Per questo nuovo articolo della serie dedicata ai musei milanesi, siamo tornati a visitare la Fondazione Rovati. Si tratta di un museo di cui abbiamo già parlato e a cui, tra l’altro, abbiamo assegnato il premio Architettura e Urbanistica Urbanfile nel 2022 per la categoria Edilizia pubblica/di servizio/culturale.
Oggi però approfondiremo ulteriormente questo affascinante museo situato nel quartiere di Porta Venezia.
UN po’ DI STORIA
Fondazione Rovati è un museo che espone un connubio particolare di opere, afferenti al mondo dell’arte contemporanea e dell’arte etrusca. L’istituzione museale ha aperto nel 2022 e si può considerare il principale progetto della Fondazione già attiva dal 2016 quando viene istituita per volere della famiglia Rovati.
Ma facciamo un passo indietro. Chi è Luigi Rovati? Luigi Rovati (1928 – 2019) è medico, ricercatore e imprenditore farmaceutico, Cavaliere del Lavoro e Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Nel 1961 fonda a Monza l’industria farmaceutica Rottapaharm, un punto di eccellenza internazionale nella ricerca e nello sviluppo di nuovi farmaci, guidandola fino a diventare una tra le principali multinazionali farmaceutiche italiane.
La famiglia Rovati ha già alle spalle progetti aziendali in chiave sociale nell’ambito dell’arte e della cultura quando nel 2014 cede la parte commerciale del Gruppo farmaceutico. È in questo momento che nasce l’idea di realizzare un progetto che leghi l’esperienza nella cultura e nella ricerca scientifica a un progetto di filantropia innovativo rispetto al panorama italiano. Così la sensibilità per la storia, l’archeologia e la ricerca che ispira i progetti della Fondazione viene concretizzata attraverso la realizzazione del Museo d’Arte.
ARCHITETTURA DEL MUSEO
Il Museo d’Arte della Fondazione Luigi Rovati si trova in un palazzo storico di grande pregio, situato al civico 52 di Corso Venezia, una delle strade più affascinanti di Milano.
L’edificio attuale, di stile neoclassico, fu costruito nel 1871 per volere del Principe di Piombino, che demolì le strutture precedenti per erigere un palazzo dalla facciata accademica; in particolare il prospetto principale è caratterizzato da un ricco portale centrale con erme che reggono il balcone del piano nobile e un timpano che sovrasta la copertura.
Successivamente, il palazzo passò poi nelle mani di Donna Javotte Manca di Villahermosa, vedova del senatore Ettore Bocconi, e successivamente, nel 1958, a Giuseppina Rizzoli.
Un intervento significativo di restauro avvenne negli anni Sessanta, a opera degli architetti Ferdinando Reggiori e Filippo Perego. Reggiori riorganizzò la morfologia dell’edificio e ridisegnò la facciata interna, mentre Perego restaurò gli interni, conferendo loro un equilibrio tra l’identità ottocentesca e le esigenze moderne.
Nel 2016, la Fondazione Luigi Rovati ha affidato un ambizioso progetto di riqualificazione allo studio MCA – Mario Cucinella Architects, trasformando il palazzo in un museo moderno e funzionale, capace di dialogare con il passato. Il progetto si è articolato in tre interventi principali:
1. Il museo ipogeo: un ampliamento del piano interrato ha permesso di creare spazi sotterranei ispirati alle suggestive tombe etrusche di Cerveteri. La collezione etrusca trova una cornice unica in queste sale rivestite in pietra serena fiorentina, caratterizzate da forme sinuose e organizzate attorno a tre grandi cupole.
2. Il restauro conservativo: gli spazi del piano nobile, destinati alle esposizioni moderne e storiche, sono stati accuratamente restaurati, mantenendo i pavimenti, i soffitti e gli arredi originali. Gli altri piani ospitano uffici, sale studio, una sala conferenze, spazi espositivi temporanei e depositi.
3. Il giardino: lo spazio verde, un tempo privato, è stato trasformato in un’area pubblica. Le specie arboree storiche sono state integrate con nuove piante che richiamano il paesaggio progettato dal Piermarini. Il padiglione, originariamente serra, è stato restaurato e adibito a spazio espositivo.
LA NOSTRA VISITA
Cominciamo la nostra visita alla Fondazione Rovati. L’accesso al Museo si trova in corso Venezia, proprio a due passi da altre importanti istituzioni culturali quali il Museo di Storia Naturale e il Planetario. Entrando nel bellissimo palazzo ottocentesco, ci si trova immersi in un’atmosfera molto elegante. Il primo spazio che si incontra fa da snodo tra i diversi ambienti ospitati al piano terra. Sulla sinistra sono ubicati la biglietteria, lo shop nonché le sale museali. Di fronte all’ingresso, una grande vetrata dà sul giardino che ospita anch’esso uno spazio espositivo, Il Padiglione, dedicato alle mostre temporanee. Sulla destra invece sono situati un Café-Bistrot e un ristorante gourmet, entrambi guidati dallo Chef Andrea Aprea.
