Milano | Urbanistica – Dove c’erano i cimiteri, oggi c’è…

Le trasformazioni urbane, specialmente in una grande metropoli come Milano, sono spesso affascinanti. Naturalmente come la città si espande, così le sue funzioni subiscono trasformazioni. Conoscendo la storia della città, ci si rende conto di come, spesso, dove oggi sorge un bel palazzo o quartiere residenziale, un tempo vi era un luogo ben diverso, magari un bel cimitero.

Quanti non sanno di trovarsi dove un tempo venivano sepolte le salme? Così abbiamo provato a cercare di raccogliere tutti, o quasi tutti, i luoghi dove sorgevano i vecchi cimiteri di Milano, soprattutto quelli più recenti, e ve n’erano veramente parecchi.

Come immaginabile, le sepolture antiche avvenivano nelle chiese o presso di esse. Per questioni igieniche vennero anche creati luoghi predisposti alla sepoltura di solito collocati oltre le mura di difesa della città. Nel 1500, come raccontò lo storico Bernardino Corio (1459-1519), la città aveva molti piccoli cimiteri, e per l’esattezza: tre camposanti nel Brolo (ad uso della chiesa di Santo Stefano e di due ospedali limitrofi), uno di fronte la basilica di San Lorenzo, detto della cortina, uno in San Pietro in campo lodigiano -via Crocefisso-, uno di fronte la chiesa di Santa Eufemia. Altri quattro erano presso la chiesa di Sant’Antonio, presso San Carpoforo (Brera), presso Santa Maria della Scala, e l’ultimo nell’attuale retro dell’absidale del Duomo, un tempo detta del Campo Santo.

L’Ospedale Maggiore, la Ca’ Granda voluta da Francesco Sforza, che aveva iniziato a ricoverare ammalati nel 1464, provvedeva a seppellire i morti direttamente all’interno dei propri spazi (chiostri, cortili, sotterranei). Però, già nel 1473 segnalava alla città di avere seri problemi di reperimento di adeguati spazi. Ciononostante, le sepolture interne continuarono senza sosta, come risulta anche leggendo i testamenti che i ricoverati spesso facevano predisporre chiamando al capezzale un notaio.

Perciò venne scelta una zona non troppo lontana dall’ospedale, ma sicura: così prese forma a est, verso le nuove mura di cinta il nuovo cimitero, chiamato Nuovi Sepolcri. I lavori iniziarono nel 1695 e, procedendo celermente, consegnarono alla città un razionale camposanto che venne utilizzato a partire dei primi mesi del 1700. Oggi questo luogo è chiamato la Rotonda, oggi detta di via Besana.

Nella seconda metà del Settecento, visto l’aumento considerevole del numero degli abitanti in città, ma anche per volere del governo austriaco, che intendeva dare più rigidi regolamenti alla vita cittadina, a Milano vennero allestiti 5 nuovi cimiteri che regolamentassero meglio le sepolture.

Comunque rimasero attivi anche alcuni piccoli appezzamenti adibiti alle sepolture: come quello di via S. Nicolao, contiguo ad un magazzino, utilizzato per seppellire i soldati deceduti durante l’assedio al Castello del 1707; uno al ponte di Porta Vercellina e un altro tra il ponte dei Fabbri e via San Vittore; poi quello dei padri teatini in porta Comasina, presso la chiesa di Sant’Anna; ve n’era uno fuori Porta Tenaglia presso Sant’Ambrogio ad Nemus; e uno contiguo al pulvinare dell’Arena.

Infine, sparsi per la città, si contavano diversi ossari, che custodivano i resti dei cadaveri riesumati nei casi di svuotamento e soppressione di antichi cimiteri. Avveniva anche in caso di chiusura dei tanti piccoli ospedali, prima della loro soppressione e riunificazione all’interno dell’unica struttura della Ca’ Granda. Tra questi, il più famoso e tutt’oggi visitabile è quello presso San Bernardino, in piazza Santo Stefano. Una lapide ricorda “Date et dabitur vobis” .

I 5 nuovi grandi cimiteri posti fuori le mura furono:

Quello di San Rocco a Porta Romana che rimase attivo per soli 43 anni e che si trovava dove oggi vi è via San Rocco e via Crema. Chiuso nel 1826, ma rimosso definitivamente solo nel 1875.

