Milano | Urbanistica – Il vecchio da salvare e integrare o da eliminare?

Per carità, nulla è eterno e non tutto vale la pena di essere salvato, ma a Milano, negli ultimi anni, si è potuto osservare come siano stati demoliti interi edifici che, secondo la maggior parte della gente e anche secondo noi, si potevano preservare, almeno in parte, integrandoli magari con le nuove costruzioni che son state sviluppate in loco. Ad esempio, ciò era avvenuto per l’edificio ex industriale liberty di via Alberto Mario e completato nel 2017 (foto qui di seguito).

Invece, nel corso del tempo abbiamo perso alcuni edifici che, forse, si potevano salvare, senza che nessuna autorità sia intervenuta, come era successo per il bel palazzo liberty ad uso uffici in via Fauchè angolo via Castelvetro 17-23, demolito per lasciare il posto al supermercato Esselunga e al nuovo palazzo che onestamente non è certo un capolavoro.

Altro edificio che ci ha salutato per sempre e che ci ha lasciato con un discutibile sostituto è Via De Amicis 31, dove un dignitoso palazzo di inizio Ottocento è stato demolito, non senza polemiche, nel 2016.

Un primo progetto di ristrutturazione poi accantonato dalla proprietà, era dello Studio Calzoni Architetti, che aveva previsto la conservazione della vecchia facciata e l’innalzamento con due piani di un nuovo edificio, un buon compromesso secondo noi (rendering qui di seguito).

Purtroppo venne scelto il progetto presentato dallo studio d’architettura FACT (Filippo Tartaglia, Lucio Castrataro, Nicola Anguilano, Augusto Forno) e approvato ad aprile 2016 dalla Commissione per il Paesaggio, in deroga al PGT che prevedeva il mantenimento della facciata sullo spazio pubblico, nonché del sedime e della sagoma esistenti, perché rientrava nella categoria degli “immobili con valore estetico – culturale – ambientale”.

Probabilmente il proprietario è riuscito a ottenere la deroga convincendo la Commissione ad approvare un progetto di totale demolizione e ricostruzione. Probabilmente l’edificio e la facciata non erano in buone condizioni? L’edificio non era veramente Ottocentesco, anche se noi abbiamo seri dubbi.

Fatto sta che ora al suo posto c’è quest’edificio.

Stessa sorte ha subito anche la graziosa palazzina di via Mangiagalli 18 a Città Studi. Costruita negli anni Venti, è stata demolita nel 2019 per lasciare posto al cantiere per  Armonia 19. Anche qui, forse, si poteva preservare e integrare nel nuovo complesso?

Anche l’edificio industriale di via Tito Livio 3 a Calvairate è stato demolito per un nuovo palazzo residenziale. Secondo noi poteva essere salvato e inglobato nel nuovo edificio.

Sparita in parte e rivista completamente anche la palazzina di via Principe Eugenio 13 alla Bullona. Un piccolo edificio razionalista che non è sopravvissuto al secolo.

Non ultimo a soccombere alle pinze demolitrici è stato l’istituto scolastico di via Balilla, un edificio realizzato nel 1932 su progetto dell’ingegnere Carlo Meucci (via Balilla 16 e 18 a Porta Ticinese). Lascerà spazio ad un nuovo condominio residenziale.

Tra gli altri edifici, forse di minor valore, possiamo citare tutti quelli che son stati riqualificati con facciate nuove, perdendo anche la loro originaria identità architettonica. Ormai, in pratica, si rinnova qualsiasi cosa senza porsi la domanda di cosa lasceremo ai posteri. Come la famosa riqualificazione delle due torri FS di Garibaldi, costruite nello stile poco empatico che fu il Postmoderno e che son state cancellate senza rimorsi (vennero costruite tra il 1984, la prima, e il 1992, la seconda, su progetto degli architetti Laura Lazzari e Giancarlo Perrotta). Qualcuno dirà: chissenefrega, meglio così. Anche a noi quelle torri non piacevano più di tanto, ma ricordiamo quanti palazzi ormai spariti ancora oggi Milano rimpiange.

La Sovrintendenza interviene dopo un iter burocratico che mira a salvaguardare un edificio solo nel caso abbia valore artistico, storico o culturale, altrimenti il compito è gestito solo dalla Commissione Paesaggio, che però si basa più sulle carte presentate che sull’effettivo impatto che una nuova costruzione possa avere nel contesto. Per questo non ci sono garanzie estetiche, e spesso troviamo sopralzi orrendi su edifici storici o di nobile architettura.

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Referenze immagini: Roberto Arsuffi, Stefano Gusmeroli, Google Map

Demolizione, Architettura, Riqualificazione, Residenziale, Liberty, Memoria

Per l'utilizzo delle immagini scrivere a info@dodecaedrourbano.com

18 commenti su “Milano | Urbanistica – Il vecchio da salvare e integrare o da eliminare?”

  1. Alcuni degli edifici presentati in questo bell’articolo in qualche modo facevano parte dell’anima di Milano e di sicuro verranno rimpianti.

    Non si può non provare un senso di spaesamento nel camminare accanto all’edificio che sostituisce la vecchia Cadoro.

    Passeggiare per la città significa anche avere una percezione del tessuto urbano ed è un vero peccato che si sia persa l’integrità della zona che onestamente era molto omogenea.

    Esselunga avrebbe potuto tranquillamente mantenere la facciata del vecchio stabile e costruire il suo solito scatolone mascherato dal tessuto esistente.

    Mentre il bel fabbricato di fronte al parco baravalle grida vendetta e lo farà in futuro per chissà quanti decenni.

