Milano | NoLo – La seconda Santa Maria Beltrade, gioiellino art-déco

Santa Maria Beltrade nel 1926 lasciò definitivamente il centro di Milano per traslocare in Via Nino Oxilia 8, tra piazzale Loreto e la stazione Centrale, nel quartiere che in quegli anni si stava popolando e che fino al 1923 si trovava nel comune di Greco, annesso a Milano in quell’anno.

La prima chiesa

Dove sorgeva la vecchia chiesa, oggi rimane solo il nome, Piazza Santa Maria Beltrade, una piazza alberata a lato di via Torino. L’antica chiesa dedicata alla Vergine Maria aveva origini alto medievali e prese il nome dalla fondatrice, secondo la tradizione una contessa longobarda di nome Bertrade, parente dell’imperatore Carlo Magno. Pertanto la chiesa fu uno dei primi luoghi di culto consacrati a Maria nel capoluogo lombardo. L’originaria Santa Maria Beltrade nel corso dei secoli mutò aspetto diverse volte, sino a diventare, una volta sconsacrata, persino una sala cinematografica. La chiesa di via Torino venne definitivamente demolita nel 1929, trasferendo titolo e parrocchia a circa 4,5 km nella nuova chiesa costruita a nord di Loreto.

La seconda chiesa

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Ora ci siamo spostati a NoLo (NordLoreto o Pasteur, come è più noto il quartiere tra Greco e Loreto), dove si trova la nuova Santa Maria Beltrade. In principio la scelta per l’edificazione della nuova chiesa cadde su un terreno lungo Viale Monza (dove oggi sorge il mercato coperto di via Crespi); poi venne proposto un sito lungo Via Sauli, ma visto lo scarso spazio a disposizione si dovette cercare altrove. Finalmente fu trovata un’area sufficientemente ampia in Via Oxilia (allora ancora chiamata Edmondo De Amicis).

Prima chiesa progettata dalla prestigiosa Scuola d’Arte intitolata al “Beato Angelico”(fondata da monsignor Giuseppe Polvara nel 1921), la moderna Santa Maria Beltrade, sorta in via Oxilia, vale davvero una visita, forse più per l’interno decorato che per l’esterno che, tutto sommato, appare alquanto anonimo. La nuova chiesa venne consacrata nel 1927 e si può definire come un esempio di edificio Art Decò camuffato in forme neo-romaniche.  La struttura stessa della chiesa, di forma basilicale, rigorosa ed essenziale, quasi ad aspirare alla purezza delle origini cristiane, presenta già tutti i principi ispiratori di quel giovane quanto determinato istituto d’arte milanese: «Il mistero deve essere rappresentato, deve divenire una “azione” che fa una “presenza”», osservava infatti lo stesso fondatore. Una “filosofia” che troviamo proprio nella vasta decorazione pittorica dell’edificio, dove il gusto liberty d’inizio secolo oramai si fonde con un rigore di moderne linee Art Decò che si rifanno a loro volta allo stile di stampo bizantino, in un insieme che risulta suggestivamente evocativo, con attenzione meticolosa al dettaglio e alle valenze simboliche di ogni ornamento.

L’architetto ha preferito nella progettazione la planimetria ad aula rettangolare, non eccessivamente allungata, con chiara articolazione delle diverse componenti spaziali: santuario o presbiterio, cappelle per gli altari secondari lungo i lati maggiori e con netta distinzione dell’area presbiteriale sopraelevata da quella dei fedeli, distinzione chiaramente sottolineata nell’alzato dalla presenza dell’arco trionfale. L’architettura di Santa Maria nasce pertanto dall’opzione del cemento armato in funzione di ricerca di nuove tipologie estetiche. In essa l’intento di sviluppare, in coerenza con le nuove tecniche, la tradizione tipica dell’architettura lombarda è particolarmente evidente: l’impiego della campata modulare, l’uso del mattone a vista con finitura esterna sposato con prefabbricati di cemento a decorazione delle strutture portanti, l’assenza di qualsiasi elemento retorico, la presenza del tiburio con funzione di torre campanaria impostata correttamente e, sull’area presbiteriale, l’articolazione dello spazio interno attorno all’aula assembleare, mediante cappelle con precisa destinazione ausiliaria.

Tutte le strutture portanti della Chiesa, dalle fondamenta al tetto, sono in cemento armato, così da ridurre al minimo le murature, considerate semplice riempimento, dei pannelli lasciati liberi dall’ossatura tra pilastri e travi. Le murature rivestono semplicemente lo scheletro, dando all’opera finita l’apparenza di una struttura quasi interamente in mattoni. Molto controllata è, infine, l’apertura delle finestre e la loro forma, perché la superficie destinata ad accogliere i cicli pittorici risulti molto ampia (per questa ragione le finestre hanno completamente nella curva absidale). La decorazione didattico-liturgica viene infatti intesa dal Polvara come “preghiera rappresentata”, molto comune alle prime chiese cristiane.