Quello del Gentilino fuori Porta Ticinese e Lodovica, entrato in servizio nel 1787 e dove già ne esisteva uno ben più antico, dove oggi troviamo la chiesa del Gentilino, piazza Tito Lucrezio Caio, via Tabacchi e l’Istituto Tecnico Industriale G. Feltrinelli. Definitivamente soppresso il 22 ottobre 1895.

Quello più famoso del Fopponino a Porta Vercellina, un trapezio molto grande compreso tra Piazzale Aquileia, Viale San Michele del Carso, Corso Vercelli e via Dezza, con al centro l’antica cappella del 1673, sostituita nel 1958/59 dalla nuova San Francesco di Gio Ponti.

Quelli situati all’Isola, dove si trovavano il vecchio cimitero della Mojazza, collocato dove oggi si trova Piazza Archinto e via Jacopo dal Verme, sostituito a sua volta da uno più grande sul lato opposto di via Borsieri, dove oggi ci sono via Perasto e piazzale Lagosta, detto di Porta Garibaldi. Soppresso definitivamente il 22 ottobre 1895.

Quello del Lazzaretto a Porta Venezia, presso la chiesa di San Gregorio. Sorto nel 1787, venne chiuso definitivamente il 31 agosto 1883, e svuotato a partire dal decimo anno successivo (come da regolamenti di Sanità Pubblica). L’area venne adibita ad accogliere nuovi palazzi e vario tessuto urbano.

Quello del Suffragio a Porta Vittoria, aperto nel 1826, in particolare, il cimitero detto anche di Porta Tosa nacque con l’intento di sostituire il foppone di San Rocco fuori di Porta Romana e di essere sepoltura per i deceduti all’Ospedale Maggiore. Il cimitero chiuse definitivamente il 30 giugno 1896.

L’area detta Corpi Santi, che si estendeva ad anello attorno alla Milano racchiusa nelle mura spagnole, venne anch’essa riorganizzata dalla delibera Austria del 1786, riorganizzando e realizzando nuovi e propri cimiteri.

Calvairate

Così nel Comune dei Corpi Santi definitivamente annessi alla città nel 1873, vi erano diversi luoghi per le sepolture, spesso nei pressi delle chiese locali, come a Calvairate, dove si trovava sin dal 1576 un piccolo cimitero presso la chiesa di Santa Maria Nascente. Venne soppresso a partire dal 1847. Si trovava dove oggi sorgono le case poste all’angolo tra via Luisa Sanfelice e viale Molise.

Monluè

Sorto nella zona dove fin dal 1267 sorgeva una chiesa con annesso camposanto, il cimitero di Monluè si trovava sulla strada per Tagliedo (dove oggi sorgono gli insediamenti di logistica di Via Gaudenzio Fantoli). Servì anche per le sepolture degli abitanti di Morsenchio e Mezzate. Nel 1885 cessò di accogliere inumazioni. Ve n’era uno più antico sulla strada per Cavriano e la Senavra, dove oggi si trova il parchetto di Via Carlo Garavaglia nel Quartiere Forlanini.

Gratosoglio

Anche questo cimitero nacque su un terreno già consacrato e votato alle inumazioni fin dal secolo XII. Venne deliberata una sua estensione nel 1876, ma problemi di ordine igienico-sanitari ne sconsigliarono non solo l’ingrandimento, ma persino la sua attività, che di fatto era stata già sospesa con lo spirare del 1874.

Tuttavia, servendo questo anche per i morti di Assago e di Quintosole, ed essendo le sepolture state dirottate su quello milanese del Gentilino, si levarono numerose proteste tra la popolazione a causa della scomodità del lungo tragitto da compiersi.

Nel 1884, accolte alla fine le proteste, il comune di Milano ne decretò la provvisoria riapertura, stabilendo poi la sua messa a norma e il suo ingrandimento. Tuttavia non se ne fece nulla, gli spazi rimasero quelli che erano fino a quando, in maniera definitiva, venne chiuso il 2 aprile 1897. Si trovava a lato dell’attuale via Gratosoglio oltre il canale del Lambro Meridionale (incanalato negli anni Sessanta del Novecento avvicinandosi al vecchio cimitero e rimuovendolo definitivamente – praticante era a lato della casetta al 113 di Via Gratosoglio).