    Un tessuto di vecchie case anni 20 anni 30 violentato da nuovi edifici residenziali che rimangono privi di contesto

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  2. Grazie per il vostro post, che porta all’attenzione le varie scelte scellerate della suddetta commissione!
    Trovo surreale che edifici di questo genere possano essere demoliti, soprattutto quando non sono d’intralcio e se vengono sostituiti da nuove strutture orride e grette, degne della più anonima delle periferie.
    Sarebbe bello trovare nuovi modi per fermare i potenziali scempi del futuro!

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  3. Non capirò mai le linee del comune preservano il ‘900 e no i secoli prima perché?

    Precisamente tutta l’architettura del dopo metà del ‘900 quella più brutta e prima d’anima a mio parere !

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  4. Probabilmente il comune per via de amicis ha intascato la sua mazzetta? ??

    Certo non si può scrivere, ma a volte bisogna avere il coraggio di dire e fare quello che nessuno vuole sentirsi dire.

    Il gruppo di architetti hanno anche la loro colpa come cacchio ti viene in mente di distruggere una meraviglia del genere ?

    Giuro quest’articolo è un colpo al cuore,
    E questo boom di costruzioni a Milano fa tanta paura!!!!!!!!!

    Qualcuno salvi Milano

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    • Davvero un colpo al cuore.
      La colpa di quella scatola di polistirolo “da manuale della legge 10” oltre a chi l’ha pensata e fatta, è di chi gliel’ha lasciata fare ovvero il comune di milano attraverso i meandri della sua ipertrofica organizzazione burocratica finalizzato al voto di scambio ed il cui senso estetico si compendia negli striscioni gialli appesi al balcone di piazza della scala che manco i panni stessi nei vicoli di Napoli.
      E siccome ormai vige il principio che non poteva non sapere, il pellegrino che ha la scrivania dietro lo striscione potrà pure trasferirsi da brera a tricolore ma il suo senso estetico è nullo. Fare per fare allora era meglio un grullino qualunque, almeno non si toccava nulla…
      Che pena

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  5. Si tratta di veri e propri Crimini Urbanistici. Fintanto che nelle commissioni paesaggio, siederanno architetti da galera (come li chiama qualcuno), difficilmente diranno no, ai loro amichetti che gli presentano questi abomini

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  6. E intanto c’è chi si preoccupa di vincolare il cementone stadio Meazza…
    I patrimoni da tutelare sono altri, ma portano meno visibilità mediatica.

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  7. Mi hai levato le parole di bocca, sbarbi si preoccupi di una città in distruzione.

    Perché tutti fanno finta di nulla, qui si costruisce velocemente e nei prossimi mesi/anni distruggeranno sempre di più!

    I giornalisti parlano solo di gossip, matrimoni falliti e covid.

    ?SOS MILANO !!! ?

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  8. Quello che è successo in Via De Amicis grida vendetta. e non c’è niente da discutere. Non dico di radiare dall’Albo chi è stato coinvolto, ma se succedesse non avrei la minima simpatia verso di loro.

    Sul resto si può discutere. Io non ho niente in contrario a demolire se è per avere qualcosa di meglio, ma ci sono casi – come quelli delle Torri Garibaldi – dove l’unico merito del nuovo è…essere nuovo. Infatti adesso, che sono velocemente invecchiate sono soltanto brutte a confronto di quello che erano le torri prima.

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  9. Urbanfile, crea per favore un gruppo di monitoraggio. Un aggiornamento mensile su stabili a rischio demolizione, come la Palazzina all’angolo con via Cadore.
    Queste situazioni vanno segnalate e la collettività deve bloccarle, si è già perso troppo.

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  10. Se tutelare vuol dire mantenere monconi di facciate o sopralzare il vecchio di due o tre piani alterando volumi e stili, allora è meglio una demolizione totale e una riedificazione. Il problema, semmai, è che la nuova architettura è di scarsa qualità e non esiste un controllo paesaggistico o di qualità del territorio: palazzi troppo alti, marciapiedi ridicoli, nessuna lungimiranza, nessuna pianificazione.

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    • Sono d’accordo. Recuperare un edificio non significa solo mantenere una parte della facciata e alzare di piani, aumentando volumetrie e speculando. Sarebbe opportuno effettuare zona per zona una sorta di censimento degli edifici e creare dei parametri per valutare quelli che possono essere considerati di calore storico. Le città sono fatte da stratificazioni storiche e non è corretto eliminare senza un criterio che non sia quello del denaro. Spesso vecchi edifici che avevano un loro decoro sono sostituiti nuovi veramente provi di identità, di uno stile architettonico valido. C’è veramente da chiedersi come lavori la commissione edilizia e che voce abbia ancora l’ordine degli ingegneri e architetti

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  11. È ne’ piu ne’meno di cio’ che è sempre successo a Milano dagli anni 20 del 900 in poi. Distruggere in nome del “progresso” . Si sono chiusi i navigli, si sono persi quartieri , borghi , anima , identita’ e storia(senza tra l’ altro pianificazione e coerenza ) di questa citta’e non stupisce che ora radano al suolo tutto cio’che puo essere buttato giu .. pur di far soldi.
    E glielo lasciano fare . Dovremmo sempre ricordarci che l’Italia è unica al mondo , da Nord a Sud e andrebbe preservata , tutelata .e noi cittadini dovremmo pretendere che certi lavori vengano fatti con un certo criterio . Ma ahime’ oramai è alla mercè di tutti da decenni .

    Auguri

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