e per tutto il Settecento, con feste, sfarzo ed eventi mondani tipici dell’epoca. Sempre facenti parte del parco, ma ahinoi snaturati dal contesto e separati dalla ferrovia dal 1878, si trovano i Sirenei. Eretti nel ‘700 con due sfingi e due obelischi, era il trionfale portale di accesso a Villa Litta Modignani.

A nord del centro storico di Affori troviamo l’Ex Paolo Pini, l’ex manicomio della città. Oggi convertito in parco e spazi pubblici compreso un museo d’arte, il MAPP. Sempre a Nord troviamo uno dei quartieri “popolari” più interessanti e ben progettati, il Quartiere Comasina, realizzato all’incirca dal 1953 al 1969.

Quartiere Comasina, uno dei principali interventi realizzati negli anni cinquanta dall’Istituto Autonomo Case Popolari. Il progetto iniziale venne curato dall’architetto-ingegnere Irenio Diotallevi, in seguito furono molteplici gli interventi dei più grandi architetti degli anni Cinquanta, e oltre, come: Arrigo Arrighetti, Renzo Beretta, Piero Bottoni, Pietro Lingeri, Giancarlo De Carlo, Gustavo Latis, Ambrogio Managhi, Mario Terzaghi, per citarne alcuni.

A Ovest del centro di Affori troviamo l’area della Bovisasca, con il grazioso Oratorio di San Mamete risalente al 1200 e cascina.

Più a Sud, nel quartiere Bovisa, troviamo altri manufatti ex industriali, come il bellissimo edificio delle “Cristallerie Fratelli Livellara”, in origine l’Oleificio Balestrini, costruito nel 1935. Considerato da molti come una sorta di realizzazione concreta delle visioni di Antonio Sant’Elia, esponente di spicco dell’architettura futurista, ma realizzato su progetto dell’ingegnere Eugenio de Micheli. Qui si trova anche uno degli spazi più incredibili per le serate milanesi: lo Spirit de Milan (musica dal vivo in uno spazio stile industrial all’aperto e al chiuso con pista da ballo).

Bruzzano

Passiamo all’ex frazione di Bruzzano, altro tassello dell’antico Comune di Affori, dove tra casermoni residenziali costruiti in gran parte negli anni Sessanta del Novecento, troviamo qualcosa di antico, come il “Castello dei Visconti“, la grandissima Cascina Anna e una graziosa chiesa, la Vergine Assunta di Bruzzano. Anche a Bruzzano ci sono in cantiere molti interventi di rigenerazione urbana, come l’area Unipol.

Sebbene periferia poco conosciuta, possiamo dire che Bruzzano è una bella zona residenziale, alcuni angoli ricordano il suo passato di paese e poi è anch’esso immerso nel Parco Nord su quasi ogni lato.

Dergano

“Scendiamo” a Dergano, la “ferazione” di Affori posta a Sud e sicuramente la più urbanizzata, anche perché più “vicina” a Milano. Anche qui non mancano ex insediamenti industriali e rigenerazione urbana.

L’area di Dergano si è risvegliata negli ultimi anni come fucina di piccole imprese artigianali, di locali particolari e anche trendy, una certa vivacità che mira a spodestare NoLo dal trono del quartiere per giovani e alla moda.

Il Centro di Dergano lo troviamo nell’omonima piazza, dove si trovava il vecchio municipio e l’antica chiesa, purtroppo demolita negli anni Trenta mentre si edificava la nuova San Nicola Vescovo. A Dergano, in via Filippo Baldinucci, si trovava la Armenia Films, fondata nel 1909 come la Milano Films (poi Armenia Films), per un periodo una delle più grandi case di produzione italiane. Chiuse i battenti nel 1926, quando le produzioni iniziarono a concentrarsi a Roma.

Sempre a Dergano venne edificato il “lazzaretto”. L’ospedale fu inaugurato il 13 ottobre del 1896 e venne intitolato ad Agostino Bassi, naturalista, botanico e pioniere della moderna batteriologia. Il primo paziente fu un bambino di 4 anni colpito da difterite; l’ultimo un uomo di 45 ammalato di vaiolo ricoverato il 30 maggio del 1979. In poco più di 80 anni di vita, la struttura accolse e curò oltre 150 mila pazienti affetti da malattie dai nomi inquietanti: vaiolo, colera, tifo e meningite, facendo tuttavia registrare solo 6 mila decessi, un numero che secondo gli esperti testimonia la bontà delle cure e dei trattamenti impartiti al suo interno. Oggi molti dei suoi edifici sono, purtroppo, in rovina, senza uno straccio di progetto che li riporti in vita, con nuove funzioni. Peccato.