Tre Ronchetti

Edificato come gli altri nel 1786, ebbe breve attività, a causa dell’innalzamento della falda acquifera che comprometteva fortemente la decomposizione dei cadaveri in piena sicurezza. Fu così chiuso nel 1842.
Nello stesso anno si appaltarono le opere per la realizzazione del nuovo cimitero in sua sostituzione. Era posto dove oggi la via Manduria curva per entrare nel borgo vecchio.

Barona

Si trovava a una distanza di soli ventisei metri dal Lambretto (o Lambro morto), e già nel 1830 subì rifacimenti e migliorie. Nel 1841 venne ampliato fino a raggiungere un’estensione di 500 metri quadrati.
Il comune di Milano deliberò il 9 aprile 1875 la sua chiusura, dirottando i morti al Gentilino. Oggi al suo posto si trova il giardino di Milano GreenWay, tra via Italo Svevo e via Santander.

Nel 1923 Milano inglobò i vicini comuni di Affori, Baggio, Chiaravalle, Crescenzago, Gorla-Precotto, Greco, Lambrate, Musocco, Niguarda, Trenno e Vigentino, naturalmente tutti (assieme alle frazioni) dotati di almeno un cimitero.

Qui di seguito la localizzazione attuale dei vari cimiteri soppressi nei vari distretti di Milano.

Così, cercando le ubicazioni dei vecchi luoghi di sepoltura, ci siamo accorti di come, in molti casi sia sparita ogni traccia e in altri casi invece, vi sia ancora qualcosa.

Il più incredibile e meglio “conservato” lo troviamo percorrendo via del Ricordo (nome non a caso) a Crescenzago, all’altezza del civico 43-31, dove si noterà un muro di cinta abbandonato e ricco di vegetazione. Ebbene dietro si trovano ancora alcune vecchie cappelle completamente abbandonate. Il terreno è ancora in attesa di una riqualifica, anche se, dobbiamo dire, ha un po’ di fascino misterioso ed esoterico. La via attorno è terribilmente degradata.

Non lontano, vi era anche il cimitero della frazione di Crescenzago, di Cimiano, disposto nei pressi della Corte Regina in via Padova 232.

Il cimitero di Affori, situato in via Pedroni, oggi ospita un’area verde piuttosto solitaria e talvolta trascurata, oltretutto poco valorizzata, che fino al 1957 ospitò il camposanto di Affori, qui trasferito in epoca Napoleonica dopo la soppressione del primo cimitero nei pressi della vecchia canonica di via Cialdini angolo Osculati.

Qui di seguito alcune foto del cimitero di Affori.

Quello di Dergano, frazione di Affori, aveva due luoghi di sepoltura, uno situato lungo l’attuale via Cilento, e l’altro nell’area compresa tra via Caianello e Besozzi.

A Figino lo avremmo trovato lungo la Via Molinetto nei pressi dove si trova una cava.

Baggio, dove il cimitero è ancora presente e attivo, vi era un più vecchio cimitero localizzato tra piazza Anita Garibaldi e via Cusago.

Quinto Romano aveva un piccolo cimitero in via Caio Mario 70 circa.

Trenno aveva un cimitero non lontano dalla chiesa, oggi via Fratelli Gorlini 9.

Nel territorio del Comune di Musocco vi erano tre cimiteri, uno in via Brunetti (il cimitero di Garegnano, oggi un deposito), uno a Quarto Oggiaro in via Arturo Graf, dove oggi si torva un campo di calcio, l’altro nella frazione di Villapizzone posto nell’angolo tra via Console Marcello e via Villapizzone.

A Niguarda il cimitero si trovava in Via Monte Rotondo, oggi un giardino comunale.

Mentre nel vecchio territorio di Greco Milanese vi erano ben 3 cimiteri di piccole dimensioni. Il principale si trovava dove oggi vi sono i palazzi di Viale delle Rimembranze di Greco 39, poi vi era il cimitero di Segnano all’incrocio tra via Pianell e viale Fulvio Testi ed infine il cimitero di Pratocentenaro posto a lato dell’odierna Via Racconigi.

Gorla Precotto aveva un cimitero collocato nell’odierno parco della Maddalena in via Tremelloni.