Il percorso espositivo si sviluppa su due livelli, il piano ipogeo e il piano nobile. Entrambi ospitano la collezione permanente composta da reperti d’epoca etrusca accostati a pezzi di arte contemporanea. Tra le sale del piano superiore è lasciato spazio anche alle opere delle mostre temporanee.
La visita comincia al piano ipogeo caratterizzato da un’architettura per nulla convenzionale. Pareti in pietra dalle forme sinuose, stanze che sconfinano l’una nell’altra e coperture a cupola, sono l’ambientazione per le elegantissime teche triangolari che ospitano i pezzi della collezione.
In questa atmosfera buia, dominata da un gioco di luci e ombre, gli oggetti sono organizzati secondo nuclei tematici. Questa suddivisione in realtà si comprende principalmente nel pannello di spiegazione iniziale perché quasi non si notano i titoli delle sezioni, in quanto molto piccoli e delle stesse totalità delle pareti.
Ad ogni modo, ciascuna cupola è dedicata a un aspetto particolare della cultura etrusca, ad esempio Parlare agli dei è incentrata sulla religiosità e sulle pratiche di devozione; Guerrieri parla dell’aristocrazia e delle forme di manifestazione del potere; Uomo e natura esplora la visione etrusca del mondo.
Un aspetto interessante dell’esposizione è che al primo impatto non ci si accorge delle opere d’arte contemporanea “nascoste” nella collezione archeologica. La loro presenza difatti non è evidenziata, ma piuttosto mimetizza al fine di rendere ancora più diretto il dialogo tra i pezzi di natura diversa. Come nel caso di queste moneta realizzata da Giacometti nel 1936 e posizionata in uno dei piccoli cubi di cristallo che racchiudono gioielli, monili etruschi e oggetti preziosi nella sezione Cercare il bello.
Nell’esposizione sono integrate anche proiezioni, come quella a pavimento nella sala ellissoidale dal tema Vivere in città. Qui i reperti esposti parlano della vita quotidiana degli Etruschi. In questa sala si trova anche un vaso di Picasso che ripropone proprio l’immagine di un banchetto etrusco.
Interessante anche la proiezione che permette di decifrare la scrittura etrusca nella sala ad essa dedicata.
Spostandoci al piano nobile, l’architettura cambia ed è quella tipica di un palazzo d’epoca, seppur rivisitato con colori più “pop” e accattivanti. Accostate alle opere della collezione permanente in questo momento si trovano delle bellissime sculture di Lorenzo Bartolini a cui è dedicata la mostra temporanea in corso.
Dalle boiserie alle porte dorate, dai pavimenti ai camini in marmo, fino alle alte specchiere settecentesche del corridoio, tutti gli ambienti progettati da Filippo Perego sono stati recuperati, restaurati e ridisegnati. Nella Sala Azzurra la tela The Etruscan Scene: Female Ritual Dance di Andy Warhol e i disegni e gli acquerelli di Augusto Guido Gatti si integrano con la serialità dei buccheri racchiusi nelle vetrine e con un insieme di sette frammenti pittorici etruschi.
Anche negli altri ambienti prosegue il confronto tra reperti etruschi e le opere di artisti contemporanei. Come nella sala dedicata all’opera site specific di Giulio Paolini.
Nella Sala Ontani, caratterizzata da vivaci pareti magenta e da un grande tavolo disegnato da Mario Cucinella, gli acquerelli dell’artista contemporaneo dialogano con reperti antichi provenienti da tutto il mondo.
Concludiamo con una considerazione generale sul Museo, sicuramente il suo punto di forza è l’architettura. Più innovativa e coinvolgente al livello sotterraneo, più tradizionale, ma di grandissimo fascino al primo livello, l’allestimento è dal nostro punto di vista ciò che cattura maggiormente l’attenzione in questa interessante istituzione culturale.
INFORMAZIONI PRATICHE
Nome del Museo: Fondazione Luigi Rovati
Indirizzo: Corso Venezia 52, 20121,Milano
Giorni di apertura: dal mercoledì alla domenica
Orari di Visita: dalle ore 10.00 alle ore 20.00 (ultimo ingresso ore 19.00)
Prezzo del Biglietto: Intero 16€; Ridotto 12€; Giovani 8€; Famiglia 30€; convenzioni per biglietti gratuiti
Accessibilità: La Fondazione Luigi Rovati promuove l’accesso alla conoscenza e alla cultura oltre le barriere fisiche, culturali e sociali collaborando con professionisti e associazioni ed enti no profit per lo sviluppo di percorsi e strumenti che facilitino la fruibilità degli spazi e il rapporto con le opere.
Accesso per Animali: Gli animali non sono ammessi nel museo. È possibile prenotare un servizio di dogsitter tramite Bauadvisor. L’accesso completo al Museo è consentito solo ai cani guida e ai cani assistenza e supporto psicologico
Servizi Aggiuntivi: Guardaroba; Audioguida gratuita; Shop; Caffè – Bistrot; giardino; visite guidate; biblioteca e sala consultazione
Sito Web: www.fondazioneluigirovati.org
Contatti: info@fondazioneluigirovati.org
T. 02.38.27.30.01
Fonti: Fondazione Luigi Rovati; Mario Cucinella Architects; Doppiozero
Referenza fotografiche: Lucia Macchi; Giovanni De Sandre