La storia curiosa delle colonne della chiesa della Madonna delle Grazie, la basilica romana e le acque dei navigli.
La chiesa eclettica che vediamo affacciarsi sullo specchio d’acqua del Naviglio Grande venne realizzata tra vil 1901 e il 1909 da Cesare Nava. Sostituì una precedente chiesetta barocca dedicata alla Madonna delle Grazie che sostituiva a sua volta una più antica cappella realizzata nell’anno 1556, costruita per accogliere un’immagine della Madonna considerata miracolosa. Devastata da un incendio nel 1719, la chiesa barocca venne restaurata e nel 1849 venne elevata a parrocchia.
Alla fine dell’Ottocento la chiesetta risultava troppo piccola per accogliere i troppi fedeli che oramai affollavano la zona popolare, quindi si pensò alla costruzione di una nuova e più grande chiesa.
Il progetto definitivo fu quello presentato da Cesare Nava nel 1900. E nell’anno successivo partirono i lavori, che come vuole la consuetudine iniziarono dall’abside e dalla crociera inglobando la vecchia chiesa per un breve periodo, tant’è che si vedono foto con entrambe le costruzioni, la quale venne demolita completamente nel 1908. Il tempio venne consacrato il 1º maggio 1909 dal cardinale arcivescovo di Milano Andrea Carlo Ferrari anche se non completata, infatti rimane tutt’ora senza facciata e incompiuta in più parti. Ancora oggi la facciata presenta un paramento murario in mattoni grezzi e spioventi posti a differenti altezze (si notino le finestre della casa vicina a sinistra, che vennero quasi nascoste dalla facciata costruita successivamente). Il progetto originario prevedeva tre portali lunettati ognuno dei quali doveva essere sormontato da un’alta polifora (bifore sopra i portali laterali, trifora sopra il portale centrale), ed un coronamento con guglie angolari contenenti statue; una guglia più grande doveva stare al centro sopra il timpano ed accogliere la statua della Madonna, il tutto in un ibrido stile tra il liberty e il neo gotico.
Alcune foto sono di Renagrisa su Flickr
L’interno molto luminoso, è a croce latina con tre navate, con tiburio ottagonale, cupola con lanterna, transetto sporgente e profonda abside. La navata centrale è separata dalle laterali tramite due file di colonne marmoree corinzie sulle quali poggiano archi a tutto sesto, quattro delle otto colonne provengono dal quadriportico di San Paolo fuori le mura a Roma.
Di seguito la spiegazione per cui le quattro colonne “romane” finirono per adornare la chiesa milanese. Tutto ebbe inizio il 15 luglio 1823, quando la vecchia basilica di San Paolo fuori le mura venne distrutta quasi completamente da un incendio. La ricostruzione proseguì per molto tempo, tant’è che i lavori continuarono anche dopo la consacrazione avvenuta nel 1854 da papa Pio IX e si conclusero con la costruzione del quadriportico esterno (1892-1928).
Per la ricostruzione della basilica romana servirono ben 146 colonne di puro granito, venne scelta la cava di granito di Montorfano, sul Lago Maggiore. Così le grandi colonne una volta preparate per la grande basilica di San Paolo fuori le mura vennero imbarcate su delle chiatte che attraverso il fiume Toce attraversavano il Lago Maggiore, si immettevano nel Ticino e quindi imboccavano il Naviglio Grande, verso Milano. Qui attraverso il naviglio della Martesana le colonne, ancora grezze, sostavano presso i Cantieri Pirovano per procedere alla loro fusatura.
Dopo questa operazione, le colonne venivano caricate nuovamente sulle chiatte per scendere lungo il Naviglio Pavese per rientrare nel Ticino e da qui fino al fiume Po. Una volta arrivate al mare costeggiavano fino a Venezia, dove erano prese in consegna dalle navi pontificie. Le navi circumnavigavano l’Italia, passando dallo stretto di Messina, e imboccavano la foce del fiume Tevere per risalirlo fino alla basilica dopo un viaggio di 2.220 chilometri percorso interamente via acqua per una durata di circa quattro mesi. Perciò il passaggio davanti alla costruendo chiesa suggerì ai costruttori una sorta di unione delle forze e quattro di esse vennero “donate” al cantiere milanese.
Concludendo sempre l’interno è caratterizzato con la presenza di 4 grandi statue di angeli posti agli angoli del tiburio mentre l’altare del transetto di sinistra, già altare maggiore, ospita la statua della Pietà, proveniente dalla chiesa precedente; quello del transetto di destra, invece, è dedicato a Sant’Antonio da Padova. A noi piacerebbe che prima o poi, almeno le finestre della facciata venissero aperte da grandi vetrate, da rendere l’aspetto esteriore della chiesa più vivo e aperto al contesto.
Notizie da Wikipedia, Letterepaoline.net, Lombardia beni Culturali