Turro ne aveva uno posto a lato di Via Felicita Morandi, un piccolo rettangolo racchiuso ora nel Parco Trotter.

Lambrate aveva un suo piccolo cimitero soppiantato dall’odierno, molto più grande, e si trovava dove ora via Bistolfi si unisce con via San Faustino.

Anche il cimitero di Chiaravalle, come quello moderno di Lambrate, è attivo e si trova in via Sant’Arialdo.

Passando al territorio di Vigentino, va ricordato il sito del vecchio cimitero in Via dell’Assunta, dove oggi si trova un piccolo parchetto. Anche Macconago e Quintosole avevano il loro piccolo camposanto: Macconago dove ora si trovano grandi campi arati, vicino al laghetto e Quintosole lo aveva nell’odierna Via Camporgnago 22 circa.

Terminiamo con il luogo dove sorgeva il cimitero di Ronchetto sul Naviglio: nella mappa catastale del 1855 lo si indica sull’attuale Via Enna proprio dove ora c’è l’ingresso del cantiere della MM. Successivamente fu spostato sulla Via Merula dove rimase visibile almeno fino al 1964, e oggi ancora percepibile dal cancello rimasto in loco (almeno sino a qualche anno fa).

Naturalmente a Milano vi sono anche i grandi cimiteri, quello di Musocco, il Monumentale, quello di Bruzzano (sorto vicino a quello antico), quello già citato di Lambrate, di Chiaravalle e quello piccolo di Muggiano, in via Martirano.

Referenze fotografiche: Roberto Arsuffi, Google Map, Skyscrapercity, Milano Sparita

Fonte: Tedeschi C., Origini e vicende dei cimiteri di Milano, 1899; Canosa R., La vita quotidiana a Milano in età spagnola, 1996; Biagetti V., L’ospedale maggiore di Milano, 1937; Ottani G., L’abbazia di Chiaravalle milanese, 1937

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9 commenti su “Milano | Urbanistica – Dove c’erano i cimiteri, oggi c’è…”

  1. SERVIZIO COME AL SOLITO DOCUMENTATO E VERITIERO
    .
    DA MILANESE ATTEMPATO E, CONSENTITEMI DI SCRIVERLO, PROFONDO CONOSCITORE DELLA SUA CITTA’, HO ANCHE IN QUESTO CASO VERIFICATO COSE CHE HO CONOSCIUTO DIRETTAMENTE COME IL CIMITERO DI RONCHETTO SUL NAVIGLIO.

    DUE PAROLE SULLA ROTONDA DI VIA BESANA.
    L’OSPEDALE MAGGIORE COSTRUI’ IL COMPLESSO CHIAMANDOLO SAN MICHELE AI NUOVI SEPOLCRI.

    DOPO UN LUNGO PERIODO DI DISUSO FU CEDUTO – NON SO SE COME PROPRIETA’ O USUFRUTTO – AL COMUNE DI MILANO.

    LA GIUNTA SUPER LAICA DI ALLORA, CHE AVEVA TOLTO LE CHIESE DALLE CARTINE ATM (VEDERE PER CREDERE) NON POTEVA UTILIZZARE UN NOME SACRO, E COSI’ NACQUE L’ESPRESSIONE ROTONDA DI VIA BESANA (MA L’EDIFICIO AFFACCIA SU PIU’ STRADE).

    ENRICO BESANA. MA LA FINALE DEL COGNOME FECE SI’ CHE COME I VECCHI MILANESI DICEVANO SANTA BABILA MOLTI INIZIASSERO A DECLINARE AL FEMMINILE!

    PERO’ ALMENO VOI, AMICI DI URBANILE, RISPETTATE LA CORRETTA DIZIONE!

    SE POI SI TORNASSE AL VERO NOME SI FAREBBE UN’OPERAZIONE DOVEROSA, PERCHE’ SE E’ VERO CHE UNA GRANDE CITTA’ VIVE ANCHE DEI SUOI RICORDI OCCORRE CHE SIANO PER QUANTO POSSIBILE AUTENTICI.

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  2. Nei Promessi Sposi Manzoni cita il cimitero di San Gregorio dietro il Lazzaretto, che quindi forse è anteriore alla data segnalata da voi.

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