Milano | Centro Storico – La rinnovata facciata della Scala rivela nuovi colori

Milano Centro Storico. La facciata del Teatro alla Scala, restaurata è da pochi giorni in fase di spacchettamento dai ponteggi, tornerà visibile in tempo per la Prima di Sant’Ambrogio. Grazie al progetto finanziato dal Comune di Milano, il fronte principale del teatro, a vent’anni dall’ultimo intervento, pare abbia ritrovato i suoi colori originali. In particolare, il timpano che sovrasta la facciata, con il bassorilievo del “Carro di Apollo” progettato da Giuseppe Piermarini, si staglia ora su uno sfondo celeste.

L’intervento, iniziato lo scorso febbraio, ha riguardato la pulizia, il consolidamento e la protezione delle superfici. Sono stati recuperati gli stucchi rosati, gli intonaci, e i materiali lapidei come la pietra di Viggiù e di Saltrio. Le operazioni hanno eliminato i depositi causati dall’inquinamento e dalla patina ferrosa della linea tranviaria vicina, restituendo splendore agli elementi architettonici.

Secondo l’assessore alla Cultura Tommaso Sacchi, il restauro non è solo un intervento estetico, ma un omaggio alla storia e all’identità culturale di Milano. Anche l’assessore Emmanuel Conte sottolinea il successo della collaborazione pubblico-privato, che ha portato a interventi significativi come quello sulla facciata del teatro e sugli esterni di Palazzo Marino.

Il restauro, supervisionato dalla Direzione tecnica e dalla Soprintendenza, proseguirà nei prossimi mesi sulle altre facciate monumentali.

Un pezzo di storia recuperata
La facciata principale è la parte del teatro che, dal 1778 ad oggi, ha subito meno modifiche rispetto al progetto originario.
Il Teatro alla Scala fu fatto edificare da Maria Teresa d’Austria sull’area della chiesa trecentesca di Santa Maria della Scala, su progetto dell’architetto Giuseppe Piermarini e inaugurato il 3 agosto 1778 con un’opera di Antonio Salieri, l’Europa Riconosciuta.
Nel 1807 il teatro viene rinnovato con decorazioni sulla volta e nei palchi, che si affacciano sui saloni ancora oggi.
Nel 1813 viene allargato il palcoscenico a spese di alcuni edifici demoliti nell’attuale via Verdi.
Nel 1835 vengono aggiunti i due piccoli corpi laterali alla facciata.
Nel 1858 vengono demolite tutte le costruzioni tra il Teatro e Palazzo Marino e aperta la piazza. Due anni dopo la Scala si accende di illuminazione a gas, mentre l’energia elettrica fa il suo ingresso in teatro nel 1883.
Il 16 agosto del 1943 nel bombardamento che colpisce Milano vengono distrutti il tetto, la volta, lunghi tratti dei quattro ordini dei palchi, i magazzini dei costumi, i camerini, le sale di studio, del coro e di ballo e i laboratori scenici.
Dal 1945 al 1946 la ricostruzione e il ritorno di Toscanini. Ci fu un concerto sinfonico diretto da Toscanini con brani dal repertorio italiano l’11 maggio del 1946 è lo spettacolo simbolo della rinascita della città: sono presenti 5mila persone all’interno del teatro e diverse migliaia in piazza della Scala e nelle vie adiacenti attrezzate con altoparlanti
Nel restauro fra il 2002 e il 2004 sono state recuperate pitture alle pareti e intarsi dorati e su progetto dell’architetto Mario Botta sono state create una torre scenica e una ovale.

  • Referenze immagini: Andrea Cherchi, Roberto Arsuffi
  • Centro Storico, Milano, Palazzo Marino, Restauro, Piazza della Scala, Teatro alla Scala, Scala di Milano
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5 commenti su “Milano | Centro Storico – La rinnovata facciata della Scala rivela nuovi colori”

  1. Vi prego che si trovi il modo in futuro di rimuova quel tumore “Botta” che questo tempio mondiale si deve portare dietro.. davvero orripilante
    è un insulto all’architettura, al teatro, all’opera, al balletto a Milano e all’italia!
    Trovo decente solo ed esclusivamente il palazzetto a lato con le grandi finestre quadrate.
    Ma possibile che Milano capitale di moda e design con atmosfere (un tempo) parigine sia in realtà la capitale del brutalismo?
    Poco tempo fa guardavo Corso Vittorio Emanuele II , a suo tempo , purtroppo , pesantemente bombardata insieme a tutta l’area. Sarebbe potuto rimanere uno splendido corso di liberty, neoclassicismo etc (basta vedere le foto anteguerra) se solo si fosse fatto come ha e sta facendo tutt’ora la Polonia per liberarsi di orrori sovietici e brutalisti semplicemente ricostruendoli fedelmente e invece no …in italia (non solo a Milano) si moriva dalla voglia di mettere il comunismo pure nell’architettura per ricostruire ed infatti ecco la schifezze post guerra che dilaniano le nostre città dell’arte con l’aggiunta di questo orrore di Botta di anni pressochè recenti che è proprio il colmo

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    • Ecco un intervento che ignora e salta a piè pari 70 anni di dibattito sulla cultura della ricostruzione e sul falso storico. Si chiede che le città violentate dalla guerra tornino ad una immagine cristallizzata ad un momento storico scelto a caso. Che c’entra il brutalismo? E che c’entra il comunismo? A Milano come altrove è proprio il disegno architettonico che trova nuova espressione. Non piace? Non per questo dobbiamo tornare alla decorazione ottocentesca

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      • C’entra e come! perché come “nuova espressione architettonica” a Milano e in Italia è stata prediletta proprio questa porcheria mentre nelle altre città europee (ugualmente bombardante) a mio avviso è stato scelto altro , magari non necessariamente un ritorno all’800, ma sicuramente più elegante , bello e intelligente; a volte in continuità con il passato e a volte effettivamente nuovo e in evoluzione coi tempi (basta vedere la ricostruzione di Londra). Invece il brutalismo rende solo tutto brutto triste e sovietico, nulla di progressista o di nuova espressione. Ho detto ” comunismo ” perché il brutalismo non è che uno stile architettonico con valori e caratteristiche socialiste.. guarda caso era lo stile per eccellenza dell’ex URSS e in Italia comunisti nel dopoguerra lo si era più di adesso e più che in altre nazioni occidentali.

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  2. I tram storici fanno male: alle strade, alle macchine, ai palazzi (alla salute che dite? No?). Continuiamo a difendere un pezzo di 800 insostenibile.
    Mi spiace ma così non possono andare avanti.

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  3. Visto che Urbanfile è anche luogo della memoria architettonica, vorrei ricordare che nel dopoguerra venne creata una seconda sala, denominata “Piccola Scala”, su progetto di Piero Portaluppi. Era una sala per musica da camera, e aveva la particolarità di avere il palcoscenico comunicante con il palcoscenico principale. Non più usata, è stata demolita durante il restauro del 2002, senza alcun rimpianto nè menzione. Oggi se ne sta perdendo la memoria, tanto che con “piccola scala” molti intendono il Gerolamo….

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