La decorazione pittorica è merito, in particolar modo, di Ernesto Bertagna ed Eliodoro Coccoli, all’epoca esponenti di spicco della Scuola Beato Angelico e artefici, nella nuova chiesa di Santa Maria Beltrade, di alcuni dei dipinti più riusciti, come quello che ricopre la parte absidale dell’altare maggiore, con il Gesù inchiodato non alla Croce “consueta” ma a un rigoglioso salice piangente a indicare l’Albero della Vita, dalle cui radici scaturiscono sette fonti (che rappresentano simbolicamente i sette sacramenti), mentre tutto attorno il Creato rifiorisce a vita nuova. Altri dipinti sono di Antonio Martinetti che, con la sua attività di maestro pittore d’arte sacra muraria, completò la chiesa.

Esternamente l’aspetto della chiesa è, a grandi linee, quello di una chiesa neo-romanica in mattoni scuri, scandita soprattutto in facciata da lesene in pietra e cemento decorate con forme geometriche. Un piccolo tiburio sovrasta l’edificio come una lanterna e funge anche da “campanile”.

Un patrimonio d’arte sacra, questo di via Oxilia, davvero da valorizzare (come peraltro si è cominciato a fare con i restauri degli ultimi anni) e certamente da riscoprire.

Le Cappelle

La cappella più importante e che dà il nome anche alla chiesa è quella dedicata alla Beata Vergine Maria dei Sette Dolori. Accoglie la statua cinquecentesca della Beata Vergine Addolorata, un tempo venerata nella vecchia chiesa e portata in processione, mentre in una teca sottostante si trova la scultura lignea raffigurante il Cristo Morto della fine della fine del XVII secolo. La madonna è impressionante per quanto sembri viva e moderna, pur risalendo a un’epoca antica.

In origine vi era un dipinto medievale nella vecchia chiesa di via Torino, molto rovinato, sostituito poi dal doppio dipinto della tavola dei Besozzo. Per la grande devozione dei milanesi nei confronti della Madonna Addolorata, nel 1600 la cappella venne dotata di una statua della Beata Vergine realizzata da Virgilio del Conte su disegno del pittore Giovanni Ambrogio Figini, che la portò a termine all’incirca nel 1602, per essere portata in processione nella sera del giovedì Santo. Nel 1644 la cappella venne arricchita di stucchi e dorature, oltre che da tele che furono fatte dipingere appositamente per questo sito. Nelle due pareti laterali, sopra due piccole porte rifinite in marmo, e nella volta Stefano Maria Legnani, detto il Legnanino (1661-1713), dipinse il Padre eterno con gli angeli recanti gli strumenti della passione di Cristo. Sotto l’altare, dove venne posta la statua della Madonna Addolorata, fu pure collocata una scultura intagliata nel legno rappresentante Cristo morto.

L’interno, vero esempio dell’arte pittorica dell’epoca tra il liberty e l’art decò.

Nella controfacciata si trova il dipinto più vasto, la processione della Candelora. Raffigura infatti la processione con la Madonna dei Sette Dolori che, partendo dall’antica chiesa di Santa Maria Beltrade e passando dal Duomo, giunge alla nuova chiesa. Oltre alle due chiese di Santa Maria Beltrade, si possono vedere da sinistra a destra: La vecchia chiesa; Sant’Ambrogio; Santo Stefano; Santa Maria Annunciata (Ospedale Maggiore); il Duomo; San Celso; San Lorenzo Maggiore e l’attuale parrocchia di Via Oxilia.

La cappella del Crocefisso dominata dal bellissimo affresco che da il nome alla cappella stessa.

La cappella del battistero con rappresentata la fuga del diavolo nello zoccolo

La cappella della Riposizione in origine dedicata a Santa Rita.

Cappella del Sacro Cuore

Cappella di San Giuseppe

Il Presbiterio

L’accesso all’abside è delimitato da un arco trionfale che, oltre ad essere decorato in sintonia con le lesene, è caratterizzato dalla croce di Cristo posta al centro, mentre nel catino dell’abside si trova il Cristo crocefisso ad un albero di salice piangente. Ai suoi piedi Maria e l’apostolo Giovanni. Raffigurare Gesù crocefisso ad un salice rappresentò un grande atto di coraggio per l’epoca da parte di Don Pasini.

Nella calotta del tiburio si trova rappresentato Dio, mentre ai lati si trovano angeli.

La cappella dei Santi: in origine ospitava solo dei confessionali, ma nell’ultimo restauro sono state esposte tre tele che si trovavano in sagrestia. La tela centrale raffigura Sant’Antonio Abate; poi una probabile Santa Caterina da Siena a destra ed un altro dipinto a sinistra raffigurante la sacra Eucarestia. Le tele provengono tutte dalla demolita chiesa di Santa Maria Beltrade.

Nella parte superiore delle pareti laterali si possono ammirare i dipinti raffiguranti la via Crucis.

Fonti: Chiesa di milano – Amartinotti

Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

5 commenti su “Milano | NoLo – La seconda Santa Maria Beltrade, gioiellino art-déco”

  1. L’articolo sarebbe molto interessante se non fosse incomprensibile a tratti: non si può pubblicare un pezzo scritto in questo modo!
    Se avete bisogno mi metto a disposizione per la correzione e controllo redazione dei testi… evitereste che metà dei lettori non vadano oltre la metà dell’articolo non riuscendo a comprendere nulla.

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