Referenze immagini: Milano Sparita, Roberto Arsuffi, Andrea Cherchi

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Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

22 commenti su “Milano | 100 anni della Grande Milano, quando le periferie erano paesi: Affori”

  1. Complimenti, bellissimo reportage storico che ci racconta Milano. Chissà cosa succederebbe oggi se solo si provasse a suggerire l’annessione dei comuni di prima cintura.

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  2. Quante notizie ..

    Storia pura…come cambiano i territori ,spesso nn in meglio ; soprattutto i materiali e la manodopera. Esempio pratico le case di Bicocca e le nuove costruzioni.si sgretolano dopo 5 6 anni….

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  3. Grazie ho scoperto fatti, storie di una Milano che mi crea malinconia quando oggi guardandomi attorno vedo palazzi che superano i 10 piani… un tempo tutto era a dimensione uomo…. panta rei

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  4. Era come un isola felice, sono un cittadino di Affori dall’anno 1970 e mi spiace vedere il degrado che da anni c’è…non puliscono piu le strade…non c’è ordine pubblico… questo per qualche interesse privato..perché hanno cambiato la società Riva che puliva veramente…la cosa che mi dà molto fastidio è che avevamo 3 cancelli d’epoca in ferro battuto come entrata al parco di villa Litta, dove sono andati a finire? Sostituiti con cancelli già arrugginiti…Qualcuno aveva bisogno per la propria villa… Che delusione…rovinare il bello di ciò che ci hanno lasciato… avidità.

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    • Il cancello d’ingresso di viale Affori 21 giace da oltre un decennio appoggiato a un muro della Cascina Nascosta al Parco Sempione. Il Municipio 9 aveva chiesto un preventivo per il restauro: pare ammontasse a 40.000 euro…

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  5. Bellissimo il reportage di Affori e altri comuni limitrofi. Grazie, mi avete ricordato le cose che i nostri predecessori ci hanno lasciato con particolare riguardo ai parchi che ora sono popolati anche da piccoli scoiattoli che circolano senza paura dei frequentatori.

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  6. Che bell’articolo, io ho vissuto sia a Dergano che in un quartiere tra Bruzzano e la Comasina.
    Complimenti per il lavoro di ricerca.

    Vanda

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  7. Bellissima storia di Affori. Io ci abito dal 1974 anno in cui mi sono sposata.
    Ricordo molto bene quello che mi raccontava mio suocero, era nato a Bruzzano comune di Affori.
    Concordo con molti commenti che nei decenni è peggiorata. Manca tantissima pulizia lasciata alla mercé di chiunque. Peccato. Veramente un Peccato.

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  8. Quanti ricordi….
    Ho vissuto ad Affori dal 1959 al 1983
    Leggendo il bellissimo redazionale mi sono ritrovata in quegli anni….
    Il vecchio cinema, il droghiere Zaffaroni, il distributore La Pesa, Villa Litta, Il Pisoni che vendeva dischi…..
    La mia bella gioventù….

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  9. Sono cresciuta e tuttora vivo da 56 anni in bovisasca…adoro questa zona, periferia ricca di storia.
    Si organizzano, non di rado, eventi e raccolte fotografiche storiche, ricca di parchi e ben collegata col centro città. Negli ultimi 5 anni circa però è presa d’assalto da una politica urbanistica assurda con la costruzione di continui nuovi condomini che stanno divorando gli spazi verdi e congestionando la zona

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  10. In margine al vostro ottimo articolo vorrei ricordare quella gloria afforese che è la Banda d’Affori – ufficialmente denominata anche “Gaetano Donizetti” che ha origini ottocentesche.

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  11. Sono nata e cresciuta in zona,vivo fuori regione dal 1994 e ho voluto fare un giro a Bruzzank e ad Affori ad agosto,mentre soggiornavo in un albergo . Pensavo di cercare casa e tornare a vivere qui,ma dopo aver visto la sporcizia dei marciapiedi in via Astesani,l’erba alta nei parcheggi e lungo le strade intorno al Residence Leonardo da Vinci,il degrado della piazza di Santa Giustina,la fatiscenza delle vie di Bruzzano intorno alla ferrovia e gli appartamenti affittati a lavoratori stranieri ammassati in una stanza ,ho cambiato idea. Ho girato anche per Bollate e Cormano,ma mi sono sembrate periferie senza personalità. Che tristezza !Milano molto più che in passato è diventata bella,vivibile e fruibile solo dal ceto più ricco e agli altri,nemmeno più la dignità della periferia curata come nel passato,quando i giardini erano puliti e curato..sono affranta

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  12. Mi associo ai complimenti già fatti e anch’io ho rivissuto la bella Milano degli anni 50-60-70 e non solo perché si era giovani ma perché era tutto più “semplice” e “familiare” .dopo p.zza Fontana è cominciato il declino…

    …..GRAZIE…

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